Capitolo 41
Ciao! Sono sempre io, il vostro rompi scatole preferito che ogni tanto si intromette nella narrazione. Io, finalmente, posso dire di stare abbastanza bene e, per la prima volta, sono stato convocato per la partita di questo fine settimana. La società si è accorta del mio impegno e, nel mio ultimo colloquio con allenatore e dirigenti, ho ammesso di sentirmi pronto per riprovare a tornare gradualmente in campo. Arya è stata la prima persona a saperlo, anche prima della mia famiglia e dei miei più cari amici.
Oggi è un mercoledì di metà aprile e abbiamo partitella e test di velocità. Ma qualcosa scatta in me e non so più se mi sento idoneo al mio rientro. Mi trovo improvvisamente in uno stato di umore più basso e il cervello mi va in confusione. "E se non tornassi più l' esterno sinistro che ero riuscito a diventare?" mi ripeto tra me e me. Il mio sorriso si spegne e il mister se ne accorge subito, così come i compagni con cui ho legato di più. Si avvicinano tutti, ma io ho bisogno di aria e mento, dicendo che sto bene e che si stanno preoccupando per niente. "Voi continuate la partita!" grida il mister, specificando che avrebbe parlato lui con me. Mi mette una mano sulla spalla. "Tutto bene Lennart?" mi chiede. Io ricambio l' abbraccio senza dire nulla. "So che hai passato un periodo difficile e so che ci saranno alti e bassi, ma noi ti vogliamo bene per quello che sei e hai l' appoggio di tutti noi" continua lui. "Grazie mister per il supporto, davvero! Il problema è che ci sono dei momenti in cui ho quasi delle regressioni e mi si riaffiorano tutti i pensieri negativi sul mio conto" rispondo io, aprendomi con lui. "Sappi che qualsiasi cosa accada, basta che tu me lo dica e se non te la sentissi di giocare domenica, non farti problemi a dirlo, dico sul serio. Non forziamo i tempi" "Grazie mister, lei sa davvero come ascoltarci" ringrazio. Mi chiede se mi va di entrare in campo a giocare un po' perché crede che mi faccia bene distrarmi. Sorrido e ammetto di volerci provare. Ma, prima di farmi entrare, il mister mi fa notare una cosa: di solito i mister non si complimentano con i familiari, ma lui crede che Arya mi stia facendo proprio bene. "Da quando stai con quella ragazza hai un sorriso diverso e si vede che stai tornando quel ragazzo che ho conosciuto. Lei ha sempre creduto nel tuo talento e ti ha convinto del fatto che ne hai, andando a lavorare su quella testolina che ora inizia a pensare più positivo." testuali parole. Io sgrano gli occhi e mi chiedo come si ricorda che io ho una nuova ragazza. Si limita a dire che cerca di conoscere i suoi giocatori il meglio possibile e mi lascia entrare in campo per il secondo tempo della partitella. Ancora non sono al meglio di me e penso di soffrire di un piccolo blocco mentale che non mi permette di rischiare. Ho sbagliato molto, me ne rendo conto, ma ora sono più forte e, sebbene ogni tanto abbia momenti come quello di oggi, non mi lascio abbattere e so che posso superare anche questo piccolo scoglio.
A fine allenamento, propongo ad Arya di trovarci vicino alla panchina in cui ci siamo baciati la prima volta. Quando arrivo io la aspetto, ma la aspetto piangendo. Dopo una decina di minuti mi raggiunge e corre subito verso di me. "È successo qualcosa di brutto oggi ad allenamento?" mi chiede, notando la mia tristezza. Io la rassicuro, dicendole che ad allenamento era andato tutto in maniera regolare e le sputo un fiume di parole sul mio terrore di non essere considerato degno e di non essere capito dai tifosi. Lei vuole che io le prenda la mano e, così, gliela stringo nella maniera più forte che conosco, fino a farle quasi schioccare le nocche. Mi dice di respirare e che non devo avere paura perché, se da una parte, è vero che i tifosi sono spesso ipocriti e possiedono la memoria corta, in quanto cambiano idea al primo errore o se fai una partita al di sopra delle tue aspettative, dall' altra, le persone oneste e comprensive esistono ed è da loro che devo trarre spunto per ricostruire la mia nuova autostima. La guardo negli occhi come fosse una divinità. In effetti, lei lo è: probabilmente non sarei neanche vivo se lei non mi avesse salvato. Ma non glielo dico questo, perché non voglio sembrare esagerato e preferisco mostrarle cosa provo tramite i piccoli gesti quotidiani.
La domenica arriva la partita e io decido di rispondere alla convocazione dopo aver titubato un po' i giorni prima. Respirare sana aria di calcio mi mancava e mi ha ricordato di chi sono veramente. Leggendo la formazione iniziale, mi rendo conto di essere...titolare!!! Allora mi reco dal mister perché credo che ci sia un errore. A sorpresa, mi risponde che la fascia sinistra oggi è mia e che devo fidarmi di lui. Io davvero non capisco: non ho il ritmo partita e in campo sembro uno zombie che vaga per un cimitero ebraico. Che piani ha il mister? Se vuole perdere, sembrando in inferiorità numerica, allora è la mossa giusta! Così, ancora sconvolto dalla notizia, mi reco dal mio sostituto di reparto a chiedere come sta. Mi conferma che sta bene e che era già d' accordo con il mister per farmi giocare. Ma che cazzo sta capitando?! Arya c' entri tu in questa storia?! Non so più che pensare. La sola idea di giocare da subito mi spaventa a morte. Arriva il fischio di inizio delle 15:00 e, sebbene Arya sia in tribuna a supportarmi assieme a mia sorella che ci ha raggiunti ieri, io mi sento perso come se fossi in una foresta siberiana durante una tormenta di neve. Però mi convinco che una ragione ci deve essere se il mister ha riposto fiducia in me, quindi cerco di concentrarmi e di dare il meglio di me. A fine primo tempo, sul punteggio di zero a zero e dopo una prestazione mediocre, almeno dal mio punto di vista, il mister viene da me e mi dice: "Hai visto Lennart che sei capace?! Hai recuperato pochi palloni, vero, ma sono stati quelli giusti per aiutare la difesa a non subire goal. Te la senti di continuare?" mi domanda, dopo avermi parlato. Io preferisco essere sostituito perché non ho più energie da offrire a livello fisico, ma prometto di tornare a giocare i novanta minuti. Forse l' obiettivo del mio allenatore è proprio questo: aiutarmi a familiarizzare con il campo di nuovo e incoraggiarmi a superare quelli che io chiamo "i miei limiti".
A fine partita, dopo la vittoria, aver scattato una bella foto di squadra ed essermi lavato, torno dalla mia ragazza che vedo che sta parlando e ridendo con mia sorella. Non appena mi notano, si avvicinano a me: Arya mi bacia intensamente e mi dice quanto è fiera di me. Mia sorella, invece, mi fa capire quanto le sono mancato e ringrazia Arya per quello che ha realizzato su di me. Poi, ci fa capire che stiamo esagerando con le smancerie e che vorrebbe salutarmi come si deve.
Quel giorno, ho capito che non esiste un momento ideale per iniziare a vivere, ma, a volte, la vita stessa ti manda dei segnali impliciti, ma che devi saper cogliere. E sai che dicono questi segnali misteriosi? Potrebbe essere che siano ad interpretazione libera di ognuno, ma a me hanno chiaramente detto: "Lennart Marten Quint Czyborra! Tu hai tutte le carte in regola per trascorrere la tua vita il meglio possibile. Quindi datti una svegliata e buttati in mezzo alla mischia! Ci sono tante opportunità che ti aspettano e un futuro glorioso davanti a te!"
Sí, oggi è un nuovo inizio per me, almeno a parole. Ma sono sicuro di poter mostrare con i fatti che sono forte per farcela.
"Cara depressione,
non ho più paura di te, ma sarai tu a dover temere me perché questa lotta la vincerò io e ti straccerò senza che tu te ne accorga...sono più agguerrito che mai! Tu non mi impedirai più di vivere e di rovinare le mie relazioni.
Sei stata avvisata!
Con affetto
La tua ex vittima Lennart!"
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