Capitolo 20

Il responso del consiglio d'amministrazione della famiglia Martinez-De Los Santos fu a favore di Aurora: la ragazza era riuscita a convincere il marito, il cognato e i suoceri che cavalcare l'onda del mondo che cambiava, aprendo le porte dell'hotel alle comitive di giovani hippie, sarebbe stata un'idea vincente non solo per risollevare le sorti della catena di alberghi, ma anche per trarne guadagno negli anni avvenire; studiare Economia e Commercio l'aveva portata a capire talmente bene i meccanismi di mercato che ragionava ormai non più in ottica attuale, ma prospettica.
Il giorno in cui i giovani figli dei fiori invasero l'albergo al centro di Madrid, la contessa fu costretta a sfoggiare sorrisi di cortesia, ma appena rimase da sola col marito tirò fuori tutto l'astio e il disprezzo che si era tenuta dentro.
<< Non riuscirò mai a capire tutto questo, mai! >> disse avvelenata.
<< Lo so, ma non avevamo altra scelta... >> la fece ragionare il signor Martinez.
<< Certo che ce l'avevamo, evitare di accogliere quelle due piccole arpie nella nostra famiglia, tre anni fa! >> sbottò la contessa.
<< Adesso che colpa avrebbero Marta e Aurora? >> domandò lui.
<< La colpa di appartenere ad una classe ambiziosa e sgomitante, che da quando ha avuto la possibilità di sedersi al tavolo delle persone che contano, ha cominciato a pretendere sempre più fette di una torta che prima potevamo mangiare solo noialtri appartenenti all'élite! >> ribadì lei, piena di rancore.
Non aveva mai perdonato ai suoi figli di essersi scelti due ragazze di umile estrazione sociale, né aveva mai sopportato che Marta comandasse Eugenio a bacchetta, ma che una donna uscisse dal suo ruolo predefinito per salvare le attività di famiglia al posto di un uomo era ai suoi occhi intollerabile.

***

Aurora si era accorta di ciò che pensava la contessa su di lei, perciò decise di parlarne con Marta.
<< Hai capito, la stronza? Io salvo il culo a lei, ai suoi lussi e alla sua famiglia, e lei mi ringrazia ricordandomi che gli uomini si occupano degli affari e le donne stanno un passo indietro, a occuparsi della casa e dei figli! >> esclamò indignata.
<< Quattro anni fa non avrei mai detto che saresti diventata così femminista! >> osservò la Montenegro, mentre allattava la piccola Cristina.
<< Io non sono come Emilia, che sognava il principe azzurro per poter vivere di rendita... Ho giurato che non sarei mai stata più povera del punto da cui sono partita, e anche se avessi trovato un marito ricco avrei fatto in modo che non fosse l'unica fonte della mia realizzazione! >> decretò la Navarro.
<< Ti ammiro, sai? Non te l'ho mai detto, Aurora, in passato non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ma alla luce degli ultimi eventi sì. Sei diventata una vera macchina da business, mentre io non riesco nemmeno a far accettare ad Eugenio che mi piace ancora il ballo >> confessò Marta.
<< La bachata? >> chiese Aurora.
<< La bachata >> rispose la moglie di Eugenio. Ripensò con nostalgia alla prima sera in cui Julian l'aveva quasi costretta ai passi di quella danza sensuale e scabrosa, che finalmente stava avendo il giusto successo.
Un rumore forte di schioppettata interruppe il flusso dei suoi pensieri e fece sussultare sia lei che l'amica.
<< Che succede? >> gridò quest'ultima.
<< Sembrava un rumore di sparo... >> commentò Marta.
Fu la giovane domestica Luisa a svelarne il motivo, entrando precipitosamente nella stanza, tutta trafelata.
<< Si è sparato, il signor Martinez si è sparato! >> urlò sotto shock, richiamando alla mente delle due la stessa scena di tre anni prima, quando ero entrata nella stanza di Emilia a comunicare a lei e alle altre che il signor Eduardo si era tolto la vita.
<< Quale signor Martinez? >> domandò prontamente la Montenegro.
<< Il signor Sergio >> ammise la cameriera, tra lo sgomento delle sue interlocutrici.

***

Aurora fu la prima ad entrare nello studio, dove Luisa aveva trovato Sergio: si era sparato alla tempia, esattamente come suo zio Eduardo, lasciando sulla scrivania un biglietto.
Sopra c'era scritto che si scusava per quel gesto, ma che non poteva sopportare il pensiero di essere salvato da una donna, che per di più era sua moglie.
La contessa De Los Santos sembrò sotterrare l'ascia di guerra nei confronti della nuora, per il suo fresco stato di vedovanza, ma solo per accumulare il veleno necessario per sussurrarglielo nell'orecchio al funerale, subito dopo la sepoltura della bara.
<< Te l'avevo detto che questa tua idea insana e populista ci avrebbe portati alla rovina... Mio figlio si è sparato, ma è come se lo avessi ucciso tu! >> la insultò.
Davanti a quell'accusa così patetica, Aurora non poté che lavare con il sangue un simile affronto, nonostante davanti a lei ci fosse una madre che soffriva e forse non sapeva ciò che diceva.
<< E invece dovrebbe ringraziarmi, contessa. Sì, dovrebbe proprio ringraziare questa povera ragazza, figlia di un custode e di una guardarobiera, perché è grazie a lei se è riuscita a seppellire quel maschilista di suo figlio nel cimitero di famiglia e non in una fossa comune, come l'ultimo dei disgraziati! >> le rispose per le rime, e fu talmente eloquente da indurla a non replicare. Non poteva, Aurora le aveva sbattuto in faccia troppa verità per permetterglielo.

***

Ad esprimere alla giovane vedova il suo più sincero cordoglio fu l'ultima persona che lei potesse aspettarsi: Valentin.
Il ragazzo che aveva amato in silenzio per tanti anni, pur sapendo che egli le aveva sempre preferito Marta, si accorgeva di lei nel momento del lutto, quando era ormai l'ultimo dei suoi pensieri. Almeno apparentemente.
<< Condoglianze vivissime, Aurora. Non pensavo che mio cugino arrivasse a tanto... >> iniziò il giovane Martinez.
<< Non l'avrei immaginato neanche io. Credevo che fosse quello che mi sosteneva di più >> ammise la giovane.
<< Ti ha sempre sostenuta, Aurora. Ti ha fatta studiare quando nessun altro marito l'avrebbe fatto... >> le ricordò Valentin.
<< Tu cosa avresti fatto al suo posto? >> gli chiese allora Aurora. Quella conversazione le permetteva di togliersi tutti quei dubbi che l'attanagliavano dal 1963, quando aveva creduto che Sergio fosse decisamente migliore di lui.
<< Non lo so. Per questo motivo non mi sono mai sposato >> tergiversò Martinez.
<< Non ti credo. È per Marta che non ti sei mai sposato... >> indovinò lei.
<< A te non posso nasconderlo. Non riesco a dimenticarla: è lei il mio tormento, la mia voglia... Lo capisco tutte le volte che la incontro, tutte le volte che incrocio gli occhi di Julia... E ci ritrovo i miei >> confessò lui.
La Navarro rimase in silenzio per qualche minuto. All'improvviso ogni cosa le apparve chiara: le tensioni tra Marta ed Eugenio, gli imbarazzi quando la Montenegro incontrava Valentin, quella bambina che non somigliava ai fratelli...
<< È tua figlia... Julia è tua figlia! >> esclamò, pretendendo una risposta.
<< Sì, è mia figlia. È bastato il silenzio di Marta a questa mia domanda per averne la conferma >> confidò l'uno.
<< Quando è successo? >> lo incalzò l'altra.
<< Il giorno in cui sono andata a cercarla, alla baraccopoli fuori Santo Domingo. Prima di tornare a casa ci siamo fermati davanti alla rimessa delle barche. Le ho chiesto di raccontarmi la sua versione. Abbiamo fatto l'amore, poi abbiamo giurato di non cadere più in tentazione. Fino al giorno della nascita di Julia... >> continuò il primo.
A quelle parole la seconda cominciò a ridere piano, poi sempre più forte. Una risata nervosa, isterica.
<< Che c'è da ridere? >> domandò Valentin.
<< C'è che è riuscita ad ottenerti anche senza sposarti. Voleva mettere una distanza tra voi due a livello formale, ma a quello sostanziale ti ha legato a sé più che con un vincolo matrimoniale! >> replicò Aurora, in preda alle risa e alle lacrime.

***

Non avevamo nemmeno la vaga idea di ciò che stesse passando per la mente di Aurora, quando Emilia, Marta e io l'aspettammo nella stanza degli ospiti assegnata a me, dove ci eravamo riunite per confortarla.
<< Aurora, finalmente sei arrivata! >> le venne incontro Emilia, abbracciandola non appena la vide entrare nella stanza.
<< Vieni, siediti qui con noi >> l'accolsi.
<< Grazie, ragazze. Sono contenta di poter fare affidamento su di voi. Delle amiche vere, di cui ci si può fidare sempre >> rispose la Navarro, ma mentre parlava con noi stava fissando Marta con fare minaccioso. La Montenegro era seduta sul letto, come se non percepisse il fatto che l'atmosfera si stesse facendo pesante.
<< E allora come mai lo dici con questo tono inquisitorio? >> le domandò tranquillamente quest'ultima.
<< Questo dovresti dirmelo tu, Marta. Anzi, avresti dovuto farlo due anni fa, quando è nata tua figlia Julia. Tua e di Valentin >> insinuò Aurora.
<< Che ne sai tu di questa storia? >> saltò su Marta, alzandosi di scatto.
<< Me l'ha detto lui, di sua spontanea volontà. Come se volesse sgravarsi di un peso... >> proseguì l'una.
<< Perfetto, adesso che lo sai cosa pensi di ottenere? >> la sfidò l'altra.
<< Ragazze... >> cercò di intervenire Emilia, ma invano.
<< La verità è che sei un'egoista, Marta Montenegro. Hai sempre fatto il cazzo del comodo tuo, ci hai messe in situazioni assurde, distruggi tutto ciò che hai intorno senza preoccuparti delle conseguenze. Ti sei fatta impalmare da Eugenio ma volevi Valentin? E che problema c'era? Te lo sei scopato in una rimessa delle barche e ci hai fatto pure una figlia, così lo hai tenuto legato a te per tutta la vita! Sapevi benissimo che lo amavo più di me stessa, ma te lo sei preso perché piaceva a me! >> argomentò la prima, con crescente rancore, come se si stesse togliendo una serie di sassolini dalle scarpe.
<< Non me lo sono preso per farti un dispetto, è successo e basta >> replicò la seconda, in sua discolpa.
<< È successo e basta! E allora anche il tuo matrimonio, gli altri figli, sono tutte cose successe e basta? La tua vita qui a Madrid? Sai solo dare vita agli eventi, Marta, ma in concreto non sai fare niente! Non meritavi un uomo come Valentin allora, e non lo meriti neanche adesso! >> riprese la vedova di Sergio, piena di livore.
<< No, non lo merito >> commentò la moglie di Eugenio, non perdendo la calma.
<< Lo sai cosa sei, tu? >> rinfacciò Aurora.
<< No, cosa sono? >> le venne sotto Marta.
<< Sei una grandissima figlia di puttana, con tutto il rispetto per quella povera disgraziata di tua madre che ti ha messa al mondo! >> concluse la Navarro.
Emilia e io osservammo prima l'una, poi l'altra, aspettandoci che la Montenegro le rispondesse per le rime, o che addirittura la schiaffeggiasse: ma non fece niente, stette in silenzio. L'unica cosa che produsse fu un sorriso, ma che non aveva nulla di conciliante. Era un ghigno, con cui la prendeva in giro, come a ricordarle che, sebbene fosse vedova e liberissima di prendersi Valentin, per la vecchia gerarchia che vigeva tra loro il ragazzo avrebbe sempre scelto lei.

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