93. Che non perdoni

Abbiamo dovuto asportarle la milza. Fortunatamente non è un organo vitale e non risentirà di granché in futuro... qualche farmaco a parte.

Le porte della sala d'aspetto si aprirono e Royal s'alzò di scatto dalla seggiola, insieme alla squadra di piccoli Shaw; l'infermiera appena uscita fece cenno a una signora vicino a loro: -È il suo turno-

-Si sa niente di...- provò a chiedere Cecily venendo ricompensata per il tentativo con una porta sbattuta.

Camren spalancò le porte due secondi dopo: -È sotto farmaci. Nessuna crisi isterica, nessun urlo, niente di niente, chiaro? In via del tutto eccezionale, vi faccio entrare-

-Quella ragazza è stata davvero fortunata: un paio di centimetri in un'altra direzione e forse non avremmo fatto in tempo- asserì l'assistente al tavolo operatorio, prendendo il proprio zaino dall'armadietto.

Camren alzò lo sguardo sull'aiutante, ricordando improvvisamente le domande di mesi prima per un compito dei bambini: "No. Non è stata fortunata. È stata precisa"

Emily, memore delle parole del chirurgo, soffocò i singhiozzi nel vedere la sorella in un letto con le rotelle, senza il suo murale di spine a proteggerla.

Caesar le passò un braccio intorno al corpo, gli occhi lucidi e la mano che stringeva quella di Darrel.

-Dio- si lasciò sfuggire Royal lasciandosi cadere sulla poltrona di fianco al lettuccio.

Alice si aggrappò a una gamba di Michele: -Si sveglierà, vero?-

Verdi, di pietra, non rispose.

Roy si sforzò di sorridere e allungò una mano verso di lei: -Certo che sì: è Cinder, no?-

La bambina annuì, le guance rigate di lacrime: -Quando?-

-Quando i farmaci finiranno di fare effetto- si riscosse Michele togliendosi la giacca per appoggiarla sul tavolino -E penso che dovremmo aspettare un po' quindi tanto vale metterci comodi-

Royal sospirò, cambiando posizione contro il muro.

Il suo sguardo finì di nuovo, apprensivo, sulla ragazza stesa sul materasso duro dell'ospedale.

La immaginò dormiente circondata dalle sue spine, protetta da un incantesimo; nelle favole sarebbe bastato un bacio...

Ma lei non era una principessa uscita dalle favole: era Ella con la sua pazienza dolcissima, era Sabe con la sua speranza ardente, era Cenere con la calma acquisita, era Cinder con le sue misteriose stranezze lungimiranti.

Era Els, la sua Els.

"Se ti svegli, drago, giuro che ti toglierò il respiro con un bacio ogni volta che me lo chiederai" pensò prendendo in braccio Alice e valutando di dar voce ai suoi pensieri non appena Cinder si fosse svegliata.

Perché il suo amore era vero, ne era sicuro, anche se ogni tanto rischiava le carie da quanto lo stava rendendo smielato.

Sabe strinse la mano di Cade, nonostante sulla propria ci fosse l'agocanula.

Il ragazzino alzò lo sguardo sul suo viso, un po' piangendo e un po' ridendo: -Sei sveglia! È sveglia!-

Ella sorrise, intontita.

Passò lo sguardo su tutti i presenti per poi tornare su Darrel, entrato pochi minuti prima con un tutore al braccio: -Stai bene?-

-Una spalla lussata e qualche livido- s'intromise Margaret, alzandosi in piedi.

Cenere spostò di nuovo lo sguardo su Darrel: -Mi dispiace tanto-

Il bambino alzò la spalla sana: -Ho capito che non si deve salire e scendere da quel tubo, se non ci sono emergenze-

Gli adulti apprezzarono il tentativo di sdrammatizzare.

-E adesso?- ebbe il coraggio di dar voce ai pensieri di tutti Cade.

Cinder incontrò lo sguardo di tutti sorprendentemente serena, forse a causa dei famaci. Sorride stringendo ancora la mano al fratellino: -Adesso andrà tutto bene-

-Fuori, su!- entrò nella stanzetta la caposala con in mano una cartella -Solo perché Camren si lascia abbindolare da quattro occhioni da cucciolo, non significa che potete rimanere oltre l'orario di visita-

Ella sorrise, pregustando la pace: -Fate i bravi con Michael e Caes-

-Fuori- s'impuntò la caposala vedendo i bambini fermarsi ad abbracciare sorella.

-Non si può rimanere per la notte, vero?- tentò di addolcirla Roy.

-Fuori!- gli chiuse la porta in faccia lei, impassibile.

-Grazie- si sentì dire dalla ragazza esausta.

-Il dottor Camren le ha evitato l'intervista con la polizia, oggi- l'infermiera le sistemò il cuscino prima dell'arrivo della cena -Ma forse sarebbe stato meno stancante che vedere la famiglia al completo, per lei-

"Suppongo che anche i suoi figli vogliano essere sicuri che la mamma stia bene, dopo un pomeriggio speso sotto i ferri, Helen" pensò Ella notando tatuaggio, targhetta e ciondoli con i nomi appesi al collo.

Sorrise, tentando d'accattivarsela: -Può dirmi a che ora si cena?-

-Pensavo che non fosse più orario di visite- aprì un occhio Ella sull'uomo appena entrato dalla porta.

-Sono un medico, sono autorizzato a tormentarti- James si chiuse la porta alle spalle -Come stai?-

-Rincitrullita dalle medicine- sbadigliò Sabe.

-Appetito?- il chirurgo cercò il vassoio con lo sguardo.

-Zero- confesso Ella nell'istante esatto in cui gli occhi dell'uomo si posarono sul vassoio quasi pieno.

Il medico sospirò, sedendosi sulla poltroncina: -Domani verrà la polizia-

La ragazza seguì i suoi movimenti, attendendo il seguito.

-Vorrà sapere perché l'hai fatto-

Cenere distolse lo sguardo dal chirurgo per poi riportarlo su di lui, una lacrima a rigarle la guancia: -Non potevo lasciare che quel verme la facesse franca un'altra volta. Io sono cattolica, James ma, anche se non voglio credere nell'inferno, quell'essere riesce a farmi sperare che Dio non perdoni tutti-

-L'hai fatto apposta. L'hai fatto tu- si passò una mano tra i capelli James, mezzo sconvolto.

Ella si guardò le dita steccate: -Non hai bisogno di conferme per sapere che lo rifarei: so che Leen ha dovuto correre qui mentre io ero in America-

-Glielo vuoi dire? Ai poliziotti, intendo- si alzò James -Gli vuoi dire che sei stata tu con quel coltello?-

-Non negherò nulla- decise dopo un istante la ragazza -Ma non faciliterò il lavoro del suo avvocato-

Il chirurgo annuì facendo per uscire: -Ti aiuterò fin dove possibile-

-Abbraccia tua moglie per me- sorrise Sabe.

-Tu mangia!- ordinò il medico senza voltarsi.

-Buongiorno, signorina! È quasi orario di visite- sorrise un'infermiera minuscola entrando nella stanza con una cartellina -E ci sono parecchie persone che la vogliono vedere-

-Se c'è già la polizia, possiamo iniziare da loro?-

-Aspettavamo giusto il tuo permesso- entrò nella stanza Maxwell con un collega subito dietro.

-Ricordi nient'altro?- domandò ancora il padre di una delle compagne di Cecily.

Ella scosse la testa: -Mi dispiace, sono un po' ovattata-

-Non importa: abbiamo abbastan...-

-Suo fratello- s'intromise un altro agente, squadrandola male.

-Chi? Darrel?-

-Quello al quale ha avuto il tempo di infilare una giacca-

-Non era premeditato: ho visto che era imbottita e gliel'ho messa addosso nella speranza che, se proprio fosse dovuto cadere, non si sarebbe fatto troppo male... vista la spalla lussata non sembra essere stata una buona idea- Ella sentì un lieve giramento di capo.

-Sembra piuttosto lucida- insinuò il collega di Maxwell.

-Allora mi faccia altre domande- lo sfidò Sabe senza badare alla sua testa -e vediamo se riesco a rendermi utile-

-Perché non si è calata anche lei?-

-Perché Jacob mi aveva già vista e se non mi avesse trovato in casa sarebbe sceso di sotto e avrebbe potuto prendere il bambino, perché non sapevo quanto avrebbe impiegato mio fratello a scendere lungo un tubo che avrebbe potuto anche rompersi sotto il mio peso e perché, maledizione, speravo che sarebbe bastato chiudersi a chiave in una stanza, per essere al sicuro da quel...!- Sabe chiuse la bocca, rivolgendo al poliziotto un'occhiata di fuoco.

-Non ha pensato che quell'uomo potesse entrare in una stanza bloccata da una serratura quando l'aveva già fatto a casa della sua amica?-

-No, non ci ho pensato. Non sono addestrata a essere lucida sotto pressione-

-Eppure è riuscita a immaginare di calare un bambino febbricitante lungo il tubo di una gr...-

Ella sbatté le palpebre un paio di volte tentando di ritrovare la calma: -Sì. Perché l'alternativa era tenerlo con me, in una casa piena di persone anziane con una bestia che terrorizza una mia amica da quasi tre anni! E ,prima di pontificare qualcos'altro in tono di accusa, la informo che sto cercando di collaborare ma posso anche decidere di chiamare un avvocato e smettere seduta stante-

Prese un profondo respiro: -Ricapitolo: ho visto qualcuno entrare ma non aspettavo nessuno, ho lasciato mio fratello in camera sua e sono andata in sala e lì ho visto Jacob White entrare. Mi sono girata e sono corsa in camera di Darrel per chiuderci dentro. Ho preso la prima giacca che capitava perché ero quasi certa che sarebbe caduto dopo anni che impedisco ai miei fratelli d'arrampicarsi là sopra. Gli ho dato un bacio, ho pregato che almeno lui uscisse da quello schifo, ho chiuso la finestra e ho provato a spingere il letto contro la porta mentre Jacob White urlava di tutto e di più fuori dalla stanza. Poi è entrato, mi ha rotto due dita e abbiamo sentito la sirena della cellulare. Mi ha trascinata in cucina, ha preso un dannatissimo coltello e mi ha costretta a scendere le scale convinto che la macchina in mezzo al cortile fosse mia. Il resto lo sapete-

Finì ansimante Ella, la testa che girava sempre di più.

-Cos'è successo sul retro?- domandò l'agente.

Sabe aprì la bocca, scuotendo la testa in una risposta muta.

La porta si spalancò facendo luce su un infermiere abbastanza robusto da essere preso sul serio anche senza parlare: -Avete suonato?-

-La signorina non sembra stare bene- accennò alla ragazza Maxwell sollevando il dito dal campanello.

Ella lo benedì con un sorriso silenzioso.

-Va bene, fuori di qui-

Gli agenti obbedirono mentre l'uomo si chinò su Ella a rimproverarla: -Non s'azzardi mai più a togliere le apparecchiature, chiaro?-

-Sì. Mi scusi-

L'infermiere controllò i BPM: -Non che siano fatti miei, ma aveva qualcosa da nascondere?-

-Solo il nervosismo- sorrise Cinder vedendolo scuotere la testa.

-Non lo faccia più, me lo prometta- le sistemò le coperte lui -E mangi; il dottor Camren mi ha detto di minacciarla-

-Sto bene anche senza di te. So vivere senza di te, impiastro. Ma con te, Els, funziona tutto meglio. Tu mi fai stare meglio- le sussurrò Royal accarezzandole i capelli.

Lei si riscosse dal dormiveglia proprio mentre lui concludeva: -Ti amo-

Sabe sbatté le palpebre e sbadigliò, assonnata: -Questa è la cosa più da cliché che tu abbia fatto finora-

Il ragazzo fece un salto indietro: -Credevo dormissi!-

-Ci stavo provando- sorrise lei ancora non troppo sveglia.

-Le piacerà?- storse il naso Ily, su un sedile dell'autobus.

-Sicuramente- mormorò la Davies continuando a sferruzzare alla sua destra, un sorriso nascosto sotto al foulard a fiori.

Il mezzo s'inclinò facendo quasi perdere la presa a Cade, in piedi accanto alla gemella.

-Se non la mettesse?- domandò ancora Cecily non curandosi delle acrobazie del fratello.

-Le faremo controllare anche la testa- Margaret ripose i ferri da calza nella borsa e s'alzò per chiamare la fermata -Forza, giovincelli! Non abbiamo tutto il giorno-

-... non posso ancora dirti che ti amo- sussurrò Ella accarezzando il viso di Royal sopra le sue stesse braccia incrociate sul letto -ma so che non sono disposta a rinunciare a te. Ti basta?-

-Per ora- sorrise il ragazzo alzandosi a baciarla.

Ella emise un gemito facendolo scostare: -Forse non avrei dovuto rifiutare gli antidolorifici-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top