capitolo dieci

-che mi dovevi dire?- chiese Daichi, poggiandosi al lato del distributore automatico, all'entrata della palestra.  Suga lo aveva portato via proprio sul più bello, alla fine del set, con la scusa di dovergli parlare.

Era un po' intimorito dalla cosa, la paura di dover rispondere ad una notizia negativa era ben radicata nel suo stomaco, mantenendolo in uno stato di preoccupazione.

-non trovi che Hinata e Kageyama stanno davvero bene insieme?- rispose, avvicinandosi a lui, fino ad arrivare a circa mezzo metro di distanza.

-ah beh sì, formano un bel duetto in campo, sono felice che sono amici.-

Daichi era il prototipo di ragazzo "normale".
Intorrogandoti su di lui, è proprio con questo aggettivo che risponderesti alle sue caratteristiche.

Il suo fisico?
Normale.

La sua intelligenza?
Nella media.

Come commenteresti la sua forza? Nella stessa maniera.

Eppure Sugawara in lui aveva visto qualcosa.

Secondo lui la sua sola figura dava un bellissimo senso di sicurezza, la sua voce protezione, il suo semplice odore di acqua di colonia tranquillità, quotidianità.

Oh, quanto avrebbe voluto svegliarsi tutti i giorni con quel profumo sotto il naso... poter tranquillamente prendere i suoi vestiti impregnati della stessa fagranza e indossarli, facendo mescolare i due aromi...

-non era questo che intendevo- sussurrò, diminuendo ancora il distacco che divideva i loro nasi. Ormai erano molto vicini, quasi si dovessero dire uun segreto sottovoce, per farlo solo loro, incomprensibile agli altri.

-dicevo... come coppia- specificò, le guance che andavano arrossandosi, colore nascosto dall'ombra del macchinario di fronte a lui, che gli proiettava in viso la sua nera forma, in contrasto con la fredda luce della stanza.

Erano all'ingresso dell'edificio, vuoto di persone, dato che ormai la partita era iniziata da troppo per lasciare spazio ai ritardatari.

Questo contribuiva molto a rendere il clima più intimo di quanto già non fosse, cosa che aggravava e allo stesso tempo aiutava molto la situazione del povero vice capitano, che con quella misera introduzione voleva provare ad aprire lo scrigno del suo cuore, tesoro le cui monete ormai erano coniate con il nome di Daichi.

-ah... non lo so. Sono molto diversi- rispose, sorridente, e per niente imbarazzato, nè dall'argomento, nè dalla domanda.

L'ho detto prima, no?

Daichi era un ragazzo fin troppo normale, e da bravo adolescente nella media non capiva i suoi sentimenti. Erano nascosti nel fondo delle sue viscere, e raramente avevano visto la luce.

E Sugawara era un esploratore, che in quel momento stava cercando a tentoni i pezzi del cuore di Daichi, dispersi da tutte le parti.

-é noto, gli opposti i attraggono, no?- chiese, retorico, con un angolo della bocca all'insù, che poi però tornò nella sua posizione neutra, rendendo le sue labbra simili ad una linea e la sua espressione triste, vuota, piatta, e malanconica allo stesso momento.

Era così complessa, un insieme di sguardo, lineamenti e atteggiamento, da non potersi identificare con una sola parola.

Così complessa da far capire a Daichi che qualcosa non andasse.
-tutto okay?- disse semplicemente il capitano, mettendogli una mano sulla spalla.

Suga non rispose alla domanda, aprì la bocca per dire altro: -mi piaci- sossurrò, portando lo sguardo in basso, sulle proprie scarpe.

Daichi rimase sbigottito, eppure non si scompose.
Lui... piaceva a Suga?
Non aveva mai pensato a lui in quel modo, semplicemente perché non pensava gli sarebbe mai potuto interessare.

Secondo il capitano lui era il ragazzo perfetto.
Un candido sorriso, il corpo proporzionato, gentile, divertente, intelligente...
Beh, erano amici sin da piccoli, ma allora perchè stava notando solo ora quelle cose?

Lui c'era sempre stato, insieme ad Asahi.
Ricordò una volta, in prima elementare, quando aveva problemi a leggere, ed era disperato perché avrebbe preso un brutto voto.

Allora Suga si era messo accanto a lui e avevano ripetuto insieme, poi era andato a casa sua, volendo aiutarlo come più poteva.

Lo aveva sempre aiutato.

E così, in pochi secondi, Daichi si trovò a far fronte ai sentimenti che invece nel cuore di Sugawara erano nati col tempo, arrivando impetuosi come un fulmine a ciel sereno.

Le sue guance presero il colore del tramonto estivo, mentre le labbra si dischiusero, in un mix di emozione e sorpresa.

-mi piaci anche tu- sossurrò, in risposta, sorprendendo se stesso, ma soprattutto il ragazzo davanti a lui.

Sugawara era come morto e rinato nello stesso istante.
Aveva sbiancato ed era arrossito nello stesso momento.
Si sentiva piccolo e grande nello stesso tempo, con il cuore che gli sembrava stesse per strabordare dal corpo stesso e quest'ultimo sciogliersi e restringersi contemporaneamente, come la rugiada nel primo pomeriggio.

E queste piccole goccioline gli cadevano dagli occhi, imbrattando la felpa nera della scuola.

Daichi a quella vista gli sorrise teneramente, attraendolo a sè.

-potevi dirmelo prima, senza tutto quel giro di parole con quello strano duo- mormorò, mentre le sue mani vagavano sulla minuta schiena del vice capitano.

-ma quello lo penso davvero- rispose, dopo essersi calmato.

Alzò la testa, ancora stretto tra le sue braccia.
Con il mento poggiato sul suo petto, poteva sentire la tensione dei suoi muscoli, doveva essere parecchio in ansia anche lui...

-ed io che pensavo fosse uno stratagemma per attirarmi!- scherzò Daichi, piazzandogli un bacio tra i capelli.
Per i veri e propri baci ci sarebbe stato tempo... non voleva il primo fosse dietro un distributore di snack, mentre vedevano una partita.
Voleva farlo bene.

Suga era felice, si sentiva finalmente fiero di sè, e al sicuro.
Il suo pensiero volò alla maldestra accoppiata del primo anno, che sperò nel frattempo avesse avuto almeno della sua fortuna.

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Suga e Daichi erano appena usciti, lasciando Hinata e Kageyama da soli.

Shoyo si impose di darsi una mossa, come sotto consiglio del suo senpai.

Si fece più vicino a Kageyama e gli posò il mento sulla spalla, guardandolo in faccia.

Il moro ebbe l'istinto di cacciarlo via, ma non si mosse.
-che vuoi boke?- chiese, cercando di matenere un tono di voce disinteressato. Come era possibile che solo quel piccolo contatto lo facesse stare così bene? Sentiva i suoi capelli soffici solleticargli il naso, mentre il suo profumo di... zucchero filato?

La massa arancione che Hinata aveva in testa aveva proprio quell'odore dolciastro, di quelli che se annusati per troppo tempo diventano eccessivamente forti. Come le boccettine che si comprano alle bambine delle elementari, che queste collezionano di tutte le fragranze, metà delle quali non avrebbero mai messo.

-mi pesava il mento- mentì spudoratamente Shoyo, rivolgendogli un sorriso angelico e socchiudendo gli occhi.

-oh ok... aspetta che?- Kageyama si era reso conto che non fosse normale accasciarsi su di una persona in quel modo perchè "gli pesava il mento".

Hinata non rispose, fece cadere il discorso così, riportando lo sguardo sulla partita, che ormai era quasi terminata.
Piano piano fece aderire il corpo sempre di più alla sua schiena, mentre le gote di Tobio cambiavano colore e il suo corpo si irrigidiva.

-ti do fastidio?- chiese, alzando lo sguardo per immergersi nel blu.

-no no resta pure così- rispose il moro,  con voce roca, tossicchiando a metà frase per renderla limpida.

E poi, di nuovo silenzio.

Per Hinata era piacevole, per Kageyama che lo aveva aggrappato a sè un po' meno, lo trovava molto imbarazzante.

-Dopo ci andiamo a prendere qualcosa?- chiese il più basso, con finta nochalanche.

Al suo interno stava morendo, però non lo poteva assolutamente rendere noto.

-okay va bene- rispose Kageyama, con lo stesso tono menefreghista.

Facevano quasi ridere, quei due, che facevano i duri dovendo distogliere lo sguardo per non arrossire come un papavero in primavera.

-Suga e Daichi vengono?- aggiunse, ed Hinata fece spallucce, anche se la sua mente implorava i due di andare a  casa.

E parlando del diavolo...

Fecero il loro ingresso sugli spalti il capitano e il secondo in carica, camminando così vicini da far toccare le loro spalle.

Shoyo osservò Sugawara: aveva gli occhi lucidi, reduci di un pianto recente, ma il suo viso era sereno e la bocca sorridente, poteva essere la felicità in persona. Anche Daichi al suo fianco sorrideva, ma meno evidentemente, non come se volesse nasconderlo, più che altro come se volesse riservare il suo sorriso ad una sola persona.

E vi posso assicurare che aveva speso tutti i suoi sorrisi pochi istanti prima.

Si sedettero vicino al duo del primo anno, che intanto si era ben visto dal separarsi, riscontrando del carminio dove prima c'era del rosa.

Il match vide la sua fine dopo poco, con la vittoria della Shiratorizawa.

Hinata e Kageyama non si erano più avvicinati, mentre ora Suga praticamente era in braccio a Daichi, mezzo addormentato.

Il capitano gli sussurrò una cosa all'orecchio, a quanto pare molto allettante, a giudicare dalla faccia improvvisamente priva di sonno e dalle gote ora chiazzate di rosso acceso di Sugawara, il quale annuì e, alzatosi, dichiarò ai suoi Kohai che lui e Daichi serebbero andati a casa.

Hinata annuì, e non potè fare a meno di sorridere nel vedere i loro mignoli legati, dolcemente, come a sigillare una promessa. Sì, era felice per loro ma... ora Kageyama sarebbe uscito lo stesso con lui? Ormai era una partita persa?

Con l'allontanarsi dei due, ormai, fidanzati, anche le speranze di Shoyo venivano perdute. Lui non avrebbe mai osato richiederlo.

E così, mentre ormai sul suo volto si dipingeva una faccia malinconica, su quella di Kageyama ne fu rappresentata una esitante, imbarazzata, ma allo stesso tempo attaccata a quel distacco che lo caratterizzava.

-allora... ti piace la cioccolata calda?-


Yo (baby k), sono una incoerente perchè avevo detto che avrei eliminato l'aggiornamento della domenica, ma negli ultimi due giorni ho scritto un sacco, quindi ci saranno :)

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