Quando tutto si complica !

Casa di Daniel distava poco più di 5 minuti da casa mia, eppure mi sembrò il tragitto più lungo che avessi fatto in tutta la mia vita. <<Che diavolo stai facendo?>> ripetevo tra me e me mentre cercavo di tener ferma la gamba che già da un po sembrava una giostra impazzita. Vidi Daniel pigiare il pulsante di quel grandissimo cancello verde ed effettuare il riconoscimento vocale, mentre dentro di me l'ansia cresceva ancora di più.
"-forse dovremmo aspettare ancora un po" dissi in preda al panico.
"lo so, adesso hai paura ma tra 5 minuti esatti avrai già cambiato idea, se siamo qui è per dimostrare che il nostro amore è più forte di tutto, andrà tutto bene vedrai".
Mi lasciai convincere dalle sue parole e scesi dall'auto cercando di tirar fuori tutto il coraggio che avevo, lo stavo facendo per noi, ero stanca di nascondermi, se mi fossi tirata indietro probabilmente lo avrei perso e io non potevo più fare a meno di lui.
"-sappi che qualsiasi cosa accada io ti amerò per sempre" dissi stringendo la presa sulla sua mano
"-pronta?" chiese.
Tutto quello che riuscii a fare fu annuire, come se le parole fossero svanite in un attimo, come se fossero state represse con forza dentro di me. Il campanello trillò e fu precisamente in quell'istante che mi pentii della mia stupida follia, mi avrebbero cacciata fuori come un gattino nero che nessuno vuole per via del suo colore,cos'era un nome infondo? nessuno mi conosceva, nessuno sapeva quanto amassi Daniel, nessuno sapeva quanto avevo sofferto per lui eppure ero convinta che nonostante non avessero dei validi motivi non mi avrebbero accettata, sarebbe bastato fargli sapere da quale famiglia provenissi per essere scacciata via senza alcun ripensamento.
"-tesoro!!" disse una donna sulla quarantina sbucando dalla porta, si stavasicuramente rivolgendo a Daniel, i miei sospetti ebbero conferma non appena vidi il suo viso incupirsi subito dopo aver incrociato il mio sguardo
"-mamma lei è Jasmine Peterson" vidi Daniel torturarsi le dita delle mani mentre la madre annuì sforzandosi di sorridere.
"-prego entrate" disse dopo che un silenzio imbarazzante era piombato su di noi. Mi sentivo una stupida, non avrei mai dovuto presentarmi li, senza nemmeno un preavviso!  Mi guardavo intorno, perfino le mura mi inquietavano, vedevo quadri, foto, ritratti sparsi ovunque, segni indelebili di una famiglia sempre unita e mai disgregata... non come la mia, da quando Rayan era partito il concetto di famiglia felice era svanito nel nulla , avrei voluto confidarmi proprio con lui in quell'istante, farmi piccola piccola tra le sue braccia e sentirmi al sicuro. La mano di Daniel cinse la mia vita, come se volesse in qualche modo proteggermi dalla brusca realtà, lo fissai per un attimo nelle irridi color ghiaccio, quasi impaurita, sarei voluta scappare  per non farmi mai più trovare, ma questo mi avrebbe portato solo a perderlo,a cosa sarebbe servito arrendermi alla prima difficoltà? se solo qualcuno mi avesse insegnato come resistere a tutto quel caos emotivo forse sarei riuscita ad affrontare al meglio quella situazione senza mettere perennemente in subbuglio la mia mente. Vidi la madre di Daniel lasciare la stanza e tornare dopo qualche minuto con in mano qualcosa che da lontano non riuscì bene a definire. "- ho preparato qualche biscotto insieme alle mie figlie oggi ne gradisci uno?" disse tenendo in sospeso il vassoio sotto il mio naso. "grazie mille" dissi afferrandone uno. Mangiare biscotti era l'ultima cosa che mi andava di fare in quel momento ma non volevo affatto dimostrarmi scortese. "- sono davvero deliziosi" finsi spudoratamente di gradirli in realtà sembrava di mangiare pappa per uccelli ma non l'avrei mai ammesso."- bleah,sono immangiabili mamma, che avete messo dentro? " vidi la signora Wilson andare in fiamme mentre prendeva anche lei un biscotto per assaggiarlo, la sua faccia non sembrò molto soddisfatta anzi sembrava ancora più infuriata di prima. "- in questa casa nessuno osa mentire" disse mentre buttava nella pattumiera il vassoio con tutti i biscotti. Ecco, mi ero già fatta odiare dopo già pochi minuti, rimasi in silenzio non sapendo come giustificarmi, forse un'altra persona avrebbe capito che la mia bugia era stata detta per non offendere nessuno e non per prendermi gioco di lei, ma la signora Wilson questo non l'avrebbe mai capito, ogni scusa sarebbe stata buona per ripudiarmi e io gliel'avevo appena data. Guardai Daniel che sembrava trattenere una crisi di nervi, vidi la sua mascella indurirsi e le nocche delle mani diventare bianche a furia di stringere i pugni chiusi. mi sentivo terribilmente a disagio, per la prima volta in vita mia avevo paura anche solo di parlare, qualsiasi parola poteva essere fraintesa così tanto da peggiorare la situazione, anche se difficilmente qualcosa l'avrebbe potuta rendere peggiore.
"-domattina vado via sono venuto a sistemarmi la valigia e a salutarvi, non resteremo molto" disse Daniel alzandosi dal divano,la risposta della madre non sembrò neppure arrivare, mi sentii terribilmente in colpa per la situazione che gli avevo creato,avrei dovuto convincerlo che tutto quello che stavamo per fare era una follia, invece ero stata la solita idiota, la solita bambina che sognava sempre il finale felice, purtroppo però questo accade solo nelle fiabe.
Si diresse verso la sua camera, ed io lo seguii come un cagnolino impaurito, mi resi conto che in quel momento era l'unica  stanza che mi dava sollievo, strinsi tra le braccia il suo cuscino ispirandone l'odore,sapeva di Daniel, di quel pazzo ragazzo che mi aveva stravolto la vita, che mi aveva indotta a fare le follie più assurde, che mi aveva fatto perdere letteralmente la testa.
"-puoi fermarti un attimo per favore?" chiesi quasi con le lacrime agli occhi
"-non posso, voglio portarti via da qui, questa casa non è degna di te" disse infuriato mentre buttava le ultime cose in valigia.
"- dimmi solo se ti sei pentito, dimmi se vuoi che me ne vada" singhiozzai
"- ehy, non fare così ti prego" disse prendendo il mio volto tra le mani e asciugandomi le lacrime con i pollici
"-troverò un modo te lo prometto, adesso andiamo!" continuò.
Sentimmo due battiti leggeri e poi la porta aprirsi,una ragazza bionda con una crocchia disordinata spunto fuori, non sembrava così autoritaria a differenza della madre
"- posso parlarti un attimo?" si rivolse a Daniel
  "- aspettami qui torno subito" disse quest'ultimo lasciando la camera con colei che doveva essere una delle sue sorelle. Sentii poco e niente di quella vivace discussione tra i due, ma quel poco che le mie orecchie udirono mi bastò per comprendere che la sua famiglia avrebbe fatto di tutto pur di farci allontanare, non mi volevano li a casa loro ne tanto meno vicino a lui, eravamo troppo coinvolti per lasciarci andare e troppo legati alla famiglia per voltargli le spalle, stavamo pagando gli errori degli altri senza neppure sapere il vero motivo e questo non era giusto, avrei voluto avere il coraggio di uscire da quella stanza e urlarglielo in faccia, ma rimasi zitta e immobile attendendo l'enorme pena che da li a breve avrei affrontato.
Avevo troppa paura di perderlo, troppa paura che i problemi ci avrebbero allontanato e le famiglie messi contro, ero ancora una bambina fragile e piena di dubbi, non sapevo bene come affrontare la situazione anche se di una cosa ero certa avrei lottato fino alla fine per tenermi stretta la persona che amavo di più al mondo, non sapevo ancora come, ma avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
"-dovrai fare una scelta prima o poi Daniel" sentii la sorella urlare prima che la porta della camera si aprisse d'improvviso, ebbi un lieve sussulto che Daniel non sembrò nemmeno notare, gli si leggeva la delusione negli occhi, non l'avevo mai visto in quelle condizioni, era ferito, confuso e forse impaurito più di me, il Daniel forte e privo di paure che avevo conosciuto non c'era più forse fu quella la cosa che mi ferì di più.
"- andiamo via" disse afferrando la mia mano e trascinandomi fuori dalla camera. "- qui non ci vogliono" continuò guardando con odio la madre che era appoggiata a un mobile sul corridoio, la vidi rivolgermi uno sguardo pieno di disprezzo e di rabbia, per loro la colpevole ero io.
Caricò la valigia in macchina, mise in moto e partì alla massima velocità,come se nulla gli facesse più paura, come se il timore che a quella velocità ci saremmo potuti schiantare contro qualcosa non lo sfiorava neppure, forse perchè già lo schianto più doloroso lo avevamo affrontato, forse perchè quando ti rompi in piccolissimi pezzi nient'altro può romperti ancora di più, quando tocchi il fondo non puoi sprofondare, puoi restare fermo li o risalire, e noi quel giorno il fondo lo avevamo toccato.

Ecco il 26esimo capitolo, la situazione si complica un pó, Daniel e Jasmine partiranno per le vacanze estive, riusciranno a lasciarsi alle spalle questa brutta situazione? O li tormenterà anche durante la vacanza? Riusciranno ad uscirne vittoriosi? O si faranno influenzare dalle famiglie?
Ringrazio chi sta seguendo questa storia, chi mi fa capire che le piace cliccando sulla stellina e chi continua a leggerla ed apprezzarla in silenzio.. Buona giornata..baci Karol 😘

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