capitolo undici

Hinata inizialmente non sapeva cosa rispondere alla domanda di Tobio, e no, non era perchè quella fosse una domanda banale, visto che la cioccolata calda piaceva a tutti.

Il motivo dell'improvviso senso di vuoto nel suo stomaco e dell'assenza di parole sulla sua lingua era l'invito ad uscire, anche se metà del gruppo non ne avrebbe preso parte.

-uhm... sì, sì certo che mi piace!- esclamò, dopo alcuni secondi, che però a Kageyama sembrarono secoli.

-andiamo- asserì il moro, sollevato dalla risposta positiva.

Così i nostri due eroi alla presa col mostro gigante chiamato amore adolescenziale, che spara ormoni invece che sfere di fuoco, si incamminarono per le tortuose e ghiacciate strade della città, alla ricerca di un posto dove saziare il loro appetito.

Non che la cioccolata placasse gli affammati animi, ma più che altro loro volevano peccare di gola.

Hinata durante il tragitto strinse di più a sè lo zainetto, contenente il regalo che avrebbe dato al suo compagno, una volta scoccata la mezzanotte.

Aveva pensato molto a cosa donare ad un ragazzo che non parla molto di sè, e quindi aveva deciso di puntare proprio sulla caratteristica che li accumunava, anche se inconsciamente.

Ve lo ricordate il povero Kageyama che cercava disperatamente calore allungando le mani verso un misero microonde? Quella visione aveva angosciato tanto Hinata da suggerirgli di regalargli dei guanti, dello stesso rosso che colorava la sciarpa che lui stesso aveva al collo.

Coincidenze?

Se pensate questo possa essere un gioco del destino vi dirò di più: i due indumenti vengono persino dallo stesso rotolo di lana.

Shoyo, dai mille talenti nascosti, è sempre stato bravo a ricamare e a lavorare a maglia, e aveva conservato la metà del filo che aveva utilizzato per confezionare la sciarpa.

Che poi, ironia della sorte, il filo del destino che guida gli innamorati non è forse di colore rosso?

-questo dovrebbe andare- disse Kageyama, rompendo l'ovattata assenza di voci, che invece sembrava esplodere con fragore all'interno della locanda indicata dal ragazzo.

Shoyo annuì, e i due entrarono nella stanza, che emanava odore di allegria ed alcohol.

Certo che era piena di persone dall'aria poco raccomandabile... Hinata si sentiva davvero piccolo, e sotto sotto anche un po' intimidito da quelle figure, così, di istinto, afferrò la manica della felpa del suo compagno, il quale, dopo un momento di imbarazzo, si riprese, ed iniziò a prenderlo in giro.

L'allegra litigata a suon di cornamusa che faceva da sottofondo alle arzille bevute fu interrotta da un cameriere, che, con voce e aspetto professionale, non molto consono al grezzo ambiente, chiese ai due se si volessero accomodare.

Cercarono di ricomporsi in meno tempo possibile, poi annuirono e seguirono l'uomo fino ad un tavolino isolato, discostato dal resto del locale per quanto atmosfera.

-allora... che vi porto?- chiese il cameriere, nel mentre i due sedevano.

-due cioccolate, grazie!- rispose educatamente Hinata, incrociando lo sguardo di Kageyama, che gli sorrise, concordante.

-panna... cannella?- domandò ancora l'uomo, appuntando l'ordinazione su un bianco block-notes.

I due si girarono contemporaneamente verso il poveretto, con un'espressione di chi è stato colpito nel profondo.

-niente panna, cannella sì!- dissero, all'unisono, in un modo quasi spaventoso per la puntualità, quasi si fossero accordati.

Il cameriere girò i tacchi e se ne andò, ma i due neanche se ne accorsero, essendosi girati a far riincontrare i loro sguardi non appena la strana sentenza aveva preso forma.

Aveva le gote rosse, Kageyama, e lo stesso si poteva dire di quelle di Hinata.

-wow... non sapevo piacesse anche a te- osservò quest'ultimo, sorridendo al moro nell'imbarazzo, il quale si limitò ad annuire e a borbottare uno "strano, no?" mentre il suo sguardo si volgeva ad un punto del tavolo in cui la vernice se ne stava andando.

Anche quello era segno del tempo che passa?

Prima o poi avrebbe perso del tutto colore, ma a quel punto sarebbe stato ripitturato. Certo... questa cosa avverrebbe solo se in futuro qualcuno si sarebbe preso cura del mobile.

"è un po' così anche con le persone" pensò, mentre grattava via del vede oliva che si andava a depositare sotto le sue unghie, creando delle lunette.

Kageyama si sentiva senza colore da un po' di anni, ormai, ma nessuno si era mai posto il problema di stenderne uno nuovo, mentre la mancanza di sentimenti faceva aumentare ancora di più il suo divario sociale, renendo la speranza di una ritinteggiatura sempre più esile.

Ma ultimamente un ragazzo munito di pennelli si stava avvicinando alla sua neutra figura, tanto che, ormai, Tobio era piuttosto sicuro che il suo triste cuore presto sarebbe stato di colore arancione.

-ahia! sfotta sfotta! Brufia!- si lamentò Hinata, che si era appena ustionato la lingua con il cioccolato bollente, ed ora la teneva di fuori, pronunciando le parole con pronuncia scorretta per via della posizione del muscolo.

Ispezionò il piccolo tavolo alla ricerca di una bottiglia d'acqua, che non trovò.

-sfusa fado un affimo in bagno- biascicò, facendo cadere la sedia all'indietro nella sua goffa corsa, mente Kageyama lo osservava, pronunciando le solite due parole che ormai sembrava strano sentire separate, <Hinata boke> poi un tenero sorriso, pensando a quanto fosse infantile.

Shoyo fece il suo ritorno a tavola dopo una decina di minuti, il mento bagnato e chiazze d'acqua sulla felpa, nero su nero. Nella fretta di raffreddare l'incendio sulla sua lingua, si era sbrodolato.

-cretino guarda che hai combinato- lo riprese Kageyama, alzandosi per raggiungerlo, per poi passargli un fazzoletto appena sotto la bocca, quasi con dolcezza.

Dico quasi perchè più che altro sembrava una mamma che, dopo averlo rimproverato, pulisce il figlio sporco di cibo.

-Bakageyama... posso farlo da...- iniziò, con le guance in fiamme.

-e sta fermo- lo interruppe, poi allontanò il tovagliolo di pochi centimetri, a lavoro ultimato. Rimase ad osservarlo, lo trovava carino nel suo rossore.

Senza sorridergli tornò a posto, iniziando a sorseggiare la bibita calda per cercare di nascondere, almeno parzialmente, l'imbarazzo che gli colorava la faccia.

Diede uno sguardo a Shoyo e lo trovò immobile, a toccarsi il punto in cui lui aveva asciugato.

"sembra un disco impallato" pensò l'alzatore, che però fu costretto ad ammettere che avesse il fermo immagine sul più bello, con le guance rosse come mele e gli occhi luminosi.

Avrebbe voluto fargli una fotografia e appendersela in camera, in modo che fosse la prima cosa che avrebbe visto al mattino. Prima ancora del sole stesso, visto che il ragazzo aveva più energia di quella sprigionata dai suoi raggi, a suo parere.

Una cosa tirò l'altra, e si fece mezzanotte meno dieci.

Hinata continuava a volgere sguardi, sempre più frequenti, ad un vecchio orologio dal ticchettio pesante, appeso lì vicino.

Kageyama iniziò a stranirsi, visto che ormai non riusciva nemmeno a conversare con lui.

11:58

-Hinata... ma mi stai ascoltando, boke?- tuonò, agitando un pugno. Hinata ormai aveva lo sguardo fisso sulle lancette, che avevano superato il cinquantanove, quindi rimanevano pochi secondi.

10... 9...

-insomma!-

5... 4... 3... 2...

Hinata sorrise, poi cantò a gran voce, girandosi verso il festeggiato: -tanti auguri a teee tanti auguri a teeee tanti auguri a Bakageyama, tanti auguri a- si bloccò, perchè un rumore poco gradevole gli era arrivato all'orecchio.

Un singhiozzo.

Poi... vide Kageyama in lacrime.


Bella raga sku sku

Come state? Siete in vacanza?
:)

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