Qualche minaccia di troppo
Tn tornò in fretta alla Nevermore.
La giornata era decisamente rovinata, anche se c'era da aspettarsi che Xavier avrebbe fatto qualche scenata, ma non a quei livelli.
Tn non era una persona che si arrabbiava facilmente, semplicemente perché ormai aveva capito che arrabbiarsi avrebbe solo peggiorato le cose dato il ruolo che occupava nella sua famiglia.
Ma questa volta Xavier aveva esagerato.
«Tn» la c/c sgranò gli occhi e strinse la presa sui libri che teneva fra le braccia, «Padre» sussurrò, «Alza la voce e guardami quando ti parlo. Vuoi spiegarmi cosa hai fatto lo scorso giorno a tuo fratello?» la aggredì, Tn deglutì a vuoto e sospirò, «Come immaginavo, se ricapiterà, la tua sarà una punizione esemplare, sta attenta a ciò che fai Tn, sappi che io ti osservo sempre. E un'ultima cosa» le si avvicinò, «Studia bene e lascia stare quella stramba con le trecce, è tutto chiaro?» sibilò minaccioso, alle sue spalle Xavier ridacchiava soddisfatto, «Okay» rispose soltanto, l'uomo annuì per poi scomparire, seguito da Xavier e la preside.
«Cavolo, ora capisco perché volevi suicidarti» Tn alzò gli occhi al cielo e si voltò lentamente, «Mercoledí, se hai sentito la mia allegra conversazione con quell'uomo alto e minaccioso chiamato "mio padre" ti conviene andare via, quello mi ascolta sempre e Xavier beh, lui altro che Reietto, è una spia peggio di James Bond» la corvina scrollò le spalle, indifferente.
«Hai capito? Ascoltami, mio padre è potente e comunica con i piani alti, quindi è capace di fare qualsiasi cosa, compreso ucciderti e io non voglio che tu muoia» ancora Mercoledì non si scompose, «Quel gigante arrogante non mi spaventa, solitamente sono io quella che spaventa gli altri» «Non puoi cavartela con queste battute, telo ho detto, non si scherza con lui e io lo so bene, fidati» Mercoledì la guardò storta, «Non guardarmi così, non entrerò nei dettagli» la corvina incrociò le braccia e sbuffò.
Mai conosciuta una persona così testarda, pensò Tn.
Scosse la testa, «Ci vieni alla sagra del raccolto?» «Certo, mio padre mi ucciderebbe per davvero se non ci andassi» «Pensavo che ti avrebbe esclusa» «È complicato» «Direi» Tn sgranò gli occhi, «Devi andare via, tu sai chi è dietro di noi» «Xavier non è Voldemort quindi chiamalo con il suo nome» «Basta io con te non so più che fare» «Sono esasperante, lo so» rispose quasi...orgogliosa?
«Devo andare» ruppe il silenzio, Mercoledì annuì a si fece da parte.
Anche se con Xavier, non aveva affatto finito.
«Mercoledí, che fai qui?» ignorò la sua domanda e gli si avvicinò, «Perchè odi tanto tua sorella?» domandò guardando i suoi quadri, Xavier non rispose.
«Beh?» lo intimó, lo sentì sospirare.
«Non sono affari che ti riguardano, vai via» «No, voglio sapere cosa hai contro di lei» « Sennó cosa mi fai?» «Ho i miei metodi di tortura, che fidati, non ti conviene provare quindi parla» Xavier sbuffò, «Da quando nostra madre è morta nostro padre è andato praticamente fuori di testa, sua moglie era tutta la sua vita. Per la verità di noi non gliene è mai fregato molto, ma quando, come ti ho detto, lei morì, scelse il suo figlio preferito» riprese fiato, «Tn era molto piccola, quindi non ricorda quasi niente della mamma ma io sì, comunque non è tutto» «Il mio potere lo ho ereditato da lei, così papà era convinto che Tn sarebbe diventata una potente veggente, come lui ma..beh sembra che mia sorella sia priva di qualsiasi potere e questo mio padre non poteva sopportarlo, così mi ha plasmato per diventare come lui e ci è riuscito» concluse, Mercoledì rimase un attimo in silenzio, metabolizzando le parole di Xavier.
«Come posso sapere che stai dicendo la verità?» Xavier le rivolse uno sguardo esasperato, «Va' a chiederlo a lei» indicò la porta con una mano, «Ancora non riesco a capire perché non la difendi, perché la prendi sempre in giro e le fai del male» «È colpa di mio padre» «Bugiardo» rispose prontamente infastidita, «Sai, non sei proprio capace a mentire quindi dimmi il vero motivo per cui odi Tn Thorpe o giuro che ti faccio male, tutto chiaro?» minacció, «Sono venti centimetri più alto di te e sono anche più forte, non credo che- ah! Mercoledì!» la corvina ghignò con il coltellino ancora sporco di sangue stretto nella mano destra, «Vuoi parlare o vuoi che finisca il mio lavoro?» lo sbeffeggió, «Ti odio» «Lusingata».
«Non so perché la odio okay?! Non lo so!» Mercoledì lo guardò interrogativa, «Non lo so è che..non riesco a non odiarla» le sue parole erano stranamente sincere, «Non vuol dire niente quel che dici, lo sai?».
«Davvero non sai perché mi odi?» entrambi si voltarono a guardare il corpo di Tn tremare dal freddo, fracida dalla testa ai piedi.
«Andate via, entrambe» sentenzió gelido, «Ma-» «Vattene Tn!» urlò, le due sussultarono e Mercoledì trascinò Tn fuori dal capannone.
«Piove come Dio la manda e non ho un ombrello, lo so» ammise Tn con gli occhi lucidi, «Sai, è che sentirselo dire così, in faccia.. è davvero..non importa» si asciugó le guance, e Mercoledì non riuscì a capire se fossero bagnate di pioggia o di lacrime, ma pensò che, i suoi occhioni c/o tristi rispecchiavano la risposta alla sua domanda.
***
Tn si guardò allo specchio e sospirò, prese un respiro profondo e uscì dal suo dormitorio.
Sene stava seduta su una panchina con aria annoiata, mentre la gente intorno a lei giocava, andava sulle giostre e giocava a quegli stupidi giochetti in cui vinci stupidi premi.
Sussultò quando sentì qualcuno toccarle una spalla, «Scusa, non volevo spaventarti» Tn si alzò in piedi e scosse la testa, abbozzando un sorriso.
«Ma di che, meno male che sei qui, mi stavo annoiando a morte e non trovo più Mercoledì, secondo te dovrei preoccuparmi oppure..» Tyler rise, «Tranquilla, ci dobbiamo incontrare fra» guardò il suo orologio da polso e sgranò gli occhi, «Adesso! Scusa scusa scusa devo andare ciao è stato un piacere e..scusa!» corse via e Tn tornò mangiucchiare il suo panino.
All'improvviso, sentì una voce chiamarla.
Si voltò, cercando di capire a chi appartenesse, ma nessuno sembrava essere interessato a lei.
Guardò in direzione del bosco, e senza un vero e proprio motivo, si inoltró fra gli alberi, rincorrendo la voce.
Sgranò gli occhi ma si impose di rimanere in silenzio.
«La ragazza nel disegno, sei tu!» Rowen pensò confusa, e spaventata.
Tutto accadde con una velocità assurda.
Delle grida.
Una voce.
La scuola.
E l'ultima cosa che vide, furono due enormi occhi gialli.
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