13. Altre lauree


Sento il clacson da fuori e intuisco che Hannah è arrivata.
Merda.
Prendo le prime scarpe che mi capitano a tiro e il chiodo di pelle che indossavo sta mattina buttato sul letto. Afferro il portafoglio, prendo le chiavi di casa e mi precipito fuori dall'edificio in fretta e furia.

«Ciao Brook!» mi saluta Hannah dal finestrino della sua auto grigia.

«Ehi Hannah!» la saluto a mia volta entrando nell'auto.

«Come te la passi?» domanda una volta messa in moto la macchina.

«Non c'è limite al peggio,» rido, «E a te com'è andata?»

«Tutto bene...» dice vaga.

«Nah, con me non attacca. Che succede?» la incalzo.

«Ho litigato con Harry.» sbuffa.

«Ah, sai che novità.» esordisco ironica.

«Si ma ci sto male Brook.» mi risponde triste.

«Ma perché non lo molli?» domando più onesta che mai.

Quando si tratta di Harry non ho peli sulla lingua. Insomma, un uomo che fa stare così una donna non è un uomo.

«Non posso Brook.»

«Cosa vuol dire che non puoi?»

«No, cioè... Non voglio.» si corregge.

«Mh.» mormoro confusa.

«Il tuo rapporto con lui come va?»
cambia discorso.

«Me lo stai davvero chiedendo?» rido.

«Si, scusa. Domanda inutile.» sorride, accostando vicino ad un marciapiede, «Arrivate.»

«Di già? Non ci abbiamo messo nemmeno 3 minuti.» dico ridendo.

«Ho optato per un bar vicino, così potevamo rimanere più tempo a spettegolare.»

«Giusto.» sorrido.

Una volta parcheggiata l'auto entriamo nel bar. È uno di quelli piccoli ma di buon gusto, ben curati e con una certa aurea di tranquillità che regna sovrana.

La prima cosa che noto appena entrata sono le sedie verniciate di un giallo accesso e i tavoli di mogano scuro.
Una signora anziana ci guarda da dietro il bancone dalla superficie anch'essa gialla, e sorride.
Ha capelli bianchi sciolti sulle spalle e occhi scuri, e continua a fissarci e a sorridere. Potrebbe sembrare inquietante infatti lo è, ma cerco di non pensarci e di soffermarmi sui dolciumi che hanno esposto sotto l'immensa vetrata del bancone.

«Possiamo sederci?» chiede Hannah alla signora che continua a fissarci.

«Certo. Dove volete.» risponde lei sorridendo.

Hannah si siede al primo tavolino disponibile facendomi cenno di seguirla.

«Ti piace questo posto?» mi chiede.

«Si, è davvero carino.» le sorrido.

«Allora, dimmi un po', hai altre lauree oltre a quella di letteratura?» mi domanda.

«Ma perché ce l'avete tutti con la mia laurea?» dico ridendo ricordandomi della battuta fatta da Louis di ieri.

«Cosa?» ride con me.

«Anche ieri Louis ha fatto una battuta sulle mie "lauree". Non so, ho la faccia di una che ha più lauree?» ironizzo.

«Beh, si.» mi prende in giro.

«Gne, gne.» la schernisco, «Dimmi tu piuttosto, hai qualche laurea?»

«Salve ragazze,» ci interrompe la signora di prima, «Cosa posso portarvi?»

«Per me un the caldo al limone.» anticipo io.

«Per me un caffè.» si inserisce Hannah.

«Perfetto, volete qualche biscottino da sgranocchiare nel frattempo?» propone la signora.

«Si, va bene.» le sorride Hannah.

«Perfetto, grazie.» dice allontanandosi.

«Allora, stavamo dicendo, della tua laurea.» dico riprendendo il discorso di prima.

«Si, beh. Sono laureata in sociologia.»

«E per quale motivo non volevi dirmi nulla?» alzo un sopracciglio.

«Beh, tu sei laureata in letteratura e pensavo avessi altre lauree. Mi sentivo in soggezione. Insomma, diciamocelo, sociologia è la laurea per chi non vuole fare niente.» dice lei guardandosi le mani.

«Hannah,» la richiamo sorridendo, «Non ti preoccupare. La mia laurea è identica alla tua. È pur sempre un indirizzo che, se fatto bene, ti apre diverse possibilità.»

«Si, e guarda dove sono ora. A fare la segretaria in una scuola. Trascurata da tutto e da tutti.» spiega.

«La tua famiglia?» chiedo.

«La mia famiglia? Io non ho una famiglia.» ribatte sconfortata.

«Vuoi parlarmene? Non sei obbligata a farlo, ma ogni tanto parlare con qualcuno può farti stare meglio.» le dico.

«Si, solo che per me è molto difficile...» farfuglia.

«Non disperarti, comunque qui hai Harry. Che può sembrare una barzelletta eh ma secondo me a te ci tiene.»

Lei sbuffa e fa un risolino nervoso.«Per come mi tratta a volte non so cosa pensare, sinceramente.»

«Ma Harry è fatto così. Sono sicura che ti vuole molto bene.» spiego.

«Lo spero davvero.» fa spallucce.

***

Il pomeriggio trascorre tranquillo. Hannah è davvero di buona compagnia ed è molto dolce e gentile. Non capirò mai perché si ostina a uscire con quel dispotico di Harry. Meriterebbe sicuramente qualcuno alla sua altezza

«Che fai dopo?» mi chiede liberandomi dai miei pensieri.

«Intendi a cena?» dico inarcando un sopracciglio.

«Si, diciamo a cena.»

«Non ho programmi ben precisi.» rispondo facendo spallucce.

«Ti va di venire a casa? Sono sempre da sola e se ti va ci vediamo un film, anche se io non me ne intendo molto.»

«Mi farebbe davvero molto piacere, ma devo avvisare Niall, così non va nel panico se non mi vede tornare subito.»

«Magnifico. Idee su che film mettere?»

«Con me puoi stare sul sicuro, io amo vedere film. Se avessero inventato un lavoro sul guardare film ora sarei milionaria.» dico ridendo.

«Io mi focalizzo più sui libri sinceramente.» spiega lei.

«Si, leggere è magnifico, mi sono laureata in letteratura quindi di libri ne ho letti così tanti che mi viene la nausea.» rido fragorosamente.

«Preferisco di gran lunga leggere. Almeno la storia nella tua mente è perfetta, non c'è nessuno che ti dia schemi o regole, nessuno che indica la tua mente a pensare che il tuo protagonista sia fatto in una maniera particolare, se non accennando delle piccole caratteristi sull'aspetto fisico. Adoro leggere perché mi posso rifugiare in un altro mondo, in un mondo che non sia il mio.»

«Alla faccia della sociologa. Ti dovevi laureare in psicologia o filosofia.» dico ridendo, ignorando per il momento quelle sue parole che devono significare tanto per lei, a quanto pare.

«Già! In realtà il mio sogno era quello di entrare in polizia o cose così.» spiega sospirando.

«E come mai non ci sei riuscita?» chiedo curiosa.

«Famiglia, amore... Cose strane insomma.» spiega vaga. 

«Okay, tasto dolente, ho capito.»  cantileno sorseggiando il mio tè caldo.

Da quando conosco Hannah però ho una domanda che mi attanaglia: cosa è successo alla vecchia preside? So che magari sarà un dettaglio stupido e una cosa da niente, anche perchè me ne ha parlato i primi giorni di scuola, ma il tono in cui me l'ha detto ha fatto trapelare che non sia un dettaglio futile.
Si, sono troppo curiosa e non posso frenare la mia voglia di scoprire tutto e sapere tutto. Molti direbbero che sono ficcanaso... ed è vero. Ma il mio essere ficcanaso è totalmente positivo, almeno per me.

«Ricordati che devo sdebitarmi per il caffè dell'altra volta.» dice lei non appena raggiunta la cassa.

«In realtà mi sento in dovere di pagare io dato che sta sera mi ospiti a casa tua.» ribatto facendo spallucce.

«Non voglio sentire scuse Brook. Levati e fammi pagare.» mi lancia un'occhiataccia.

«Odio darla vinta a qualcuno.» affermo spostandomi.

«Ma non me la stai dando vinta.» commenta lei pagando alla cassa, «Mi stai semplicemente restituendo il favore.»

«E sarà l'ultima volta che lo farai.» commento facendo un sorriso ironico.

«Sai,» enuncia, «Pensavo fossi molto più seriosa nei rapporti di amicizia la prima volta che ti ho vista; intendo che non dai molta confidenza.»

«Beh, certo, dipende dalle persone e dalle situazioni. Inizialmente pensavo che non mi sopportassi granché dopo la gaffe nell'ufficio di Harry.» spiego andando verso l'auto di Hannah.

«Tranquilla, è stata colpa sua in realtà. Perchè di solito chiude sempre a chiave la porta ma quel giorno non l'ha fatto. Se ne sarà scordato.» fa spallucce entrando nell'abitacolo bianco.

«Strano. Harry mi sembra il tipo di uomo che si programma anche quando andare fare la pipì.» la seguo entrando anche io.

«Si ma è un mese o poco più che continua a scordarsi le cose,» spiega mettendo in moto e avviandosi per strada, «Ieri sera dovevamo andare a cena insieme e lui tardava ad arrivare, cosa estremamente strana per uno come lui. Sta mattina si è giustificato dicendo di essersi addormentato.»

«Si ma che razza di persona userebbe una scusa così poco credibile? Credevo fosse più intelligente.» dico con fare scherzoso.
In realtà penso davvero che quell'uomo abbia qualche problema con il suo cervello ma Hannah non deve necessariamente saperlo.

«Non avevo voglia di chiedere spiegazioni ma, come sempre, sa farsi perdonare come si deve.» mi fa l'occhiolino.

Io in tutta risposta rido scuotendo la testa, «Dovresti farti rispettare di più.»

«Lo so, ma Harry è un mago del sesso. Sembra una cosa molto materiale, ma io non riesco a resistere.» fa spallucce.

Non so se essere perplessa per il fatto che si fa trattare come un oggetto sessuale o per il fatto che Harry sia un mago del sesso. Cioè, è un uomo dall'aspetto davvero gradevole, anzi, è davvero affascinante, ma non lo facevo così sessualmente attivo. Voglio dire, è sempre così lascivo e sta sempre sulle sue.

Diciamo che é proprio una persona introversa e molto antipatica.
Non capisco perché io che sono simpaticissima e carismatica ho una vita sessuale pari a quella di un tricheco spastico, mentre quel dispotico malato di mente fa sesso più di tutti i pornoattori messi insieme.

***

«Siamo arrivate.» annuncia lei parcheggiando l'auto nel vialetto di casa.
Sinceramente pensavo che vivesse in un appartamento e che non avesse uno stipendio tale da permettersi una villa a due piani.

La prima cosa che mi salta all'occhio, appena uscite dall'auto è lo zerbino rosso fuoco che cita "Желанный". Non ho idea di che lingua sia ma ad intuito penso che la traduzione sia "Benvenuti" o roba simile.
L'esterno della casa è completamente
bianco, così bianco che la mia pelle pallida a confronto diventa quella di Carlo Conti.

«Carina.» dico continuando a guardarmi intorno.

«Grazie!» mi sorride lei estraendo le chiavi dalla borsa, «L'ho presa da poco, prima vivevo una casetta abbastanza piccolina, ma ho sempre avuto bisogno di tanto spazio.» spiega aprendo finalmente casa sua.

Entriamo in casa e mi arriva subito alle narici il profumo fortissimo di mela e cannella che c'è in casa.

«Troppo forte?» chiede Hannah notando il mio naso contorto su se stesso.

«No, è solo che mi ha colto alla sprovvista.» dico tossendo.

«Hannah?» dice una voce maschile provenire dal piano di sopra.
Lei sbianca di colpo e porta il suo sguardo da me alle scale davanti a noi.

«Hannah, perché non mi rispondi?» insiste quest'uomo.
Intanto mi vibra il telefono.
Lo prendo in mano e vedo il nome di Niall che lampeggia sullo schermo.
Lo ignoro e rimetto il telefono in tasca, devo capire cosa sta succedendo.

«Devo chiamare la polizia?» le sussurro.

«No, non c'è n'e bisogno.» dice lei cambiando espressione da preoccupata a nervosa in un secondo.
Vediamo una figura maschile scendere dalle scale susseguito da una pioggia di gocce provenienti dai suoi capelli scuri.

Lo riconosco dopo un nano secondo! E che diamine ci fa qui?!

***

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