uno

Il sole stava lentamente sorgendo sopra i tetti della capitale francese, nuvole bianche attraversavano il cielo mattutino oscurando l'alba sulla città, un leggero venticello primaverile soffiava sulla città e per i cittadini la giornata quella mattina era già iniziata.

Krysthal Margot Agreste aveva il braccio sinistro teso mentre un infermiere stava prelevando del sangue per degli esami
«Ho paura» confessò Krysthal incrociando il suo sguardo castano con quello del fratello che era seduto di fianco al letto dell'ospedale della ragazza e la osservava con calma mentre l'infermiere prelevava del sangue dalla linea venosa che aveva sul braccio.

«Lo hai già fatto tante altre volte Margot» Benjamin cercò di calmare la sorella che si stava agitando nel letto tenendo il braccio teso per far lavorare l'infermiere «Ho freddo!» piagnucolò la giovane ritirando l'arto superiore e nascondendolo sotto le coperte di lana, anche se le temperature erano elevate e il caldo si avvertiva molto bene in quella giornata di sole di metà maggio Krysthal aveva il corpo ricoperto da brividi.

La porta si aprì di nuovo «Bonjour» disse allegro il giovane medico rivolgendosi alla bambina che condivide la camera con Krysthal, facendo sussultare Benjamin che aprì immediatamente gli occhi, «Non preoccuparti non sono qui per tua sorella, ma per Wendy» avvisò il paramedico mentendo un tono di voce basso per non svegliare la bimba che dormiva tranquilla, la madre della piccola rossa aprì lentamente gli occhi e quando vide che davanti a sè c'era il dottore cercò di svegliare bambina, ma con scarsi risultati, il medico mise una mano su quella della donna per farla calmare «Non importa signora, devo solo misurargli la temperatura» la donna sorrise lievemente e chiuse di nuovo gli occhi abbandonandosi alla poltrona scomoda accanto al letto della propria figlia ricoverata.

Benjamin prese il pacchetto rosso con la scritta "Champs Élysées" dorata nel vassoio mobile accanto al letto della sorella ed uscì dal balcone, aprì il pacco di sigarette e ne accese una, inspirando il piacevole profumo dell'aria fresca unita al delizioso sapore della sigaretta.
«So che non dovrei fumare» disse in un sussurro osservando la strada sotto di sè «Ma in questo momento è l'unica cosa che allevia lo stress» ripose il pacco rosso nella tasca della tuta grigia e si passò una mano tra i capelli castani guardandosi attorno.

«Come sta Krysthal?» una voce conosciuta lo fece sobbalzare, il ragazzo si girò osservando la donna sulla trentina che stava aspirando anche lei il fumo della sigaretta «Non dovrebbe fumare» sentenziò il ragazzo posando i gomiti sulla superficie di marmo del muro e guardò la signora «Neanche tu» disse la madre della bimba dai capelli rossi con cui condividevano la stanza «Sei giovane e in più stando accanto a tua sorella rischi di danneggiare maggiormente la sua salute»
«Sono consapevole. Potrei dire la stessa cosa di lei, madame» il ragazzo allungò la manica della felpa in avanti fino a coprire l'intera mano e poi spense la sigaretta nel posacenere sul muretto di marmo facendo vagare lo sguardo dalla donna alla camera.

«Mamma, Brandon!» Krysthal posò il libro che stava leggendo sul lenzuolo bianco e osservò attentamente la madre e il ed il fratello minore entrare a gran velocità nella stanza e abbracciare la ragazza  che cercò di alzarsi «Oh cherie mi dispiace così tanto di non poter stare con te in questo periodo» la donna mora si sedette sulla poltrona che prima era occupata da Benjamin.
«Che stai leggendo, chère?» chiese la madre posando la borsa sul pavimento liscio dell'ospedale e guardando la figlia.
Krysthal prese il libro rosso in mano «Norwegian Wood!» esclamò felice accarezzando la copertina rossa dell'opera.
«È di Murakami, un autore Giapponese» la ragazza piegò le labbra in un lieve sorriso posando poi il libro sul comodino accanto al letto e facendo vagare lo sguardo all'interno della camera.

Brandon e Benjamin camminavano a lenti passi lungo il corridoio deserto dell'ospedale «Come sta Mar?» domandò il più piccolo della famiglia Agreste mentre masticava una merendina al cioccolato «Bien, ieri l'operazione è andata a buon fine, i dottori sono molto felici del lavoro svolto, oggi dovrebbero dire quando la dimettono». Il ragazzino accartocciò la plastica che avvolgeva il cibo che aveva poco prima consumato e la gettò in uno dei cestini che erano presenti lungo il corridoio.

«Brandon...» l'adolescente si girò verso il fratello osservandolo confuso mentre continuava a tenere gli occhi fissi davanti a sè «Ho davvero paura» il corpo del più grande si ricoprì di brividi ed il ragazzo fece un grosso respiro prendendo un'altra sigaretta dal pacchetto rosso e dirigendosi insieme al fratello al di fuori della struttura ospedaliera, accese la sigaretta e aspirò il fumo per poi buttarlo fuori.

«I medici ieri mi hanno detto che questa non sarà l'ultima operazione e anche se è andata a buon fine è solo per adesso, il problema di Margot è molto grave e non riescono a risolverlo con così pochi interventi»
Brandon annuì con il capo osservando l'ingresso colmo di pazienti e dottori che vagavano in fretta all'interno della clinica «Penso che non sia facile per lei avere un solo ventriloquo» Brandon portò in avanti lo zaino colmo di libri scolastici e prese dalla taschino dello zaino il suo cellulare per controllare l'ora: le 7 e 30 di mattina, aveva ancora un ora di tempo prima che la campanella suoni per annunciare l'inizio delle lezioni scolastiche.

«Pochi interventi!?» esclamò a gran voce il più piccolo facendo voltare alcune persone che stavano attorno ai due «Ma se questo è il quinto che fa!» si porta le mani ai capelli tirandosi una ciocca, Benjamin incastra la testa nelle spalle sbloccando il cellulare e aprendo l'applicazione di messaggistica whatsapp.
«Bhe ha diciassette anni, dovrà pur imparare a convivere con questa cosa...» il più grande risposa l'apparecchio elettronico nella tasca posteriore della tuta grigia «E secondo me è pure tanto coraggiosa a superare tutto questo».
Benjamin buttò il mozzicone della sigaretta, ormai diventata cenere in un bidone accanto a lui poi respirò l'aria pulita di prima mattina guardandosi attorno.
«È incredibile come al giorno di oggi molte persone hanno così bisogno degli ospedali e dell'aiuto dei dottori per riuscire a mandare avanti la loro breve vita, eppure ai vecchi tempi, l'uso degli ospedali non era così frequente.
Al giorno di oggi si usa chiedere aiuto ad un medico anche per un banalissimo mal di testa mentre i nostri nonni riuscivano a curarsi mischiando delle erbe» pensò il moro con la testa rivolta verso l'alto osservando le nuvole bianche di passaggio che disegnavano il cielo di Parigi sopra all' Hôspital Européen Georges-Pompidou.

«Dovrebbe scendere mamma» disse Brandon rimettendo il cellulare nella tasca piccola dello zaino e sistemando anche le cuffiette bianche. «Oh eccola!» esclamò il ragazzino guardando l'interno dell'ospedale e vedendo la madre arrivare «Benjamin Brandon» il ragazzi chiamati si girarono guardando la signora dai capelli mori mente frugava nella borsa alla ricerca di qualcosa, probabilmente il pacchetto di sigarette oppure il cellulare e si avvicinava a passi svelti verso i due giovani.
«Mi ha chiamata Adrien» disse poco dopo trovando -finalmente- quello che cercava, Cassidy prese il cellulare bianco ricoperto da un elegante custodia della Louis Vuitton, digitò il numero del marito portandosi poi l'apparecchio all'orecchio, «Ben mi passi una sigaretta, anche l'accendino, merci» dopo qualche squillo Claude Agreste rispose, Cassidy annuì velocemente per poi staccare la chiamata e riportare la sua attenzione ai due figli.
«Tra poco arriva anche Adrien, oggi non va a scuola e ha deciso di tener compagnia a vostra sorella» il più grande tirò un sospiro di frustrazione passandosi una mano tra i capelli e tirandoseli lievemente per poi ficcare entrambe le mani nelle tasche della tuta grigia.

Cassidy si guardò attorno, il parcheggio dell'ospedale è colmo di auto che vanno e vengono e di pazienti che escono ed entrano dalla porta scorrevole, alcuni sono assorti a leggere Le Figaro, Charlie Hebdo, Le Monde oppure Le Parisien, altri invece scorrono velocemente con il dito sullo schermo dei loro cellulari, portandosi il dispositivo elettronico vicino al volto per controllare meglio cosa ci sia scritto, oppure tengono tra le mani un libro, ma sono rari i casi in cui i giovani di oggi leggono.

Dall'interno della struttura ospedaliera, il profumo del cappuccino e dei croissant arriva fino all'atrio dell'ospedale.
«Ho fame! Non ho fatto colazione» sbuffò il ragazzino castano mettendosi a sedere sul muretto di marmo accanto alla porta scorrevole.
«Ma cosa dici?» Benjamin che prima era assorto nei suoi pensieri e navigava in un mare tutto suo si risvegliò dal suo stato di trans battendosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa da un lato all'altro «Ti sei finito poco fa una merendina al cioccolato» il ragazzo si sedette accanto al fratello alzando lo sguardo verso il cielo azzurro.

«Comunque» la signora in piedi di fronte ai due giovani porta la sua attenzione al figlio maggiore «Perché quell'idiota di Adrien dovrebbe fare da "babysitter" -Benjamin mima delle virgolette- a Margot?» il giovane chiede alla madre non molto interessato alla risposata della donna.
«Perché quell'idiota -come dici tu- oggi non va a scuola, ieri sera sono stati invitati ad un evento di gala, molto importante qui a Parigi quindi il giovanotto oggi non è andato a scuola, tra poche ore verrà, quindi tu» indica a Benjamin con un dito, tenendo con l'altra mano gli occhiali da sole tirati giù poco sopra il naso «Andrai a casa e ti farai una bella doccia signorino!»
«Agli ordini Madame Gomez!» Benjamin si portò una mano sulla fronte facendo il saluto da militare mentre la madre ed il fratello iniziarono a ridere.

«Maman, dobbiamo andare è tardi» Brandon si alzò dal muretto di marmo freddo pulendosi i pantaloni ed entrambi salutarono il ragazzo dai capelli scuri.
Benjamin prese una sigaretta, buttò lentamente fuori il fumo formando una piccola nuvoletta bianca davanti a se, «Sono molto preoccupato per Mar» pensò facendo cadere la cenere in un vaso di terra cotta posto accanto al muretto di marmo, osservò il cielo della capitale francese che quel giorno di metà maggio era soleggiato e di nuvole che transitavano nel cielo immenso non c'era traccia, «Almeno è una bella giornata» sospirò il giovane sbloccando lo schermo del suo cellulare.

«Posso?» domandò una voce delicata che Benjamin non aveva mai sentito prima d'ora, aspirò il fumo prima di gettare il mozzicone nel posacenere di coccio e annuii con noncuranza, la ragazza restò a fissare il giovane dai capelli scuri per un paio di secondi, poi il suo cellulare iniziò a squillare -con la classica suoneria dell'iPhone-
Benjamin si girò verso la sconosciuta e per un attimo rimase impotente davanti a tale bellezza: i lunghi capelli biondi lisci oscillavano nel vento mattutino come le foglie d'estate, la bionda si voltò per il qualche secondo parlando con una sua amica e il ragazzo notò che le labbra della giovane erano rosa come i fiori di ciliegio in fiore a Giappone, gli occhi verdi come i fondali marini dell'Italia, il ragazzo distolse lo sguardo davanti alla sua meraviglia della natura e riprese a giocherellare con il cellulare avvolto dall'imbarazzo, prima che la ragazza si mettesse di nuovo a sedere accanto a lui.

«Piacere sono Ester» disse la giovane bionda riferendosi al più grande della famiglia Agreste.
«R-Robert» balbettò Benjamin «Volevo dire Benjamin, Robert è il mio secondo nome, je suis dédolé» Ester si portò una mano davanti alla bocca iniziando a ridere mentre il Benjamin mise una mano dietro la nuca grattandosi i capelli dall'imbarazzo.
«Devi fare qualcosa di importante, oppure devi visitare qualcuno, le visite mattutine si possono fare solamente dalle dieci in poi, è ancora presto, sono solamente le otto di mattina» la ragazza guardò l'ora dall'orologio digitale che fasciava il polso sinistro.
«Sono solamente venuto giù a fumarmi una sigaretta e prendere un po' di aria fresca, mia sorella è di sopra e tra un po' dovrebbe arrivare il suo ragazzo» disse Benjamin guardando l'ora dallo schermo del cellulare «Tu invece cosa devi fare? Se posso saperlo» domandò il ragazzo.

La ragazza abbassò il capo giocherellando con le stringe delle sue converse bianche «Ester, tutto bene?» chiese Benjamin abbassando il capo e guardando la giovane bionda dalle labbra color ciliegia.
«Ecco i-io» balbettò Ester riprendendo a giocherellare con le stringe «Non sei obbligata a dirmelo Ester» lei annuì con la testa «A volte è più facile aprirsi e confidarsi con uno sconosciuto che con qualcuno che ti conosce, non sempre la famiglia e gli amici ti aiutano, ecco» singhiozzò per poi asciugarsi una lacrima con la maglietta bianca «La mia migliore amica è ricoverata da due mesi a causa di un incidente, quel bastardo che stava al volante era ubriaco con una sigaretta tra le labbra e per di più stava anche parlando al cellulare, la mia amica stava attraversando sulle strisce pedonali e non l'ha vista così l'ha investita, la polizia sta tutt'ora indagando sul caso» le lacrime continuavano a scorrere sul viso di Ester e Benjamin restava immobile, impotente di dire o fare qualcosa, qualsiasi parola sarebbe stata troppo banale perché anche lui si trovava nella stessa situazione della nuova amica -almeno così credeva-.
«Mi dispiace» sussurrò il ragazzo posando una mano sulla spalla di Ester.







«Come sta la mia Margot?» sul volto della ragazza spuntò un sorriso enorme nel vedere Adrien Chavalier entrare nella stanza dell'ospedale con in mano un mazzo di fiori misti.
«Adesso tutto bene» Krysthal posò il libro che stava leggendo sul lenzuolo bianco mentre guardava con occhi sognanti il ragazzo di fronte a lei «Cosa ci fai qui cher?» chiese la ragazza facendo un po' di spazio al biondo dagli occhi verdi «Oggi non sono andato a scuola, ieri sera avevamo una cena abbastanza importante, quindi eccomi qui al tuo servizio mademoiselle» Krysthal ridacchiò legandosi i capelli castani in una coda bassa e delicata.

«Sono felice che sei qui, petit» il biondo si mise a sedere sul letto accanto alla castana ed iniziò ad accarezzare i capelli partendo dalla nuca fino ad arrivare alle punte, lunghe fino alla fine della schiena beandosi del profumo alla pesca che aveva la ragazza «Pesco!» esclamò Adrien avvicinandosi ancora di più al volto di Krysthal lasciandole un delicato bacio sulla punta del naso.
«Sono felice che stai bene petite, mi dispiace se non sono potuto venire stamani, ma avevo da fare con i miei genitori, papà sta disegnando nuovi abiti per la collezione primavera/estate e ha bisogno del mio aiuto» il ragazzo si alzò da quel materasso troppo altro ed insieme alla sua fidanzata si diresse verso il balcone della stanza, osservando la città di Parigi nel pieno del suo traffico pomeridiano.

«Cosa ti hanno detto i medici?» il biondo si appoggiò con i gomiti sul bordo di marmo facendo vagare lo sguardo sulla cittadina sotto di lui, prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni color beige rispondendo ad un messaggio da parte della madre.
«Ancora niente, non sono sicuri se mi dimettono domani o dopodomani, in ogni caso meglio un giorno in più all'ospedale che a casa, se succede qualcosa, spero di no, qui sei al "sicuro"» la ragazza mimò delle virgolette e si appoggiò anche lei al muretto di marmo accanto al biondo che annuì lievemente.

«Ti ho lasciato una cosa sopra il vassoio accanto al letto, quando vuoi vai a vedere» Krysthal guardò ad Adrien con aria interrogativa prima di seguire il ragazzo all'interno della stanza e trovare un pacchetto incartato di azzurro con un fiocco blu sopra, «Merci ma non dovevi» Margot aprì con cura il regalo che aveva tra le mani e quando lo vide, rimase senza parole: "Harry Potter à l'école des sorciers" la ragazza sorrise stringendo forte il primo volume della saga del mago più famoso al mondo «Olivia, Vivi mi ha detto che hai iniziato a guardare Harry Potter e quindi ho pensato di regalarti anche il libro, gli altri sono a casa mia a quando ti dimettono passiamo da me e li prendi, va bene amour?».

«Maman maman» Wendy stava chiamando ripetutamente la madre che si era appisolata sulla sedia scomoda, la donna aprì leggermente un occhio e guardò la figlia che nel frattempo si era messa a sedere sul materasso, «Quello li» indicò il biondo che chiacchierava tranquillamente con Krysthal dall'altra parte della stanza «Quel ragazzo lì è Adrien Chavalier, maman il famoso modello!!» esclamò a gran voce la bambina dai capelli rossi alzandosi all'improvviso saltando giù dal letto e cercando disperatamente il suo cellulare per scattare una foto con il modello ed il quadernino che si era portata  dietro per qualsiasi evenienza per farsi fare un autografo.

Adrien incuriosito dal comportamento euforico della bambina si avvicinò alla rossa avvolgendo le sue spalle con il suo braccio, prese il cellulare che la bimba aveva trovato -dopo tanto sforzo- e scattò due foto: una era lui e Wendy mentre l'altra era con la bambina e la madre che ringraziò al ragazzo con gli occhi verdi e sorrise lievemente «Hai visto amore mio, stare all'ospedale a volte è divertente» la bimba si rimise a fatica sul letto invitando a Margot e Adrien a giocare a carte con lei e la madre.

«Comunque, non dovevi per il regalo di prima Adrien»
«Ma va figurati» disse il ragazzo bevendo del succo alla pesca «Non è niente, mi ha informato Vivi che durante la permanenza all'ospedale ti sei messa guardare i film di Harry Potter» la ragazza sorrise lievemente mordendo un biscotto «Si» rise «Tra Olivia ed i miei fratelli non so chi sia più fissato» i due ragazzi uscirono dalla struttura ospedaliera per andare nel piccolo giardino che ospitava alcuni giochetti per i bambini: altane e scivoli erano buttati a caso sull'erba non curata, Krysthal si mise a sedere su un dondolo ed il ragazzo la imitò.

Il cielo iniziò ad oscurarsi, ma ancora non si vedevano le stelle, «Appena esci da qui ti prometto che andiamo a piedi per tutta Parigi chèrie» Adrien si alzò dall'altalena
«Stasera chi resta con te? Se vuoi posso restare io»
«No arrivano mamma con Robert, non ti preoccupare» Margot si alzò anche lei dall'altalena di ferro ed indosso la felpa azzurra che aveva portato con se «Ci vediamo domani, ti faccio sapere» la castana abbracciò il suo ragazzo che la strinse forte a sè «Vuoi già mandarmi via!?» scherzò quest'ultimo lasciandole un bacio sui capelli «Ti faccio compagnia finché arrivano Cassidy e Brandon» prese il suo cellulare dalla tasca della felpa grigia disegnata da suo padre.
«Bella questa felpa!» esclamò Margot accarezzando un braccio e studiandone tutti i particolari «L'ha disegnata tuo padre, vero? Porta i miei saluti ai migliori stilisti di tutta la Francia tesoro».

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