𝒮𝐸𝒯𝒯𝐸

ARTEM

𝒮𝓅𝒶𝓁𝒶𝓃𝒸𝒶𝒾 la porta del bagno e la richiusi rapidamente, come se un serial killer mi stesse dando la caccia. Posai una mano sul petto e tentai di regolare il respiro, il rigonfiamento nei pantaloni era ancora evidente. In una situazione del genere avrei voluto tagliarmelo senza esitazione. Fortunatamente, ero fuggito dalla festa con incredibile velocità. Il controllo della situazione mi sfuggiva, una novità per me e mi sentivo teso, senza sapere come recuperarlo.

Mi staccai dal muro e mi avvicinai ai lavandini, l'erezione pian piano svaniva, ma non era del tutto sparita. Avevo bisogno di distrazione, preferibilmente qualcosa di disgustoso per farla passare subito. Aprii il rubinetto e lasciai scorrere l'acqua fino a quando non diventò più fredda dell'Artico. Poi, presi una generosa quantità tra le mani e immersi il viso. Il contatto con l'acqua gelida mi fece rabbrividire e quasi gemetti per quella sensazione piacevole. Sentii l'eccitazione scemare man mano. Mi rassicurai e riappoggiai le spalle al muro, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente. Udii voci provenire dal corridoio esterno, inizialmente indecifrabili ma che diventavano sempre più chiare nel mentre si avvicinavano. Una voce maschile e una femminile risuonavano per i corridoi dell'albergo.
-Questa dovrebbe essere la stanza.-
-Non dire stronzate, possiamo scegliere quella che ci pare.-
-Ah sì? Chi te lo ha detto?-
-Dorian ha detto che possiamo andare dove vogliamo, una volta pagato abbiamo libero accesso.-

I passi si avvicinarono ulteriormente e per un attimo pensai che avrebbero aperto la porta del bagno, ma invece aprirono quella della stanza adiacente.
-Ma... è almeno legale ciò che stiamo facendo?-
-Non credo e non mi importa più di tanto, le responsabilità ricadono su
Dorian in tal caso. Ora vieni qui e fatti scopare, ti ho desiderata per giorni.- Il suono della porta che si chiudeva con forza echeggiò tra le pareti, seguito da risolini e parole sporche. Questo bastò per far scemare completamente l'eccitazione, forse anche più dell'immaginare Max in perizoma. Sospirai nuovamente e aprii la porta, preparandomi
mentalmente al ritorno tra la folla e la musica assordante. Il corridoio appariva stranamente deserto, la musica giungeva ovattata mentre il chiacchiericcio proveniva dal piano inferiore. Gli unici suoni distinti erano gli schiaffi e i gemiti provenienti dalla stanza dove una ragazza era chiusa, accompagnati da parole di apprezzamento da parte del suo compagno. Mi affrettai a scendere al piano di sotto e accesi una sigaretta.

La serata procedeva tranquilla mentre lasciavo vagare lo sguardo per la stanza. I miei amici erano tutti lì, divertendosi e ballando, incluso Kenneth che si era unito a loro. Cercai mio cugino con lo sguardo ma non lo trovai; probabilmente era fuori a fumare oppure Èmilien lo aveva trascinato via dalla festa. Sinceramente, speravo nella prima ipotesi.
Il DJ si trovava su un soppalco alla fine della stanza, tra due rampe di scale. Una a destra, che conduceva alla maggior parte delle stanze e una a sinistra, che portava ai bagni ma dove c'erano anche alcune stanze più piccole, probabilmente le più economiche dell'albergo.
In quel momento, mi trovavo sulla rampa sinistra, all'inizio delle scale. Osservai la sala e notai Dorian alla fine della rampa destra, con una fila di persone di fronte a lui. Due ragazzi, una ragazza e un ragazzo, più altre ragazze e ragazzi. Ognuno aspettava il proprio turno mentre Dorian raccoglieva rapidamente i soldi e lasciava loro salire.

Aggrottai la fronte e all'inizio non capii, ma quando collegai le stanze al piano superiore, alzai le sopracciglia. Considerai quella una mossa imprudente, ma sapevo che anche se qualcuno avesse scoperto cosa stava accadendo, sarebbe stato in grado di cavarsela. Era conosciuto per questo, soprattutto per questo. Poi, la mia attenzione si rivolse al DJ e non notai la ragazza dai capelli rossi, cosa che mi fece aggrottare di nuovo le sopracciglia. Ero stato in bagno solo dieci minuti e lei era già sparita. Mi sentii improvvisamente sconfitto; più cercavo intorno, più non riuscivo a trovarla tra la folla. Eppure non avrebbe dovuto essere così difficile trovarla, probabilmente era circondata da persone che cercavano di attirare la sua attenzione. Sospirai per l'ennesima volta e pensai di tornare al piano superiore e chiudermi di nuovo in bagno. Forse mi sarei acceso un'altra sigaretta e avrei trascorso del tempo da solo lì. Roman era sparito, i miei amici stavano ballando e non volevo interromperli, mentre Laetitia era scomparsa. Ero completamente solo.

Mi voltai per tornare indietro e salire gli ultimi gradini per raggiungere il piano superiore, ma mi fermai di colpo. Laetitia era lì, a pochi passi da me, con le braccia appoggiate sulla ringhiera del parapetto, osservando le persone ballare e divertirsi dall'alto. Il suo viso era serio, quasi triste, mentre teneva una sigaretta tra il medio e l'anulare e respirava lentamente, immersa nei suoi pensieri. Era così bella, riuscivo a percepire la sua malinconia. Il senso di solitudine che provava era identico al mio e per un istante mi chiesi se forse avesse voglia di colmare quella sensazione con me. Buttai la sigaretta in un bicchiere poggiato per terra e alzai lo sguardo per non perderla di vista. Avevo paura di provare la stessa delusione di qualche minuto prima, quando non l'avevo vista accanto al DJ come mi aspettavo.
-Mi sa che devi parlarle...- una risata femminile mi giunse alle spalle e mi voltai. Ero così concentrato su Laetitia che non avevo minimamente notato la ragazza appoggiata al muro dietro di me. Era a pochissima distanza e mi sentii quasi imbarazzato per non averla notata prima. Avrei potuto quasi scontrarmici.

-Come scusa?- Fece cenno col mento verso Laetitia.
-Forse dovresti parlarle, altrimenti si consumerà sotto il tuo sguardo insistente- affermò con sarcasmo.
Era alta, forse un metro e settanta, e portava tacchi ancora più alti. Mi chiesi se fosse umanamente possibile camminarci sopra senza spezzarsi entrambe le caviglie. I suoi capelli castani e folti ricadevano mossi sulle spalle, talmente lunghi da toccare la fine della schiena. Mi lanciava sguardi pieni di divertimento con i suoi occhi verde smeraldo e le labbra rosse si incurvavano in un sorriso beffardo. Si stringeva le braccia al petto, appena coperto da un top che ricordava il pezzo superiore di un bikini. Le gambe erano avvolte in una minigonna cromatica che lasciava scoperte le lunghe e magre cosce. Il suo fisico perfetto era esposto senza vergogna. Aveva tratti delicati, carnagione chiara, viso sottile e uno sguardo ammaliante. Il suo profumo era in grado di stordire chiunque fosse nei paraggi.

Piegò la testa lateralmente. -Qual è il tuo nome? Io sono...-
-so chi sei, non sprecare fiato.- Lei sembrò sorpresa ed io non la biasimai. Hailey Green faceva parte del gruppo di Émilien, ma siccome eravamo in troppi non tutti conoscevano il nome degli altri. Io conoscevo tutti invece, sapevo dire almeno qualcosa su qualsiasi membro, quindi anche su di lei. Era una modella, aveva partecipato a sfilate importanti e aveva già un futuro solido in quel mondo. Contrariamente agli altri, lei era popolare ma non eccessivamente ricca. Era una via di mezzo in entrambi i casi, ecco perché era così stupita nel sapere che conoscevo il suo nome. Se non fosse stata bella e con una carriera già avviata, non sarebbe mai riuscita a stringere amicizia con Émilien ed era "conosciuta" per essere sua amica, non per altro. Insomma, popolare per un colpo di fortuna ma neanche tanto.

-Artem Koval, eravamo entrambi nel gruppo di Èmilien.- Scosse la testa. -Scusa, proprio non ricordo, ci sono davvero troppi membri.-
-Non ricordi perché stranamente non sono popolare...- ammisi e lei ridacchiò.
-Infatti mi chiedo come tu sia riuscito ad entrare nel gruppo senza essere conosciuto.-
Lunga e divertente storia, risposi e lei innalzò un sopracciglio incuriosita. Nuovamente fece cenno a Laetitia con la testa. -Parlale, so che vuoi farlo, te lo leggo negli occhi.- Guardai la rossa depositare la sigaretta consumata in un tovagliolo e infilarla nella borsa, per poi poggiare il mento con fare annoiato sul palmo della mano. Dio, la tentazione era forte ma allo stesso tempo ero titubante.
-E cosa dovrei dirle?- Le parole mi sfuggirono dalle labbra senza accorgermene e Hailey alzò gli occhi al cielo.

-Interessati a qualsiasi cosa riguardi lei, ma non andare troppo nel personale,- avvertì, -sa essere davvero fredda e maleducata quando vuole, ecco perché generalmente non consiglio a nessuno di avvicinarsi. Ma tu...-lasciò la frase in sospeso e mi rivolse uno sguardo difficile da decifrare. -Tu vuoi parlare con lei, te lo leggo negli occhi.- Quelle parole mi colpirono inaspettatamente e le trovai totalmente sorprendenti. Voltai il capo nuovamente verso la ragazza e mi persi nell'osservare il suo viso di profilo perfettamente disegnato. Feci un passo avanti come se volessi raggiungerla e subito dopo uno indietro; girai metà busto per rivolgermi di nuovo a Hailey, ma lei era... sparita. Ancor più confuso, tornai a guardare Laetitia e pensai che probabilmente non avrei avuto un'altra occasione simile, dato che non la vedevo mai quando ero con i nostri amici. E stranamente era sola, a parte le occhiate delle persone che le passavano alle spalle, ma quelle erano inevitabili data la sua posizione sociale.

Sfilai una sigaretta dal pacchetto e mi avvicinai alla ringhiera con cautela, camminando con il timore che potesse fuggire via. Tuttavia, quando mi trovai accanto a lei, continuò a osservare le persone al di sotto di noi con uno sguardo pensieroso. Appoggiai i gomiti sulla ringhiera e accesi la sigaretta, mentre il mio cervello cercava freneticamente una domanda sensata e non troppo personale.
-Allora...- iniziai, la voce leggermente tremante e notai il suo sguardo che mi scrutava dalla coda dell'occhio.
-Come... come mai i... capelli rossi?-
Davvero, Artem? Come mai i capelli rossi? Mi rimproverai mentalmente e vidi il suo sguardo ritornare verso la pista, distogliendo l'attenzione da me.
Cazzo.
Avrei voluto poter sbattere la fronte sulla ringhiera, perché tutto ciò che riuscivo a fare era parlare senza pensare. No, non scherziamo... anche se avessi pensato, dubito sarei stato in grado di trovare una domanda migliore.
Alla sua mancanza di risposta sospirai affranto e presi una profonda boccata di fumo. Sentii i polmoni bruciarmi, ma poco mi importava in quel momento; desideravo solo svanire per il mio misero fallimento. Ma fuggire sarebbe stato ancora peggio, quindi ero costretto a restare lì finché non se ne fosse andata.

-Cambiamento-, nonostante il frastuono delle persone e della musica riuscii comunque a sentire la risposta data con tono basso.
Il mio cuore saltò un battito e mi ripresi all'istante dalla vergogna e dalla tristezza che provavo. Mi avvicinai maggiormente, incuriosito.
-Cambiamento? Da una situazione? Da una rottura?- Si strinse nelle spalle e diventò un blocco di nervi. Mi pentii all'istante di quelle domande; Hailey aveva raccomandato di non andare nel personale e molto probabilmente ci ero finito sul serio.

Cercavo un modo per alleviare la tensione; avevo ottenuto una risposta e non volevo che sfuggisse. Sarebbe stato un peccato sprecare quell'opportunità. Estrassi il pacchetto quasi vuoto dalla tasca dei jeans e lo porsi alla ragazza, che lo scrutò di nuovo di sottecchi.
-Sigaretta?- Cercai di apparire più cordiale e meno nervoso possibile, anche se dentro ero in preda all'ansia. Il mio cuore batteva forte e sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene mentre lei allungava le dita sottili per prendere l'ultima dal pacchetto.
Non mi ringraziò; invece, prese la sigaretta e la posò tra le labbra. Infilò le mani nella borsa alla ricerca dell'accendino e mentre imprecava, estrassi il mio dall'altra tasca e accesi la fiamma. Lei si voltò verso di me e, quando si accorse che stavo per accenderle la sigaretta, la prese dalla mia mano. Le nostre dita si toccarono, scaturendo una sensazione elettrizzante che ci attraversò entrambi. Immaginai che anche lei avesse avvertito lo stesso impatto, visto come ritirò subito la mano.

Non distolse lo sguardo dal mio un solo istante, inclinò appena la testa in avanti per accendere la sigaretta, mantenendo il contatto visivo. Mi lasciai affascinare dai suoi movimenti lenti e risoluti; inspirò profondamente, rilasciando una densa nuvola di fumo che sembrava quasi essere indirizzata deliberatamente verso il mio viso. Nonostante il turbinio di sensazioni nel mio stomaco, mantenni la compostezza di fronte a quel gesto.
Rimasi incantato, fissando intensamente i suoi occhi profondi. Laetitia mi scrutò dall'alto in basso una volta ancora, mi superò e si diresse verso le scale, accolta e circondato immediatamente dagli altri presenti. La sua assenza mi concesse di riprendere fiato, sebbene tutto ciò che respirassi fosse il ricordo del suo profumo lasciato nell'aria.
Ho bisogno di un'altra sigaretta, pensai, aprendo il pacchetto e scoprendolo vuoto. Aggrottai la fronte e palpeggiai l'altra tasca, trovandola altrettanto vuota. E spalancai gli occhi quando realizzai. Mi voltai verso la ragazza che si avvicinava a Dorian, seguita da una folla di ragazzi. Il mio accendino... e involontariamente un sorriso ironico si dipinse sul mio volto.

Stronza.

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