Capitolo 27

Nei giorni che seguirono Julian fu intrattabile: Marta lo giustificava in parte, visto che era cresciuto per ventisei anni in una bugia, ma a un certo punto la sua pazienza finì; dopotutto, quella col carattere impossibile già era lei, se ci si metteva anche Delgado ci sarebbe scappato il morto.
<< Adesso tu la smetti di fare la primadonna isterica e mi ascolti! >> lo richiamò all'ordine.
<< La primadonna isterica io? Ma ti rendi conto di quello che è appena emerso dal testamento della signora In... cioè... di mia madre? La mia madre biologica! La mia vita è una menzogna... >> ribatté Julian.
<< Appunto per questo non ti sembra il caso di fare luce su questa storia? >> lo fece ragionare Marta.
<< Per scoprire cosa? L'ennesima storia di una povera ragazzina finita preda dell'uomo sbagliato? È una realtà tragica e fin troppo comune, è capitato anche a te... >> replicò lui.
<< La storia di una donna che ha pensato solo al tuo bene, cazzo! Come pensi che avresti vissuto, figlio di una ragazza madre negli Anni Cinquanta in una società totalitaria? Saresti stato felice? Sereno? Io non credo! >> rinfacciò lei.
<< E cosa intendi fare? >> domandò allora l'uno.
<< Andare a trovare, insieme ad Emilia e Aurora, l'unica persona in grado di raccontarci tutta la vicenda per filo e per segno! >> decretò l'altra.
Il ballerino non ebbe il coraggio di rispondere: quando la Montenegro si metteva in testa qualcosa, era impossibile farle cambiare idea.

***

Se c'era qualcuno che sapeva la verità su quell'oscura faccenda, quella era la signora Miriam Pinto, la madre di Ines Martinez: era venuta diverse volte alla villa, aveva un carattere allegro e ci portava le caramelle; rimasta vedova da qualche anno del marito Matias, abitava in una graziosa casetta in campagna, poco lontano da Santo Domingo: per quanto la loro figlia avesse staccato loro, negli anni, generosi bonifici bancari, avevano sempre cercato di non ostentare del lusso eccessivo, fieri di vivere prevalentemente dei frutti del proprio lavoro.
La signora Miriam aveva i capelli biondo chiaro e gli occhi celesti come sua figlia; aveva una settantina d'anni, anche se l'ultimo lutto sembrava averla fatta invecchiare di colpo: un genitore non dovrebbe mai seppellire un figlio, è contro natura.
<< Buonasera, signora Pinto >> la salutò Marta, alla testa del gruppo.
<< Buonasera, care ragazze >> rispose la proprietaria di casa.
<< Vorremmo parlarle del testamento di sua figlia Ines. Di Julian Delgado, per la precisione >> replicò la Montenegro.
<< Immaginavo che prima o poi questa storia sarebbe venuta fuori. Venite dentro, vi preparo un tè e vi racconto una cosa che avrei dovuto raccontare tanto tempo fa... >> fece Miriam, conducendole dentro.

***

Le tre ragazze sedettero intorno al tavolo del salotto, mentre Miriam si rivolgeva alla cameriera storica Montserrat - l'unica dipendente che aveva accettato di avere nonostante la figlia pretendesse di farle avere uno stuolo di servitori - di preparare il tè.
Emilia, Marta e Aurora si guardarono intorno: l'ambiente era rimasto abbastanza semplice, senza tutti quei fronzoli che la signora Ines aveva tentato di suggerire ai suoi.
<< Mio marito e io abbiamo lottato per mantenere la nostra frugalità >> dichiarò la donna, accomodandosi sulla sua poltrona preferita: sembrava una regina venuta ad ascoltare le richieste dei suoi sudditi.
<< La signora Ines amava vivere nel lusso >> osservò timidamente Emilia.
<< Mia figlia voleva compensare con i soldi quella ferita che non si è mai rimarginata >> puntualizzò la padrona di casa.
<< Perché è stata costretta ad una scelta difficile? Stando a quello che pensa Julian, è una storia comune a quella di tante altre ragazze che incontrano l'uomo sbagliato... >> esordì Marta.
<< Mio nipote ha ragione: è una storia tragica nella sua banalità. Ines aveva diciassette anni e quell'impiego di segretaria alle Acciaierie Martinez la rendeva così fiera... Allora eravamo nel pieno del regime di Trujllo, non stava bene che le donne mostrassero tutta questa sfrontatezza. Ma mia figlia non aveva paura, si sentiva importante. E le donne di carattere piacevano agli uomini proprio per la loro rarità >> cominciò a raccontare la signora Pinto.
<< Il padre biologico di Julian? >> chiese Aurora.
<< Sì, esatto. Si chiamava Joaquin Morra, suo padre era italiano. Erano nostri vicini di casa, lui e Ines si sono conosciuti ad una festa: si ballava la stessa danza in cui Julian si è affermato negli ultimi anni >> continuò Miriam.
<< La bachata >> dichiarò la Montenegro.
<< Esatto. Sembrava avere il ritmo nel sangue, quel mascalzone. Ines non era mai stata innamorata così tanto, e quelle bachatas sembravano un rapporto sessuale sulla pista da ballo... Fu una brunja, una mammana che viveva anche lei da queste parti, ad accorgersi che era incinta. Non poteva tenerlo, si sarebbe rovinata la vita... >> ricordò l'una.
<< La brunja Barbara Castañedo? >> domandò l'altra.
<< Ecco, brava. Come la conosce? >> volle sapere la prima.
<< Ha scoperto che ero incinta, quando scappai alla baraccopoli per evitare lo scandalo che mi aveva coinvolta con il mio ex marito, Eugenio Martinez >> spiegò la seconda.
<< Ad ogni modo Ines si innamorò di nuovo. Il fortunato era Eduardo Martinez, il figlio del datore di lavoro. Era un'occasione unica, ma la gravidanza di mia figlia stava diventando evidente: i signori Martinez non avrebbero mai accettato un bastardo in famiglia >> proseguì la signora Pinto, mentre Montserrat arrivava con il vassoio, posandolo sul tavolo con tutte le tazze e la teiera fumante. Provvide a versare il contenuto, in silenzio.
<< E come sono riusciti a mettere a tacere tutto? Insomma, una gravidanza non sarebbe passata inosservata, fino al nono mese... >> disse Aurora.
<< Venne mandata in un'importante clinica, appartenente ad una famiglia di medici da generazioni, i Vidal. A quel punto mi feci avanti; il mio povero Matias e io avevamo dei vicini, i Delgado, che non potevano avere figli in quel momento. Julian non ci mise molto a trovare una famiglia che gli volesse bene, e che non gli facesse mai venire in mente lo schifo che ha preceduto la sua nascita >> riferì ancora la madre di Ines Martinez.
<< È una storia orribile... A lieto fine, ma dallo svolgimento orribile... >> sospirò Emilia in tono malinconico.
<< Per fortuna mia figlia non ha mai dimenticato il suo bambino. Spero che questo testamento serva a rendere giustizia ad entrambi >> decretò Miriam.
<< Glielo garantiamo noi >> promise Marta, guardandola negli occhi.

***

Tornarono alla villa e la prima cosa che si ritrovarono davanti agli occhi furono Gloria e Rico che facevano yoga distesi su tappeti floreali in giardino; accanto a loro uno stereo di ultima generazione ripeteva ad intervalli regolari il suono di una campana tibetana.
<< Ohm... >> recitavano entrambi in coro, pronunciando la Sillaba della Creazione dell'Universo risalente ai Veeda, i testi sacri dell'induismo.
<< Ma che stanno facendo? >> domandò subito Marta.
<< Meditano, non vedi? >> rispose Emilia.
<< Cazzo, lo vedo che meditano! Ma in tutto questo casino l'unica cosa a cui pensano è meditare? >> sbottò la Montenegro, puntando dritta alla coppia nel bel mezzo dello yoga.
<< Marta, aspetta... >> la pregò la Fernandez, mentre insieme ad Aurora tentava di dissuaderla dalla sfuriata che stava per fare al fratello e alla futura cognata.
<< Vi sembra il momento di fare queste... Cose? >> esordì Marta, piazzandosi di fronte a loro a braccia conserte.
<< Oh salve, cara sorella. Mi sembri piuttosto nervosa... >> commentò serafico Rico. Era sempre più convinta che, conciato così, non sembrasse neanche lui.
<< Già, Rico ha ragione. Dovresti meditare anche tu, sai? La meditazione yoga scaccia le vibrazioni negative... >> aggiunse Gloria.
<< Volete sapere dov'ero? Anzi, dov'eravamo? Dalla signora Pinto, a cercare di capire qualcosa di più sulla nascita di Julian. Tuo fratello, Gloria! >> ribatté scocciata Marta.
<< Beh, è meraviglioso! Non trovi? Se il destino ci ha portato fino a Julian, dobbiamo solo che ringraziare il Creato! >> rispose.
<< Siamo tutti una grande famiglia, in armonia con l'Universo... >> si accodò Rico. Le mie amiche non seppero cosa rispondere: Marta aveva il latte alle ginocchia, Emilia e Aurora non erano meno sbigottite; non sapevano se quei due fossero fuori dal mondo o solo molto furbi da tirarsi via da tutto quel bordello.

***

La Montenegro trovò il compagno seduto in giardino, davanti alla siepe dalla quale era spesso e volentieri sbucato per venire a prenderla e ballare insieme.
<< Sembra passata una vita da allora >> commentò, sedendosi accanto a lui.
<< Beh, forse dovevano rimanere sempre così le cose, non credi? Se fossimo andati dalla Brunja a farci leggere il futuro, magari ci saremmo risparmiati tutto questo... >> rispose quest'ultimo.
<< E rimanere a guardare la vita dietro un vetro, mentre passava? Non vivere affatto, magari? >> gli fece notare la compagna.
<< Tu non capisci... La mia vita è una menzogna, Marta! Una sceneggiata, una finta, una recita. Ma tu che ne sai? Hai passato i primi anni in una famiglia vera e sana, e gli ultimi nel lusso... >> ribatté l'uno.
L'altra non poté credere alle proprie orecchie: scattò in piedi con gli occhi sbarrati.
<< Che ne so? Ma come ti permetti di dirmi che ne so? Sono stata costretta ad un matrimonio che non volevo, ho avuto una figlia da un altro uomo, la mia migliore amica è morta in un ospedale da campo in Amazzonia e come se non bastasse mio fratello è un tossico! >> rimbeccò furiosa.
<< È un hippie, fuma qualche canna... >> sbuffò Delgado, sicuro che la sua fidanzata fosse troppo bacchettona nei confronti di Rico.
<< La verità è che il mondo non gira intorno a te. Sei stato adottato, e allora? Hai trovato una famiglia povera ma onesta, che non ti ha mai fatto mancare niente, specialmente l'affetto! Ma è naturale che giudichi tua madre, sei un uomo... Siamo sempre noi donne alla fine a dover fare scelte difficili e drastiche... >> sentenziò amareggiata la Montenegro, girando i tacchi e andandosene.
<< Marta! Marta, scusa... Non volevo sminuirti... Marta! >> tentò di chiamarla Julian. Ma la mia amica di sempre non aveva intenzione di voltarsi indietro.

***

Arrivò alla parte anteriore del giardino e si ritrovò davanti Valentin che fumava.
<< Oddio, che ci fai qui? >> trasalì non appena lo vide.
<< Fumo! Che ci fai tu, semmai... >> rispose il ragazzo.
<< Ho litigato con Julian >> spiegò la giovane, mettendosi vicino a lui.
<< Immagino che sia difficile anche per lui >> commentò questi.
<< Difficile? È impossibile. Per questo siamo andate a parlare con tua nonna, Miriam Pinto. Io, Emilia e Aurora. Ci ha raccontato tutta la verità... >> replicò la moglie di Eugenio.
<< Quale verità? >> chiese Martinez, voltandosi verso la sua interlocutrice.
<< Tua madre conobbe un ragazzo, prima di tuo padre. Si chiamava Joaquin Morra, era mezzo italiano. Lo conobbe che ballarono insieme... >> raccontò la Montenegro.
<< Una bachata? >> volle sapere lui.
<< Una bachata. Buffo, vero? Oggi Julian e io facciamo i ballerini, tutto torna... >> ipotizzò lei.
<< Sono preoccupato per Mauricio. È l'unico che non si è ancora davvero espresso in merito a questa storia. Temo possa scoppiare... >> sospirò l'uno.
<< Qui gli unici "scoppiati" sono mio fratello e tua sorella! >> sostenne l'altra.
<< Queste teorie hippie non convincono neanche me. Ti aiuterò a tenerli d'occhio, se dovessero diventare ancora più esagerati... >> promise Valentin.
Marta sorrise, rasserenata. La sua presenza la rassicurava, come sempre.

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