DECISIONE
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...La tua paura cos'è?
Un mare dove non tocchi mai.
Anche se il sesso non è.
La via di fuga dal fondo.
Dai, non scappare da qui.
Non lasciarmi così
Nudo con i brividi.
A volte non so esprimermi.
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre.
E ti vorrei rubare un cielo di perle.
E pagherei per andar via.
Accetterei anche una bugia.
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre.
E mi vengono i brividi, brividi, brividi...
(Brividi di Mahmood e Blanco)
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Matteo osservava quel ragazzino baciare l'amico sorridendo soddisfatto, si stava annoiando quando, la Dea Fortuna, gli aveva concesso la visione di quel cerbiatto spaesato.
Al principio lo aveva fissato per puro divertimento, quel piccolino era fuori posto, le sue movenze lo urlavano, tuttavia, faceva finta di divertirsi...
Matteo aveva imparato a capire le persone dalla postura o dagli atteggiamenti, un socio in affari può sembrare sicuro di sé, ma se il corpo dice qualcos'altro allora bisogna allarmarsi.
Così aveva cominciato a seguirlo per puro svago, scoprendo una cosa strana: quel piccolo mal vestito gli piaceva o almeno lo trovava curioso.
Matteo sorrise, non lo faceva mai, non esisteva un vero motivo per essere felice, ma assistere all'estraneo che sopportava stoicamente il casino degli amici, sparendo a intervalli regolari per poi tornare dopo alcuni minuti, quasi fosse un animale in gabbia, era comico e patetico allo stesso tempo... Poi, quel cucciolo, lo aveva cercato con lo sguardo consapevole che il suo crescente interesse lo attirava a sé, fino a quando non si erano guardati e, anche se non si vedevano del tutto, Matteo lo aveva scelto.
Con un ghigno da predatore si era staccato dalla ringhiera per raggiungerlo, bloccandosi di colpo...
Il prescelto stava baciando il vichingo che gli sedeva accanto, per poi alzarsi e scappare, mentre l'altro avvicinava due ragazze eccitate dallo spettacolo.
Matteo ringhiò soddisfatto, il piccolo lo avrebbe soddisfatto, lui non sbagliava mai a giudicare una persona.
Lo raggiunse veloce, quel diavoletto era rapido, sembrava ansioso di svignarsela, così Matteo superò la massa di corpi sudati e accaldati che puzzavano di sigaretta e raggiunse l'uscita, respirando a pieni polmoni l'aria inquinata di Milano, quasi fosse in alta montagna.
Celere si guardò attorno, doveva trovare il ragazzo prima che sparisse del tutto, tornò a sorridere, adorava la caccia, peccato che quella eccitazione mista ad adrenalina fosse destinata a scemare, lasciando solo un enorme cratere nell'anima.
Perso nei suoi pensieri non si accorse di essersi fermato nel mezzo del marciapiede, solo quando una spalla lo urtò ritornò alla realtà: - Che cazzo, non sai camminare?
Matteo si voltò ancora più nervoso, non essendo abituato a provare forti emozioni, quello stato mentale lo mandava su di giri, quasi si fosse svegliato dopo un lungo sonno.
- Evita di dormire al centro dei marciapiedi e la gente non ti verrà addosso.
Matteo sogghignò al ragazzo che aveva cercato, davvero la Dea Fortuna lo stava benedicendo.
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Riccardo, uscito all'esterno del locale, aveva deciso di fumarsi un'ultima sigaretta prima di ritornare a casa quindi si era appoggiato, con fare scomposto, sul muro ricoperto di graffiti, lontano dalla luce e dal frastuono, in attesa di non sapeva bene cosa. Fino a quando un tizio era sbucato, quasi correndo, dal club, costringendolo a sorridere di soddisfazione...
Infine, poteva studiare l'estraneo del piano vip senza essere visto, in precedenza non era riuscito a guardarlo in faccia, ma gli abiti erano riconoscibili, pertanto si mise comodo, aspirando l'aroma intenso della sua Marlboro rossa, sogghignando sempre più soddisfatto.
L'uomo era davvero bello, doveva avere all'incirca trentacinque anni, alto più di Eracle, ma meno di Alessandro, il fisico era a malapena contenuto dagli abiti informali ma costosi; pur non volendo Riccardo abbassò gli occhi fissando i glutei sodi, mordendosi le labbra.
Aspirò un'ulteriore boccata, lui non faceva sesso con gli estranei, non buttava via il suo corpo, lui era un bravo ragazzo... A quel pensiero sospirò affranto capendo d'essere un tipo noioso, forse per quello era senza compagno da tanto, troppo tempo. La mente vorticava tra mille pensieri quando lo sconosciuto si voltò nella sua direzione e ogni ragionamento andò a farsi fottere.
Quell'uomo era un angelo di perfezione, no, si corresse, un demonio... Riccardo non aveva mai incontrato qualcuno di così bello e, pur non volendo, si chiese come sarebbe stato lasciarsi andare per una sola volta... Una sola follia... Una sola notte di vuoto mentale, senza pensare o valutare, e poi...
Sarebbe giunta l'alba, un nuovo giorno.
Senza rendersene conto gettò la sigaretta spenta nel cestino attaccato al lampione, poco lontano da lui e attese che l'uomo si trovasse di spalle, poi camminò svelto andandogli, volutamente, addosso.
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