XXVII - prima parte
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capitolo 27: parte 1
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»»---- ★ jimin's p.o.v. ★ ----««
Io e Jungkook siamo sposati da ventiquattr'ore ormai, ma a me ancora non sembra vero. Per fortuna ho il tatuaggio sulla mano sinistra a ricordarmelo, la sua J come fede a urlare ogni secondo che passa l'amore eterno che ci siamo promessi.
Questa mattina, appena svegli – ieri notte non ci sembrava proprio il caso siccome volevamo stare da soli con noi stessi e inaugurare l'evoluzione del nostro rapporto –, abbiamo prenotato per un viaggio di cinque giorni per la nostra luna di miele e, ovviamente, andremo a visitare la meravigliosa città di Tokyo. Anzi, andremo a visitare Tokyo in primavera, quindi la visione dei ciliegi in fiore sarà la ciliegina sulla torta per finire in grande questa vacanza. E non saranno solo gli alberi di ciliegie e farla finire bene... infatti mi sto dirigendo proprio adesso in un luogo, nel quale sono andato solo poche volte, per comprare una regalo e fare una sorpresa a Jungkook – che, essendo un artista, spero apprezzerà – durante l'ultimo giorno di permanenza.
Spero non si sorprenda troppo, ma d'altronde gliel'ho detto che di me ci sono tantissime cose che deve scoprire e fino ad ora è andato molto bene, ma tra qualche giorno ne scoprirà un'altra.
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«Allora, abbiamo tutto quanto?» mi domanda mio marito – tornato da poco con i capelli neri mentre io li ho tinti di rosa, con sua enorme gioia – prendendo in mano un borsone e infilandolo nel bagagliaio dell'automobile.
«Hai la fotocamera?» gli domando indossando gli occhiali da sole.
«Sì, hai preso le medicine?» domanda a sua volta ottenendo un mio sì in risposta. Le prendo da ormai troppo tempo per scordarmele...
«I vestiti li abbiamo» inizio il discorso ricapitolando quello che abbiamo messo in valigia. «I prodotti per viso e capelli li abbiamo» continua lui. «Anche asciugamani e accappatoi» aggiungo io. «Penso ci sia tutto» conclude infine chiudendo il baule mentre io ammiro la sua figura slanciata stirarsi verso l'alto. Sembra un Dio, potrei svenire direttamente adesso.
«Chiudi la bocca o ti entreranno le mosche» mi prende in giro Jungkook avvicinandosi a me e cingendomi la vita con le sue braccia, distogliendomi dai miei pensieri impuri e facendomi riprendere.
«È colpa tua» gli dico. «Sei troppo bello» mi complimento e lo vedo arrossire anche attraverso gli occhiali da sole. Per il complimento fattogli ricevo in cambio un bacio che cerco di approfondire, ma l'Apollo di fronte a me mi ricorda che dobbiamo avviarci verso l'aeroporto se vogliamo andare a Tokyo.
Io annuisco, staccandomi controvoglia ed entrando in macchina insieme a lui, ponendomi nel lato del viaggiatore. Il corvino, avendo notato la mia reazione, posa una mano sulla mia coscia e sorridendo mi rassicura: «Abbiamo una vita intera di fronte a noi per baciarci, e anche per fare altro, ma adesso dobbiamo prendere il volo». Alle sue parole confortanti – e soprattutto al suo credere alla nostra lunga vita davanti – poso la mia mano sulla sua, stringendogliela e accarezzandone il dorso con il pollice. «E poi chissà cosa può succedere a Tokyo...» lascia la frase in sospeso sorridendo maliziosamente e ricevendo la stessa reazione da parte mia, non conoscendo la sorpresa che gli ho preparato. Succederanno tante cose a Tokyo...
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Arrivati in aeroporto facciamo controllare tutti i documenti e le carte necessarie all'imbarco. Al check-in le nostre valigie vengono portate via per essere poste nella stiva e noi ci portiamo dietro solamente il peso degli zaini da viaggio, considerati come bagagli a mano e autorizzati sull'aereo insieme ai passeggeri.
Dopo qualche ora, passata abbastanza velocemente grazie all'aiuto di Jungkook che ha saputo distrarmi dall'attesa – lui era abituato a viaggiare e sapeva a cosa stesse andando in contro; questo invece per me è il primo viaggio fuori dal Paese e non pensavo ci volesse così tanto tempo una volta all'aeroporto – riusciamo finalmente a salire sul mezzo che ci farà volare nella mia città preferita e che finalmente potrò vedere dal vivo, anziché da qualche post di RM su Instagram.
«Sai, stavo pensando» dico all'improvviso prendendo la mano tatuata del corvino nella mia. «Ora stiamo volando a Tokyo e io la amo come città» continuo fermandomi per qualche secondo in modo che anche Jungkook possa dire qualcosa, cosa che infatti fa: «Lo so, altrimenti non l'avresti scelta con così tanta foga» replica sorridendomi e lasciando un bacio delicato sul mio anulare sinistro, adesso marchiato con dell'inchiostro nero. Le mie labbra si incurvano in un ampio sorriso al suo gesto, mentre cerco di pensare alle giuste parole da usare in questo momento per comunicargli quello che mi tengo dentro da troppo tempo.
«C'è qualcosa che devi dirmi? Ti vedo pensieroso...» mi chiede il corvino seduto accanto a me, le nostre mani ancora strette insieme, mentre io sospiro e mi volto verso di lui anche con il busto, per averlo meglio di fronte a me.
«Ti ricordi il giorno in cui ci siamo incontrati?» domando sorridendo.
«E come scordarselo? Ce l'ho impresso a fuoco nella mente, piccolo mio» risponde lui amplificando le emozioni che sto provando attualmente.
«Ti ricordi l'unica domanda che mi hai fatto alla quale non ho risposto?» domando e sul suo volto si forma un'espressione che non riesco a decifrare. «Oddio, aspetta... è stato così tanto tempo fa.»
«Precisamente quattro mesi, a dire il vero» dico ricordandomi il giorno in cui la mia vita è stata stravolta per il meglio. «Era il nove novembre dell'anno scorso» ricordo.
«Quello lo so, non potrei mai dimenticare quella data. È al pari di quella del nostro fidanzamento e poi quella del nostro matrimonio» sorride catturando le mie labbra in un bacio casto. «Però aspetta, voglio provare a ricordarmelo da solo...» sbuffa portandosi la mano libera sulla fronte e sfregandosela sul viso. Passa qualche secondo prima che parli di nuovo: «Ora ci sono! Ti ho chiesto quale fosse la tua canzone preferita di RM!»
«Esattamente. Beh, sicuramente a questo punto ci sarai sicuramente arrivato, ma la canzone è...»
«Tokyo!» indovina lui. «Ora capisco il tatuaggio. Non avevi ancora niente di importante da volerti imprimere per sempre e poi...»
«E poi grazie a te l'ho trovato» ribatto sorridendo e sporgendomi verso di lui per rubargli un altro bacio, che questa volta viene intensificato dalle sue stesse labbra, sospirando su di esse e sussurrando: «Quattro mesi, eh?». La sua mano si posa sulla mia guancia, accarezzandola dolcemente. «Mi sembra di conoscerti da una vita...» mormora ancora sulle mie labbra, mentre il suo respiro mi solletica la pelle rimasta scoperta del collo.
«Beh, sotto molti aspetti abbiamo storie simili...»
«Già...» bisbiglia, cercando ancora una volta un flebile contatto con le mie labbra. «Però adesso va tutto bene, no?»
«Più che bene» rispondo io concedendogli finalmente il contatto che vuole. Prima sembravo così tranquillo, ma adesso che ci ripenso con calma... sono passati quattro mesi! E da un lato mi sono sembrati una vita, mentre dall'altro sono stati solamente pochi mesi... mesi. E io già lo amo come se lo conoscessi da anni, è... assurdo quello che l'amore riesce a fare, anche in così poco tempo.
«L'aereo sta partendo...» dico sentendo il mezzo iniziare a muoversi sotto di noi, annunciando finalmente l'inizio del nostro viaggio verso la capitale giapponese.
«Hai paura?» mi chiede Jungkook premuroso stringendo ancora di più la sua mano attorno alla mia, mentre io mi risistemo dritto sul sedile, controllando ancora che la cintura sia ben salda attorno alle mie gambe.
«No, è solo che è la mia prima volta. Sull'aereo, intendo» preciso prima che lui possa buttar fuori qualche battutina sconcia, cosa che fa ugualmente poiché dice: «Oh, tesoro, avevo intuito. Dopo capodanno non poteva sicuramente più essere la tua prima» ridacchia riferendosi al fatto che da quando è scattato l'anno nuovo non abbiamo passato neanche un giorno senza fare l'amore.
«Quanto sei scemo!» rido alla sua battuta e appoggio la testa sulla sua spalla, cercando di rilassare più muscoli possibile e non pensare al fatto che stiamo iniziando letteralmente a volare e che tra poco ci staremo librando ad alta quota.
«Tra poco più di un'ora saremo arrivati» cerca di rassicurarmi il corvino seduto accanto a me, avendo capito esattamente in che situazione mi trovo. «Adesso rilassati, se vuoi ti racconto una storia per aiutarti» mi propone e il mio cuore accelera il battito. Io l'ho sempre detto che la mia adrenalina è lui, insieme a tutto ciò che fa per me, per aiutarmi in ogni cosa per la quale mi vede insicuro. Lui mi fa credere in me, mi conforta, mi ama.
«Che storia?»
«Scegli un tatuaggio e io te ne parlerò» mi concede siccome sa che adoro chiedergli dei suoi tatuaggi, ma mi astengo quasi sempre dal farlo siccome ho il timore che la cosa possa infastidirlo, nonostante lui stesso mi abbia detto più volte che il suo fastidio era solo iniziale, risalente a quando ancora ci conoscevamo appena.
«D-davvero...?» domando infatti, non sicuro al cento percento che sia quello che lui vuole davvero.
«Certo che sì. Cioè, devi sceglierne uno sugli avambracci siccome non posso spogliarmi in aereo, ma non farti problemi su quelli che riesci a vedere.»
«In albergo però potrai spogliarti» lo provoco sperando che prenda la palla al balzo e lui, come al solito, non mi delude: «Sì, ma in albergo non lo farò per farti vedere i tatuaggi.»
Rido alla sua risposta e poi prendo il suo braccio destro tra le mani avvicinandolo a me e rimirando l'inchiostro che disegna contorni e linee sia nere che colorate, scrivendo una storia fatta di immagini e frasi. Scruto con attenzione ogni millimetro della sua pelle, traccio con le dita i quelle righe che spero mi portino a qualcosa di davvero importante per lui e che potrebbe esserlo anche per me. E poi lo vedo: un aereo che si dirige verso quello che sembra un libro. E mi incuriosisce, talmente tanto che subito gliene domando il significato.
«Questo» gli comunico passandoci sopra le dita per indicarglielo. «Cosa vuol dire?» domando guardandolo negli occhi, per poi posare nuovamente il mio sguardo su quelle linee nere.
«Lo sai che a me piace scrivere, giusto?»
«Sì, e un giorno mi dovrai far assolutamente leggere qualcosa» aggiungo alla sua domanda.
«Va bene, va bene» ridacchia lui imbarazzato, come sempre quando si parla della sua arte. «In ogni caso mi sono tatuato questo quando ho iniziato la mia storia più importante e mi sono detto che quando fosse stata finita sarei tornato da Jackson per aggiungere il colore al libro, in modo che potesse dirsi definitivamente conclusa.»
«Oh...» dico sbalordito. Scommetto che non esiste neanche un millimetro della sua pelle che sia ricoperto di inchiostro senza significato. «E di cosa parla la storia?» domando poi, forse spingendo la conversazione un po' troppo in là, lo capisco da come irrigidisce le spalle e si ritira sul suo sedile. «Argomento delicato?»
«N-no, è che... parla di noi» dice coprendosi il volto con la mano segnata dall'inchiostro, sulla quale posso chiaramente leggere la mia grafia, ripetere all'infinito quelle tre parole che ci hanno reso sposi per sempre.
«Hai scritto di noi?» chiedo meravigliato e anche commosso. Non voglio mettermi a piangere proprio qui, anche perché questa dovrebbe essere una vacanza piena di sorrisi e risate, però Jungkook mi ci sta portando. Non posso credere che abbia scritto di noi, è così... romantico, in qualche modo. Però c'è una cosa che non mi è chiara... lui ha parlato di una conclusione della storia e non credo che ci lasceremo mai, quindi cosa intendeva...?
«Parla di due sfortunati amanti...»
«E noi siamo sfortunati?» continuo a indagare cercando di capire a cosa si riferisca, finché nella mia mente non si apre un varco di idee e pensieri, mentre quello più palese mi si staglia davanti, quasi permettendo ai miei occhi di vederlo anche se lo sto solo immaginando. Il suo sguardo è di scuse, come se mi avesse fatto un torto, come se già avesse compiuto quell'azione. «Ah, capisco» mormoro soltanto.
«Mi dispiace. Jimin, davvero, perdonami» supplica con gli occhi lucidi, inumiditi dalle prossime lacrime.
«Non importa, parliamo di altro» provo a cambiare argomento, ma con poco successo: «La storia non è proprio uguale, sai... il finale cambia.»
«Non importa, ho detto... quella è una storia, è la realtà che fa schifo» sbotto distogliendo lo sguardo, rivolgendolo invece al panorama esterno che propone un'immensa distesa di azzurro intervallato da soffici nuvole che paiono fatte di morbido e confortevole cotone. Ironico come la visione del cielo limpido sia in contrasto con la tempesta fatta di rombi e saette che porto dentro in questo momento.
«Sono stato un coglione, mi dispiace...»
«Non ho molta voglia di parlarne, okay?» concludo il discorso guardandolo un'ultima volta negli occhi prima di voltare la testa dall'altra parte e cercare di dormire. Sento la sua mano stringersi attorno alla mia e non gli nego il contatto, anche se in questo momento vorrei avere la forza di farlo... ma contro di lui sono impotente. Spero solamente di svegliarmi all'atterraggio con la mente più fresca e il cuore più calmo.
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Ed ecco a voi, dopo una settimana precisa (credo) il ventisettesimo aggiornamento. Questo capitolo sarà diviso in parti, una per ogni giorno che i due passeranno a Tokyo.
Jungkook, hai fatto una cazzata, MO SISTEMA STUPIDOTTO!
Io come al solito spero che vi sia piaciuto e vi ringrazio per le... DUE. MILA. VIEWS. Vi adoro!
Words: 2157
Published: 20062021
Edited:
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