·12· {34} L'incubo. Il secondo.
Dopo la partita di Julie, andiamo entrambi verso casa sua. Appena arriviamo davanti a casa sua, Julie mi dice che è molto felice perché sono andata alla sua partita, facendola vincere. Mi chiedo perché tirasse sempre il cannoniere Stansson. Dopo un'occhiatina fuggente, Julie mi da un bacio, il quale, mi fa ribollire il sangue nelle vene. Le mie labbra scottano. Appena si stacca, le dico, con una faccia da demente, che faccia bei sogni. Come non può. Mi ha baciato. E io ho baciato lei. La più fatale del reame. La amo... strano... non ho mai amato nessuno in vita mia. Appena torno a casa, i nonni ridono. Perché lo fanno, non lo so. Ma mi fa piacere vedere che, finalmente, hanno imparato, anzi, reimparato, a sorridere. È una bella sensazione. Vado diretto in camera mia. Thomas che rimbalza sulle spalle. Mi sta venendo da ridere. Ma non ne so il motivo. O forse lo so? Chissà!
Appena mi butto sul letto sento un piccolo gridolino di dolore. Mi sono letteralmente buttato su Thomas. Gli chiedo di perdonarmi, e lui lo fa... Gli voglio bene. È sempre capace di perdonare. Come faccia, non lo so... ma mi fa piacere. Thomas mi chiede come mi senta. Come vuole che stia? Sto bene, no? <<È tutto a posto. Perché?>>
<<Così!>>
<<E a te?>>
<<Mh mh... non dovrei?>>
Oh no. Ha sentito i miei pensieri. È meglio che mi fermi, prima di farne qualcuno un po' troppo sul personale. Chiudo subito i miei pensieri. Non voglio li senta. Non voglio. I miei pensieri, sono miei. E, poi, lui è mio amico. Capirà... Voglio privacy. Chiudo gli occhi e Thomas, convinto che io, ora, sia nelle mani della notte, se ne va... Mi lascia solo a pensare. Che bello! Posso esprimere i miei pensieri senza lui attorno. Mi dispiace fare questi commenti su di lui, ma è troppo precisino e io non posso sopprtarli troppo i precisini. Come non sopporto quelli come Huge. Inizio a sognare.
L'Olanda. È meravigliosa. Con me c'è un grande amico, incontrato nel Cincinnati. Thomas. Il ragazzo che è stato biotecnologicamente perfezionato. Infatti, ora, è alto poco meno di me... e non indovinerete mai... no ha più nemmeno la gobba. Sono troppo felice. È venuto a trovarmi dopo tre anni di cure... che bello! Gli voglio far conoscere tutti i miei amici di qui. Il fatto è che non è ancora del tutto risanata la ferita, quindi nessuno deve colpirla, o si aprirà di nuovo. Thomas ha detto che se gli si toccano le gambe, queste smetteranno di funzionare, perché i nervi ancora non sono del tutto composti... Infatti, io cerco di toccarlo il meno possibile, non solo le gambe, ma nessuna parte del corpo. Ho paura di fargli male. Appena mi avvicino agli altri don Thomas, il quale porta ancora le stampelle, iniziano a ridere. Ma che hanno da ridere? Io non li capisco. <<Ragazzi, lui è Thomas. Lui mi ha dato il soprannome di STORPIO IL POTENTE. Volete conoscere la sua storia... o per meglio dire... la nostra?>> Riprendono tutti a ridere. <<Guardate che sono serio.>> ribatto.
<<Lo sai che porta sfiga portare le stampelle quando non hai niente?>>
<<Lo so. Il fatto è che sono stato operato con degli strumenti biotecnologici. E quindi ora inizierò a crescere anche fisicamente, esteriormente, e non solo esternamente.>>
Loro riprendono a ridere. <<Sono degli stupidi... tutti... non capiscono nulla... non preoccuparti.>>
<<Non ti preoccupare.>>
<<Ehi... sta' attento a non cadere storpio.>>
Detto questo a Thomas scappa un ghigno di rabbia. Afferra le stampelle con più forza... tanto che le nocche gli diventano bianche. Credo di sapere cosa voglia fare ora... vorrebbe rompere la stampella in testa a tutti quanti... e farebbe molto bene. Se insultassero pure me così, lo farei anch'io. Ma lui, impassibile, continua a camminare. Finge di niente.
Improvvisamente mi scappa un ghigno di rabbia. Vorrei uccidere tutti. Inizio a correre contro di loro. <<Voi mi avete detto che volevate ve lo presentarsi. E io l'ho fatto. E voi me lo trattate così. Siete degli schifosi, tutti. Mi fate tutti schifo. Vergognatevi.>>
Improvvisamente sento colpi di tosse. Mi giro e vedo Thomas spremere le spalle per cercare di contenere i colpi, ma sono talmente forti da non farlo neanche respirare. Chiamo subito la signora Dillon. Le dico che Thomas, inspiegabilmente ha iniziato a tossire. E le spiego tutta la storia. Che i miei nuovi compagni, non capendo, hanno iniziato a ridere e sfottere Thomas. Lei mi dice che se lui viene offeso, il suo cuore si espande troppo, e lo stesso i polmoni.
Cavolo. Hanno fatto del male a Thomas! E me la pagheranno.
Sento Thomas annaspare aria... cerca di respirare, ma non ce la fa. Chiamo un'ambulanza, quando vedo Thomas cadere a terra e contorcersi dal dolore. Mi fa male vederlo così. Improvvisamente, con la solita bava, inzia ad uscire anche sangue a fiotti... sta soffocando. È così che dico ai paramedici. Appena arrivano, gli iniettano qualcosa che lo faccia respirare. Infatti i fiotti di sangue finiscono.
La signora Dillon, arriva in ospedale in preda al panico. La vedo tutta sudata. Mi fa paura. Ha delle borse sotto gli occhi che mi fanno paura...
<<Signora.>> la chiama un medico. Quando rivolge lui l'attenzione, l'uomo scuote la testa. Thomas.
<<Nooooooooo>> mi butto a terra e piango.
Mi sveglio di soprassalto gridando come se fossi posseduto. La nonna viene in camera e mi afferra il viso. <<Tesoro. Hai sognato di nuovo Thomas?>>
Io annuisco respirando affannosamente e piangendo come un bambino. Mi ha davvero spaventato questo incubo su Thomas. Mi ha terrorizzato.
<<Si>>. dico io poi. <<Era orrendo. Lui stava bene... era stato biotecnologicamente perfezionato. Si era salvato. E poi ha iniziato a tossire. E poi siamo...>> non riesco più a parlare.
<<Basta. Non piangere. Che ti ho detto? Gli incubi che fai, sono fantasticherie. Non sono realtà. Non preoccuparti.>>
La nonna mi da un bacio sulla fronte e mi saluta. <<Buonanotte>>
<<Buonanotte>> sorrido mentre lo dico.
Mi appoggio di nuovo chiamando Thomas. Arriva subito in mio soccorso. È il migliore amico che si possa avere... non ce n'è meglio di lui.
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