Infamie
Il mare era sempre stato suo amico, quello in cui aveva lasciato andare ogni pensiero doloroso, a cui aveva confidato i segreti più profondi custoditi nella sua anima. Il mare lo aveva ascoltato in silenzio e l'aveva cullato al suono delle onde.
Diego aveva il mare fuori e dentro di sé, e in quel momento si stava preparando una tempesta che faceva fatica a tenere sotto controllo.
Enrico si era allontanato di qualche metro per rispondere al cellulare, con una serenità che invece di tranquillizzarlo, stava sortendo l'effetto opposto.
Quando sentì il sapore di sangue in bocca si rese conto di quanto profondi si fossero fatti i suoi morsi all'interno della guancia.
Enrico lo osservava da lontano, con volto inespressivo e atteggiamento distaccato. Poi rimise il cellulare in tasca e, prendendosi tutto il tempo che voleva, tornò ad avvicinarsi a lui.
«Cher'è, Sarracì? Te veco preoccupato¹» abbozzò il solito sorriso sornione.
«Che ce facimme ccà?²»
Enrico tirò fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca e dopo avergliele offerte, e Diego aver rifiutato, ne accese una e rimise il pacchetto a posto. Fece un tiro e sbuffò il fumo sulla punta della sigaretta accesa.
«Sarò sincero, la figlia di Virzillo è davvero una bella ragazza» fece un altro tiro.
Diego, reattivo, serrò la mascella e strinse i pugni, ma senza proferire parola. Quando l'altro lo notò, buttò via la sigaretta, ancora quasi intera, e lo affrontò a viso aperto: «Parlammece chiaro, tu t'a vuò chiavà, chesto s'è capito.³ E pure a lei pare che vada bene. Alla principessa ce piace 'o malessere.⁴»
A quelle ultime parole, Diego non riuscì a trattenersi e gli piazzò un pugno in faccia. Si aspettava che lui reagisse, invece Enrico scoppiò a ridere e si pulì il sangue dal labbro con il dorso della mano. «Allora è così...» rise ancora.
«Che cazzo rire?⁵»
«Stamme a sentì⁶» lo avvisò «Arturo mi ha mandato a controllarti. L'ha capito, 'o ssaje?⁷ Io te l'avevo detto..»
Diego sentì un vuoto allo stomaco. Pensò a Valentina e temette che Arturo le avrebbe potuto fare del male se solo lo avesse saputo. Doveva andare da lei all'istante, avvertirla. Enrico, però, intercettò i suoi pensieri e lo fermò: «Non ti preoccupare, non gliel'ho detto che oggi sei stato con lei all'Orto Botanico.»
Ancora una volta Diego si sentì braccato. «Che vuoi, Errì? Pecché nun vaje diritto 'o punto?⁸»
Per quanto avesse voluto continuare a stuzzicarlo come un gatto con la sua preda, e per quanto a una parte di lui Valentina stesse davvero simpatica, non poteva ignorare i suoi obiettivi. Tornò serio e rispose: «Io me so' rutto 'o cazzo 'e stà appriesso a Arturo⁹. Tu no?»
Diego scosse incredulo il capo. «Ma che staje ricenno?¹⁰»
«Io dico che possiamo trovare un accordo, io e te.» Si fece più vicino e finse di sistemargli la maglietta sulle spalle. «Io non dico niente ad Arturo di te e la piccola Virzillo» fece il gesto di togliere della polvere dalla spalla di Diego e continuò: «E tu mi aiuti a togliermi Arturo a nanz 'o cazzo, eh?¹¹ Che dici, ti piace come idea?»
Ancora una volta Diego scosse il capo, stavolta più deciso. «Che significa tutto questo? Non puoi chiedermi una cosa del genere...»
«Ah, no?»
«No, Errì! E poi che dovrei fare scusa? Io e Arturo siamo amici da sempre.»
«Si? La penserà anche lui così, quando gli dirò che te chiavi 'a guagliona soja?¹²» lo affrontò a muso duro.
Diego si passò una mano tra i capelli, intrappolato in un incubo subito dopo aver vissuto un momento da sogno con Valentina. Ogni volta che sembrava andare meglio, fra di loro, subito dopo ricadeva in un abisso dal quale era sempre più difficile risalire.
Erano trascorse solo poche ore dal loro incontro e sembrava già tutto diverso. Perché doveva essere tutto così complicato? Che cazzo faccio ora? Si chiese disperato, mentre un Enrico al limite della pazzia faceva avanti e indietro in attesa della sua risposta.
Guardò il mare, poi chiuse gli occhi e fece un grosso respiro. Ij nunn'a voglio perdere¹³, era l'unico pensiero insindacabile. Però Arturo era suo amico, lo era sempre stato, e non poteva tradirlo. Una donna fra di loro avrebbe reso il loro rapporto complicato, ma quello che gli aveva appena chiesto Enrico era meschino, indegno, e lui non era così, non lo era mai stato. Odiava i tradimenti, soprattutto quelli perpetrati dagli amici.
Non avrebbe mai potuto commettere un'infamia, ma sarebbe bastato solo che Enrico lo credesse. Avrebbe recuperato un po' di tempo e questa volta avrebbe convinto Valentina a scappare con lui per starsene lontani finché le acque non si fossero calmate. Era l'unica soluzione a cui riusciva a pensare al momento.
Si voltò verso Enrico e chiese cosa avrebbe dovuto fare.
«Arturo non ha mai avuto intenzione di mollare l'affare Virzillo. Vuole prendersi i soldi e la ragazza.» Sorrise quando vide la sorpresa sul viso di Diego. «Che c'è? Pensavi davvero che avrebbe rinunciato ai soldi?»
«Ma aveva lasciato stare...»
«È quello che ti ha fatto credere. Arturo vuole tutto.»
In realtà Diego non lo credeva così impossibile. Più volte Arturo si era detto stanco, nell'ultimo periodo. Voleva tutto e aveva sentito quelle parole uscire direttamente dalla sua bocca. Purtroppo però, solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato distratto a non capirlo.
Si perse per qualche minuto nei suoi pensieri, poi chiese a Enrico: «Cos'hai intenzione di fare?»
Negli occhi dell'uomo, grosso il doppio di lui, si intravide una luce inquietante e Diego sentì un brivido salire dietro la nuca e far rizzare i suoi corti capelli.
«Tu sai fare bene solo una cosa, di cui non posso occuparmi io personalmente» confessò infine l'altro.
Diego scosse il capo per l'ennesima volta quella sera. «Perché proprio io?»
Enrico fece un passo verso di lui e, avvicinatosi al suo orecchio, rispose: «Perché sei l'unico che ha qualcosa da perdere.» Con un sorriso odioso lo guardò negli occhi e gli diede una pacca sulla spalla, prima di dirigersi verso l'auto.
Diego era rimasto immobile, senza parole, perché nessuna di quelle che avrebbe tirato fuori sarebbe servita a ridargli la serenità che aveva ritrovato solo poche ore prima.
La vita gli stava mettendo davanti un altro ostacolo e questa volta la paura di perdere si faceva sempre più tangibile.
Non si era mai posto problemi per come viveva la propria vita, né per quello che faceva, ma ora aveva un punto debole, qualcosa che aveva il terrore di perdere: Valentina.
Si portò le mani alla testa e guardò ancora una volta il mare, rivolgendosi a esso come in preghiera. Papà, aiutame. Con quelle parole scivolò via anche una lacrima, l'unica che si permise di lasciar andare, prima di ritrovare la calma e andare per la sua strada. Doveva tornare a casa e riordinare le idee; serviva una strategia, oppure avrebbe perso ogni cosa nel tentativo.
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NOTE:
¹Che succede, Sarracino? Ti vedo preoccupato
²Che ci facciamo qua?
³Parliamoci chiaro, tu te la vuoi scopare, questo si è capito
⁴Alla principessa piace "il malessere". "Malessere": dicesi di un "cattivo" ragazzo, malandrino e tentatore, che in amore fa soffrire le donne, possessivo e carnale. Ad oggi, questo appellativo viene usato anche per indicare chi sembra troppo bello per essere "arrivabile" o che non si lascia andare facilmente, richiedendo un corteggiamento lungo.
⁵Che cazzo ridi?
⁶Stammi a sentire
⁷lo sai?
⁸Perché non vai dritto al punto?
⁹Io mi sono rotto il cazzo di stare dietro ad Arturo
¹⁰Ma che stai dicendo?
¹¹E tu mi aiuti a togliermi Arturo dal cazzo, eh? / Levarselo dai piedi
¹²quando gli dirò che ti scopi la sua ragazza?
¹³Io non la voglio perdere
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