Capitolo 28

Marta pensò alla sua conversazione con Valentin per tutta la notte, arrovellandosi sul fatto che quel ragazzo sapesse metterla in crisi anche adesso che le sue certezze, almeno una volta nella sua vita, sembravano inossidabili.
Julian dormiva, probabilmente non sereno ma dormiva, quasi come se tutta la vicenda che lo riguardava non stesse accadendo a lui; la Montenegro pensò che fosse lecito il desiderio del suo compagno di rimanere indifferente: dopotutto poteva pur essere figlio di Ines Pinto, ma era cresciuto come un Delgado, figlio di gente che non aveva nulla ma che non conosceva intrighi né giochi di potere; lei in mezzo a questi meccanismi infernali ci si era trovata in mezzo, quindi poteva capire benissimo la volontà di Julian di estraniarsi; ma visto che era in ballo ormai doveva ballare: in fondo lo faceva per lavoro, quindi prima o poi avrebbe dovuto capire l'antifona.

***

La prima persona che vide appena scese a colazione fu Emilia: era in compagnia dei figli Damian e Milena; sembravano essere cresciuti a vista d'occhio, esattamente com'era successo a Julia, Enrique e Cristina.
<< Buongiorno, Marta! >> la salutò l'amica. La Montenegro studiò la sua espressione: da quando la suocera era morta, la Fernandez era diventata la first lady della famiglia Martinez, ma non faceva nulla per ostentarlo né farlo pesare a qualcuno; Doña Eusebia diceva che la modestia fosse il miglior abito che una signorina potesse indossare: sembrava passato un secolo da quando Emilia citava a memoria e seguiva alla lettera i consigli dell'ideatrice di Mujer Hoy.
<< Beata te che lo consideri un buongiorno... >> rispose Marta, sedendosi di fronte a lei.
<< Hai dormito poco? >> domandò la bionda.
<< Non ho dormito affatto! Le parole di Miriam Pinto mi risuonavano nel cervello come le canzoni dei Beatles e del Rolling Stones... La storia si è ripetuta, Ines si innamorò di un ragazzo che ballava le bachatas! >> esclamò la mora.
<< Sembra quasi che fosse stato il destino a condurre Julian sulla nostra strada, quella mattina del ventunesimo compleanno di Mauricio... >> osservò la prima.
<< A proposito di Mauricio... Ieri sera ho parlato con Valentin, mi ha detto di essere preoccupato per lui... Insomma, è l'unico che non si è ancora pronunciato su tutta questa storia... Ha paura che possa esplodere all'improvviso >> commentò la seconda.
<< Valentin si preoccupa inutilmente. Mauricio è un uomo impostato, è vero. Ma questo non significa che non soffra: la notizia di un fratellastro è stata spiazzante anche per lui. Ma ha capito che sua madre era una ragazzina, ingenua e raggirata. È una situazione molto comune... >> ammise l'una.
<< E bastasse la faccenda di Julian... >> sbuffò l'altra.
<< Che vuoi dire? >> chiese Emilia.
<< Non mi piace la piega che ha preso mio fratello. Per andare appresso a quella scoppiata di Gloria, è sempre più tossico e fuori dal mondo... >> confidò Marta.
<< Sono solo hippie, Marta. Non fanno nulla di male! >> le ricordò la moglie di Mauricio.
<< Pensa quello che vuoi, ma non mi fido. Anche Valentin sta addosso alla sorella, per evitare che la situazione degeneri. E secondo noi è solo questione di tempo... >> dichiarò quella di Eugenio, intingendo una fetta biscottata alla marmellata di more nel caffellatte.
Erano rimasti soli, lei e il giovane Martinez, a pensare che lo stile di vita di Rico e Gloria non portasse a nulla di buono.

***

Come se li avesse evocati, le comparvero davanti non appena uscì di casa, preceduti dal suono di campana tibetana che pervadeva l'aria: si avvicinò bene e fece caso al fatto che Gloria stesse meditando da sola.
Irritata da quella pratica e insospettita dall'assenza del fratello, le si piazzò davanti a braccia conserte.
<< Dov'è Rico? >> domandò subito, senza convenevoli.
<< Buongiorno anche a te, cara Marta... >> rispose serafica la Martinez.
<< Ti prego, interrompi per un attimo questa pagliacciata e rispondimi: dove cazzo sta mio fratello? >> insistette spazientita la Montenegro.
Gloria sollevò gli occhi verdi in direzione della sua interlocutrice: Marta notò che le sue pupille erano dilatate. Troppo. Era strafatta.
<< Dovresti rilassarti. Sei troppo nervosa, Rico lo dice sempre. Perché non ti siedi con me a meditare? >> replicò tranquilla.
<< Tu sei fatta. Che cazzo hai fumato? >> berciò l'una.
<< Fumato? >> chiese candidamente l'altra.
<< Ho visto le tue pupille e quelle di Rico, sono troppo dilatate. Avete continuato a farvi, di roba più forte rispetto all'hashish o all'LSD. Fammi vedere le braccia! >> ordinò la prima.
<< Ma cosa...? >> ribatté stupita la seconda.
<< Ho detto fammi vedere le braccia! >> ripeté Marta, in un tono che non ammetteva repliche.
Gloria ubbidì terrorizzata: la Montenegro guardò prima il braccio destro, poi il sinistro. Voleva controllare se ci fossero dei buchi, se si fosse iniettata dell'eroina o altro in endovena. Non trovò niente.
<< Ma che stai facendo? >> volle sapere sconvolta la Martinez.
<< Scusa, Gloria. È che temo che Rico si buchi. L'hai trovato strano negli ultimi giorni? >> si informò Marta.
<< Un po', ma pensavo che fosse per la questione di Julian. Dopotutto non capita di avere tutti i giorni un Martinez ritrovato come futuro cognato... >> osservò Gloria ritrovando la calma.
<< Devi farmi sapere ogni cosa. Tutto quello che fa o che dice, la gente che frequenta. Devi stargli col fiato sul collo, hai capito? >> comandò la mia amica di sempre.
<< Ho capito >> promise quest'ultima.

***

Intanto Julian era al telefono con la madre adottiva, la signora Claudia: voleva che gli raccontasse tutta la verità, senza filtri.
<< Vedi, tesoro... La verità è che fu una brutta storia, che rischiò di coprire di vergogna quei poveri Pinto... >> esordì la Delgado.
<< Ma perché mi dite tutti di essere comprensivo? Perché nessuno vuole esserlo con me? >> sbottò il ragazzo.
<< E me lo chiedi? Perché sei un uomo, bene o male se gli scandali vi travolgono, la gente ne parla per un po' e poi si dimentica tutto, assolvendovi da tutte le colpe. Noi donne i nostri errori ce li dobbiamo portare appresso a vita, perché ci sarà sempre qualcuno a ricordarceli! >> rispose la madre.
<< Perché ti stai trinceando dietro un femminismo posticcio? Proprio tu, che hai fatto sempre tutto ciò che diceva papà! >> ribatté il figlio.
<< Sei ingiusto, Julian. Aveva diciassette anni, era una bambina. All'italiano non gliene era fregato mai niente di lei, figuriamoci se fosse tornato mai per prendersi le sue responsabilità... >> gli fece notare lei.
<< E perché, pensi che le sia andata meglio rinunciando a ciò che era stata per fare la signora accanto ad Eduardo Martinez? >> replicò allora lui.
<< E secondo te quale altra scelta aveva una giovane donna negli Anni Quaranta, se non quella di sposare un buon partito e fare dei figli legittimi? Già le lavoratrici erano guardate male perché dovevano sostentarsi da sole e senza un uomo che le mantenesse, le ragazze madri erano direttamente considerate delle puttane! Non è come oggi, all'epoca bastava uno sbaglio, una leggerezza e tutti erano pronti a giudicarti... >> commentò l'una.
<< Non ce la faccio a comprenderla, mi dispiace. Non dopo che mi ha abbandonato... >> concluse l'altro, attaccando nervosamente la cornetta.
In quel momento entrò Marta.
<< Non dire niente! Già ci ha pensato mia madre, quella finta... >> la anticipò, per evitare che parlasse ancora di Ines o di Joaquin Morra.
<< Non ti dirò niente in merito, lo sai come la penso sull'argomento. Ho parlato con Gloria... >> disse invece la ragazza.
<< Che vuoi da quella poveraccia? >> sospirò lui.
<< Ha detto che Rico è strano, ultimamente. Sono convinta che si buchi... >> spiegò lei.
<< Non starai esagerando? >> chiese l'uno.
<< Le pupille, Julian! Gli ho visto le pupille, sono immense! Ad ogni modo bisogna controllarlo a vista, non dobbiamo perderci neanche uno dei suoi movimenti! >> decretò l'altra, sedendosi sul letto accanto al giovane Delgado. Pensò che non avrebbero mai dovuto lasciare Madrid: da quando erano tornati a Santo Domingo, un quintale di problemi si era riversato su di loro fino a seppellirli.
Senza farci troppo caso, scivolò nel sonno.

***

Si svegliò di soprassalto, richiamata dalla voce di sua madre.
<< Marta! Marta, svegliati! >> la incitava la signora Beatriz.
<< Oddio, mamma! Che vuoi? >> saltò su la ragazza.
<< Devo parlarti... Di Rico >> spiegò la donna.
<< Cos'ha combinato stavolta? >> domandò Marta.
<< Mio Dio, mi vergogno anche a dirlo... >> sospirò la madre.
<< Gli sto col fiato sul collo da quando lui e Gloria sono diventati hippie, ma secondo me è invischiato in qualcosa di grosso e pericoloso >> ammise la figlia.
<< Ha rubato i risparmi di famiglia, quelli della cassetta rossa >> confessò la governante di villa Martinez. I risparmi collettivi della famiglia Montenegro erano sempre stati accumulati in una scatola rossa che la signora Beatriz conservava gelosamente.
<< Allora è più grave di quanto immaginassi. Mamma... >> esordì la Montenegro.
<< Cosa? >> fece la dipendente dei signori Martinez.
<< Temo che Rico faccia uso di droghe. Droghe pesanti, come l'eroina o la cocaina >> replicò l'una.
<< Buon Dio... >> esclamò accorata l'altra.
<< Bisogna capire cosa gli passa per la testa e prenderlo in tempo, prima che sia troppo tardi. Ho allertato Gloria, Julian e Valentin. Gli stiamo tutti addosso >> decise la prima.
<< Speriamo di riuscire a scoprire la verità. Non riesco nemmeno a immaginare mio figlio, tuo fratello, buttato in un angolo con un ago in endovena come gli sbandati che girano adesso... >> sospirò la seconda.
<< Scopriremo la verità. Te lo giuro >> promise Marta, prendendo la mano di sua madre. Per la prima volta nella loro vita si sentivano davvero una famiglia. Era importante che rimanessero unite per il bene di Rico.

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