A THOUSAND YEARS - @Jladies
PROMPT: Cioccolata Calda
EVENTO: Shopping
CARATTERISTICA: Il personaggio ogni anno si veste da Babbo Natale/Renna o Elfo
PERSONAGGIO: Marc Marquez
A THOUSAND YEARS
Jladies
Il Natale è sempre un giorno magico così come tutto il periodo che lo precede e segue.
Lo sa bene Soledad che lo ha sempre amato fin da quando era bambina. Nonostante la sua memoria non sia delle migliori, ricorda ogni singolo Natale trascorso nei suoi ventisette anni di vita.
La memoria non puó certo farle ricordare il primo o il secondo, ma a quello ci pensano le foto che sua madre le aveva scattato per poi raccoglierle in vari album.
Lei, che non è un amante delle foto, è grata a sua madre per avergliene scattate così tante fin quando non poteva ancora ribellarsi.
Quella delle foto a Natale, però è rimasta una tradizione alla quale non voleva fare a meno anche perché, in un certo senso, le ricorda la madre, scomparsa anni prima.
Soledad guarda fuori dalla finestra osservando come i fiocchi di neve - gelidi ma incredibilmente fragili - con grande eleganza si posano sulle case, sugli alberi, sulle auto e su ogni oggetto mobile o meno che incontrano nel loro cammino, imbiancandoli.
La neve le ha sempre suscitato un certo fascino. Fin da bambina, quando usciva tutta imbacuccata per non prendersi la febbre, in giardino a giocare.
Quando la toccava o ne prendeva un po' per fare una palla di neve da tirare alla madre, le si ghiacciavano sempre le mani nonostante indossasse i guanti.
È proprio quella particolarità che l'ha sempre attratta: la bellezza e la sua freddezza.
Per lei, ancora una piccola bimba, era strano che una cosa così bella, delicata e magica potesse essere - allo stesso tempo - anche così fredda da fare quasi male.
Con il suo essere, riesce ad affascinarti e più ti incanti a guardarla, più la tocchi e più ti gela. Il freddo si propaga sempre di più rendendoti insensibile al dolore fin quando non ti entra nelle ossa giungendo fino all'anima glaciandola ma rendendola - allo stesso tempo - estremamente fragile.
Perché sì, la neve è bella,
bella da far male.
Le viene una stretta al cuore quando ripensa alla spensieratezza di quei giorni. Non che in quel momento non sia spensierata, però si sa, da bambini sembra tutto più bello e meno opprimente.
Crescendo tutto cambia, quasi perde valore. Ogni cosa diventa scontata anche quello che non dovrebbe esserlo.
La vita ti risucchia nei suoi ritmi frenetici che quasi non ti fanno respirare.
Ti tolgono la spensieratezza che caratterizza l'infanzia e ti catapultano direttamente nel mondo degli adulti senza nemmeno avvisarti.
La spensieratezza però, per la prima volta, gliel'aveva tolta suo padre quando un giorno era andato via senza dire nulla.
Per anni, nel periodo dell'adolescenza mentre si destreggiava fa gli impegni ed il primo lavoretto part-time per aiutare la famiglia, ha tentato di fare da collante fra sua madre e suo padre.
Si è illusa in vano, per tanto tempo, che lei sarebbe riuscita a tenerli insieme.
Ma non c'era riuscita, nessuno, nemmeno con le migliori intenzioni sarebbe riuscito a tenere insieme quei due.
La loro relazione era arrivata al capolinea, avevano cercato di salvare il salvabile ma quando si erano resi conto che non c'era più nulla da salvare, avevano deciso di darci un taglio.
Sia per evitare di soffrire che per evitare a Soledad delle sofferenze scaturite, inevitabilmente, dalle continue liti dei suoi familiari.
La separazione dei suoi genitori e la conseguente disgregazione, del tutto, del suo nucleo familiare, sono stati i suoi traumi più grandi.
Per anni, è rimasta arrabbiata con lui, fin troppo. Da adolescente non poteva capire le ragioni del suo allontanamento, ma crescendo ha capito e, in un certo senso, lo ha pure perdonato.
Lo ha perdonato per averle spezzato il cuore in tanti piccoli pezzi che, per fin troppo tempo, un semplice soffio del vento ha sparso in giro.
È stato un processo difficile, certo, ma lo ha capito e perdonato.
Non lo vede da anni ormai e certamente tante cose sono cambiate, ma l'unica cosa che è rimasta immutata è il suo amore nei suoi confronti.
Lei, da buona figlia femmina, era ed è, tutt'ora, innamorata di suo padre.
Così come è rimasta innamorata della neve che, nonostante l'abbia addirittura ustionata da bambina, l'attrae sempre con lo stupore della prima volta.
Perché l'amore è così: anche se ti provoca un male cane, anche se ti terrorizza anche solo l'idea di riprovarci, quando si palesa ai tuoi occhi non puoi fare a meno di ricascarci con tutte le scarpe.
Non è certo bello il primo amore.
È il secondo, proprio perché ti fa capire che puoi amare ancora anche se in modo differente e con intensità diversa.
E fa più paura che mai, ma è più bello che mai.
«Sole, sono pronte le cioccolate» le dice il suo ragazzo - ormai storico - Marc, mettendole le mani sulle spalle.
Soledad sussulta, «per l'amor del cielo Marc, mi hai fatto prendere un infarto» gli risponde portandosi una mano al petto.
Marc allarga le labbra in un sorriso appena accennato, socchiude apena gli occhi corrucciando le sopracciglia mentre le si avvicina ancora di più.
«Succede qualcosa Sole?» Le chiede con gentilezza mettendosi accanto a lei.
Soledad poggia la testa sulla spalla del suo fidanzato stringendosi a lui e sospira, «stavo pensando a mio padre.»
«Oh!» Esclama Marc, «dovresti smettere di pensarci, ti fa stare così male...»
«Marc, non so...» sbuffa la ragazza passandosi una mano fra i lunghi capelli corvini, «vorrei solo capire perché. Perché una volta aver lasciato mia madre si è dimenticato anche di me?»
«Non lo so Sole. Non so come sia possibile non vedere la propria figlia per anni ma sono sicuro che ti pensa, che ti vuole bene così come tu ne vuoi a lui» le risponde cercando - in qualche modo - di confortarla.
«È una ferita che rimarrà sempre aperta, ne sono sicura» gli dice rassegnata guardando la vita che scorre fuori dalla loro casa.
«La ferita con il tempo guarisce ed il dolore si attenua fino a scomparire totalmente, ma se continui a metterci il dito farà sempre più male del giorno prima» le dice mantenendo un tono calmo per poi darle un leggero bacio sul collo che la fa rabbrividire.
«Andiamo a mangiare questa cioccolata prima che si raffreddi, che è meglio.»
Soledad interrompe il silenzio che si era fatto spazio fra i due intrappolandoli.
Si libera dell'abbraccio del suo ragazzo, si dirige verso l'isolotto della cucina e dopo essersi coperta le mani, per metà, con la manica della felpa grigia, si siede sullo sgabello.
«Sembri quel puffo lì, quello che non fa altro che ripetere: che è meglio» la informa il pilota, «solo che non mi ricordo come si chiama» aggiunge mentre si picchietta il mento con l'indice.
Soledad si volta a mezzo busto con il cucchiaino ancora in mano, «si chiama brontolo» gli dice chiarendo ogni dubbio.
Marc sorride, genuinamente come sempre.
«Ma che dici, quello è uno dei sette nani, stupida» ribatte per poi buttare gli occhi al cielo.
«Puffi, nani, siamo lì» banalizza Soledad tornando a mangiare la sua cioccolata.
«Quattrocchi!» Esclama mentre si siede prendendo in mano la sua tazza.
«Che?!»
«Il puffo scema, il puffo si chiama Quattrocchi» si affretta a dire il pilota sfoggiando un sorriso smagliante.
«Un giorno mi spiegherai perché sei così fissato con i cartoni animati» borbotta la ragazza, «stiamo insieme da mille anni e non l'ho ancora capito».
«Non c'è un motivo, mi piacciono» risponde facendo spallucce per poi mangiare un po' della sua cioccolata, «caspita, proprio buona però, sono proprio uno chef!»
Soledad sorride ironicamente, «ma se sai fare solo questa, istantanea per giunta, devi seguire solo le istruzioni» lo schernisce.
«Ehi, stai per caso mettendo in discussione le mie doti culinarie?» Si lamenta il pilota.
«Sì Marc, lo sto facendo e aggiungo pure che, senza di me, moriresti di fame o manderesti a fuoco la cucina e la casa» lo schernisce ancora Soledad prendendosi i suoi meriti.
«Probabilmente hai ragione» si limita a dire il ragazzo sporgendosi verso di lei per darle un bacio che la ragazza non rifiuta.
Marc prende la sua sobrissima tazza personalizzata con nome, cognome e novantatré, in mano, si alza per poi risedersi proprio accanto a lei.
«Tazza sobria, amore» gli dice Soledad per poi sorridere.
Marc guarda in basso e sorride, «sai che io sono tutto tranne che sobrio» le risponde facendo spallucce.
«Appunto».
Marc infila un dito all'interno della tazza, la cioccolata ormai non scotta più, e con il dito sporco disegna un cuore sulla guancia della ragazza.
«Ehi, ma perché» borbotta Soledad voltandosi a guardarlo con in volto un sorriso appena accennato.
«Perché oggi è la Vigilia di Natale e tu devi sorridere come ogni Natale, non tenere questo broncio» le dice Marc facendo spallucce con una curiosa espressione stampata in volto.
«Ma non ho il broncio» precisa Soledad per poi portarsi una mano sulla pancia, «sono solo sporca di cioccolata» aggiunge per poi guardarlo e ridere.
La ragazza immerge un dito nella cioccolata ormai fredda e poi lo poggia sul naso dello spagnolo che corruccia le sopracciglia.
«Questo perché?» Le chiede sorridendo.
«Perché tu lo hai fatto a me, e poi, sei più carino così» gli risponde inarcando un sopracciglio per poi fare spallucce.
«Vuoi dire che non sono bello?» Le chiede spalancando la bocca sorpreso mentre incrocia le braccia al petto mettendo immediatamente il broncio.
Soledad gli si avvicina, gli disegna una faccina sulla guancia con la cioccolata e poi poggia le sue labbra su quelle morbide del ragazzo che - istintivamente - porta le mani sul viso della fidanzata.
«Tu sei sempre bello, ma così di più» gli dice staccandosi per un attimo per poi tornare a baciarlo.
Marc schiude le labbra permettendo alla ragazza di approfondire il bacio mentre si sporge verso di lei facendo attenzione a non sporgersi troppo per non cadere dallo sgabello.
Soledad, quando è in compagnia di Marc, si sente sempre nel posto giusto al momento giusto. Quando la stringe si sente sempre come se fosse a casa.
Le cinge la vita con un braccio costringendola a sporgersi verso di lui che sorride contro le labbra della fidanzata che interrompe il bacio e poggia la testa sul suo petto.
Il calore del corpo di Marc unito al ritmo del suo petto che si alza e si abbassa regolarmente la cullano così come lo ha sempre fatto nel corso degli anni.
Si sono conosciuti per un banale errore, proprio di fronte ad una cioccolata calda durante il periodo di Natale.
Così, ogni anno alla vigilia, Marc - per ricordare quel giorno - si alza di buon mattino e le prepara una squisita cioccolata calda.
Soledad ha ringraziato la sua amica, Blanca, all'infinito per averle concesso la possibilità di andare a quell'appuntamento visto che a lei, Marc era sempre piaciuto e che a Blanca invece era sempre piaciuto il piccolo di casa Marquez.
Lei e Blanca si conoscono da quando sono bambine. Hanno passato insieme praticamente tutta la loro vita, dalle elementari alle superiori. Blanca ha assistito ad ogni crollo emotivo di Soledad e viceversa.
Da bambine quando si sono incontrate non avrebbero mai potuto pensare che fra loro si potesse instaurare un rapporto così forte e duraturo.
Però giorno dopo giorno, vivendo a stretto contatto, crescendo e maturando si sono riscoperte simili, quasi come se fossero due parti di uno stesso essere.
Ci sono state delle liti, certo, ma - come in ogni rapporto di amicizia che si rispetti - il sentimento recoproco, ciò che le univa era stato più forte di ciò che aveva provato a dividerle.
E chi lo avrebbe mai detto che da lì a qualche anno sarebbero persino diventate cognate?
Marc quando si era trovato davanti Soledad e non Blanca, ci era rimasto un po' male ma si era sforzato di non darlo a vedere. Aveva ordinato due cioccolate calde per fronteggiare il freddo di quel giorno e aveva tentato di iniziare una conversazione con Soledad che - a causa della sua troppa timidezza - teneva lo sguardo basso.
Quando il ghiaccio si sciolse i due avevano cominciato a parlare meravigliandosi di quanto potessero essere simili ma allo stesso tempo incredibilmente diversi.
Marc, da quel giorno, non l'aveva più lasciata andare e a distanza di anni si convinceva ogni giorno di più di aver fatto la scelta giusta.
«Mi hai macchiato tutta la maglia di cioccolata» si lamenta il pilota sorridendole dolcemente.
«Tanto sono io che faccio il bucato, mica tu» risponde la ragazza dandogli un leggero schiaffetto sul petto.
«Io mi occupo di portare a casa la pagnotta» controbatte lo spagnolo per poi sospirare.
«Rischiando la vita tutti i giorni...»
«Ne abbiamo parlato mille volte Sole» la interrompe prima che Sole possa iniziare la sua paternale su quanto sia pericoloso il suo lavoro.
Hanno parlato dei rischi del mestiere di Marc mille volte e altrettante volte lui le ha garantito che sarebbe stato attento, che avrebbe pensato a lei ogni volta che si sarebbe trovato di fronte ad una situazione pericolosa.
Quel giorno però, Marc non ha voglia di discutere di quello. Ha semplicemente voglia di vivere la Vigilia di Natale all'insegna della spensieratezza e della tranquillità che avevano sempre caratterizzato il suo Natale.
«Però è Natale, rimandiamo le discussioni alla prossima settimana, d'accordo scricciolo?»
Soledad annuisce, «d'accordo».
Marc si stacca da lei, le mette le mani sul viso costringendola a guardarlo negli occhi, «ti amo stupidina e credimi, starò attento per tornare sempre da te illeso e vincente» le mormora a fior di labbra.
«Anch'io e perdonami se a volte sono così assillante» gli risponde per poi abbassare lo sguardo e poggiare la testa sul petto del pilota.
Lasciano che il silenzio li travolga lasciando parlare solo dal battito dei loro cuori che sembrano battere all'unisono proprio come se fossero uniti in uno solo.
Due corpi ed un'anima.
«Comunque il tuo amore per me finirà presto» dice Soledad interrompendo l'abbraccio.
«Non mi dire che dobbiamo andare a fare shopping natalizio» borbotta il pilota.
«Si Marc, sai che amo farlo con te» si affretta a dire la ragazza, «e l'unico giorno che hai libero è oggi» aggiunge.
«Menomale che per la mattina i negozi sono aperti altrimenti avremmo lasciato Alex senza regalo» dice sorridendo il pilota.
«Ci tiene quasi più di suo figlio» scherza la ragazza facendo sorridere anche Marc.
«È un bambino, con un bambino, incredibile» mormora Marc scuotendo la testa.
«Preparati scansafatiche, altrimenti chiude tutto davvero» lo incita la ragazza, «e fatti una doccia che stai puzzando» aggiunge prendendolo in giro.
Marc arresta immediatamente la sua corsa, si volta lentamente e altrettamento lentamente le si avvicina.
«Ritira quello che hai detto immediatamente, qui tu potresti mangiarci» le dice alzando un braccio vicino al suo viso.
«Togli quell'ascella puzzolente dal mio volto Marquez» lo minaccia puntandogli il dito contro per poi scoppiare a ridere.
«Sei proprio scema» le risponde Marc contagiato dalla sua risata che è una delle tante cose che lo hanno colpito fin dall'inizio.
«Eh, allora facciamo scemo più scemo» controbatte la ragazza facendo spallucce per poi corrergli incontro.
Gli salta in braccio incastrando la testa nello spazio fra il collo e la spalla del fidanzato. Sembra essere stato creato su misura per lei, il suo posto nel mondo.
«Bene, vado a farmi una doccia allora, altrimenti chi ti sente piagnucolare» dice ironicamente lo spagnolo mettendola giù.
«Come ho fatto ad innamorarmi di uno stronzo come te, non lo so» borbotta la ragazza aprendo la porta del bagno.
«Il fascino dei Marquez» risponde gonfiando il petto d'orgoglio mentre mima di togliersi la polvere dalle spalle.
Soledad scuote la testa, «pecchi sempre di modestia, Marc».
«Dovresti saperlo ormai» si limita a dire entrando in bagno.
«Stiamo insieme da mille anni, come potrei non saperlo?» Gli chiede retorica.
«Come potresti...» sospira il pilota mentre si sfila la maglia.
Soledad si volta leccandosi le labbra secche, guarda il suo fidanzato che si spoglia lentamente.
Lo guarda con attenzione fissandolo come se volesse mangiarlo con gli occhi.
Sorride amaramente quando i suoi occhi si posano sulla cicatrice all'altezza della spalla.
Porta addosso i segni della sua passione e non gli pesano per niente mentre lei ha una paura folle di perderlo a causa di uno stupido incidente.
Guarda ogni centimetro del suo corpo che, negli anni, è cambiato decisamente in meglio.
Si morde istintivamente il labbro dondolandosi sulle gambe mentre tiene le braccia incrociate al petto.
«Hai finito di guardarmi? Mi stai consumando» dice il pilota entrando in doccia.
«Sì, hai ragione ma muoviti principino» si affretta a dirgli spingendolo dentro la doccia.
Marc scuote la testa e mentre apre il getto dell'acqua calda, Soledad si dirige in camera da letto a vestirsi.
Il letto ancora disfatto la costringe a perdere qualche minuto per sistemarlo.
Porta una mano allo stomaco costringendosi a reprimere un conato di vomito.
Le nausee sono arrivate prima del previsto.
Sa di portare dentro di sé una piccola vita da un paio di mesi ma non ha mai trovato il momento giusto per dirlo a Marc.
Spera piuttosto che la cena che hanno organizzato per la sera sia il momento giusto per dirglielo e soprattutto che Marc abbia una reazione positiva.
Pensava che le nausee sarebbero arrivate intorno al terzo mese o meglio, sperava che non arrivassero mai.
Eppure eccole lì ad attanagliarle lo stomaco con l'intento di farle rimettere anche quel poco di cioccolata che ha bevuto.
Si tira su schiarendosi la voce per togliersi quel sapore di amaro che aveva in bocca ma non ci riesce.
Sbuffa battendo i piedi a terra, lo stomaco le fa male ma non sa se dipende dai morsi della fame o dalle nausee.
È tentata di dire a Marc di rimanere in casa, di non andare da nessuna parte ma non puó. Deve comprare i regali per Alex, Blanca ed il piccolo nipotino che - fra qualche mese - non sarà più da solo.
Apre le ante dell'armadio e nello stesso istante in cui lo fa Marc fa irruzione in camera.
«Ma sei ancora così?» Si lamenta passandosi una mano fra i capelli bagnati, «e poi sono io quello lento».
«Stai allagando la camera disgraziato, giuro che ti ammazzo» lo minaccia la ragazza per poi sorridere.
Marc scuote la testa, «smettila, sei una lamentela continua».
«Non mi sembra che ti dispiace quando mi lamento, di solito» gli dice facendogli l'occhiolino, «metti auesti che fa freddo» aggiunge lanciandogli dei jeans ed un maglioncino color senape.
«Uh, il mio maglioncino preferito!» esclama con gli occhi sognando afferrando i vestiti, «comunque potremmo anche rimandare le compere e dedicarci ad altro» aggiunge raggiungendola per poi abbracciarla da dietro.
«Vorrei, però vorrei pure non sentire le lamentele di tuo fratello se stasera non riceve alcun regalo» risponde voltandosi perso di lui, «però domani facciamo quello che vuoi» si affretta ad aggiungere facendogli una carezza.
Marc sbuffa poi si butta sul letto ed inizia a vestirsi sotto lo sguardl attento della sua ragazza.
«Queati jeans sono strettissimi» si lamenta facendo delle smorfie poi trattiene il fiato e li abbottona.
«Ci credo, mangi come un maiale» lo prende in giro Soledad mentre si infila il suo maglioncinl bordeaux.
Marc la guarda di traverso, «ne hai sempre una» si lamenta.
«Dovresti saperlo ormai» risponde facendo spallucce.
«Stiamo insieme da mille anni come potrei non saperlo?» Controbatte per poi farle l'occhiolino.
Soledad sospira, stanno insieme da così tanto tempo che ormai, prima di essere fidanzati, sono migliori amici, complici e confidenti.
«Comunque dovresti asciugarti i capelli se non vuoi farti venire un accidenti» gli consiglia Soledad mentre si affretta a mettersi la sciarpa al collo.
Marc si asciuga alla meno peggio i capelli con l'asciugamano che aveva legato in vita.
«Così andrà bene, non farà freddo fuori dai» dice per poi buttare l'asciugamano sul letto ed infilarsi il giubbotto.
«Se lo dici tu» si limita a dire la ragazza facendo spallucce per poi uscire dalla camera.
«Suvvia, mi coprirò bene per non farti preoccupare» la rassicura Marc mentre si avvicina per abbracciarla, «sei proprio una mamma chioccia ed io ti amo perché ti preoccupi quai più tu che mia madre» aggiunge.
«Oh ti amo anche io testone» gli risponde scompigliandogli i capelli ancora umidi.
Il pilota spagnolo ama il contatto fisico, l'alchimia che c'è fra lui e Soledad che, se all'inizio pensava potesse non essere la persona adatta a lui, adesso non può immaginare la sua vita senza di lei.
Quando aprono la porta di casa pronti a raggiungere il negozio poco distante da casa loro un soffio di vento li investe in pieno. Soledad rivolge un'occhiataccia allo spagnolo che sfoggia un finto sorriso.
Fuori fa più freddo di quanto lui potesse immaginare e avrebbe dovuto immaginarlo visto che la notte prima ha nevicato e continuava a nevicare fino a poco prima di uscire.
«Sai di cosa ho voglia amore?» Gli chiede quando le arriva addosso l'odore delle caldarroste.
«Sentiamo» dice Marc infilando le mani all'interno delle tasche del giubbotto.
«Di castag...»
«Ma se le hai sempre odiate, ti ha sempre sdegnata anche l'odore, per questo non ne mangio più» le dice interrompendola corrucciando le sopracciglia.
«Aspettami qui, vado a comprarle e poi giuro che andiamo al negozio» controbatte la ragazza che poi si affretta ad attraversare la strada e raggiungere colui che le vende.
Marc si appoggia al muro e guarda la sua ragazza camminare a passo sicuro verso il venditore di castagne. Il suo sguardo si posa sul corpo minuto di Soledad che si stringe nel suo giubbotto e si sistema la sciarpa che porta al collo per ripararsi meglio dal freddo.
Il pilota sospira, Soledad da quando stanno insieme è cambiata tanto. Da ragazza incredibilmente timida si è trasformata in una donna che non ha più paura di dire quello che pensa, che prova.
In un certo senso lei è cresciuta insieme a lui, o meglio, sono cresciuti insieme e nonostante la vita spesso ha posto loro degli ostacoli difficili da aggirare, loro non hanno mai smesso di amarsi, cercarsi e volersi come la prima volta.
Il suo sguardo si posa sul sorriso gentile che rivolge all'uomo che le sta porgendo il sacchetto contenente le castagne e per un attimo sente il sangue che gli ribolle nelle vene. Non è mai stato una persona particolarmente gelosa ma in quel momento ha voglia di andare da lei e marcare il territorio.
Non gli piace come quell'uomo guarda la sua fidanzata, serra i pugni e si trattiene dal piazzare su una scenata giusto perché a Natale si è tutti più buoni però non si trattiene certo dal guardarlo in cagnesco.
Se i suoi occhi fossero stati fucili, quell'uomo sarebbe sicuramente morto nel giro di pochi minuti.
Soledad dopo aver pagato volta le spalle a quell'uomo senza degnarlo di uno sguardo che possa lasciare intendere qualcosa di più e Marc tira un respiro di sollievo.
La guarda camminare leggiadramente e si rendere conto che nel volto ha una luce particolare che pensa sia dovuta alla magia del Natale che riesce sempre trasformarla, non può certo immaginare che quelle voglie improvvise e quella luce particolare sono dovute ad una gravidanza.
«Ne vuoi?» Gli chiede Soledad porgendogli il sacchetto.
Il calore delle caldarroste gli riscaldano la mano quando la infila all'interno del sacchetto provocandogli una piacevole sensazione.
«Sai che non rinuncio mai» risponde con la bocca piena.
Soledad infila la mano nella tasca del giubbotto del suo ragazzo intrecciando le dita con quelle di Marc che sorride.
Ha sempre pensato che le dita di Soledad siano state fatte apposta per colmare il suo spazio fra le dita. Le stringe la mano per farle capire che lui è sempre accanto a lei anche quando, a volte, sembra non esserci e poi, insieme, si dirigono verso il negozio pronti a svaligiarlo letteralmente.
Gli addobbi del negozio fungono da ipnotico per Soledad che si incanta a guardarli. Le lucine colorate catturano la sua attenzione facendola apparire, agli occhi degli altri, una bambina.
Ma a lei non importa cosa la gente può pensare di lei che ama vivere il Natale con la spensieratezza che l'ha spesso contraddistinta.
«Torna sul pianeta Terra» le dice Marc sventolandole una mano davanti al viso, «sai già cosa prendere ad Alex e a tutta la combriccola?»
Soledad si volta a guardarlo sbattendo più volte le palpebre riprendendosi dallo stato di trance in cui era caduta.
«No, in realtà non ne ho la più pallida idea, però abbiamo tutto il tempo per decidere insieme, fanno pure orario continuato oggi» lo informa mentre si dirige verso gli scaffali che si trovano di fronte a lei seguita a ruota da Marc che si è rassegnato all'idea di rimanere chiuso all'interno di quel negozio per tutto il pomeriggio, però - almeno - ha con sé le sue amate castagne.
Soledad passa al vaglio ogni ripiano di ogni scaffale di ogni corridoio alla ricerca perfetta del regalo da fare al cognato.
«Ecco, l'ho trovato!» Esclama quando entra nel reparto giocattoli allungando la mano per prendere il probabile regalo di Alex.
«Un'altra moto da collezione? Quste dovremmo regalarle al piccolo» risponde Marc bocciando l'idea di Sole.
«Prendiamogli questo» propone Marc.
«È un cerchietto da renna dai, che stupidaggine».
E questa volta è Soledad a bocciare l'idea del fidanzato.
«Con questa continuerebbe la sua collezione, sai quanto ci tiene a queste cose» si affretta a dire la ragazza, «per me è un regalo perfetto» aggiunge poi.
Marc si picchietta il mento con due dita corrucciando le sopracciglia.
Soledad lo guarda sorridendo. Marc è solito fare quel gesto quando sta pensando a qualcosa o quando sta cercando la soluzione ad un problema.
«Gli prendiamo il modellino, ma almeno gliene prendiamo quattro» propone.
Soledad schiude le labbra, «certo, compriamogli tutto lo scaffale, amore» gli dice ironicamente.
Una luce negli occhi di Marc sembra accendersi, «perché no, almeno siamo liberi per un paio di anni» dice sorridendo.
La ragazza butta gli occhi al cielo, «sei proprio un caso disperato».
«Quindi? Le prendiamo?» Le chiede il pilota.
Soledad corruccia le sopracciglia, «tutte?» Chiede di rimando, «ma sei scemo?» Aggiunge quando vede il ragazzo annuire.
«Va bene tutte no, però almeno tre» risponde Marc infilando in tasca il sacchetto ormai quasi vuoto delle caldarroste.
«Eh va bene» borbotta esausa la ragazza portandosi indietro i capelli corvini.
Marc sussulta e gli occhi gli si illuminano come quando da bambino non faceva altro che contemplare la sua mini moto.
Il ragazzo afferra una scatola contenete il modellino in una moto identica alla sua, «questa la tengo per me, le altre possiamo anche regalarle a lui» dice guardandola con gli occhi sognanti.
«Vorrei ricordarti che con quella ci hai vinto un mondiale e che tra l'altro, la tieni in garage» gli risponde la ragazza togliendogli la scatola dalle mani «regaliamola al bambinone di tuo fratello» aggiunge mentre mette le molteplici scatole all'interno del carrellino che hanno deciso di prendere.
«Ma la voglio anche io» si lamenta Marc battendo i piedi a terra per poi mettere il broncio subito dopo.
Lo guarda sorridendo mentre scuote la testa, «parlo tanto di tuo fratello ma anche tu sei un bambinone» gli dice, «eccola qua, tieni, anche se avevo in mente di regalarti dell'altro» aggiunge porgendogli il modellino della Honda.
«Sei la migliore fidanzata del mondo» le dice afferrandolo per poi sporgersi verso di lei e far incontrare le loro labbra.
Soledad sorride contro la sua bocca intrecciando le mani dietro al collo del fidanzato per poi ricambiare il bacio.
«Sono la migliore solo quando ti accontento» precisa Soledad inarcando un sopracciglio.
«No, non è vero, tu sei la migliore sempre» le sussurra a fior di labbra, le lascia l'ennesimo bacio a stampo e dopo aver intrecciato le dita con quelle della sua fidanzata proseguono il loro giro di shopping.
Soledad si guarda intorno alla ricerca di qualcosa da regalare al piccolo di casa Marquez che è diventato ormai fulcro di ogni cosa.
Da quando il piccolino è nato ad ogni festa ma anche ogni giorno si trova l'occasione giusta per regalargli qualcosa.
E come non farlo quando si hanno davanti due occhioni scuri che ti guardano con quel candore tipico dei neonati?
Chi lo avrebbe mai detto che Alex avrebbe messo su famiglia prima di Marc.
Se un anno e mezzo fa le avessero detto tutto ciò, Soledad si sarebbe fatta solo una grassa e grossa risata.
Alex Marquez è sempre stato uno spirito libero.
Alex sta con Blanca da circa gli stessi anni da cui stanno insieme Marc e Soledad, mese più, mese meno.
Solo che il minore dei fratelli, ql contrario di Marc, non è mai stato intenzionato a diventare padre prima dei trentanni.
Eppure, all'esatta età di ventunanni Blanca gli ha comunicato che da lì a poco sarebbe diventato padre, in mezzo al box in preda all'agitazione e - soprattutto - in diretta mondiale.
Soledad continua a camminare mano nella mano con Marc quando vengono fermati da un bambino che si butta letteralmente in braccio al ragazzo.
«Javier vieni qui, quante volte ti ho detto che non devi disturbare la gente?»
La voce grossa del padre del bimbo tuona in mezzo al corridoio quasi vuoto.
Il bambino nasconde la testa sotto al giubbotto di Marc che sorride imbarazzato.
«Non si preoccupi, è solo un bambino» si affretta a dire rivolgendosi all'uomo che lo guarda dall'alto in basso con le mani poggiate ai fianchi.
Marc si piega sulle ginocchia e poi costringe il bimbo a poggiare i piedi sul pavimento.
«Allora Javier» gli dice staccandosi da lui ma mantenendo le mani sui fianchi del bambino, «cosa succede?»
Il bambino lo guarda con gli occhi sognanti, «niente, però tu sei Marc Marquez ed io volevo abbracciarti» si limita a dire il bambino sinceramente.
Marc gli scompiglia i capelli sorridendo sotto lo sguardo della fidanzata che li guarda sorridendo a sua volta.
Soledad mentre Marc chiacchiera tranquillamente, seduto a terra nel bel mezzo del corridoio, con quel bambino di appena quattro anni, pensa che non sarà altro che un buon padre.
Marc, al contrario di quello che molti pensano, è una persona meravigliosa sia con la sua famiglia che con i suoi amici.
A volte, in pista, non è il massimo della gentilezza ma per uno come lui che in testa ha solo la vittoria, anche quando ha già vinto tutto quello che è possibile vincere, è normale.
Se non si è almeno un po' ambiziosi, sicuri di sé da sembrare a tratti egoisti, difficilmente si raggiungeranno degli obiettivi degni del loro nome.
Ma quando lascia la pista, Marc si trasforma nella persona più buona, tranquilla e dolce del mondo.
Certo, è un po' un burlone, ama ridere, divertirsi e fare scherzi soprattutto a Soledad che è la sua vittima preferita.
Soledad sorride guardando quella scena e immagina il fidanzato mentre con amore e soprattutto tanta pazienza, insegnerà a loro figlio cos'è giusto e cos'è sbagliato.
Lo immagina mentre gli insegna ad andare in moto e a quanto piangerà quando cadrà per la prima volta, così come è accaduto a lui.
«Siamo intesi allora Javier?» Gli chiede Marc ed il bimbo annuisce mentre si dondola sui talloni.
Soledad fruga all'interno della sua borsa e quando trova un pennarello lo porge a Marc.
«Fagli un autografo» suggerisce.
Marc afferra il pennarello e dopo aver rovistato all'interno del carrello fa un'autografo sullo scatolo del modellino.
«Tieni, questo è per te» dice Marc porgendo il modellino al bimbo che lo guarda con gli occhi sognanti.
«Non possiamo accettare» interviene il padre del bimbo allontanandolo da Marc che lo guarda corrucciando le sopracciglia.
«Si che potete invece» controbatte Marc non accettando un no come risposta, «questo è il modellino della moto con cui ho vinto il mondiale, prendilo, è un pezzo unico» aggiunge cercando di convincere l'uomo.
«Ti prego papà» lo supplica il bimbo congiungendo le mani mentre si dondola sui talloni.
«Javier...» lo ammonisce il padre, «andiamo».
Marc trattiene il bimbo per il cappuccio della felpa che indossa, «aspetta Javier» dice.
Il padre del bimbo si volta istintivamente guardando sia Marc che il bimbo.
«È un gesto gentile, accettatelo, non c'è nulla di male e poi mi sembra che Javier lo desideri tanto» si intromette Soledad.
«Si papà ti prego» lo supplica ancora il bimbo con la sua vocina.
Il padre scuote la testa, «va bene Javier, prendi quel modellino» gli dice incitandolo a fare qualche passo verso Marc.
«Grazie» sussurra appena il bimbo prendendo fra le sue piccole mani, «grazie grazie grazie» aggiunge abbracciando Marc.
Le piccole braccia circondano il collo di Marc che abbraccia immediatamente il bambino dal sorriso contagioso.
«Non c'è di che piccolo» gli risponde Marc interrompendo l'abbraccio.
«Grazie ancora, Marc» dice il padre accennando un mezzo sorriso stentato.
«Buon Natale Javier» gli dice Soledad sorridendogli.
«Buon Natale anche a voi» risponde il bimbo per poi fare ciao con la manina raggiungendo il padre.
«Guarda papà, è bellissimo e me lo ha pure autografato».
Il bambino mostra al padre il modellino che tiene stretto a sè come se fosse una coasa dal valore inestimabile e forse, per lui, lo è davvero.
«Guarda com'è felice» sospira Soledad indicando il bimbo che - mano nella mano - va via con il padre.
Marc le si avvicina, «mi ricorda me da bambino» si limita a dire accennando un sorriso.
«È stato un bel gesto quello di cedergli quel modellino, era pure l'ultimo...»
«Di fronte ad un bimbo che mi guarda con quegli occhi potrei anche spogliarmi dei miei abiti» dice interrompendola.
La folla all'interno del negozio diventa sempre meno in relazione agli scaffali che si svuotano.
«Se non ci muoviamo ci fregano tutto e sotto l'albero mettiamo solo le scatole vuote» dice Marc incitando la sua fidanzata a muoversi.
«Oppure possiamo regalare un modellino a testa, con tutti quelli che hai comprato» risponde Soledad sorridendo.
«Che ci vuoi fare, piacciono ad Alex e al piccolo» si giustifica Marc facendo spallucce.
«E piacciono pure a te» puntualizza Soledad muovendo dei passi avanti in direzione del reparto bambini.
Per suo nipote Soledad cercava qualcosa di speciale. Era ancora troppo piccolo per regalargli dei giocattoli che nel giro di pochi minuti avrebbe rotto ma, allo stesso tempo, le uniche cose che si trovano nel reparto bambini sono appunto, giocattoli.
Soledad sbuffa prendendo in mano l'emmesimo giocattolo poco interessante che poi rimette al suo posto.
Si gratta la nuca in preda all'incertezza sbuffando mentre guarda quegli scaffali senza il minimo entusiasmo.
«Che ne dici di questi?»
Marc interrompe il silenzio costringendo Soledad a voltarsi verso di lui.
Quando la ragazza vede ciò che ha in mano si tocca istintivamente la pancia pensando al piccolo bimbo che cresce dentro di lei.
«Vuoi regalare al bimbo tutti questi body e vestiti Marc?» Gli chiede prendendo il piccolo giubbottino color sabbia che tiene in mano il suo fidanzato.
Marc annuisce, «gli regaliamo sempre dei giocattoli soprattutto durante l'anno, per questo Natale possiamo regalargli qualcosa di utile» dice per poi guardare ciò che ha scelto facendosi i complimenti mentalmente.
«Sei un genio amore» lo elogia Soledad per poi dargli un bacio a stampo.
«Modestamente» ribatte Marc sorridendo compiaciuto.
«Amo da impazzire questo body rosso con la renna disegnata su!» Esclama la ragazza con gli occhi che le luccicano.
«A me piace questo con Babbo Natale disegnato su, invece» dice Marc mostrandoglielo.
Una lampadina si accende nella mente di Soledad che lo informa che, anche quell'anno, avrebbe dovuto indossare il completo di Babbo Natale per portare i regali a mezzanotte.
«Non se ne parla Sole, quest'anno no» dice categorico lo spagnolo incrociando le braccia al petto dopo aver posato i vestiti all'interno del carrellino.
«Ma perché, lo fai per tuo nipote» dice Soledad cercando di convincerlo, «se avessi un figlio non lo faresti?»
«Certo che lo farei, però potrebbe anche vestirsi Alex per un anno. Mi vesto da Babbo Natale da anni, ancora prima della nascita di Francisco, che palle» puntualizza.
«Non ti ho mai obbligato a farlo Marc, lo hai sempre fatto di tua spontanea volontà e sai il perché» gli ricorda Soledad perdendo, nel tono, quella felicità che aveva fino a quelche minuto prima.
Si dipinge sul suo volto un'espressione poco gioiosa. Si rabbuia in men che non si dica e Marc diventa serio all'improvviso.
«Non intendevo fartelo ricordare» dice Marc allungando il braccio verso di lei che si ritrae.
«Me lo ricordo ogni santo Natale, non preoccuparti» risponde in tono acido mentre gli occhi le diventano lucidi.
Si sforza di non piangere, non in pubblico anche se Marc ha toccato un tasto dolente.
«Dai Sole, perdonami, non volevo» si scusa Marc avvicinandosi a lei che quella volta non sfugge.
Poggia la testa sul petto del fidanzato e sospira, «mi manca» ammette.
Marc deglutisce passandosi una mano fra i capelli, «mancherebbe anche a me se mio padre se ne fosse andato così, di punto in bianco» le dice.
Soledad si stringe a Marc che è sempre stato la colonna portante della sua vita, il porto sicuro in cui rifugiarsi durante la tempesta.
Il ragazzo per cui trova la forza di andare avanti ogni giorno e di non crollare lasciandosi sopraffare dalla malinconia.
Ogni anno il padre della ragazza era solito indossare la classica tuta rossa, una lunga barba bianca roccioluta, fingere di essere Babbo Natale e portarle i regali a mezzanotte in punto.
Così Marc quando lo aveva saputo per renderla un po' più felice e farle vivere più serenamente il Natale, si era messo una barba bianca, un cappello in testa, uno stupidissimo vestito rosso e a mezzanotte le aveva consegnato il suo regalo.
Da quel giorno era diventata una tradizione, una di quelle che non sopporti perché sono stupide.
Lui non sopportava di vestirsi tutti gli anni da Babbo Natale ma se quello significava rendere felice la sua donna, lo faceva senza alcin tipo di problema.
Alla fine, quello che gli importava era farla sorridere, farle pesare meno l'assenza di suo padre in un periodo così importante.
«Se avessi saputo che non volevi farlo, non l'avrei fatta diventare una tradizione» gli dice con la voce spezzata dal pianto.
«Mi sono offerto io di farlo quando me lo hai raccontato anni fa, non è quello il problema» si giustifica Marc, «ma sai, non c'è nemmeno un problema. Non so nemmeno perché l'ho detto, mi dispiace» aggiunge facendole una carezza sulla nuca.
«Marc, penso che se ti stai lamentando adesso, vuol dire che non ti è mai piaciuto farlo» gli dice Soledad in tutta franchezza.
«Ma che dici Sole, lascia stare, è stato solo uno stupido momento» controbatte Marc per poi sbuffare.
«Come vuoi» si limita a dire la ragazza rompendo l'abbraccio.
«Hai preso qualcosa per Blanca?» Chiede Marc cambiando argomento per alleggerire la pensantezza di quel momento.
«Sì, è l'unico che è già sotto l'albero impacchettato» si limita a dire Soledad pacantamente.
Lascia che il silenzio cada su di loro continuando a girare fra i corridoi di quel negozio semivuoto lasciandosi trasportare nella valle dei ricordi dalla malinconia.
Anche se sono passati tanti anni, sente ancora il peso dell'assenza di quella figura paterna che per tanto tempo le è mancata e le manca.
Anche se lo ha perdonato, continua a chiedersi per quale assurdo motivo è dovuto andare via in quel modo, così vile.
Lo ha perdonato ma è rimasta arrabbiata con lui, quel sentimento non riesce a reprimerlo o a mandarlo via.
Marc con il suo travestirsi da Babbo Natale ogni anno, in un certo senso, le faceva sentire il padre anche un minimo più vicino.
«Perdonami» le dice cingendole la vita con un braccio, «lo sai che ti amo».
«Lo so, ti amo anche io» gli riaponde poggiando la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi per un attimo.
«Marc..»
«Dimmi» si limita a dire.
«Ti piacerebbe essere padre?»
Gli fa quella domanda senza pensarci su due volte. Da quando ha saputo di stare per diventare madre non è passato giorno o settimana in cui la ragazza non ha pensato a come dirlo al suo fidanzato.
Marc corruccia le sopracciglia, «certo, mi immagino con un bambino che gironzola per casa e ci colora le giornate» dice per poi sospirare.
Quella frase, in un certo senso, la rassicura e la tranquillizza in un momento in cui il timore di una reazione negativa di Marc era più forte che mai.
Soledad tira un respiro di sollievo, «anche io sai? Insomma, lo immagino un piccolo bimbo che ti somiglia. Che ha il tuo stesso modo di sorridere e di arricciare il naso quando lo fai. Con il tuo stesso modo intenso di guardare...»
«Con i tuoi stessi occhi, la tue labbra carnose ma con il mio siatema immunitario che se prende da te si ritrova con la febbre venti volte l'anno» la incalza Marc, «perché mi hai fatto questa domanda?»
«Così, per sapere» si limita a dire Soledad, «mi dici che ore sono?» Aggiunge.
Marc alza la manica del giubbotto mostrando l'orologio, «sono quasi le nove e venti, questo posto sta per chiudere quindi direi di muoverci» la informa Marc spronandola a muoversi.
«Si, direi che dobbiamo muoverci, pagare ed incartare tutto.»
I due, mano nella mano, si avviano verso le casse per pagare la montagna di roba che hanno all'interno del carrello.
Questa volta si sono superati e lo sanno bene, hanno fatto tanto di quello shopping che ne avranno abbastanza anche per gli anni successivi.
«Non ci credo che lo hai preso davvero» dice Soledad mettendo il cerchietto con le orecchie a forma di renna sul rullo della cassa.
«Ne ho presi due, uno per te ed uno per Blanca» risponde prendendo dal carrello anche l'altro cerchietto.
«Sei proprio irrecuperabile» borbotta la ragazza sorridendo mentre scuote la testa.
«Beh, almeno sorridi» si limita a dire prendendo i vestiti per il piccolo Francisco, «e sei più bella quando lo fai» aggiunge facendole una carezza.
«Adulatore».
«Siete molto carini» si complimenta la cassiera intromettendosi mentre si affretta a battere gli ultimi articoli prima di concludere il suo turno di lavoro.
«Grazie» si limita a dire Soledad rivolgendole un sorriso cordiale.
«Tutti questi completini sono per un futuro piccolo?» Azzarda a chiedere la cassiera risultando, forse, un po' invadente.
«Oh, no!» Esclama Marc, «non abbiamo avuto ancora il piacere di diventare genitori, questi sono per il nostro nipotino» aggiunge mentre, dopo aver visto l'ammontare della spesa, passa le banconote alla cassiera.
«Chissà magari il Natale porterà qualche buona nuova» sospira la cassiera per poi dare il resto a Marc.
«Chissà, magari» mormora il pilota mettendo tutti gli articoli all'interno delle buste.
«Se volete il tavolo per incartare i regali è laggiù» li informa la cassiera indicando un vecchio tavolo poco distante da loro coperto da una tovaglia rossa, «ed è completamente gratuito» specifica.
«Grazie mille e buon Natale» risponde Soledad per poi raggiungere Marc ed aiutarlo a portare le buste fino al tavolo.
Quando le poggiano sul tavolo, che non sembra essere nelle migliori condizioni, gli articoli si rovesciano su di esso.
«Che carta usiamo per incartare i regali di Alex?» Chiede Marc con l'entusiasmo di un bambino.
«Quella blu con le stelle, mentre questa rossa la usiamo per i regali di Francisco» risponde Soledad cominciando a tagliare la carta per impacchettare i vestiti vari che hanno preso al piccolo.
Sia lei che Marc impacchettano i regali minuziosamente come se la carta, da lì a qualche ora, non dovesse essere strappata.
Soledad alza lo sguardo sorridendo quando vede Marc alle prese con l'ultimo modellino da incartare.
Il pilota tiene la lingua fra i denti, le labbra schiuse ed i muscoli in tensione, segno che è fin troppo concentrato in quello che fa
Soledad chiude gli occhi per un momento poi torna a guardarlo per un attimo ammirando la sua bellezza prima di tornare ad incartare l'ennesimo body.
«Scusa» dice ad un tratto Marc rompendo il silenzio che si è creato fra loro.
«Per?» Chiede la ragazza alzando di poco lo sguardo.
«Per non averti preso niente» si limita a dire rimettendo i regali all'interno della busta.
«Uh, non importa, mi basta averti accanto» si limita a dire la ragazza facendo spallucce per poi fare una carezza sul volto del pilota.
«Sai, a volte vorrei poterti regalare un padre.»
Butta fuori quella frase come se si dovesse liberare di un peso che lo stava opprimendo e nell'esatto in cui lo fa si sente immediatamente meglio.
Guarda la sua ragazza con gli occhi lucidi mentre un nodo allo stomaco lo attanaglia.
Lui, che un padre lo ha sempre avuto, non può nemmeno lontanamente immaginare cosa significhi crescere senza.
Per un figlio maschio un padre è un complice, un migliore amico ma per una figlia femmina il padre è la colonna portante della propria vita mentre la madre è più una migliore amica e Soledad non ha nessuno dei due.
Soledad, sembra quasi che chi le ha dato quel nome lo sapeva che - prima o poi - si sarebbe ritrovata da sola.
Davanti al dolore della sua fidanzata che non la lascia mai in pace e che ogni Natale torna a farle visita più forte che mai, Marc si rende conto che tutti i soldi che guadagna non sono nulla.
Avere un conto in banca talmente grande da non riuscire a leggere la cifra per tutti gli zeri che ci sono non serve a nulla se non si hanno gli affetti.
Tutti i soldi del mondo non potranno mai risanare la ferita dell'anima che si apre quando si perdono le persone a noi care.
I soldi possono comprare tutto ciò che è materiale, ogni singolo oggetto che cattura l'attenzione di un individuo.
Possono saziare la sete di possesso degli uomini, possono accrescere un patrimonio ma non potranno mai comprare l'amore, i sentimenti e lui si sente così fortunato ad avere accanto una persona che lo ama perché è solo Marc e non Marc Marquez il pilota di Moto Gp.
«Mi basti tu Marc, non voglio nient'altro. Tu sei il mio uomo, la mia colonna portante. Tu mi scaldi il cuore, riesci a farmi ridere quando non ho nemmeno voglia di sorridere. Se ci sei tu non ho bisogno di niente» gli dice per poi sporgersi in avanti e abbracciarlo.
Marc ricambia stringendola a sé, «me lo ripeti sempre Sole, però io so che non potrò mai sostituire tuo padre. Per questo vorrei che questo maledettissimo Natale non arrivasse mai, perché il dolore si acuisce e ti fa stare sempre male» le dice stizzito ma allo stesso tempo triste.
«Non importa Marc, passerà prima o poi» si limita a dire la ragazza, «se ho te, va sempre meglio, ricordatelo. Non pensare mai, mai di non essere abbastanza. Tu sei il meglio che la vita potesse donarmi, il mio punto felice, il mio posto nel mondo» aggiunge facendogli un sorriso.
«Quanto ti amo piccoletta, sei il mio regalo di Natale più bello» le dice per poi darle un bacio sul naso.
Soledad chiude gli occhi istintivamente sorridendo, «e tu il mio» gli dice ricordandosi che fra un po' saranno una vera e propria famiglia.
E per un momento, stretta fra le sue braccia si sente un po' meno triste, un po' meno sola.
«Andiamo, altrimenti ci chiudono qui dentro» mormora la ragazza staccandosi da lui.
Marc controlla di non aver dimenticato nulla su quel tavolo malandato e mano nella mano con la sua fidanzata esce, finalmente, da quel negozio.
Il freddo della sera li colpisce in pieno quando escono dal negozio mentre la neve cade incessantemente su di loro.
Marc si guarda intorno notando che nei paraggi ci sono solo poche auto e altrettante poche persone che corrono tutte incappucciate verso le proprie abitazioni.
«Caspita, si gela!» Esclama Soledad lasciando la mano di Marc per sistemarsi la sciarpa in modo da ripararsi il più possibile dal freddo.
«Corriamo a casa e mettiamoci al caldo altrimenti fra un po' mi gelano anche i peli delle gambe» si lamenta il pilota.
Soledad annuisce ed in silenzio si incamminano entrambi verso casa. Il tragitto è breve ma entrambi hanno tutto il tempo per lasciarsi trasportare dai loro pensieri.
Su due fronti diversi i loro pensieri diversi si trovano ad incrociarsi, intrecciarsi in un groviglio che non si può più sciogliere.
Marc è sempre presente nei pensieri di Soledad che vive la sua vita divisa fra il suo lavoro ed il pilota.
Lo segue ovunque, ci tiene ad essere con lui quando vince e soprattutto quando perde.
Marc per quanto riguarda il suo lavoro è maniacale. Pretende da sé stesso la precisione, se sa di poter dare solo cento lui si ostina a voler dare centodieci.
Quando non riesce a spingere come vuole, quando qualcosa va male ed è costretto alla ritirata o quando semplicemente arriva secondo, la prende come una vera e propria sconfitta.
Se la prende con sé stesso, si piange addosso e poi trova in sé stesso la forza di andare avanti e tornare in vetta.
In quei momenti in cui il pilota non accetta nemmeno la vicinanza del padre, Soledad sa che Marc ha bisogno di lei, solo ed esclusivamente di lei.
È solo lei che riesce a calmarlo dicendogli le perole giuste per evitare che si pianga addosso senza alcuna ragione.
In fondo anche i migliori possono sbagliare ogni tanto. Capita anche ai mostri sacri di arrivare secondi per una volta e quello non fa di Marc una persona di poco talento.
È cadere e rialzarsi che dimostra quanto si è campioni, campioni nell'anima e nella vita.
Perché la vita è cadere sette e rialzarsi otto. È aggirare gli ostacoli, non importa certo come cadi ma come ti rialzi.
E Soledad glielo dice sempre in quei momenti che lui ai trova lì perché lo merita.
Che capita il momento in cui ti senti scoraggiato, abbattutto, in cui senti la pressione più di altri momenti e sembra che tutto il mondo ti sia contro.
È facile cadere sotto il peso degli insulti giornalieri che si ricevono perché odiare è facile. Sembra un sentimento che nasce in maniera del tutto spontanea quando, banalizzando, incontri qualcuno che non ti sta simpatico.
Lo ritieni fastidioso e più ti gira intorno, più ti parla, più si dimostra migliore di te e più il fastidio cresce trasformandosi in intolleranza, e da lì diventa qualcosa di più profondo, di più oscuro, inizi a provare rancore ed il rancore si trasforma inevitabilmente in odio.
È facile insultare e cadere sotto il peso di quelli soprattutto per un giovane ragazzo che non fa altro che inseguire il suo sogno.
È facile cadere quando sei in casa e ti chiedi perché la gente provi così tanto risentimento verso di te che non fai altro se non alzarti la mattina ed inseguire il tuo sogno.
Ma Marc lo sa che quando tutto il mondo sembra essere contro di lui avrà sempre un appiglio: l'amore di Soledad.
Così come Soledad trova in Marc la forza di andare avanti quando i ricordi ritornano impetuosi a farle visita.
Sono l'uno l'ancora dell'altro e non potrebbe essere altrimenti.
Stanno insieme, così come piace dire a loro, da mille anni e si conoscono meglio di quanto possano conoscerli i loro genitori.
Si comprendono con un solo sguardo e fra loro c'è una complicità che molte coppie che stanno insieme da anni, invidiano.
Loro, a differenza d'altri, sono riusciti a non dare tutto per scontato. Sono riusciti a vivere le loro giornate cercando sempre di stupire l'altro, con un dettaglio anche se il più stupido.
È questo il segreto per una relazione duratura che ti stupisce giorno dopo giorno: non dare mai nulla per scontato e sorprendere sempre.
«Mi sto congelando disgraziati, volete aprire?»
Marc e Soledad sentono una voce in lontananza che non possono non identificare in Alex.
«Ma che ci fai qua così presto?» Gli chiede Marc cercando nella tasca dei jeans le chiavi per aprire il portoncino.
«Sono le dieci idota, dove sei stato tu piuttosto» si lamenta Alex che si stringe nel suo giubbotto battendo i denti per il freddo.
«Ciao amore della zia» dice Soledad avvicinandosi al piccolo Francisco, «ciao Blanquita, auguri» aggiunge mentre prende in braccio il piccolo.
Francisco è un bambino solare, non appena vede la zia le sorride gioioso e poi le mette le manine sul viso.
Soledad gli da un bacio e dopo averlo accarezzato e spupazzato per bene, lo rimette all'interno della carrozzina premurandosi di coprirlo con la copertina per non fargli prendere troppo freddo.
«Auguri piccolina» le dice Blanca sporgendosi verso di lei dandole un mezzo abbraccio.
«Comunque siamo stati a comprare i regali per te ed il piccolo non avrei potuto sopportare le tue lamentele» dice Marc rivolgendosi al fratello mostrandogli le buste mentre con un calcio apre la porta.
Alex supera il fratello entrando in casa e Marc lo fulmina con lo sguardo, «una mano potevi anche darmela eh» si lamenta.
Alex lo guarda con le mani all'interno delle tasche, «io sono un ospite, non devo far niente.»
«Ma vaffanculo Alex» urla Blanca intromettendosi facendo scoppiare tutti a ridere quando vedono l'espressione enigmatica di Alex.
«Sempre molto gentile e pensare che con te ci ho fatto pure un figlio» si lamenta il minore dei fratelli Marquez.
«Tanto lo sai che ti amo mi amor» ribatte Blanca per poi mandargli un bacio volante mentre entra in casa con la carrozzina.
«Marc, attacca i riscaldamenti che sembra di essere dentro un igloo» dice Soledad mentre si occupa di apparecchiare la tavola in fretta e furia.
Non credeva che potesse passare così velocemente il tempo all'interno di un negozio fra una battuta e l'altra.
«Posso darti una mano?» Chiede Blanca prendendo in braccio il figlio.
«Non preocciparti, pensa a Francisco, qua ci penso io» le risponde Soledad chiudendo tutti gli sportelli della cucina che sono erano rimasti aperti.
«Questo per il piccolo Francisco, così almeno può stare a tavola con tutti noi» dice Marc mostrando a Blanca e Alex il seggiolone nuovo fiammante che avevo comprato qualche giorno fa.
«Meraviglioso!» Esclama Alex togliendosì il giubbotto, «questi riscaldamenti sono micidiali» aggiunge poi.
«Bene, è pronto!» Esclama Soledad dopo aver messo tutti i vassoi in tavola.
«Qua si mangia sempre da Dio» mormora Alex sedendosi a tavola.
«Come se io non cucinassi bene» si lamenta Blanca dandogli uno scalpellotto sul collo.
«Ahia, ma sei scema?!» Borbotta Alex toccandosi il punto dolente.
«Mangia stupido e smettila di dir cazzate» gli intima Marc sedendosi accanto a lui, «comunque se è tutto così saporito è merito di Soledad e delle sue mani fatate» aggiunge elogiando la sua fidanzata.
La cena prosegue all'insegna delle risate, delle battute e degli schiamazzi del piccolo Francisco che non fa altro che battere le mani sul seggiolone.
Francisco non fa altro che ridere, il mondo visto dagli occhi di un bambino è magico, innocente e di un cardore che crescendo diventa sempre meno.
Per un bambino di appena un anno e mezzo è semplice vedere la vita come un semplice gioco.
Ogni giorno per lui è tutto nuovo, impara sempre più cose ed è una gioia vederlo crescere sano e forte.
Ha le stesse labbra di suo padre e gli stessi occhi grandi di sua madre. È gioioso, solare come Alex ma allo stesso tempo, sembra avere i modi di fare di sua madre.
Una cosa è certa: è testardo come Blanca.
Quando non vuole mangiare o quando Blanca gli prepara qualcosa che non vuole non lo mangia, si volta dalla parte contraria a quella del cucchiaino e se la madre prova ad avvicinarglielo non ci mette nulla a farglielo cadere dalle mani.
È un bambino che somiglia tanto al padre quanto alla madre ed ha portato una ventata d'aria fresca nea vita di tutti.
È bello imparare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino e, in un certo senso, crescere di nuovo insieme a lui.
Fra battute varie, un bicchiere di vino e cibo a volontà le ore che mancano alla mezzanotte trascorrono più in fretta del previsto.
Soledad si sofferma a guardare i sorrisi dipinti sul volto di Alex, Blanca, Marc e si rende conto che non ha bisogno più di nulla se non di quella che è diventata la sua nuova famiglia.
Perché il Natale, per lei, nonostante negli anni si sia perso il vero valore di questa festa, è sempre rimasto un periodo da passare in famiglia che è la cosa più importante.
«Si è fatta mezzanotte e Babbo Natale deve ancora arrivare» dice Soledad rivolgendo un'occhiata fugace al fidanzato.
Marc guarda l'orologio, «vado a vedere che fine ha fatto, sempre in ritardo ogni anno» borbotta Marc con un filo di ironia mentre poggia i gomiti sul tavolo per poi alzarsi poco dopo.
«Prima però facciamo una foto come da tradizione» propone Blanca tirando fuori dalla borsa il suo cellulare.
«Me ne ero quasi dimenticata, hai ragione» dice Soledad raggiungendola.
Si sistemano tutti accanto a lei che dopo aver preso Francisco in braccio, si affretta a scattare un paio di foto immortalando quei volti gioiosi.
«Adesso puoi andare a vedere che fine ha fatto il tuo amico, magari per giungere fin qui ha trovato traffico» dice Blanca per poi scoppiare a ridere mentre cerca di far sedere il figlio di nuovo sul seggiolone.
«Caspita che battuta, quasi da Oscar» risponde ironico Marc, «vado a vedere, ma sarebbe un peccato se quest'anno rimaste senza regali» aggiunge poi facendo spallucce.
«Non ci credo nemmeno se lo vedo, vai e non ti sporcare di fuligine quando scenderai dal camino, oh oh oh» lo prende in giro Alex.
I tre scoppiano a ridere immediatamente e Francisco, ancora pimpante, scalcia nel seggiolone mentre Blanca cerca di fargli mangiare l'ultimo cucchiaino di pasta rimasto all'interno del piatto.
Soledad guarda Marc varcare lentamente la soglia della porta dirigendosi verso la camera per cambiarsi.
Non è Natale senza di lui che impersona Babbo Natale.
«Quest'anno ci sarà una sorpresa, non sarà il solito Natale» sussurra Soledad rivolgendosi ad Alex e Blanca.
«Cioè?» Chiede la ragazza togliendosi da davanti gli occhi i suoi ricci castani.
«Lo scoprirete tra poco ma è una cosa stupenda» si affretta a dire la ragazza sorridendo.
Blanca si sistema l'abito bordeaux che indossa, «mi sa che ricorderemo questo Natale per molto tempo» dice per poi prendere in braccio il piccolo Francisco, «vediamo se hai bisogno di essere cambiato» aggiunge.
«Sono curioso, dimmi che sorpresa» mormora Alex rivolgendosi alla cognata, «ti prego» aggiunge poi.
Soledad gli si avvicina, «stai per diventare zio, ma acqua in bocca Alex altrimenti ti ammazzo» gli sussurra all'orecchio.
Alex spalanca la bocca sorpreso portandosi una mano davanti, poi si volta a guardare la cognata.
«Non ci credo, augurii» mormora sfoggiando in sorriso raggiante.
Soledad allarga le braccia sporgendosi verso di lui che immediatamente ricambia l'abbraccio.
«Oh oh oh oh!» Esclama Marc mimando la voce di Babbo Natale.
Francisco si volta immediatamente verso di lui che avanza con il sacco in spalla.
«Vediamo che regali ha Babbo Natale per questo piccolo bimbo buono» dice sorridendogli dietro la barba bianca finta.
Poggia il sacco a terra e comincia ad uscire tutti i pacchettini rossi dal sacco.
«Oh mamma, ma quanti regali, sei stato proprio un bimbo buono» dice Blanca sorridendo al piccolo che non fa altro che battere le manine.
Francisco si sporge in avanti afferrando con la sua manina la barba finta che poi tira verso di sé rilasciandola poco dopo.
Marc sussulta per il dolore e Fancesco ride, ride di cuore mentre costringe la madre a metterlo sul tappeto in mezzo a tutti i suoi regali.
La gioia dipinta negli occhi del bambino è uno dei motivi, oltre all'atmosfera, per cui Soledad ama il Natale.
«Il restante è tutto di Alex» dice Marc porgendo il sacco verso il fratello, poi muove alcuni passi verso l'albero di Natale e prende i due pacchetti.
«Questi sono per la cognata di Babbo Natale» dice porgendo i pacchettini a Blanca che li afferra immediatamente.
«Grazie Babbo Natale» si limita a dire sorridendogli.
Soledad fa un sospiro poi apre uno dei cassetti della cucina tirando fuori una cartellina che contiene la prima ecografia.
«Questo invece è per Babbo Natale» dice avvicinandosi a lui porgendogli la cartellina che Marc afferra immediatamente.
«Cos'è?» Chiede confuso rigirandosi la cartellina fra le mani.
«Aprila» si limita a dire Soledad torturandosi le mani.
Marc tremando si toglie la barba finta e poi apre la cartellina bianca ritrovandosi un'ecografia davanti.
«Ciao papà, ancora non ho un nome perché sono troppo piccolo. Quando crescerò, però un nome sicuro lo avrò e non importa se sarà uno che piace a te, uno che piace alla mamma o il nome dei nonni.
So che questo non è il modo migliore di avvertirti che sto crescendo anche io pian piano, però volevo farti una sorpresa. Buon Natale» mormora Marc leggendo il bigliettino che si trova all'interno con gli occhi lucidi e la voce spezzata dal pianto.
Lo stupore si dipinge sul volto di Marc che spalanca la bocca incredulo.
«Che significa scusa?» Balbetta nervosamente.
«Che diventeremo genitori» gli dice Soledad sorridendo.
Gli occhi dello spagnolo si illuminano immediatamente, il cuore comincia a martellargli nel petto e le gambe sembrano non volerlo più sostenere.
«Non posso crederci» sussurra Marc non riuscendo a trattenere un sorriso a trentadue denti.
«Non ci credo che diventerò zia, che notizia meravigliosa!» Esclama Blanca abbracciando prima Marc e poi Soledad, «auguri neo genitori» aggiunge poi.
«Io zio, e chi lo avrebbe mai immaginato, anche il mil fratellone sta per diventare padre. Augurissimi» si intromette Alex congratulandosi con il fratello e poi, nuovamente, anche con la cognata.
«Lo avevo detto che questo Natale non sarebbe stato quello di sempre» dice Soledad con un sorrisino dipinto in volto.
Marc muove qualche passo avanti avvicinandosi a lei che lo attende a braccia aperte, mette una mano sulla pancia della fidanzata e sorride.
«Questo è il più bel regalo di Natale che potessi farmi» le sussurra a fior di labbra,«ti amo» aggiunge poi.
«Ti amo anche io. Anzi, anche noi» gli risponde Soledad facendo incontrare le loro labbra mentre Francisco si diverte a strappare via la carta regalo ed Alex e Blanca si sorridono tenendosi per mano, illuminati dalle luci che adornano l'albero di natale.
Quello, per loro, non è il solito Natale. Quello che stanno trascorrendo è uno dei migliori della loro vita, uno di quelli che non potranno mai dimenticare.
Perché il Natale è un periodo talmente speciale da sembrare quasi magico così come le notizie che porta.
E come avrebbero potuto non amare quel giorno che per ben due volte ha stravolto loro le vite?
Prima li ha fatti incontrare davanti ad una banalissima tazza di cioccolata calda in un giorno qualunque.
Li ha fatti innamorare perdutamente l'uno dell'altra giorno dopo giorno, settimana dopo settimana sempre di più.
Ed infine ha coronato il loro amore regalando loro uno dei doni più belli che potessero ricever: un figlio.
Un figlio che è il risultato del loro straordinario amore che, fondamentalmente, si è consolidato sempre di più e che non smetterà mai di esistere perché loro sono eterni proprio come il Natale che tanto amano.
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