Cap. 2
Non appena rivolsi la mia totale attenzione all'individuo che era appena entrato in palestra, capii di essere diventata bordeaux. Cercai di distogliere lo sguardo, inutilmente.
Signore e signori, ecco a voi Lucas Walker, il ragazzo più figo della scuola, nonché il ragazzo per il quale ho una cotterella sin da quando ero al primo anno di liceo. Alto un metro e settantacinque, giocatore della squadra di basket locale, ha come hobby preferito quello di corteggiare praticamente ogni singola ragazza capiti sul suo cammino. È il tipico bad boy, quel tipo di ragazzo da cui la mamma ti ripete di stare alla larga, e che su di me ha un fascino irresistibile. Si lo so, sono molto clichè, ma.. cavolo! Tutto in lui sembra atrarre, è come se fosse una sorta di calamita potentissima.
Ha degli occhi di un azzurro incredibile, neanche il mare e il cielo, fondendosi, riuscirebbero ad eguagliarne la perfezione. Un sorriso smagliante, cosí come la sua risata tremendamente contagiosa. Sulla sua carnagione chiara fa un contrasto stupendo quella chioma nera come la notte. In piú ha un fisico da atleta che è solo un grande bonus, e beh, sono convinta che sia il sogno erotico di gran parte della scuola. Nel suo insieme, è impossibile non definirlo bello. Voglio dire, è oggettivamente affascinante e sexy.
"Terra chiama Valerie, ci sei?" Mi scosse allora la mia migliore amica, interrompendo la mia visione mistica. Mi ricomposi in fretta, facendo finta di niente, tentando disperatamente di tornare del mio colorito normale. "Wow, è un gran figo!" Riprese lei, accavallando le gambe e appoggiando i gomiti alle ginocchia, appoggiandovi sognante la testa.
"Smettila!" Sussurrai io, riprendendo il controllo.
"Perchè? È la veritá. Guarda che bicipiti.." gli gettai un'occhiata veloce notando che stava alzando dei pesi, insieme al resto della sua classe. Dio, devo smetterla.
"Okay, ehm.. potremmo fare altro? Sembriamo delle stalker." Sarah scoppió a ridere, asciugandosi una lacrima.
"Vale, ma guardati attorno! Se lo stanno mangiando con gli occhi. Tra poco si vede pure la bava" lei continuava a ridere, incapace di scandire bene le parole. Io rivolsi un'occhiata in giro ed effettivamente scappó un sorriso anche a me. Era assurdo, tutti gli occhi erano puntati su di lui e pochi altri.
"In questo momento non vorrei proprio avere il dono di leggere nella mente. Chissá quante porcherie" sussurrai alla mia migliore amica, scoppiando a ridere insieme.
D'improvviso un pallone bianco ci arrivó vicino alle gambe, probabilmente sfuggito a qualche battuta.
"Palla!" Un ragazzo gridó poco lontano per richiamare la nostra attenzione. Presi il pallone tra le mani, pronta a rilanciarlo, e alzai lo sguardo. E lo vidi, mentre correva piano verso di me. Quando mi riconobbe si fermó per un attimo. E fu come se niente attorno a noi esistesse più. Come una volta. I nostri occhi restavano incatenati, come vittime di un potente incantesimo, e per poco più di un secondo sembró che non fosse mai cambiato nulla tra di noi. Poi peró l'attimo perfetto si ruppe, il caos tornó a scorrere normalmente e io mi costrinsi a rilanciare la palla, che afferró al volo. Nel suo sguardo vidi l'ombra di un sorriso, solo vagamente accennata. Poi si voltó e continuó a giocare con i suoi compagni di squadra. Continuai a guardarlo da lontano, mentre una strana tristezza si impadroniva di me. Improvvisamente non mi interessava più di nulla. Non delle risate, dei compiti, dell'estate, o di Lucas. Niente aveva più importanza. Quel semplice sguardo aveva come sempre sortito il suo effetto.
"Hey." Sarah appoggiò delicatamente una mano sul mio braccio, richiamandomi alla realtá "tutto bene?"
"Si.. certamente. Perchè non dovrebbe?" Cercavo di sembrare indifferente, ma sapevo bene che lo sguardo e il tono di voce mi tradivano. In più lei era la mia migliore amica, mi conosceva da un sacco di anni, sapeva bene come mi sentivo.
"Vale.." continuó lei, guardandomi fisso negli occhi, sapendo che cosí mi sarebbe venuto troppo difficile mentire.
"Cosa? Sto bene, davvero, non devi preoccuparti per me." Le risposi brusca, distogliendo lo sguardo, stizzita. Non ce l'avevo con lei. In realtá non ce l'avevo con nessuno in particolare. Era cosí e basta. Mi dava fastidio pensare di essere cosí vulnerabile, cosí emotiva, e soprattutto cosí facile da capire. Certe volte avevo l'impressione di essere una pessima bugiarda, e seppur questo possa sembrare un bene in realtá non lo è affatto. Perchè tante volte per proteggersi c'è bisogno di mentire, c'è bisogno di nascondersi. E io non sono mai in grado di farcela. Basta darmi un minimo di appoggio, di ascolto che tutto cede, le parole iniziano a scorrere come fiumi fuori da me, pronte a rivelare cose che molte volte sarebbe meglio tenere per me. Sono un po' un disastro, insomma.
"Okay" disse semplicemente lei, sorridendomi cauta e prendendo un quaderno dallo zaino, scarabbocchiandovi sopra qualcosa. Il mio sguardo si perse nel vuoto, tra pensieri e parole non dette. E inevitabilmente, andó a posarsi su di lui, vegliando su un passato tanto fragile da non esistere più.
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