Guheneira

Era il quarto villaggio oltre la città di Talos, ancora entro i confini di Treselha ma troppo distante perchè vi arrivasse la sua ricchezza. Non aveva nulla da offrire: case piccole e mal messe e bestiame meglio tenuto delle persone.

Ci fermammo un paio di giorni. Nonostante la mia riluttanza a quel viaggio il bracciale di Diahar non mi dava altre scelte. Rei, che per tutta la vita era stato taciturno e isolato, cercava di coinvolgermi nei suoi discorsi monotoni. Non mi importava che la Sfera stesse cedendo. Non mi importava che a Sian potessero morire tutti e neppure che ciò potesse ripercuotersi su Treselha. Per gli Dei, non mi importava neanche se si fosse estinto l'intero creato.

Riuscii ad allontanarmi durante la seconda sera: quel posto sapeva di vita e di morte.
C'era qualcosa che stava cercando di uscire fuori, qualcosa che la mia attenzione non aveva catturato subito. Fu l'albina a farmelo notare quando commentò il piccolo numero di bambini ma dei tanti neonati.
Una vecchia stava strappando delle campanule grigie vicino all'uscio di una giovane donna in lacrime.
Gridò "Guheneira". Sembrava volesse maledirla.

(...) Lo cercai per molto intorno al villaggio ma alla fine lo trovai solamente dentro il bosco.
Le tombe iniziavano ad un certo punto della macchia, parallele ad un sentiero molto usato: era come se lo adornassero. Iniziai a capire a cosa potessero portare.
Tombe comuni, di persone comuni, seppelite in maniera inusuale. Ciò che era importante era alla fine di quel sentiero.

(...) Centinaia di piccole tombe erano concentrate in quel punto. Inizialmente erano state messe cercando di seguire una logica che doveva essersi andata a perdere con l'aumento esponenziale delle morti. 

A passeggiare tra le lapidi più vecchie trovai una donna o quel che ne restava.
Pallida e sbiadita la sua figura continuò a camminare canticchiando una ninna nanna spezzata ogni tanto da un pianto di dolore.

In quel momento mi domandai cosa ne potessi sapere io di pianti di dolore. L'immagine dell'albina si sovrappose con quella della figura tra le stele.
Nauseante.

(...) Sembrò eterno il tempo che impiegò ad accorgersi di me. In realtà mi aveva notato immediatamente ma non si era accorta che riuscivo a vederla, a sentirla a percepire il suo potere.

Gioia: immensa e unita ad amore invasero il mio corpo mentre stringevo al petto un bambino appena nato, i dolori del parto erano svaniti al suo primo pianto.
Preoccupazione e tormento: ero esausta ma continuavo a cercare di fargli scendere la febbre.
Vuoto: la tomba era in cima alla collina alle spalle del villaggio.
Dolore: le pietre scagliate sul mio corpo mentre mi accusavano delle morti dei bambini.
Disperazione: i miei polmoni si riempivano di fumo e dell'odore della mia pelle bruciata.
Vuoto, tormento e disperazione: c'è qualcosa che sta prendendo i neonati ma la mia voce non si sente, il corpo non si vede e le mie ceneri sono accolte da un campo di campanule.

Guheneira, sono strani i sentimenti: sopravvissuti da più di cento anni come l'ignornza di coloro che ti hanno condotta alla morte. Ignari di ciò che tenti di fare ti tacciono ancora come sciagura.
Neanche tu sai cos'è che li coglie nelle loro culle ma ora conosci la sua essenza e quando si avvicina cerchi di avvertire quegli stolti.

(...) Uscita dal bosco Rei era lì, statuario con le braccia conserte e quell'atteggiamento diviso tra il protettivo e il guardigno. Forse voleva chiedermi dove fossi andata, cosa stessi facendo ma alla fine nella sua testa qualcosa lo fece desistere e si incamminò verso il villaggio.

La mattina ce ne andammo presto ma non prima di aver assistito al cordoglio dell'intera comunità per la morte avvenuta durante la notte.
Ancora una volta la Guheneira non era stata ascoltata.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top