Capitolo 24
Non ricordo il momento esatto in cui mi ammalai; non rammento se si trattò di una settimana dalla nostra partenza, o di qualche giorno, o forse di ventiquattr'ore; fatto sta che il mio corpo secco e debole ci mise poco ad essere minato dai terribili e devastanti batteri della malaria, non meno di quanto le ingiustizie che avevo visto subire dai nativi avevano avvelenato di sensi di colpa la mia anima da occidentale: fui ricoverata d'urgenza e mi sentii un impiccio, visto quanto già Simon e gli altri medici senza frontiere avessero da fare con i loro pazienti; nonostante questo mi curarono come se fossi la cosa più preziosa della loro vita; Simon cercava di passare con me tutto il tempo possibile, spendendo tutte le sue conoscenze per salvarmi la vita. Sebbene ce la stessero mettendo tutta, le mie condizioni peggiorarono: Simon non mi lasciò un attimo, la speranza di trovarmi viva il giorno dopo gli luccicava disperatamente negli occhi; io cercavo di rassicurarlo, ma dentro di me sapevo che me ne stavo andando: così una mattina gli feci una richiesta molto particolare, come se fossero le mie ultime volontà.
<< Voglio vedere Marta e Valentin un'ultima volta... >> mormorai con le ultime forze che mi rimanevano.
<< Non dire così... >> cercò di controbattere lui.
<< Siamo realisti, Simon... Non mi resta molto tempo... >> ammisi. Sapevo di fargli male. Di distruggerlo, forse. Ma non riuscivo a mentirgli.
<< D'accordo, d'accordo... Ma perché proprio Marta e Valentin? Perché non i tuoi genitori, tuo fratello? >> domandò con le lacrime agli occhi.
<< Perché quei due non ci hanno mai capito niente, e almeno voglio morire sapendoli uniti >> risposi.
Si amavano, Marta e Valentin, e pensai che almeno al mio capezzale avrebbero dovuto confessarsi i reciproci sentimenti. Non avevo altro desiderio.
***
Non appena ricevette la telefonata di Simon che la informava delle mie condizioni, si precipitò immediatamente sul primo volo per il Brasile: ovviamente avevo chiesto al mio fidanzato di non dirle che veniva Valentin, né a quest'ultimo che ci sarebbe stata anche la Montenegro; se avessero saputo l'una della presenza dell'altro, si sarebbero certamente evitati, dopotutto facevano così da quattro anni.
Ma adesso non avevano scampo: in fondo stavo per morire, dovevano assolutamente farmi contenta.
Si trovarono faccia a faccia nel momento in cui entrambi arrivarono fino in Amazzonia, nel punto in cui Simon venne a prenderli entrambi.
<< Che ci fa lui qui? >> esordì lei.
<< Ma che ci fa lei qui? >> fece lui.
<< Luna vi voleva vedere entrambi... È dentro... >> li richiamò all'ordine Simon.
<< Certo che la nostra piccola Luna ci ha giocato un brutto scherzo... >> commentò la Montenegro, mentre insieme a Valentin seguiva Simon all'interno del campo base.
Per due benestanti come loro, quel luogo fu un vero e proprio schiaffo in piena faccia: entrambi erano stati nella baraccopoli fuori Santo Domingo, ma quella era una povertà diversa, piena di speranza di migliorarsi; questa invece sapeva di morte e rassegnazione.
Simon li guidò fino al letto dove giacevo io: avevo perso molto peso, e la mia pelle era diventata giallognola; avevo costantemente freddo, e di tanto in tanto mi veniva da vomitare.
<< Sei fuori di testa, Luna. Lo sei sempre stata... >> cominciò Marta, facendo finta che quel mio stato non la tangesse minimamente.
<< Marta è fatta così, la conosci... Sei stata coraggiosa, a prendere le sorti del mondo sulle tue spalle. E non solo quelle del mondo, ma anche di tutti noi... >> intervenne Valentin.
<< Che ci volete fare? Sono sempre stata così maledettamente altruista. Ma anche l'unica a capire che non potevate stare lontani per sempre... >> replicai, con le energie che abbandonavano sempre di più il mio corpo. Tossii ed ebbi una serie di brividi.
La Montenegro e Martinez si guardarono in silenzio per alcuni minuti, pieni d'imbarazzo.
<< Non perdi mai la tua ironia, nemmeno in questo stato... Devi rimetterti, però: abbiamo ancora tutti bisogno del mondo visto dal tuo angolo... >> ribatté lei, con la voce rotta dall'emozione.
Anche lui faceva fatica a trattenere le lacrime, mentre Simon piangeva disperatamente, consapevole della mia sorte.
<< Ma io resterò per sempre nel mio angolo. E tu mi vedrai, e così Emilia ed Aurora. Come Beth con le altre sorelle March, non vi abbandonerò mai... Le persone a cui vuoi bene non se ne vanno mai veramente... >> continuai, anche se ogni parola era ormai diventata una fatica insormontabile.
<< Amore mio... >> mormorò Simon, terrorizzato da ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
<< Simon, Marta, Valentin... Siete le tre persone più importanti della mia vita. Vi porterò sempre nel cuore, vi prego di fare lo stesso... Con me... >> proseguii, mentre la vita lentamente mi lasciava.
<< Te lo promettiamo, tutti >> disse Valentin.
<< Grazie... >> conclusi. Poi chiusi gli occhi e reclinai la testa di lato. Un senso di pace mi avvolse, e una luce sfolgorante che in un altro momento mi avrebbe dato fastidio, ma che sapevo essere normale, nella dimensione in cui stavo accedendo.
<< Luna! >> gridò Marta, sciogliendosi in un pianto liberatorio, mentre si attaccava disperatamente al mio corpo inerme e Valentin e Simon cercavano invano di staccarla.
***
Quando avevo sentito la morte vicina e inevitabile, avevo chiesto a Simon di farmi cremare, e riportare le mie ceneri in un urna fino alla bella isola di Hispaniola, nella familiare Rebubblica Dominicana che mi aveva vista nascere.
Furono Marta e Valentin ad occuparsi di informare la mia famiglia e i Martinez al di qua e al di là dell'oceano della mia dipartita; contrariamente a quanto speravo, cercarono di parlarsi, di confrontarsi il meno possibile.
Solo il giorno prima della partenza, fu Valentin ad abbattere quel muro di incomunicabilità.
<< È da quando siamo arrivati che volevo dirti una cosa... >> esordì.
<< Che i Cervantes sono degli stronzi che non meritano neanche un po' di piangere sulle ceneri di Luna? >> ipotizzò lei.
<< A parte quello >> puntualizzò lui.
<< Cos'altro devi dirmi? >> domandò la Montenegro.
<< Mi sposo, Marta >> rispose Martinez, tirando fuori le parole come fossero proiettili sparati da un fucile.
<< Ah >> commentò l'una, secca. Pensò che fosse ora, che altrimenti sarebbe morto solo e senza figli.
<< Mi sposo con Aurora >> precisò l'altro.
Marta non riuscì a proferire parola: le erano morte in gola non appena Valentin aveva ammesso di aver definitivamente scelto la Navarro a lei.
***
Si diressero a Santo Domingo con lo stesso volo, ma era come se viaggiassero da soli.
Il giorno in cui vennero celebrate le mie esequie, la mia famiglia pianse tutte le lacrime del mondo; Simon e la sua famiglia si guardavano intorno circospetti, temendo di essere colpevolizzati della mia fine in qualunque momento della funzione; Emilia, Marta e Aurora restarono vicine, mettendo da parte tutti i rancori per accompagnarmi nel mio ultimo viaggio.
La Montenegro e la Navarro non parlarono nemmeno del fatto che quest'ultima fosse in procinto di sposare Valentin, d'altra parte nelle "Piccole donne" Laurie, dopo essere stato respinto da Jo, aveva ripiegato su Amy; ed era da quando eravamo piccole che Marta era Jo, Valentin era Laurie e Aurora era Amy.
Invece parlarono di me, della mia scelta di andare a morire nella foresta amazzonica.
<< Dopotutto la nostra piccola Luna era fatta così... >> commentò Emilia.
<< Già, cercava le grandi cause collettive. Ci sono tanta povertà e tanta disperazione, nel mondo... >> proseguì Aurora.
<< Anche qui a Santo Domingo ci sono povertà e disperazione, basta solamente guardarsi intorno. Perché cazzo doveva andare a cercarle in Amazzonia? >> ribatté amareggiata Marta. Le altre non fecero una piega: tutte e tre non l'avrebbero mai saputo.
***
Aurora e Valentin si sposarono il 24 novembre del 1966: lei era raggiante, molto di più rispetto a quando era convolata a prime nozze con Sergio; lui faceva la parte dell'uomo che prendeva in sposa la donna della sua vita, ma lo sapevamo tutti che il suo cuore era da un'altra parte.
Marta non vide l'ora di arrivare alla fine di quella giornata massacrante.
Dopo la prima notte di nozze partirono per una crociera nei Mari del Nord; al ritorno a Madrid Marta divenne ogni giorno più intrattabile, specialmente nei confronti del marito; il viaggio in Amazzonia l'aveva resa consapevole del fatto che non lo sopportava più, che le faceva ribrezzo anche solo pensare di continuare a condividere il talamo nuziale con lui.
Eugenio se ne accorse, così decise di affrontarla, togliendosi tutti quei sassolini dalle scarpe che per anni era stato costretto a tenersi dentro.
<< Tu ami mio cugino >> esordì una sera, mentre si preparavano per andare a dormire. Lui si stava svestendo, lei era in sottana, seduta sul letto.
<< E tu che ne sai? >> ribatté questa, non nascondendo più quello che provava.
<< L'ho sempre saputo, da quando ci siamo incontrati la prima volta. L'avresti sposato, se non avessero pensato tutti che ti avessi lasciata incinta... E invece hai sbagliato anche a indovinare chi ti avesse ingravidata, o forse invece l'hai sempre saputo: Julia non è mia figlia, suo padre è Valentin >> ci azzeccò l'uno.
<< Come hai fatto a capirlo? >> volle sapere l'altra.
<< Gli ha staccato la faccia. Speravo fosse un caso, ma poi sono nati anche Enrique e Cristina e ho fatto due più due. Se non ti chiedo le analisi del sangue anche di loro due è perché già la situazione fa schifo così... >> rispose il primo.
<< A parte l'episodio della rimessa delle barche con Valentin, quando è andato a recuperarmi alla baraccopoli, sei stato l'unico uomo della mia vita... >> ammise la seconda.
<< Ti prego, non dire queste parole. Suonano ridicole, se escono dalla tua bocca... >> fece Martinez, voltandosi e chiudendo gli occhi in segno di disprezzo.
<< Bene, e allora cosa vuoi? La separazione di fatto? L'annullamento alla Sacra Rota? Mi fai soltanto un favore... >> ribatté stizzita la Montenegro.
<< Forse è la soluzione migliore per entrambi. Ma pensiamoci domani >> concordò Eugenio, pensando che almeno, togliendosi quel matrimonio fasullo e ingombrante, sarebbero stati finalmente liberi di ricostruirsi una nuova vita.
L'indomani mattina Marta fece le valigie, e si presentò con i bambini all'indirizzo di casa di Julian; quando lui le aprì, sorrise.
<< Ho lasciato mio marito >> confessò lei.
<< Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Venite, accomodatevi... >> la invitò Delgado, conducendo dentro la Montenegro e i suoi figli.
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