Cuore Pieno di battiti

CUORE PIENO DI BATTITI
Naira

Sono trascorsi tre giorni dalla ricezione del messaggio misterioso e nulla sembra essere cambiato: Ade è sempre più scontroso, irascibile e intrattabile; non permette a nessuno di entrare nel suo campo vitale, ma quantomeno ha smesso di rientrare a casa a tarda notte, completamente ubriaco.

Guinevieve e Tristan invece sembrano essere fuori dal mondo: non si preoccupano di nessuno all'infuori di loro stessi e benché questo atteggiamento sia profondamente narcisistico mi permette di respirare grazie alla lontananza di Guinevieve che, in questo modo, non riversa il proprio odio su di me.

Xander dal canto suo è diviso tra la preoccupazione per l'amico e la voglia, costante oserei dire, di ritagliarsi qualche momento con me...
Fortuna vuole che sia sempre riuscita a deviare questo suo desiderio occupandomi di altro, ma so che questa "fortuna" non durerà in eterno.

Infine Devi e Axel si aggirano continuamente per casa mano nella mano e amoreggiano così tanto che solo a rimanere accanto a loro mi sento a disagio.
Loro due forse sono gli unici che davvero nutrono una profonda preoccupazione per Ade e per la situazione nella quale sembra essersi cacciato.

Per quanto riguarda me, in questo momento mi sento come una tabula rasa: diverse sono le emozioni che si susseguono nel mio stomaco, ma nessuna di esse sembra trattenersi abbastanza a lungo per essere riconosciuta e assimilata a dovere.
Se non fosse per Devi che, con la sua insistenza, cerca di far consolidare un certo tipo di emozione che voglio proprio ignorare...

«Mi stai ascoltando Naira?» domanda, indossando gli orecchini che le ha regalato Axel per il suo compleanno, prima ancora che io arrivassi.

«Ehm... sinceramente no» ammetto dispiaciuta.

«Dicevo che tu e Ade fate scintille, dovreste provare ad avvicinarvi» ecco che ci risiamo, sollevo gli occhi al cielo, infastidita...
Ora capisco per quale motivo avevo smesso di ascoltarla.

«Vi, credo che in questo momento dovresti unicamente pensare a festeggiare con Axel.
La situazione in cui sono stata catapultata non mi permette nemmeno lontanamente di pensare a una relazione» constato vedendo i suoi occhi, contornati da una leggera riga di eyeliner, illuminarsi.

«Ma io infatti non ho mai parlato di una relazione... potreste semplicemente trarre giovamento dalle vostre intense vibrazioni e avvicinarvi» mi dà alcune gomitate sul fianco, per farmi comprendere il significato delle sue parole.

Copro il volto con entrambe le mani e sbuffo.
«Ma come posso fartelo capire che non voglio avere niente a che fare con lui?» continuo con la mia battaglia, già persa in partenza, scaturendo una sua risata divertita.

«Incredibile come entrambi parliate nello stesso modo...» sussurra mettendosi il rossetto sulle labbra.

«Che intendi?» inarco un sopracciglio avvicinandomi maggiormente allo specchio.

«Anche Axel parla con lui, ed essendo della mia stessa idea riguardo alla vostra "tensione" glielo fa presente e Ade dà le tue stesse risposte» sbuffa rimettendo il rossetto dentro il cassetto prima di prendere la pochette appoggiata sul letto.

«Forse perché stanno esattamente così le cose e voi dovreste arrendervi?» congiungo le mani in segno di preghiera, sperando di riuscire a farle capire la situazione, ma questo non accade.

«Non succederà mai» dice entrando nella cabina armadio per prendere una giacca. 

«A proposito... Stasera rimarrete a casa solo tu e Ade» riprende a parlare rivolgendomi uno sguardo malizioso mentre in contemporanea io strabuzzo gli occhi.

«Per quale motivo?» domando, allarmata, vedendola sorridere di sbieco.

«Usciamo tutti, ma Ade non ha voluto aggregarsi sapendo che con te non sarebbe rimasto nessuno» lascia la frase in sospeso per qualche secondo prima di proseguire.
«Io e Axel non ti abbiamo invitata ad unirti visto la ricorrenza e Xander ha preferito ignorarti visto il tuo atteggiamento dei giorni scorsi, quindi sono rimaste ben poche persone con le quali uscire» ammette ed in effetti non posso che darle ragione.

Sbuffo, scocciata dalla situazione nella quale mi trovo coinvolta mentre Devi si riavvicina a me.
«Se hai bisogno di qualsiasi cosa ti lascio il mio numero» conclude lasciandomi un bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza con me al suo seguito.

Raggiungiamo velocemente il piano inferiore in cui si trovano radunati i ragazzi, ad eccezione di Ade, vestiti di tutto punto per uscire.
Dopo avermi salutata, uno dopo l'altro escono, lasciando la casa in completo silenzio.

Chiudo gli occhi e, attratta dallo sciabordio del mare proveniente dall'esterno, decido di rimanere in salotto e approfittarne per leggere un libro preso durante lo shopping della settimana prima, ritagliandomi un po' di tempo con me stessa.

Prima di sedermi sul divano preparo una ciotola con all'interno delle patatine e mi procuro una bottiglia d'acqua, intenzionata a non alzarmi fino a quando le dita non saranno stanche di girare le pagine e le gambe non saranno raggrinzite a furia di cambiare posizione per consentirmi la lettura più comoda.

Lascio la luce della cappa accesa e, tornata in salotto, prendo dal tavolino "Orgoglio e Pregiudizio" e riprendo la lettura da pagina quaranta, esattamente dove l'ho interrotta qualche sera fa.

"«Mi chiedo chi sia stato il primo a scoprire l'efficacia dei versi come rimedio contro l'amore» intervenne Elizabeth.
«Ho sempre creduto che la poesia fosse il nutrimento dell'amore,» obiettò Darcy.
«Di un grande amore, forse; purché sia vigoroso e bene in salute. Tutto serve a nutrire ciò che è già forte. Ma se non è che una debolezza, una leggera inclinazione, niente di meglio di un buon sonetto per farla morire di fame.»
Darcy si limitò a sorridere, e nel silenzio generale che seguì Elizabeth tremò per timore che sua madre ricominciasse coi suoi numeri."

Improvvisamente, la piccola luce posta sotto la cappa della cucina si spegne, lasciandomi nel buio più totale.
Infastidita cerco di proseguire nella lettura aiutandomi con la torcia del telefono, ma avendo la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in questo m'interrompo, poggiando nuovamente il libro sul tavolino.

Salgo al piano superiore per cercare Ade e capire cosa stia succedendo. Raggiungo di corsa la sua stanza e busso, prima di entrare, ma di lui qui non c'è traccia; controllo anche nel bagno interno ma anch'esso è vuoto.
Dove diavolo vai a cacciarti quando ho bisogno di te?

Sapendo che nessun altro è in casa, non mi scomodo nemmeno a guardare nelle altre stanze, ma torno al piano inferiore.
Lì mi avvicino all'enorme finestra per affacciarmi, ma non trovo nessuno nemmeno in veranda, anche perché immagino che mi sarei accorta della sua presenza trovandomi lì fino a pochi minuti prima.

Le uniche stanza rimaste sono...
Diavolo la palestra! Come ho fatto a non pensarci prima?
Prendo la rincorsa e, guidata dalla splendente luce della luna, giro a destra per raggiungere quella stanza.

In prossimità della porta rallento, cercando di far rallentare anche i battiti del cuore e mi affaccio, scorgendo la figura di Ade a petto nudo, intenta a sollevare un bilanciere da circa venti chilogrammi.

Rimango per qualche secondo fissa con lo sguardo sul suo corpo: dai pantaloni sporge la forma a "V" dei fianchi nel punto in cui gli obliqui incontrano i muscoli del traverso addominale che lo rende estremamente sensuale.
Merda.

Salendo con lo sguardo sull'addome osservo il modo in cui i muscoli del petto vengono messi in evidenza non solo dall'assenza della maglietta, ma anche dal leggero strato di sudore che imperla la sua pelle.
Per quale motivo dev'essere così bello?

Scrollo la testa per impedirmi di fare nuovamente questi pensieri e rimango in silenzio, quasi in attesa che accada qualcosa.
Improvvisamente vedo la testa di Ade alzarsi e il suo sguardo incrociarsi col mio, mentre le sue labbra si aprono in un sorrisetto malizioso.

«Guarda, guarda chi si vede qui» dice, appoggiando il bilanciere sul pavimento, dopo aver terminato l'esercizio.

«Hai bisogno di un asciugamano per la bava?» mi sfotte, concentrando per qualche secondo lo sguardo oltre le mie spalle, prima di far comparire un cipiglio stranito sul volto.

«È andata via la luce Ade» lo informo osservando il suo volto farsi sempre più scuro.

«Dev'esserci stato un blackout» cerca di tranquillizzarmi, ma dopo aver concentrato nuovamente il proprio sguardo verso l'esterno si accorge di un dettaglio a cui io non avevo fatto caso.

«Solo noi siamo senza corrente...» lascia la frase in sospeso e sospira prima di andare verso gli armadietti per tirare fuori qualcosa.

«Ora mi devi assicurare che seguirai le mie indicazioni senza fiatare, okay?» domanda avvicinandosi improvvisamente alla mia figura, iniziando a sussurrare
.
«Cosa sta succedendo?» la mia voce tremola a causa della serietà dipinta sul suo volto.

«Non ti preoccupante Cenerentola, dobbiamo solamente stare attenti» pronuncia questa frase scostandomi una ciocca di capelli dal volto e, non appena finisce di parlare sentiamo un rumore provenire dall'esterno.

«Al mio tre correrai più velocemente che puoi sotto alla scala e ti nasconderai lì, chiaro?» domanda mentre, insicura, annuisco.

«E tu cosa farai?» preoccupata lo guardo con occhi colmi di panico.

«Sarò dietro di te a coprirti le spalle» mi rassicura, con una punta di malizia nella voce, prima di iniziare il conto alla rovescia per scandire la mia corsa.
Più veloce che posso mi dirigo verso la scalinata posta in salotto, coprendomi le orecchie a causa del rumore prodotto dai colpi sparati su di noi, dall'esterno.

«Merda Naira qualcuno sta cercando di fare irruzione in casa» constata accostando il proprio corpo al mio.
Il suo respiro veloce si infrange contro la pelle della mia schiena, provocandomi numerosi brividi.

«Potrebbero essere venuti a cercarti gli uomini di tuo padre» ammette, passandosi disperatamente le mani sul volto.

Pochi secondi dopo sentiamo una serie di sussurri provenire dall'esterno e per questo Ade decide di sfruttare questo momento per chiamare Axel.
Strano che non abbia deciso di chiamare Xander.

«Rintraccia gli altri, dovete tornare tutti a casa» sussurra, mentre sentiamo la porta d'entrata cercare di essere forzata.

«Mi spieghi cosa sta succedendo Ade?» gli domanda, alquanto infastidito dal suo tono.

«Stanno fottutamente cercando di entrarci in casa, quindi se non vuoi ritrovare un pugno di mosche al tuo ritorno vedi di rintracciare gli altri e di raggiungerci qui il prima possibile» chiude la telefonata sbattendo il telefono a terra, prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione verso di me.

Dopo alcuni attimi d'immobilità circonda il mio volto con le mani «stammi bene a sentire principessa» sussurra, lasciando che il suo fiato caldo s'infranga sul mio viso «se sarà necessario dovrai sparare» dice lasciando la presa per appoggiarmi una pistola in grembo.

Sbianco, sentendo la pelle della fronte imperlarmisi di sudore.
«Io non sono capace» balbetto avendo la sensazione che il cuore possa uscirmi dal petto da un momento all'altro, mentre lui scuote la testa.

«Non importa» conclude, poggiandomi un dito sulle labbra per indurmi a rimanere in silenzio.
Mi accovaccio su me stessa e rimango immobile, incapace di compiere qualsiasi gesto.

«Shh» sussurra Ade poggiandomi una mano sulla spalla.
Col suo flebile contatto mi ricorda una situazione in cui ci siamo trovati coinvolti qualche anno prima...

Dovevo raggiungere mio padre in uno dei negozi di sua proprietà quindi, parcheggiata l'auto sul viale, di corsa mi diressi verso il suo ufficio entrando senza bussare.

A causa di questo non feci caso alle grida provenienti dall'interno della stanza quindi mi tramutai involontariamente nella perfetta esca per le trattative di quella sera...

Fortunatamente la presenza di Ade, già accanto a mio padre, impedì che la situazione peggiorasse, ma da quel giorno mi ripromisi che avrei evitato di trovarmi nuovamente nelle stesse condizioni.
Iván Idalgo questo però non l'avrebbe mai accettato quindi provò a convincermi a seguire un corso per imparare a usare un'arma.

Purtroppo o per fortuna a causa dei suoi numerosi impegni non ha mai avuto il tempo di farlo e adesso mi trovo, nuovamente, in una situazione di pericolo, totalmente incapace di difendermi con questi mezzi, anche perché diciamocelo, sicuramente le persone che stanno cercando di fare irruzione in casa saranno armate, per cui le mie lezioni di autodifesa sono totalmente inutili in questo momento.

Improvvisamente le mie riflessioni vengono interrotte dal rumore di alcuni spari provenienti dall'esterno.
Guardo Ade, preoccupata «non sta succedendo di nuovo, vero?» domando con la voce incrinata, ricordando anche a lui gli avvenimenti di quella sera.

«Presta attenzione a quello che senti» si raccomanda scostandomi i capelli dalle orecchie.

Pochi secondi dopo, infatti si sentono le voci di Alex e Xander che minacciano gli uomini appostati fuori casa per difenderci.

«Se non volete perdere la vita andatevene adesso prima che vi riconosciamo» li minaccia Xander mentre Ade freme dietro di me, per intervenire.
Rivolgo lo sguardo verso di lui e scorgo sul suo volto un'espressione decisamente alterata.

«Dimmi per quale diavolo di motivo quel coglione li sta facendo scappare?» domanda alterato, alzandosi frettolosamente.

Ma prima che possa muoversi per allontanarsi ancoro le mie dita attorno al suo polso.
«Non puoi lasciarmi sola proprio adesso... E se qualcuno fosse riuscito ad entrare dal piano superiore?» gli metto la pulce nell'orecchio, sicura che in questo modo sarebbe rimasto con me.

«Diavolo devi imparare a difenderti» sbuffa prima di rimettersi accovacciato dietro di me.

«Ho la sensazione che tutto questo non ti dispiaccia poi così tanto» sussurra con tono provocatorio, ma prima che possa rispondere la porta d'entrata viene spalancata lasciando spazio ad Axel e Xander seguiti da una preoccupatissima Devi che, gridando si catapulta all'interno del salotto.

«Dove siete?» domanda fiondandosi tra le mie braccia non appena usciamo fuori dal nostro nascondiglio.

«Mi sono preoccupata così tanto» dice mentre il suo ragazzo e Xander si avvicinano ad Ade, per cercare di capire cosa sia successo.

«Hanno staccato la luce per introdursi in casa con più facilità» Ade racconta, incastrando le dita tra le ciocche bionde a causa dell'esasperazione.

«Se non fosse stato per Naira che è venuta a cercarmi in palestra per avvertirmi, probabilmente sarebbero riusciti a portarla via» ammette, scoraggiato, scambiandosi con gli altri un cenno d'intesa.

«Come diavolo hanno fatto a trovarla?» domanda Axel, rivolgendo le braccia verso l'alto.

«Di chi parlate?» intervengo dopo aver capito che si stanno riferendo a qualcuno in particolare.

«Erano gli uomini di tuo padre» dice Axel costringendomi a sbuffare.

«Come fate ad essere certi che fossero loro?» domando, incuriosita dalla loro sicurezza
.
«Perché avevano lo stemma della Cinderella's Company, proprio come questo coglione qui» Xander finalmente parla, battendo ripetutamente la mano sulla spalla di Ade che, già infastidito gli risponde a tono.

«Dimmi un po' Mr. Furbizia per quale motivo li hai fatti andare via? Avremmo potuto prendere in ostaggio uno di loro e sfruttare il suo rapimento come via di fuga» Ade lo rimprovera con lo sguardo, cercando di capire il motivo della sua scelta.

«Non credevo che sarebbe servito, e poi non sapevo chi ci saremmo messi in casa visto che i loro volti erano coperti dai passamontagna. Uno di loro sarebbe potuto essere anche Iván» dice e io scoppio in una fragorosa risata.

«Impossibile, quel codardo si nasconde dietro al lavoro dei suoi uomini» ammetto ricevendo un'occhiata stupita da ognuno dei presenti.

Col braccio di Devi appoggiato nuovamente sulle spalle lascio scorrere il mio sguardo su ognuno dei presenti.

«Ma Guinevieve e Trist-» prima che possa terminare la frase fanno la loro entrata trionfale, completamente ubriachi.

«Ci dite cosa è successo qui?» biascica la ragazza, appoggiandosi al corpo di Tristan.

«La veranda è piena di impronte e ci sono dei bossoli sparsi qua e là sul pavimento» ne fa roteare uno tra le dita, prima di sedersi sul divano e scoppiare a ridere.

«Visto che queste sono le condizioni in cui vi presentate in un momento di emergenza, con voi faremo i conti quando sarete lucidi» dice Ade a nome di tutti i ragazzi, tornando poi a rivolgersi verso Axel.

«Mi dici per quale motivo in questa casa non sono state installate delle videocamere di sorveglianza?» alterato picchietta la punta della scarpa sul pavimento e, senza lasciargli il tempo di rispondere riprende a parlare «dobbiamo provvedere a installarle per la nostra sicurezza e quella di Naira» fa una pausa di qualche secondo rivolgendo il proprio sguardo verso di me.

«In questa guerra nessuno è salvo, quindi dobbiamo trovare il modo di rimanere vivi» conclude, avvicinandosi a me e Devi.

«Mio padre starà già pensando a un piano alternativo» li metto in guardia, vedendo Ade annuire.

«Esatto ragazzina, quindi vedi di non fare stupidaggini. Ora più che mai dovrai informarmi di ogni tuo spostamento e se nessuno dei ragazzi potrà accompagnarti a fare ciò che vorrai o dovrai fare, non potrai muoverti da qui. Da questo momento in poi dovrò sapere anche quando andrai in bagno» conclude il discorso facendomi spalancare gli occhi per lo sgomento.

«Non puoi chiedermi questo!» esclamo, incredula.

«Posso eccome, o devo ricordarti il modo in cui il tuo cuore ha aumentato i battiti quando hai sentito gli spari?
O il modo in cui i tuoi occhi si sono riempiti di angoscia quando ti ho detto che avresti dovuto sparare a qualcuno?» mi ricorda, ricevendo in risposta un grugnito infastidito.

«Questo non significa che devi farmi sentire come se mi trovassi in un carcere» ammetto, vedendo il suo volto aprirsi in un sorriso.

«E invece sì Naira, se non vuoi che questo si ripeta dobbiamo aumentare la sicurezza qui dentro» conclude, mettendomi definitivamente a tacere con un gesto della mano.

«Sappi che non finisce qui, non mi arrenderò così facilmente» sussurro, ricevendo un'occhiataccia in risposta da parte sua.

Lentamente riprende a parlare con gli altri ragazzi, osservando Guinevieve e Tristan che giacciono addormentati sul divano, mentre Devi concentra tutta la propria attenzione su di me.
Per favore fai che non ricominci, non è proprio il momento per le sue solite storie.

«Piccola principessa irriverente devi darmi tutti i dettagli» dice costringendomi a sollevare gli occhi al cielo per l'ennesima volta in quella giornata.

«Vi, sono davvero stanca è meglio se andiamo a letto» ammetto iniziando a salire le scale con la mia amica alle calcagna.

«Sappi che non mi sfuggirai per sempre» mi fa un occhiolino prima di chiudersi dietro le spalle la porta della stanza che condivide con Axel.

Lentamente mi avvicino alla camera di Ade e mi appoggio col corpo sul letto, iniziando improvvisamente a singhiozzare.
Il mix di emozioni di questa sera è stato devastante, impossibile affrontare una cosa di questo genere senza farsi prendere dall'emotività.

«Buonanotte ragazzi» sento la voce di Ade al di fuori della porta, quindi mi asciugo velocemente le lacrime tenendo gli occhi socchiusi e mi stendo in una posizione abbastanza credibile, insomma voglio fargli credere di star già dormendo per evitare che inizi un'altra discussione.

Il biondo entra in stanza, fermandosi di scatto dopo avermi osservata per qualche secondo sull'uscio.

«So che non stai dormendo principessa» sussurra, avvicinandosi all'armadio per prendere dei vestiti di ricambio.

«Chi ti dice che non lo stia facendo?» dico all'improvviso, incapace di trattenermi.
Porto velocemente il palmo della mano sulle labbra, nella speranza che non mi abbia sentita, ma è la sua risata, divertita, che mi conferma il contrario.

«Proprio questo» dice, girandosi verso di me, per farmi capire di aver fatto solo una supposizione in cui io sono caduta con tutte le scarpe.

«Stupida guardia del corpo» soffio dal naso, incapace di sopportare la sua astuzia.

«Davvero mi controllerai come hai detto ai ragazzi?» domando, sperando di trovarlo di un umore differente da quello precedente, ancora troppo scosso dall'accaduto.

«Sì, Naira, non posso permettere che ti portino via» dice e il mio stomaco si riempie di una strana sensazione che non riesco a riconoscere.

«Adesso mettiti comoda e dormi» si appoggia con un ginocchio al letto, avvicinandosi alla mia figura per circondare il mio volto con le mani, avvicinarlo al proprio e lasciarmi un bacio sulla fronte.

«Che stai facendo?» sussurro, con un filo di voce.

«Shh» mi invita a fare silenzio, accarezzandomi lentamente la guancia «ora dormi, vedrai che domani non ti ricorderai nemmeno di questo» e, dopo qualche secondo mi ritrovo stesa sul letto, pronta per lasciarmi andare ad un sonno profondo.
Con la testa piena di domande e il cuore pieno di battiti.












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