Capitolo 2
La mattinata stava procedendo tranquilla, anche se Sophia si sentiva ancora un po' a disagio ed attratta da Carl, questo il nome del misterioso ragazzo dall'occhio bendato. A quanto pareva, aveva tutte le sue stesse lezioni e non era ancora pratico della scuola e la sua struttura, dato che era da tutta la mattina che la seguiva da un'aula all'altra; il lato positivo è che aveva avuto un sacco di tempo per esaminarlo, facendo addirittura degli schizzi e buttando giù idee sulla sua vita. Quando la professoressa della terza ora gli aveva chiesto di togliersi il cappello, lui aveva rifiutato, domandando gentilmente di tenerlo per il valore affettivo: qual era la storia? Come mai era così importante per lui? Sophia aveva provato a capirlo, ma niente nelle sue azioni e parole le aveva riferito qualcosa. In quel momento si trovava in mensa e, rivivendo questi pensieri, la ragazza sospirò, con il gomito sopra al tavolo e la testa sorretta dalla mano, mentre con quella libera faceva muovere le dita intorno ai contorni della lattina metà piena.
"Allora, ci hai parlato?" Chiese Alisia, interrompendo il silenzio che si era formato tra loro due, e cercando di spezzare il filo di tensione che avvolgeva l'amica come un abbraccio.
"Con chi?" Ribattè, non capendo di chi stesse parlando a causa del risveglio dai suoi pensieri.
"Ma con Carl, con chi se no!" Il suo tono era un misto tra l'urlare ed il sussurrare, mischiati all'impazienza, dovuta al voler sapere e il rispetto per Sophia, evitandogli una brutta figura.
"Ho provato con un 'hey', ma lui ha appena accennato un movimento della testa." Rispose la ragazza, tornando a concentrarsi sui suoi pensieri; fu interrotta quasi subito dopo dalla professoressa dell'ora precedente, che la informò che il preside voleva riceverla. Mille domande le occuparono la mente in quel momento, sentendo le mani farsi umide ed il sudore freddo scivolarle lungo la schiena; che cosa voleva dirle? Perché proprio lei, poi? Non aveva fatto nulla di male, non riusciva proprio a spiegarsi la motivazione di quell'incontro.
"Va bene." Rispose Sophia, alzandosi in piedi e lanciando un'occhiata all'amica, che la stava supportando con lo sguardo.
Si incamminò all'inizio con estrema lentezza, sperando che la strada da percorrere verso la presidenza aumentasse passo dopo passo, invece di diminuire. Il signor Price non riceveva mai nessun studente, a meno che non si trattasse di qualcosa di serio, come una sospensione, o che quel particolare alunno fosse uno dei rappresentanti. Dopo un po', cominciò lentamente ad aumentare il ritmo della camminata, trasformandola in una marciata; pensò che se avesse scoperto prima quale fosse stato il problema e prima avrebbe potuto risolverlo, era inutile cercare di ritardare l'inevitabile: Sophia doveva prendere in mano le sue responsabilità ed affrontare faccia a faccia cioè che voleva dirle il preside. Quando fu finalmente di fronte al'ufficio, strinse forte i pugni e bussò, aspettando il permesso prima di entrare, mentre il cuore scandiva il tempo con i suoi battiti veloci. Quando ebbe avuto il permesso di entrare, salutò l'uomo seduto sulla sedia dietro all'enorme scrivania marrone chiaro, ingombra di fogli e un paio di cornici con delle foto di famiglia; si accomodò su una delle sedie poste dalla parte opposta dell'enorme scrittorio. L'uomo, conosciuto come preside Price da tutta la scuola, aveva all'incirca cinquant'anni; la testa era pelata e i profondi occhi scuri mostravano una personalità gentile e disponibile, soprattutto se a braccetto con il sorriso sempre sfoggiato in volto. Anche in quel momento le stava sorridendo, facendo una piccola risatina quando rassicurò la ragazza, notando il movimento nervoso delle gambe e il fatto che si stesse torturando le dita in grembo. "Può stare tranquilla, signorina Greese, non è nei guai." Un sospiro sollevato provenne dalla ragazza, mentre l'uomo si appoggiava sui gomiti sulla scrivania. "Ho richiesto di lei perché ho bisogno di una piccola cortesia da parte sua; è disposta ad aiutarmi?"
"Certo, signor Price." Rispose quasi immediatamente Sophia; d'altronde era il preside, come avrebbe potuto dirgli di no?
Era sul punto di domandargli su che cosa avesse bisogno del suo aiuto, quando qualcuno bussò alla porta, entrando anch'egli una volta ricevuto il permesso. Sia Sophia che Carl rimasero sbalorditi di fronte alla vista l'uno dell'altra, non aspettandosi per niente quell'incontro.
"Oh, vi conoscete?" Chiese eccitato l'uomo, come se si stesse realizzando un progetto scritto ed ideato da lui stesso.
"Siamo solo vicini di casa." Rispose quasi freddamente la ragazza, ritornando con il viso verso il preside, mentre il ragazzo si scusava di non essere subito arrivato: "Mi scusi, non riuscivo a trovare la presidenza, signor..."
"Price." Lo aiutò, notando la difficoltà nel ricordare il cognome. "Sono il signor Price. Accomodati pure, non rimanere lì in piedi. Avvicinati, dai." Carl fece come gli era stato detto, cercando di non guardare Sophia, la quale lo guardava ogni tanto con la coda dell'occhio.
"Allora ragazzi, vi ho voluti entrambi qui per un motivo ben preciso." Cominciò il signor Price, alzandosi in piedi ed appoggiando le mani sulla scrivania, sulle quali spostò il proprio peso. "Dai fascicoli scolastici risultate abitare con le vostre rispettive famiglie l'uno accanto all'altro, per questo volevo chiedere alla signorina Greese di mostrare la scuola al signorino Grimes oggi dopo la scuola, dato che credo che un minimo vi conosciate già, come mi avete anche dimostrato un attimo fa." Si raddrizzò, la schiena ben dritta e la postura degna della sua autorità. "Inoltre, volevo domandare alla signorina Greese la cortesia di aiutare il signorino Grimes -almeno per il primo periodo- per quanto riguarda l'orientamento nella scuola, ed eventuali recuperi del programma scolastico, dato che ho notato che seguite le stesse lezioni."
I due ragazzi annuirono in risposta, non riuscendo a guardarsi in faccia nè tra di loro, nè con il preside. Nessuno ebbe il coraggio di alzarsi per primo quando l'uomo li ebbe congedati, ma dopo circa mezzo minuto la campanella suonò, costringendoli ad uscire, mentre il preside suggeriva, prima di salutarli definitivamente, a Sophia di accompagnare Carl nell'aula di lezione, come inizio. Lei fece segno di aver capito, per poi incamminarsi. Camminarono in silenzio, lui un po' più indietro rispetto alla ragazza, dato che non conosceva la strada da percorrere; lei parlava ogni tanto, indicandogli in quali corridoi dovesse svoltare per raggiungere l'aula in questione, mentre Carl si limitava ad annuire. Quella situazione stava mettendo in imbarazzo Sophia, ma avrebbe dovuto convivere con quel sentimento ancora per un bel po', dato che avrebbero dovuto passare del tempo insieme.
ANGOLO AUTRICE
A very merry Christmas, people! Com'è andata la giornata? Spero bene, io ho mangiato troppo, non riesco più ad ingerire niente, ma per il resto è andato tutto bene.
Ancora... AUGURIIIII.
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