Notti movimentate
"AEGON!"
Un calcio negli stinchi particolarmente forte strappò con violenza Jon dal mondo dei sogni. Aveva sognato le montagne nordiche, le corone innevate che erano le loro cime scintillavano vivide contro il nero cielo notturno. Adesso, quel medesimo nero cielo sembrava aver ingoiato la camera sua e di Dany, avvolgendo il tutto nel suo spesso velo di tenebre. La luce della luna entrante dalla finestra irrompeva dirompente in quell'oscurità, tagliando in due il pavimento con il suo argenteo rasoio.
Jon si girò ancora assonnato e si ritrovò faccia a faccia con una mezza addormentata Daenerys Targaryen. Solo allora si rese conto del pianto che stava squarciando la notte, uno dei gemelli aveva bisogno di qualcosa. I capelli di Dany le ricadevano sul viso come una scomposta cascata di luce lunare, spettinati com'erano dal sonno.
"Tua figlia sta piangendo mio re, alzati e fai il tuo lavoro." La sua regina d'argento e di fuoco sbadigliò. "E ti conviene sbrigarti se non vuoi ricevere un altro sonoro calcio nei tuoi gioielli."
Un sorriso si allargò sul viso di Jon e lui si alzò a sedere sul letto, passandosi poi una mano sul viso per scacciare via definitivamente gli ultimi frammenti del sogno. "Mi vuoi spiegare perché di notte i figli sono soltanto miei?"
Dany girò il viso dall'altro lato e si tirò la coperta fin sopra il mento. "Perché è sempre stato di notte che il tuo seme mi ha ingravidato. Ora fila Aegon..."
Congedandosi dalla sua sposa con un bacio sulla marmorea guancia di lei, Jon si diresse verso la culla dei gemellini. Ora che erano due scriccioli rosei dormivano insieme, le dita intrecciate e i respiri fusi in un'unica nuvoletta calda, ma ben presto, quando sarebbero cresciuti e diventati due paffuti neonati, il loro sonno sarebbe stato diviso. Ad ogni modo, nella culla dalle tendine di lino in quel momento Alysanne Targaryen si stava agitando, piangendo a squarciagola, rubizza in viso e con le manine serrate in minuscoli pugni.
"Che succede cucciola?" Jon la prese in braccio. Contro il solitario raggio lunare i pochi capelli di Alysanne brillavano come fili d'argento e le sue iridi violette spiccavano nelle tenebre come due lanterne d'ametista. Jon la baciò sul capo. La sua principessa profumava di latte e di olio di rosa e la sua pelle era morbida. "Ti sei sporcata i panni?"
Annusò il sederino della figlioletta ma nessun lezzo nauseante di feci o urina salì alle sue narici. Alysanne era pulita. Forse allora doveva avere fame. Jon gettò un'occhiata a Daenerys. La sua regina dormiva profondamente rannicchiata nel calore delle lenzuola, dal suo petto respiri intermittenti salivano e confermavano il suo sonno tranquillo. Come tutte le altre notti trascorse con i bambini, Jon non se la sentiva di disturbarla e di interrompere quella eterea visione. Daenerys sembrava una dea...
Per fortuna aveva trovato un modo per non destare la sua consorte e saziare il desiderio di latte dei piccoli: una caraffa contenute del latte sostava su un mobile a poca distanza e il suo collo lungo e sottile permetteva al liquido di scendere verso le boccucce dei neonati senza far sì che si ingozzassero. Con in braccio Alysanne Jon fece per incamminarsi in punta dei piedi verso il mobile in questione ma, solo allora, si accorse che la tanto preziosa caraffa mancava.
E che aveva invece trovato sistemazione nelle mani di un sorridente Aemon Targaryen.
Il principino se ne stava in piedi vicino alla porta e il suo abitino svolazzante e la sua pelle d'alabastro, in unione all'argento dei capelli, lo rendevano simile a un fantasma. Jon si chiese mentalmente cosa diamine ci facesse lì e, soprattutto, come avesse fatto a recuperare la caraffa dall'alto del suo mobile. Ma Aemon non era l'unico dei suoi problemi. Percependo la mancanza del corpicino di Alysanne accanto al suo, Daeron aveva iniziato a strillare come un pazzo. Jon afferrò anche lui e si mise a cullare i gemelli nel tentativo di calmarli.
"Aemon..." Sfoggiò un'espressione amichevole con il suo piccolo drago. "... fai il bravo: da a papà la caraffa. Serve ai tuoi fratellini ed è di vetro, se cade ti puoi fare tanto e papà non vuole che tu ti faccia male..."
La risposta di Aemon fu l'uscita di corsa dalla stanza e una risata tintinnante nell'aria.
Dei aiutatemi! E allora, con in braccio due neonati piangenti e la mente ancora permeata da un alone sonnolento, Jon Snow cominciò a inseguire il figlio per i corridoi della Fortezza Rossa. Era uno scenario che mai si era prefigurato per un'alzataccia notturna per i bambini. Agile come un leprotto, Aemon scese a balzi di due una scala e sfrecciò lungo un corridoio intero, poi passò sotto un ponte coperto e alla fine sbucò in una piccola sala circolare contornata da quattro finestre ad arco, tutto questo con Jon e i gemelli alle calcagna. La sua risata non si spense mai, nemmeno quando oltrepassò la porta della nursery.
Candele illuminavano l'ambiente e Rhaella lo aspettava ai piedi del suo lettino. Non appena vide il fratellino portarle l'agognata caraffa, l'afferrò senza esitazione e ne beve un sorso, passando poi il vitreo oggetto a Aemon.
Ho cresciuto dei draghi o delle volpi? Si domandò Jon quando i suoi occhi si soffermarono sulla scena. Posando Daeron e Alysanne sul divano vicino, si inginocchiò dinanzi ai figli e protese una mano verso la caraffa.
"Rhaella, Aemon, non siete stati bravi. Quel latte non era vostro e le cose non si rubano. Adesso però avete l'occasione di riscattarvi: date quella caraffa al papà. Il papà è stanco e vorrebbe tornare a fare la nanna, anche voi ci dovete tornare. Vi prego, fate i bravi..."
Al posto della caraffa giunse una cuscinata in pieno viso che fece svolazzare nell'aria tante piume candide e, allora, Jon Snow capì che quello sarebbe stato l'inizio di una lunga notte.
Il giorno seguente Dany si svegliò in una stanza stranamente troppo vuota e silenziosa. Jon non era accanto a lei, i gemellini non erano nelle loro culle e solo Spettro l'aveva accolta al risveglio con i suoi penetranti occhi di rubino. Facendo visita alla nursery Dany capì il motivo.
Sul divano, Jon Snow dormiva supino e sbavante con Rhaella sul petto, Aemon in mezzo alle gambe e Daeron e Alysanne stretti sotto le braccia. Davanti a quella vista, Dany sentì il suo cuore fondersi e creare un lago di tenerezza. Si avvicinò e accarezzò la fronte di Jon.
"Mmh... bimbi..." Mugugnò Jon. "Lasciate dormire il papà almeno per un'ora..."
Sei il padre più paziente e meraviglioso del mondo. Dany lo baciò sulla fronte e coprì i suoi cari con una coperta. Non era quella rossa e lanosa che amavano tanto ma non faceva alcuna differenza. L'importante era che tutti loro riposassero comodamente.
"Dormi tranquillo amore mio, te lo sei meritato." Sussurrò all'orecchio di Jon. "Oggi ai nostri tesori ci penso io."
Ringraziò gli Dei dell'uomo fantastico che avevano voluto metterle accanto come sposo.
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