Frammenti del Passato

Vedete questa mappa?

Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, un soldato, dal Nord Italia, si dirigeva a piedi in direzione della Puglia, luogo ove sua moglie attendeva il suo ritorno.

Guardando la mappa su cui Google ha capricciosamente segnato il percorso, non posso fare a meno di chiedermi come diavolo ha fatto.

Sua nipote, per ironia, è cresciuta nel Nord Italia e soleva scendere in Puglia solo per qualche giorno d'estate, non aveva quindi raggiunto quel grado di confidenza tale da poter porre domande a quell'anziano dall'aria burbera e taciturna.

Lei aveva colto solo qualche frase, strappata per puro caso mentre gli adulti parlavano fra loro, ricordando quei tempi infausti.

Era semplicemente troppo piccola e innocente per comprenderne l'importanza.

Un soldato dall'aria stanca si avviava di buon passo fra le rovine italiane, da Nord a Sud, solo per poter riabbracciare il suo amore.

Alzi la mano chi non ci ha fatto i filmini mentali? Sembra la trama di un romantico film strappalacrime.

Troppo facile.

Lui non si è mosso dopo la guerra ma durante.

Il nonno, quella storia, la raccontava malvolentieri, lontano da occhi e orecchie indiscrete, perché aveva disertato.

Prima di giudicare, per favore, lasciatemi proseguire fino alla fine. Dubito che non abbiate mai visto un film o seguito una serie TV ambientati in quegli anni ma, se c'è una cosa per cui ho sempre biasimato opere cinematografiche di questo tipo, è stata l'incapacità, di buona parte di loro, di trasmettere in modo autentico il dramma che si è consumato. Non è mia intenzione farvi una lunga e noiosa lezioncina di storia ma solo darvi almeno un'idea approssimativa.

Nota: su Archive ho trovato pochissime foto dell'Italia fra il 1938 e il 1945, mentre su altri siti il copyright è alquanto ambiguo e ho preferito desistere.

Italia 1943 - Senigallia  - 1943-11-26

Budapest 1945

Nel 1943, la situazione era questa:

23 - 28 settembre 1943: Eccidio di Cefalonia, Grecia. I nostri soldati si opposero al disarmo e per diversi giorni combatterono strenuamente. Sfortunatamente, vennero sconfitti, ma questo non pose fine al massacro...

16 Ottobre 1943: rastrellamento del Ghetto di Roma. 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica, effettuato dalla Gestapo.

Cominciate a comprendere la gravità? Un uomo, in mezzo a tutto questo, cercava disperatamente di tornare a casa.

Bello il romanticismo, peccato che quando si scontra con la realtà, l'effetto è devastante. Non posso citare ogni singolo evento di quegli anni. Non finirei più. Per usare una metafora, ogni singolo evento può essere rappresentato da un granello di sabbia. E vi assicuro, se si potessero raccogliere, il mondo intero ne verrebbe soffocato.

Dopo l'8 Settembre 1943, da alleati, eravamo diventati nemici dei Nazisti. Dunque lui non poteva semplicemente dire: «Arrivederci e grazie, me ne torno a casa!»

Fosse stato così semplice... Quei 1790 soldati italiani, alcuni dei quali incontrarono Giovanni Melodia a Dachau (cito La Quarantena, Giovanni Melodia), non sarebbero finiti nei campi di concentramento. E nemmeno lo stesso Giovanni.

Riesco a vederli, i fieri soldati della Wehrmacht che varcano la soglia delle carceri italiane o si rivolgono ai prigionieri, ovunque fossero stanziati, con la convinzione che questi avrebbero chinato il capo, pronti a morire in nome della gloriosa bandiera tedesca, per poi scontrarsi con un netto rifiuto.

Sia chiaro: nessuno qui afferma che fossero tutti dei poveri santi, i nostri italiani. C'è chi vendette gli ebrei ai nazisti. C'è chi esultò e derise chi veniva impiccato e lasciato esposto per giorni interi.

Ne cito sempre alcuni fra milioni.

Trovo ingiusto che, per colpa di alcuni, vengano tutti additati come codardi.

Nel mio stesso carro c'era un ragazzo fiorentino, magro, fragile fragile. In stazione ha gridato un nome e un indirizzo a qualcuno che era di là dalla cancellata, e sua sorella ha lasciato il lavoro, s'è precipitata in bicicletta in stazione. Non l'hanno lasciata passare. Allora è corsa a un passaggio a livello, ha sentito una voce nota che gridava il suo nome, ha visto per un attimo una mano che da una feritoia di carro bestiame, mentre il treno spariva, salutava, salutava...

Il ragazzo è rimasto aggrappato al finestrino, ma il profilo familiare delle cupole e dei campanili di Firenze s'è dileguato presto. Allora è scivolato giù, nel buio del vagone, ed è stato come se fosse notte.

D'improvviso la sua voce di ragazzo è scoppiata in un canto disperato: «Firenze, stanotte sei bella in un manto di stelle». Ma non erano stelle, erano lacrime su un viso già consunto dalla malattia.

Ora sei scomparso. Il tuo viso troppo pallido, il tuo petto troppo esile non hanno retto al freddo del Lager. Non la rivedrai più la tua Firenze, e l'Arno d'argento e i balconi fioriti che cantavi con voce impastata di singhiozzi.

Tu, come noi, ai tedeschi non avevi fatto nulla: perché ti hanno condotto qui, a morire dentro questo reticolato? Quanti ancora di noi non rivedranno più né Firenze né alcun'altra città italiana?

Per questo, nel buio di quella galleria interminabile, l'avevamo cantata tutti insieme quella canzone; e l'avevamo cantata a te, dolce Firenze, da cui l'ultimo saluto è partito per casa nostra.

Tratto da "La Quarantena, Giovanni Melodia"

Insultati, torturati, umiliati. Ridotti in schiavitù, alla mercé di tutti. Molti di loro non hanno più fatto ritorno.

Provateci voi a ritrovarvi fra nemici, chiusi entro le mura di un carcere come topi in trappola, senza via di fuga, e a rifiutare l'arruolamento. Provateci voi.

Questa è una cosa che mi fa incazzare tantissimo, lo ammetto. Non erano tutti i santi ma divento irragionevole su questo. Non importa di quale popolo si parla, non erano tutti santi ma neppure bestie.

Provassero loro a trovarsi prigionieri e a dir no. Provassero loro a condividere tutto con la popolazione greca anche se molti dei nostri soldati non avevano pressoché nulla e, a ben diritto, avrebbero potuto dire egoisticamente «prima noi».

Diversi anni fa, una mia cara amica, che in Grecia vi è stata, mi ha riferito questo: «I greci ancora dicono "stessa faza, stessa razza", non hanno mai dimenticato la solidarietà con gli italiani!»

Cit articolo:  https://www.artapartofculture.net/2014/01/12/una-faccia-una-razza-la-grecia-litalia-e-la-passione-per-lumanita/

Lo ripeterò sempre. Fino alla fine. No, non erano santi. Erano uomini. Non importa di quale nazione. Ognuno ha fatto le sue scelte e questo, spesso, è costato la vita.

Mi sento come se avessi perso tutti i miei fratelli.

Ora, seppur con fatica, so di dover chiudere questa parentesi.

Cos'è successo a quest'uomo, arrivato stanco e burbero alla vecchiaia? Cos'ha visto? Cos'ha sopportato?

Sua nipote non avrà mai risposte. Mai. Chi era in grado di rispondere è morto. Chi potrebbe rispondere, tace. Forse perché non si aspetta che una persona, ai tempi nostri, sia in grado di comprendere.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: la storia non è fatta di dati e nomi da ricordare ma da persone. Persone che, con le loro scelte, nel bene e nel male, hanno reso il mondo così come noi oggi lo conosciamo. Non stancatevi mai di porre domande né di cercare le risposte!




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