capitolo quindici

Hinata fu il primo a svegliarsi, aprendo di poco gli occhi.

La sera prima aveva preso sonno con la mente annebbiata dai fumi del pianto, e per un attimo si ritrovò spaesato.

Ma poi ricordò tutto, sentendo sotto il suo orecchio lo stesso regolare rumore con il quale si era addormentato, anche se ora era più lento e controllato.

Lo guardò in volto. Aveva gli occhi chiusi, con le lunghe ciglia che gli solleticavano le guance, creando obre su quest'ultime per via della luce che entrava dalla finestra.

Senza un apparente motivo, arrossì.

O meglio, lo sapeva, semplicemente non voleva ammetterlo.

Tobio era bello, davvero bello, stava iniziando a rendersene conto, e poi era così gentile, anche se non lo voleva far vedere.

Ma con lui lo era stato. Quella notte lo aveva stretto, e finalmente si era sentito al sicuro, al calduccio. Aveva trovato quello che cercava da molto tempo... gli era letteralmente sopra. Quando si rese effettivamente conto del fatto, il suo cuore fece una capriola.

Tobio lo sentì muoversi e si svegliò, arrossendo di colpo nel vederlo a pochi centimetri da sè.

-hai dormito bene? Ti ho dato fastidio?- chiese Shoyo, incociando in suo sguardo, titubante.

-tranquillo- sossurrò solamente, rispondendo ad entrembe le domande insieme.

Stava così bene, con quel mandarino troppo cresciuto sulla pancia... però, a suo malgrado, si alzarono, decidendo di andare a fare colazione.

Kageyama accese il cellulare, trovando una notifica di whatsapp.

"Oikawa mi ha risposto"

Risate, cibo e divertimento, ecco come trascorsero il giorno di Natale. Tobio rimase fino all'ora di cena, poi tornò a casa, dicendo avesse da fare.

Tuttavia, prima di varcare l'uscita, Shoyo lo tirò dietro un angolo.

-vieni pure tutte le volte che vuoi- lo invitò, tenendogli un polso, come a non voler lasciarlo andare via.

La sua era una richiesta, ma nel suo tono c'era un chè di supplica.

Quelle ventiquatto ore con lui a casa erano state bellissime, diverse dal solito. I suoi genitori si contenevano, loro potevano passare del tempo insieme.

Il moro non rispose, gli scompigliò solo i capelli, teneramente, poi via nella fredda notte di Dicembre, che però ora gli sembrava un po' meno gelida.

Passato Santo Stefano, tutta la squadra partì per il ritiro, nel solito campo a Tokyo, con le squadre di quella prefettura.

Erano circa le sette del mattino, quando la Karasuno si incontrò davanti alla scuola, attendendo i ritardatari.
Quando Daichi disse ai giocatori che il pullman aveva il riscaldamento rotto, la reazione fu più o meno questa:

-Questo è un affronto... la nostra povera Shimizu-san come farà! Congelerà senza riscaldamento- silamentò Tanaka a Daichi, il quale non sapeva proprio cosa dirgli.

-concordo con Ryu, tutti dovremmo cederle la giacca, o se vuole possiamo scaldarla noi- propose Nishinoya, una mano sul petto e gli occhi socchiusi, come un eroe trionfante.

Tanaka annuì, e prese la stessa posizione, subito smontata da una Shimizu che aveva sentito tutto, e aveva dato una botta in testa ai due.

-Quando ci colpisce malamente è ancora meglio- sossurrò Ryu nell'orecchio di Noya, il quale annuì con un energetico movimento del capo e gli occhi a cuoricino.

-ora basta ragazzi, dobbiamo andare o faremo tardi!- borbottò Sugawara, accigliato.

Daichi gli rivolse uno sguardo sorpreso, poi gli sussurrò all'orecchio qualcosa che fece arrossire il povero alzatore.

"mi piace quando fai il duro e ti fairispettare" mormorò, un tono di malizia in quelle parole, che altrimenti non dovevano essere molto imbarazzanti.

-e dai così sei sleale- lo rimproverò Suga, coprendosi il volto con le mani e mettendosi contro il suo petto, non volendosi far vedere dalla squadra a quel modo. Anche Sawamura diventò parecchio rosso, non aspettandosi una reazione talmente evidente.

In realtà avevano già detto alla squadra di essersi mettersi assieme, il giorno dopo in cui si erano dichiarati.

La reazione non era stata caotica come immaginavano.

C'era il "uhm okay" di Tsukki, le congratulazioni di Yamaguchi, Hinata e Kageyama che si fingevano sorpresi.

Asahi era scoppiato a piangere, dicendo di essere felice, mentre gli unici che sembravano non aver sospettato nulla da prima erano Noya e Tanaka.

"ecco cosa succede a guardare Shimizu-san tutto il tempo" borbottò Kei, il quale quel giorno ne prese di insulti...

Tuttvia nessuno notò quel cumulo di rossore, anche detto Suga e Daichi, visto che l'attenzione era focalizzata su due ragazzi che correvano verso il punto di incontro, facendo a gara per chi fosse il meno ritardatario.

Frenarono di colpo, riprendendo fiato, Kageyama poggiandosi al veicolo e Shoyo portandosi le mani alle ginocchia, mentre discutevano su chi avesse vinto.

Staccatosi dal vice capitano, Daichi chiese il motivo del ritardo, che i due non fornirono, si limitarono ad indicarsi a vicenda e ad esclamare contemporaneamente "è stato lui!" per poi guardarsi in cagnesco.

Il capitano si girò verso il fidanzato. -che cosa avevi detto? Che sarebbero una bella coppia?-domandò, alzando un sopracciglio, con la tipica faccia da "te lo avevo detto", ma Koushi aveva lo sguardo diritto verso i due del primo anno, osservandoli con tenerezza. -aspetta e vedrai-assicurò, volgendo lo sguardo su di lui e sorridendogli, per dirgli di essere sicuro di quello che aveva detto.

Alla fine salirono sul pullman, dopoche Ukai ebbe urlato per dire che avrebbero fatto tardi, e il viaggio si svolse nel complesso in modo tranquillo.

Suga e Daichi avevano passato quelle ore abbracciati, a dirsi carinerie, mentre dietro di loro Tanaka e Nishinoya parlottavano, a volte tirando fuori la lingua per le parole più dolci.

Yamaguchi parlava da ore con uno Tsukki addormentato, la musica a palla nelle orecchie. Hinata e Kageyama litigavano ogni due per tre, persino per le canzoni da mettere, visto che condividevano gli auricolari.

-Hinata boke! Se ti muovi mi cade la cuffietta!- si lamentò Tobio, riportando l'affare all'orecchio per la millesima volta, in quel viaggio.

-colpa tua Bakageyama che non metti musica decente!- rispose, facendogli la liguaccia, poi iniziarono a litigarsi il telefono, come due bambini all'asilo per avere la bambola migliore.

Si intromise Daichi, che gli confiscò l'apparecchio. La cosa non risolse molto, visto che partì un'azzuffata per affibiarsi la colpa a vicenda.

Uno strillo e una minaccia dall'allenatore, e le acque si calmarono.

Forse un po' troppo, perchè dopo un'oretta le palpebre di Hinata si chiusero, e lui prese a dormire con la testa che penzolava in avanti.

Kageyama lo notò, e pensò bene di farlo spostare da quella posizione, fecendogli posare il capo sulla propria spalla.

"lo faccio solo perchè con il torcicollo avrà problemi a giocare" si ripeteva, con le guance che si arrossavano nel solo sentire il suo odore.

"sì, solo per quello" poteva sentire il suo respiro leggero...

"esclusivamente" le sue labbra rosee era socchiuse, leggermente screpolate come al solito...

"chi voglio prendere in giro"sbottò alla fine una vocina nella sua testa, e si decise finalmentea passargli un braccio dietro alla schiena e ad attirarlo di più a sé.

Prese ad accarezzargli rossi capelli, mentre con la mente cercava di imprimere più particolari possibili nella sua mente.

Gli occhi socchiusi, ma dei quali sapeva a perfezione la sfumatura, le guance solo poco rosee, in confronto alle tonalità di rosso che aveva visto assumere loro, la manina sul ginocchio, rilassata, con il palmo rivolto al cielo e le dita che si protendevano in alto verso le ultime falangi.

Allungò la mano, e, titubante, strinse quella di Shoyo.

Era davvero esile, ma poteva sentire benissimo tutti i calli sotto il suo tocco.

Notò una cicatrice sul suo indice, esi domandò come se la fosse fatta.

Magari giocando con Natsu si era ferito.

Oppure era caduto dalla bici.

Poteva anche essersi tagliato con un coltello, imbranato com'era.

Kageyama passò il dito sul segno bianco, leggermente in rilievo.

Tutti quei suoi particolari che prima non aveva notato ora gli saltavano all'occhio come le prime margherite di maggio: prima non ci fai caso, poi, appena ne hai constatato l'esistenza, inizi a scorgerle ovunque vai.

Le vene fine in un ancora più sottile polso, una voglia sull'avambraccio, le unghie leggermente mangiucchiate.

Strinse di più l'arto, sentendo del calore irradiarsi in tutto il corpo a partire da lì.

Tutto si sarebbe aspettato, tranne cheil suo gesto fosse ricambiato con sicurezza, anche se il ragazzo teneva ancora gli occhi chiusi ed era evidente stesse sognando.

Emozionato dall'accaduto e fermamenteconvinto non fosse cosciente, azzardò un bacio sulla sua testa, lieve come una risata di un bambino, come la brezza fresca degli ultimi giorni di inverno.

Poi distolse lo sguardo, imbarazzato, ed iniziando a lodarsi internamente per avere avuto il coraggio di fare ciò.

Intanto Shoyo non stava dormendo, assolutamente. Si era svegliato quando si era sentito spostare, ma siera ben visto dal farsi credere ancora addormentato.

Così fece un lieve sorriso quando Tobio si girò, sentendosi amato, e come cullato da quella tenerezza.

Le loro mani rimasero unite per tutta la durata del viaggio.

Dopo alcune ore il pullman frenò, e quel caos di persone anche detto Karasuno, uscì dal veicolo.

Subito incontrarono la Nekoma, con un Tanaka e un Yamamoto che quasi piangevano nel riabbracciarsi.

Con lo slow motion e una musica emozionante sarebbe stata una scena da film.

Suga parlava con Yaku, mentre Lev e Daichi osservavano dai due poli opposti, lontano, friggendo con lo sguardo il pover'uomo che osava disturbarli.

Quando i due se ne accorsero, Sawamura ricevette un "dai non essere geloso" da bambino, accompagnato da un bacio a fior di labbra, mentre al povero Lev andò peggio, visto che il libero gli tirò un calcio dove non batte il sole.

-Kenmaaaaa!- urlò Shoyo, quasi saltando addosso al piccolo budino, piegato sulla sua console.

-Oh ciao Shoyo quanto tempo- salutò con la sua solita apatia il micetto, non alzando la testa. Il capo della squadra rossa, Kuroo, gli tolse l'apparecchio dalle mani, dicendo di staccarsi un po' da quel gioco, mettendoselo nel borsone.

Kozume neanche si lamentò, sapendo fosse una partita persa in partenza, e prese a parlare del più e del meno con Hinata.

O meglio, Hinata parlava, mentre lui rispondeva a monosillabi.

Intanto Kageyama aveva preso a parlare con Kuroo, per chiedergli come fosse organizzato il torneo.

-mah, ne so quanto te, dovrebbe esserci il tabellone affisso- rispose il capitano, con un'alzata di spalle.

Tobio sottrasse il povero Shoyo dalla conversazione con l'alzatore, prendendolo per il braccio e trascinandolo a vedere i quadri.

-potevo anche camminare da solo- si lamentò il rosso, una volta arrivati, ma Kageyama non rispose.

Guardava il foglio con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, portando il dito su una scritta:

//ORE 17: KARASUNO VS AOBA JOHSAI//


Ciao amici :)

Il prossimo capitolo è parecchio... come spiegarlo...

Ksiciaif8w8usjahshd

cioè, almeno così mi ha detto mia sorella che legge in anteprima :)

Vi voglio bene💕

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top