chapter nineteen
-eccoci- mormorò Frank, strusciando i piedi sul tappetino, cosa che lo face sembrare ancora più adorabile agli occhi di Gerard, poi bussò piano alla porta.
Linda, madre di Frank che Gee aveva già avuto il piacere di conoscere, aprì la porta d'ingresso e li invitò ad entrare.
-Gerard può rimanere a dormire qui?- chiese innocentemente il più basso, spostando il peso del corpo da un piede all'altro.
-uhm... sì certo tesoro- fece lei, con tono quasi stupito.
La verità era che lui non invitava quasi mai nessuno a casa.
Non aveva molti amici, e a quei pochi non riusciva proprio a mostrare una cosa intima come la propria camera.
Lì c'erano i suoi poster, alcuni suoi vecchi peluche che avrebbero considerato da bambini... c'era Pansy lì.
Pansy, di cui nessuno sapeva l'esistenza.
Beh, tutti tranne Gerard.
Ma lui era ormai diventato un discorso a parte.
Tutto gli era concesso, poteva conoscere ogni sfumatura del suo animo, ormai era parte di lui.
-ah mamma- aggiunse, mentre si erano già diretti alle scale.
Ella mugugnò, come a dirgli di parlare.
-io e Gerard stiamo assieme- sossurrò, e un'occhiata non troppo stupita lasciò gli occhi della donna.
-che ti devo dire? Va bene, non posso controllarti su questo- rispose, sospirando, un accenno di delusione a solcarle il viso.
Un sorrisetto soddisfatto si formò sul volto di Frank, che strinse la mano di Gee senza esitazione.
Insieme andarono di sopra, Frank avanti, come a guidarlo.
Gee poteva sentire la sua mano sudata, come se avesse paura di qualcosa.
E un'idea si faceva largo nella mente di Gee, che elaborava i fatti molto velocemente, e gli ordinò di evitare commenti inopportuni sulla camera ed essere dolce.
Perchè lui mentre Frank aveva guardato la sua stanza era riuscito a fare il menefreghista, ma era piuttosto sicuro che il cuore del ragazzo non avrebbe retto e subito avrebbe iniziato a farsi mangiare dall'ansia.
Doveva fare delicatamente, con il suo cuore, era evidente fosse rotto e dalle giunture deboli.
-eccoci- preannunciò, abbassando la maniglia e dando accesso a quel piccolo regno al suo ragazzo, che intanto guardava qua e là.
La camera aveva un che di scuro, anche se non sembrava una tomba come la sua.
Alla parete erano attaccati una miriade di poster, di band che Gee conosceva ed apprezzava, poi appena sotto una collezione di vinili abbastanza assortita.
Poi ovviamente il letto e l'armadio, che era sicuramente pieno di quei stramaledettissimi pantaloni a vita bassa che lo distraevano in continuazione.
Poi Frank, che a volte era acuto quanto un bradipo, ci abbinava delle mutande rosa, o verdi, o arancioni, e l'occhio di Gee ci si fissava irrimediabilmente.
Che lo facesse apposta?
Può darsi, ma a Gerard non dava tanto fastidio, possiamo dire che non gli dispiaceva.
-è lei?- domandò, ad un tratto, vedendo una chitarra bianca addossata al muro, vicino ad un amplificatore, sopra riportate delle lettere argentate.
"pansy", vi era scritto.
-sì, proprio lei- sossurrò Frank, in risposta, un tono triste, nostalgico, ma anche così amaro, come quelle parole fossero una pillola dolce dal retrogusto sgradevole, che doveva mandar giù.
-ti va di suonare un po' per me?- chiese Gee, un tono di voce vellutato, quasi Frank poteva sentire quelle parole abbracciarlo.
-certo- fu quello che gli traboccò dalle labbra, mentre prendeva la chitarra e ne regolava il volume, dato che era un po' tardi.
Sedette sul letto, la schiena leggermente ricurva, ma poi sentì qualcosa su di essa e delle mani cingergli il torace, e si accorse che Gerard si era completamente appiccicato a lui, l'orecchio che aderiva bene alla cassa toracica.
-vuoi cantare tu?- Gerard sossurrò un "no, voglio solo sentirti suonare con quella chitarra" molto dolce, che quasi fece rabbrividire Frank.
Partì piano, le note come dette a bassa voce, poi piano iniziò a cantare.
Gerard rimase affascinato dalla sua voce.
Già l'aveva sentita, ma ora era qualcosa di diverso.
Di dolce, caldo, la sentiva risuonare nella cassa toracica.
Non stava cantando nulla di che, era una di quelle canzoncine che si insegnano ai bambini, ma Gerard non riuscì a non rimanere a bocca aperta davanti a tale armonia dei movimenti della mano e timbro di voce, che sentiva arrivargli diritta in petto.
Non lo fermò, continuò a guardarlo, le mani leste sulla tastiera, gli occhi nocciola concentrati, i capelli scuri che ricadevano su questi ultimi e gli incorniciavano il viso, le guance perennemente arrossate.
Sì, era davvero perfetto secondo lui, quasi non reale, un angelo.
Per questo aveva tanta paura si facesse del male, per questo aveva paura ogni volta che qualcuno gli si avvicinava.
Le parole della lettera presero a rimbombargli nella mente, proprio in quel lieto momento, iniziando a pesargli come piombo in testa, le corde pizzicate piano da Frank una melodia lontana, irrangiungibile.
Frank non deve morire
-ehy Gee... tutto bene?- chiese il diretto interessato, che in realtà aveva smesso di cantare già da un po', e ora aveva incrociato il suo sguardo.
-sì... mi ero distratto nel sentire la tua voce angelica- mentì, e l'altro ridacchiò, esordendo in un "grazie del complimento, farò finta di crederci" prima di dargli un bacio sorridente a fior di labbra, per poi cadergli addosso, il suo orecchio posato sempre sul suo cuore.
La mano di Gerard si introfulò, piano, sotto il suo maglione, solleticandogli la schiena calda con le mani fredde.
Le guance del ragazzo subito presero un colorito insolito, e la mano di Gerard si arrestò prontamente.
-vuoi che smetta?- sossurrò, lo sguardo ben piantato nel suo.
Negò in fretta, cercando di attenuare il coloroto delle sue gote, mentre un caldo sorriso dell'altro lo abbracciava e la mano libera gli riempiva il volto di carezze, l'altra occupata a passare sulla sua schiena.
-sei bellissimo Frankie... buon compleanno- gli sussurrò all'orecchio, per poi cospargergli la bocca e le zone circostanti di baci, ma l'altro lo fermò, ridacchiando.
-è passata la mezzanotte, non è più il mio compleanno- osservò, indicando con un cenno del capo la sveglia sul comodino, che con caratteri lampeggianti segnava quasi l'una di notte.
-allora non posso darti il mio regalo speciale... o lo vuoi allo stesso?- domandò, un che di malizioso nella voce, leccandosi per poi mordicchiarsi il labbro.
Queste due cose insieme fecero letteralmente andare a fuoco il povero Frank, che rispose di sì dopo alcuni secondi, balbettante.
-bene- sossurrò Gerard, strusciando le labbra sulle sue e spingendolo sotto di sé in un veloce movimento.
Subito lesse del panico sulla faccia del ragazzo, che spense con un abbraccio e una carezza veloce ma calda, poi si chinò sul suo collo.
Frank non aveva idea di quello che stesse facendo, sapeva solo che i baci in generale non erano così lunghi... e di solito la pelle non bruciava così.
-ecco...- sossurrò il moro, rilevando una piccola macchietta sulla pelle bianca di Frank, che ora guardava Gerard abbastanza confuso.
-è un succhiott...- iniziò a spiegare, ma fu interrotto.
-so che cos'è Gee... ma perchè me lo hai fatto?- chiese, non un tono di rimprovero solo... sorpresa.
-perchè sei bello bello bellissimo ti amo e non voglio che gli altri ti guardino- sossurrò, in un mix di serietà e dolcezza, rifinendo i contorni del suo stesso lavoro, ma tuttavia rivolgendo lo sguardo solo al suo ragazzo.
Quest'ultimo, più simile ad un pomodoro che ad un umano, annuì, e si sporse in avanti, come a chiedere un bacio, che gli fu dato, proprio all'angolo della bocca, due volte, veloci ma terribilmente teneri.
-andiamo a nanna Gee?- sossurrò Frank dopo poco, sbadigliando, rannicchiandosi al fianco del fidanzato non appena questo ebbe annuito.
RAGA AIUTO CON LA SCUOLA NON STO PIÙ AVENDO TEMPO E HO APPENA COMINCIATO AIUTO
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