Capitolo 29
Anna
Sbadiglio mentre cerco di domare i miei capelli, che ovviamente non ne vogliono sapere.
Mi guardo allo specchio e faccio una smorfia: l'unica cosa che sono riuscita a fare è una specie di crocchia disordinata, che faccio sempre ultimamente. I miei occhi marroni sono stanchi, nonostante io abbia dormito più del solito visto che ieri era festivo.
Sbuffo e mi butto sul divano, aspettando che John mi venga a prendere.
Ovviamente non ho altra scelta: lo sciopero degli autobus è sempre in vigore, e non ho nessun'altro che mi possa accompagnare.
Cercherò di rendere questo fatto accettabile, approfittandone per dirgli che deve starmi lontana. Dico "cercherò", perché parlare con lui non è il mio forte: c'erano volte in cui mi allenavo per ore, imparavo un discorso a memoria, e appena tornava a casa, pouf, tutto scomparso.
Sullo schermo del mio telefono vedo apparire la notifica "Esci", e capisco che è arrivato. Prendo le mie cose, mi guardo un'ultima volta allo specchio ed esco di casa. Chiudo piano la porta, e mi avvio lentamente al cancello: cerco di ricordare le parole che devo dirgli, ma nella mia mente appaiono sempre più sfocate dalla paura.
Sto per aprire il cancello, quando sento delle voci.
«Pensavo di averti detto di starle lontana.»
È la voce di Leo. Sembra piuttosto arrabbiato. D'altronde quando non lo è?
«E quando mai ascolto anche solo una parola di quello che mi dici?»
Questo invece è John. Il suo di tono invece, è strafottente, e sono sicura che in questo momento sul suo viso c'è quel suo sorriso del cazzo, che mi fa sempre venire voglia di dargli uno schiaffo.
Non ci credo, le due persone che odio di più al mondo sono riunite e si stanno minacciando a vicenda. Che bello.
«Allora ascoltami bene adesso. Se scopro che le hai storto anche solo un capello, ti ammazzo» sbotta Leo, e la sua voce mi sembra serissima, per una volta.
Non capisco, John sta dando noia anche alla ragazza di Leo? Sempre che mio fratello ce ne abbia una... non ricordo. Ma di solito a Leo non interessa nessuno oltre a sé stesso, quindi assumo sia così. Prima o poi dovrò fare due chiacchiere con quella povera ragazza.
«Credi che le tue minacce mi fanno paura?» ride John, per poi sbuffare.
«Facciano» dice Leo in un sussurro.
«Cosa?»
«Si dice mi facciano paura, testa di cazzo.»
John sta zitto per un po', poi ricomincia a parlare: «Guarda un po' questo, secchione, e poi vediamo se mi minacci di nuovo.»
Segue una pausa che mi sembra infinita.
«Quel video è stato cancellato, che diavolo...» sento la voce di mio fratello spezzarsi verso la fine della frase.
«Questo è quello che pensavi. Ora, se non mi lasci fare quello che mi pare, la bambolina sarà molto sorpresa di vederlo su tutti i social.»
Aggrotto le sopracciglia: pensavo quel nomignolo fosse riservato solo a me. Chiudo gli occhi e spero con tutta me stessa che con quello che ha detto non si riferisca a quello che penso io.
Decido di smettere di ascoltare: mi avvicino alla porta di casa, la apro e la richiudo sbattendola forte. Quando torno al cancello e lo apro, Leo si è allontanato, e quando mi vede, mi dice: «Che cazzo hai da guardare?»
I suoi arrabbiati occhi marroni sono un po' arrossati, e i capelli del medesimo colore sono più scompigliati del solito. Nonostante faccia un po' fresco, lui indossa una maglietta bianca e dei jeans neri strappati al ginocchio.
Io scuoto la testa, come per dire "niente". Lui sbuffa, sbatte la portiera della sua macchina e sfreccia via, lasciandomi sola con John, che mi sta guardando con un ghigno sul viso.
Con una mano si tocca i capelli dorati, e con l'altra mi tocca la spalla. Un tocco che mi provoca un brivido lungo la schiena.
«Andiamo, bambolina» le sue labbra rosa si stendono in un sorriso.
Non rispondo ed entro nella sua macchina.
«Che c'è, non mi parli più?» dice una volta seduto anche lui.
«Non sono d'umore, John» rispondo guardando dall'altra parte, per non incontrare il suo sguardo azzurro.
«E va bene, solo per te, bambolina» si arrende, mettendo in moto.
Così accende la radio e non dice più una parola per tutto il viaggio. Cerco di pensare a quello che volevo dirgli, ma sono così terrorizzata che anche solo pensare alla sua reazione mi fa venire i brividi.
Arrivati al liceo, parcheggia la macchina, poi si gira verso di me e gli occhi azzurri che tanto ho cercato di evitare incontrano i miei.
«Ti accompagno in classe» mi fa l'occhiolino, e senza lasciarmi il tempo di rispondere, esce dalla macchina.
Ma mai nella vita. Se Giada dovesse vedermi con lui perderebbe completamente le staffe.
«John, lascia perdere» borbotto, seguendolo fuori dalla macchina.
«Perché? Voglio essere un gentleman per una volta» i suoi occhi azzurri mi guardano con malizia e io vorrei solo sotterrarmi.
«Saresti un gentleman se mi lasciassi in pace» mormoro, anche se troppo forte visto che lui scuote la testa.
«Ah, bambolina... non ti lascerò mai in pace» ridacchia, mostrando le sue fossette.
«E invece lo farai... Non voglio più stare con te, John. Non puoi continuare a darmi dei passaggi o venirmi a parlare, tra noi è finita, perché non riesci a capirlo?» dico, ma la mia voce non esce arrabbiata come volevo, ma debole e spezzata.
John scuote di nuovo la testa e mi accarezza la guancia con finta dolcezza.
«Sei proprio testarda. Stasera ti riporto a casa, non fare tardi» e se ne va, dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
Stringo i denti e chiudo gli occhi, e quando vedo che se n'è andato riprendo a respirare.
Faccio un bel respiro e mi incammino verso l'entrata del liceo, ma quando vedo una ragazza sul metro e ottanta che mi guarda con le mani sui fianchi, spalanco gli occhi e faccio marcia indietro. Giada.
«Annalisa Ferrari, che cosa diavolo ci facevi con John Moriarty aka la persona più stronza di tutto il liceo?» esclama, una volta arrivata vicino a me.
Ha i capelli mori slacciati che gli vanno in faccia, e con un movimento della mano cerca di tenerli buoni. Indossa dei jeans azzurri e una felpa troppo grande per lei, presumo di Ross.
«Giada, ti posso spiegare» metto le mani davanti al petto come per dirgli di stare indietro.
«Di quello ne sono certa, altrimenti ti lancio qualcosa» i suoi occhi marroni sembrano lanciare fiamme.
«Senti, è complicato» sospiro, passandomi una mano sugli occhi.
È tutto troppo complicato. A Giada ho raccontato troppo poco di me e John: lei sa solo che siamo stati insieme per un po' e che lui è un puttaniere. Non sa che sono terrorizzata da lui.
«Io sto ancora aspettando la spiegazione. Pensavo ci fosse qualcosa fra te e Noah...» abbassa gli occhi.
Appena sento il suo nome sento qualcosa muoversi dentro di me.
«Noah non c'entra» dico decisa.
«C'entra eccome! Quello stronzo ti ha appena dato un bacio sulla guancia, cazzo!» Giada continua ad urlare, gesticolando con le mani.
«Giada, calmati!» spalanco gli occhi: di solito lei non dice parolacce a caso.
«No che non mi calmo, la mia ship è compromessa da quella testa di caspio: non va affatto bene» incrocia le braccia al petto.
«Giada, per favore...»
Non riesco a finire la mia frase a causa della suoneria del telefono. Lei si sporge per vedere chi mi sta chiamando, e appena vede il nome sullo schermo la sua espressione di rabbia si trasforma a poco a poco in un'espressione di disgusto.
«Che cosa diavolo...» mormoriamo contemporaneamente.
È Jane.
Hey !
Eccomi con questo nuovo capitolo, scusate se è un po' corto, ma volevo uscire con quella frase per mettervi l'ansia ( lo so sono crudele eheheh 😈 ).
Le mie vacanze sono quasi finite, ma come avete forse sentito qui in Francia torniamo di nuovo in lockdown, quindi credo che avrò un po' di tempo in più per scrivere ( almeno una cosa positiva 💜 ).
Ditemi che cosa ne pensate nei commenti, e spero di poter aggiornare domenica ( sennò nella settimana 🥺♥️ ).
Baci 💋
-Gaia 💙
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