Solo se sei dalla mia parte

Sentiva delle urla provenire dal salotto, si sporse leggermente, quanto bastava per poter vedere i suoi genitori litigare.
Ancora.
«Guarda che ti vedono, Tn» la bambina abbassò lo sguardo, «Sai cosa dice sempre papà?» «Che i Thorpe non piangono».

Tn si svegliò di soprassalto, «Hey? Ma che ti prende?» si voltò aprendo piano gli occhi, «Oh Dio, Enid Che ci fai qui?!» «Siamo ad un pigiama party, è ovvio che io sia qui e per la cronaca, stavi urlando e mi sono preoccupata» la bionda mise le mani sui fianchi, imbronciata.
«Stavo facendo un incubo» «A quanto pare ti capita spesso» ribatté prontamente, «A quanto pare» rispose mostrando una calma che non le apparteneva.

Che cosa le stava succedendo?

Scosse la testa e sbadigliò, «Non osare rimetterti a dormire, sai cosa c'è oggi!» Tn si girò sul lato opposto, «Che cosa c'è oggi?» ripeté annoiata.
«Oh ma Santo Cielo! Devo sempre fare tutto io» si lamentò Enid, «Dobbiamo comprare il vestito per il Reven» «Enid, il Reven è fra un mese, calmati» borbottò Tn assonnata.
«Se mi conosci sai che non starò mai calma!» Tn alzò gli occhi al cielo e la maledisse mentalmente, «Allora farò finta di non conoscerti» si lamentò, «Allora andrò da sola!» affermò Enid, «Okay, a dopo» la bionda sbuffò, «Guarda che non finisce qui!» sentì il rumore della porta che si chiudeva e tirò un sospiro di sollievo.

Perché le era venuto in mente quel giorno?
Forse perché per lei quel giorno aveva un significato?
O semplicemente perché sapeva, di non aver mai detto a nessuno la verità.

«Perchè?» singhiozzó la bambina, «Perchè piangere è da deboli» sussurrò il padre, Tn lo guardò insicura e annuì appena, «Va bene, non lo farò mai più» «Brava la mia bambina» le accarezzó una guancia con un gesto apparentemente gentile, ma che non aveva un briciolo di gentilezza.
Si sporse un po' più in là, «Dove è finita la mamma?» chiese flebile, «Oh, è andata via» la piccola tirò su con il naso, «E perché? Non ci vuole più bene?» l'uomo ghignò, «Ma certo che no, è a te che non vuole più bene».

Sospirò e si lasciò scivolare contro la parete fredda del bagno.
Si portò le gambe al petto e poggiò il mento sopra ad esse, «Maledetto bugiardo» ringhiò fra i denti.
Quelle parole erano impresse nella sua mente, lo erano sempre state, e per sempre lo sarebbero state.
Si era più volte chiesta perché sua madre, quella donna stupenda, avesse mai scelto un uomo così orribile.
Rise in modo nervoso, e senza senso.
Ridere o piangere? Meglio la prima, perché piangere non risolve niente.
Si ritoccó il trucco e indossò una maschera di freddezza, consapevole del suo destino. Avrebbe scommesso che suo padre fosse alla Nevermore, innumerevoli volte era accaduto che sentisse la sua voce e quella della preside Weems impegnate in accese conversazioni.
«Cavolo, l'incantesimo maledizione!»  imprecò, «Quale incantesimo?» ma perché tutte a me? Si impose di restare calma e prese un respiro profondo, «Mercoledí, ascolta» iniziò, «No aspetta ascolta tu!» la interruppe, Tn scosse la testa, «Non ora, dico sul serio» «Anche io» ribatté sicura, «Sbrigati».

Tn era su tutte le furie, non le importava più di suo padre o di suo fratello, nulla aveva più importanza in quel momento.
«Non è il posto giusto per te» cacciò un urlo e lanciò alla parete ogni cosa che le capitava sotto mano, «Non potrai portarmi via anche questo» sibilò a se stessa.
Non si farebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
Non più.

«Forse papà non ti ha parlato chiaro, fai le valigie svitata» «Oggi marca male, ti avverto» lo precedette Tn, lo sentì ridere di sbeffo.
«Xavier, non lo ripeterò un'altra volta» cercò di contenersi, le emozioni sono da deboli  «Neanche io, ho una bella notizia da darti» Tn lo guardò distrattamente, «Ebbene?» lo incalzò impaziente, (e in ritardo).
«Nostro padre vuole vederci» Tn rimase con la boccetta di profumo in mano, immobile.
Si voltò verso il fratello con un'espressione terrorizzata dipinta in volto, «Non sei più così sicura di te mh?» la c/c strinse le mani in due pugni e sbuffò dal naso, «Perchè vuole incontrarci?» Xavier scrollò le spalle, «E io che ne so. Ti aspetto qui fuori, sbrigati».

Si sedette sulla sedia di legno e aspettó con ansia l'arrivo di suo padre.
Le sudavano la mani e il cuore le batteva all'impazzata.
Xavier aveva ragione, non aveva più la sicurezza di prima.
Deglutì a vuoto e guardò l'orologio a pendolo, sudando freddo.
Quando l'orologio scoccò le tre, due guardie (incaricate di proteggere suo padre) apparvero sulla soglia, seguito dall'uomo.
Si sedette di fronte a loro e squadrò Tn con aria scettica.
Che novità.
«Padre» salutarono, lui accennò un movimento del capo e ordinò un bicchiere di vino rosso.
«Perchè volevi vederci?» Xavier ruppe il ghiaccio, «Oh si, giusto» si schiarì la voce, «Come credo voi già sappiate domani sono dieci anni che vostra madre è morta» i due annuirono in silenzio, «Molto bene, domani ci sarà il rituale della memoria, volevo solo ricordarvelo, anzi» spostó lo sguardo su Tn, « Ricordartelo» la ragazza annuì leggermente, «Posso andare?» sussurrò sull'orlo del pianto, «Si, hai lezione fra dieci minuti e. Se ti vedo versare anche solo una lacrima la pagherai, ci vediamo domani Tn, buona giornata».

Stava seduta a guardare il suo cappuccino da almeno mezz'ora, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Tn?» non badó molto al richiamo di Tyler, «Ti senti bene, sono preoccupato» ancora non rispose, «Chiamo qualcuno» «No.» ribatté secca, con la voce priva di ogni emozione.
«Cosa è successo?» il ragazzo si sedette al suo fianco, Tn si strinse nelle spalle e sospirò, «Nulla» «Sei una pessima bugiarda, lo sai?» le sorrise in modo dolce, «Sai che puoi dirmi tutto, ti fidi di me?» lei annuì, «Oggi ho incontrato mio padre, è venuto qui perché...» esitò, «Perchè domani sono dieci anni che mia madre è morta e lui festeggia questa data come se fosse un allegro e fottutissimo compleanno» ringhiò, «Mi dispiace tanto per tua madre» Tn scrollò le spalle, «Grazie» sussurrò con lo sguardo basso, «Anche io ho perso la mia, quando ero piccolo» ammise, Tn alzò lo sguardo, «Non ne avevo idea, forse non avrei dovuto parlarti di-» Tyler scosse la testa, «Stai tranquilla» la interrompe, «Devo andare adesso» gli porse i soldi del cappuccino e sorrise, «Ci vediamo domani, verrò qui a fare colazione».

Quando tornò alla Nevermore Xavier le bloccò il cammino, con la sua solita arroganza e voglia di prenderla in giro.
«Basta, non è giornata» sibilò Tn, «Che fai, frigni?» la c/c strinse i pugni.
«Ti ho detto di smetterla!».
Ci fu una breve pausa.

«Che cosa ho fatto...».

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