Capitolo 14

Il viaggio di nozze dei neo-sposi, una romantica luna di miele a Roma, fu pagato con i soldi che i Fernandez, con la loro intraprendenza, avevano fatto tornare nelle casse dei Martinez; tuttavia la signora Ines proprio non ce la faceva a nascondere quel risentimento che covava nei confronti della signora Juana, come se l'avesse privata, oltre che della titolarità di alcune azioni, anche della dignità di poter essere lei a condurre quel gioco che aveva condotto alle nozze tra Emilia e Mauricio.
La cuoca di villa Martinez sapeva tutto, anzi se lo aspettava, ma l'odio della Martinez le scivolava addosso, e ad ogni occhiataccia di quest'ultima rispondeva con un sorriso e una speranza sul futuro della nuova coppia.
<< Chissà se torneranno in tre dalla luna di miele! >> esclamò, quando ormai mancava poco tempo al loro rientro. Era quasi la metà di gennaio del 1963.
<< Anche se dovessero tornare con un figlio, quest'ultimo non sarà mai un vero Martinez. Sarà di sangue annacquato, popolano, non avrà mai la purezza della nostra stirpe! >> ribatté velenosa la consuocera.
La signora Fernandez non si scompose, anzi: le aveva dato un nuovo spunto per distruggerla con la sua sagacia.
<< Da che mondo e mondo, il sangue popolano le rafforza, le stirpi. E lei dovrebbe saperlo, visto che il primo Martinez raccoglieva ferro vecchio. Non se lo dimentichi >> la polverizzò, tanto che Ines Martinez non seppe come replicare.

                                      ***

Il mondo intorno a noi stava cambiando il suo assetto, e non eravamo sicuri se in meglio o in peggio: ogni giorno un Paese faceva nuove scoperte, ma per contro la Guerra Fredda diventava sempre più evidente, e sembrava che per ciascun passo avanti se ne facessero due indietro.
Le previsioni della signora Fernandez furono esatte: Emilia tornò dal viaggio di nozze che era incinta, ma Aurora e io ci accorgemmo che quella luce che le brillava negli occhi il giorno del matrimonio si era spenta nell'arco di quelle due settimane; non sapevamo cosa fosse accaduto durante il viaggio di nozze, né lei si concesse mai la debolezza di raccontarcelo, ma iniziammo a pensare che dovesse aver subito una grossa delusione da Mauricio.
Ne dedussi che fosse una maledizione, quella dei matrimoni dove l'amore non c'entrava niente: prima l'unione riparatrice tra Marta ed Eugenio, poi quella pattuita a tavolino tra Emilia e Mauricio, tra poco forse anche quella studiatissima tra Aurora e Sergio. Mi domandai se Rico si fosse accorto di me, qualora fossero spuntati degli interessi in ballo.

                                      ***

Sebbene la padrona di casa temesse la lingua tagliente e il carattere dominante della consuocera, si accorse presto della mitezza e dei sorrisi di sua nuora, sui cui decise di rifarsi dei maltrattamenti della di lei madre.
Emilia non faceva nemmeno troppo caso all'ostilità della suocera, forse era anche troppo ingenua per percepirla, pensava semplicemente che fosse spiazzata da tutte quelle novità insieme; dopotutto tra la fine del 1962 e l'inizio del 1963 aveva conosciuto e subìto di tutto: il suicidio del marito, l'ipotesi della povertà, la rinascita grazie all'intraprendenza dei Fernandez, il matrimonio del primogenito e adesso anche un nipotino - o una nipotina - in arrivo.
Ma capì le reali emozioni della suocera quando, all'ennesimo sorriso, quest'ultima la guardò malissimo e le disse: << È inutile che continui a elargire tutti quei sorrisi di circostanza. Puoi incantare tutta l'alta società ma con me non attacca. Saprai anche comportarti, ma rimani una ripulita, figlia di arricchiti che mi hanno imposto la tua unione con mio figlio! >>.
Erano le parole che la povera Emilia avrebbe voluto non sentire mai; percepì la terra che le mancava sotto i piedi: il suo matrimonio con l'amato Mauricio, che desiderava più di ogni altra cosa al mondo, era una mossa strategica e pianificata a tavolino; quel figlio in arrivo, una pedina sullo scacchiere delle famiglie invece che un frutto d'amore.

                                     ***

Gli unici che sembravano autenticamente felici, in quel frangente, erano Aurora e Sergio: si conoscevano ormai quasi da un anno, e in quei mesi avevano potuto approfondire questa loro conoscenza; il giovane Martinez era affascinato dal carattere forte della Navarro, dal suo desiderio di elevarsi e migliorarsi continuamente, sognando di proseguire quell'istruzione che aveva dovuto interrompere alla terza media; la mia amica era palesemente affascinata dalle disponibilità economiche del ragazzo e dal fatto che fosse pronto ad impiegarle per investire su di lei: perché Aurora sognava di sposarsi, ma di non essere una di quelle signore annoiate e improduttive come Ines Martinez, come Marta e adesso anche come Emilia. Il matrimonio non sarebbe stato per lei l'unica fonte di realizzazione personale, ma una parte: l'altra voleva che fosse il frutto del suo lavoro e delle sue capacità, che avrebbe espletato al massimo scalando i vertici della catena alberghiera che i Martinez di Spagna possedevano.
Quando le chiese di sposarlo ricordo che era aprile e che mancava un mese al parto di Marta: sicuramente nei mesi successivi avremmo avuto tantissimo da festeggiare, magari con la colonna sonora di quel nuovo complesso emergente, i Beatles, che tra il 1962 e il 1963 aveva inciso la bellezza due singoli, "Love me do" e "Please please me". La musica, così come il mondo, stava cambiando, e sicuramente quei quattro ragazzi con i capelli a caschetto ne avrebbero fatta di strada, cogliendo questi cambiamenti e traducendoli in canzoni.

                                      ***

Le nozze di Aurora e Sergio si celebrarono il 22 marzo del 1963; la contessa De Los Santos era contenta che almeno suo figlio minore avesse scelto una ragazza più a modo di quanto non avesse fatto il maggiore con Marta; e poi almeno stavolta non si trattava di un matrimonio riparatore.
Prima della cerimonia, la sposa volle togliersi un sassolino dalle scarpe; prima di andare in chiesa andò a cercare Marta, venuta a villa Martinez il giorno prima con il marito, florida nel suo ottavo mese di gravidanza.
<< Hai visto? >> esordì Aurora.
<< Visto cosa? >> domandò Marta.
<< Alla fine nessuna di noi ha sposato Valentin >> commentò la Navarro.
<< È diverso, Aurora. Io non ho avuto scelta, tu sì. Ma lui non ti avrebbe mai potuto dare quello che ti darà da adesso in poi Sergio. Perché sì, i Martinez del ramo europeo sono sempre stati più fortunati di quelli del ramo americano. E tu hai fatto i tuoi calcoli, visto che il tuo sogno è sempre stato diventare ricca. D'altra parte, ti sei appropriata giustamente del ruolo di Amy nelle "Piccole donne" >> le fece presente la Montenegro. Come al solito, aveva preso la sua interlocutrice in contropiede. Cosicché quest'ultima decise di cogliere la palla al balzo e cambiare argomento.
<< L'ho finito da poco e spero che a Madrid i tuoi suoceri abbiano una biblioteca più ampia di quella che c'è qui >> replicò dunque.
<< Il doppio. Forse addirittura il triplo >> ribatté Marta.
Non sapeva se, con le nozze di Aurora e Sergio, lei e l'amica avrebbero superato la questione di Valentin, o se la presenza del ragazzo le avrebbe divise per tutta la vita.

                                      ***

Partirono anche loro per il viaggio di nozze, andarono a New York: nel frattempo Marta il 7 aprile del 1963 dava alla luce la sua prima figlia, una femmina. Decise di chiamarla Julia, promettendo al marito che il nome del prossimo figlio lo avrebbe deciso lui.
A parte i neo-sposi, presenziarono tutti i parenti al grande momento; Emilia impallidì nell'apprendere che il parto dell'amica fosse stato così doloroso, e al pensiero che presto le sarebbe toccata la stessa sorte già tremava.
Dopo l'iniziale invasione di gente della sala parto e il turbine di congratulazioni, Marta volle rimanere sola con la bambina, mentre la allattava. Solo Valentin si trattenne ancora per qualche minuto sull'uscio.
<< Ti somiglia, lo sai? >> esordì.
<< Grazie >> disse lei.
<< Al padre, invece, non somiglia per niente >> continuò lui.
<< Cosa vuoi insinuare? >> ribatté la giovane, squadrandolo dal letto della sala parto.
<< Io? Niente. Ti è venuto mai il dubbio...? >> fece il ragazzo.
<< ... che fosse tuo? Ogni secondo di ogni minuto di ogni giorno prima del mio matrimonio. Sono passati pochissimi giorni tra il mio rapporto con Eugenio e quello con te, sinceramente il dubbio mi avrebbe logorata se non avessi deciso che devo smetterla, di ricordarmi che mio marito è lui e che Julia è di sicuro sua figlia >> si difese la Montenegro.
<< Il tempo lo stabilirà. Spero di non esserci quando Eugenio farà due più due >> sentenziò Martinez.
<< Non lo farà >> disse Marta con sicurezza, anche se in realtà di sicurezza non ne aveva neanche un po'.

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