XXII
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capitolo 22
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Mi sveglio grazie alla luce del sole montagnolo che entra dalla finestra della camera da letto. Non sono mai stato un dormiglione, ma oggi ho tirato avanti fino alle undici passate e adesso mi sento incredibilmente in colpa nei confronti di Jimin, che non è a letto con me, segno che si è svegliato molto prima. D'altra parte sono però contento che mi abbia lasciato dormire, è stato così tenero da parte sua.
Mi dirigo verso il bagno per lavarmi i denti e sciacquarmi il viso in modo da svegliarmi del tutto e poi scendo le scale con passo felpato, fornito dalle pantofole morbidissime che attutiscono il suono e sento già il tintinnare di pentole e padelle, a indicare che Jimin è già all'opera in cucina.
«Buongiorno!» lo saluto stropicciandomi gli occhi siccome l'acqua di prima non mi ha aiutato molto.
«Buongiorno! Ben svegliato!» ricambia lui il mio saluto. «Vuoi fare colazione?» mi domanda poi nonostante l'orario.
«No, grazie, starai cucinando da chissà quanto. Non voglio rovinarmi l'appetito» rispondo avvicinandomi a lui per baciarlo. «Perché non mi hai svegliato?» domando poi iniziando ad apparecchiare la tavola. Lo so che sono soltanto le undici e mezza, ma il tavolo non verrà utilizzato per altri scopi quindi tanto vale portarsi avanti.
«Perché eri troppo carino mentre dormivi. E poi non volevo ti disturbassi e se ti avessi svegliato non saresti stato fermo un attimo per aiutarmi.»
«E cos'hai fatto tutta la mattina?» domando cercando di non arrossire al suo "eri troppo carino" e concentrandomi invece sulla sua mattinata.
«Sono andato in paese a fare la spesa e poi ho cucinato.»
«Non ti sei stancato, vero?» domando avvicinandomi a lui per stringerlo a me. Partendo dal presupposto che mi sarei preoccupato comunque, a maggior ragione non voglio che lui si sforzi troppo date le sue condizioni fisiche. Ma allo stesso tempo non voglio tirare fuori quest'argomento proprio adesso, quindi camuffo la domanda per farla apparire semplice, confortevole e, infine e soprattutto, disinteressata.
«No, tranquillo, il minimarket non è lontano da qui e poi cucinare mi piace, soprattutto se per te» risponde e io sto già svenendo di prima mattina. Ma perché deve essere così dolce adesso, se ieri notte è stato completamente l'opposto? Questo ragazzo subisce delle metamorfosi dalla notte al giorno.
«Cos'hai cucinato?»
«Ho provato a fare gli spaghetti all'italiana, spero siano usciti bene» dice entusiasta. Sono stato in Italia una volta e ho provato i loro spaghetti, che sono quasi più famosi della pizza, e devo dire che erano deliziosi. Quindi se quelli di Jimin saranno anche un decimo buoni come quelli italiani, credo che le mie papille gustative si metteranno letteralmente a fare festa. «E ho anche comprato del vino italiano.»
«Wow, mi farai diventare un alcolista!» lo prendo in giro.
«Non hai mai bevuto vino prima di questi giorni?»
«Mai vino, ho bevuto altro. Che era decisamente peggio del vino...»
«Quindi sei già un alcolista, io non c'entro niente» ribatte lui ridendo e so che sta scherzando, ma per quello che sono stato in passato e tutte le cose che ho fatto, non riesco a prenderla a ridere. «G-già... ti-ti dispiace se parliamo d'altro?» domando infatti e percependo il mio disagio Jimin smette di cucinare e si volta verso di me.
«V-va bene, scusa» mormora abbassando lo sguardo, un gesto talmente piccolo che però basta a farmi sentire in colpa.
«No, hey, non devi scusarti» mi avvicino a lui per avvolgerlo tra le mie braccia e lui ricambia la stretta, premendosi contro il mio petto. «Mi sento sempre come se tirassi fuori argomenti che odi»aggiunge a bassa voce, in maniera quasi impercettibile. «Prima quando mi stavi tatuando e adesso con questo... cos'ho che non va?»
«No, Jimin, io... non sei tu, non dirlo neanche per scherzo, è solo che sono incasinato con parecchie cose. Ma tu con i miei casini non c'entri niente, tu risiedi nella parte sana e bella di me» lo rassicuro e lui stringe la presa. «E devo essere io a scusarmi per essere un tale casino» aggiungo e a queste mie parole lui si allontana da me per guardarmi negli occhi: «T-tu un casino? Io sto per mo-» sta per dire, ma lo bacio in tempo prima che possa concludere la frase, una frase che non gli posso sentir dire. Senza accorgermene, mentre le nostre bocche sono premute l'una contro l'altra, verso una lacrima nonostante io stia cercando di trattenermi con tutte le mie forze per non piangere. Per fortuna quell'unica lacrima ha pietà di me e decide di non chiamare le sue sorelle per farle venire fuori.
«Stai piangendo?» mi domanda però lui, accorgendosi di quell'unica gocciolina salata che i miei occhi hanno provveduto a versare.
«N-no,» rispondo all'istante, «è che mi lacrimano gli occhi a volte» invento e lui finge di crederci, tornando con le spalle rivolte verso di me per continuare a cucinare.
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Nel primo pomeriggio, dopo aver mangiato gli ottimi spaghetti di Jimin, mi offro di lavare i piatti mentre il biondo, controvoglia, si riposa. Oggi è la vigilia del nuovo anno e abbiamo intenzione di passarla qui, guardandoci un film davanti al camino crepitante, stando sotto le coperte a farci le coccole, ma nel pomeriggio ho anche voglia di portare Jimin fuori per fare un giro nei dintorni. È vero che questo posto è vicino casa nostra, ma voglio sfruttare al massimo il tempo che ci rimane da passare qui e siccome tra qualche giorno saremo di ritorno non voglio aspettare.
Terminato il mio lavoro in cucina vado a cambiarmi mentre il mio ragazzo è già pronto, seduto sul divano mentre guarda qualcosa sul cellulare. Mi infilo una maglietta nera a maniche corte – è quasi Gennaio eppure fa abbastanza caldo – e un paio di jeans neri, i miei soliti scarponi da montagna e poi un cappello con visiera per non prendermi un'insolazione, siccome soffro abbastanza di epistassi e non vorrei iniziare a sanguinare nel bel mezzo di una gita romantica con il ragazzo che amo.
Quando scendo le scale e lo vedo in piedi accanto al divano, noto come si è vestito e rimango a bocca aperta, per poco non inciampando nei miei stessi piedi.
«Che c'è?» domanda lui tranquillamente. Ci credo che sia tranquillo, non sta guardando l'angelo più bello del mondo in piedi davanti a lui che aspetta solo di essere portato fuori dal fidanzato. Cazzo.
«C'è che se non stessimo per andare a fare una passeggiata in un luogo sperduto, ti farei cambiare subito» rispondo senza neanche pensarci.
«Perché? Non sto bene?»
«Stai fin troppo bene. E sto diventando geloso.»
«E di chi, scusa?» domanda lui ridendo alla mia affermazione e rilassandosi al mio complimento che lui credeva una critica. Come potrei mai criticarlo, si è visto?
«Non lo so, di qualsiasi essere in grado di respirare. Sei... divino? No, troppo poco per descriverti.»
«Dai, Jungkook, non ho addosso chissà che cosa. Tu piuttosto sei stupendo» ricambia il complimento, ma io mi concentro sulla sua prima frase.
«"Non-non ho addosso chissà che cosa"?! Dico, ma ti sei visto?»esclamo.
«In realtà no, mi sono vestito un po' alla cieca» risponde serio.
«Alla cieca? Quello sarebbe alla cieca?» dico avvicinandomi a lui e avvolgendo un braccio attorno alla sua vita per attirarlo a me. «Sai, se non fosse che questi sono i tuoi vestiti e che ti stanno talmente bene che te li voglio vedere addosso ancora, te li strapperei di dosso all'istante» mormoro iniziando a sentire caldo.
«Se vuoi ho un po' di vestiti belli che non mi importa che vengano strappati» risponde lui lievemente, con un sussurro che mi colpisce dritto al cuore. Questo ragazzo un giorno mi ucciderà, nel senso metaforico del termine ovviamente. «Però dovrai aspettare stanotte» continua rubandomi un bacio e avviandosi verso la porta di casa per aprirla e uscire, pensando che io lo stia seguendo, quando in realtà sono ancora imbambolato in piedi in mezzo alla stanza, con le gambe che tremano leggermente e che temo possano crollare da un momento all'altro.
«Che fai, non vieni?» sento Jimin chiamarmi, affacciandosi solamente dentro casa per guardarmi e incitarmi a seguirlo. Scuoto la testa, riprendendomi dai miei pensieri più impuri e penso a quanto io sia sotto il più completo comando del biondo. Anche quando penso di avere il controllo sulla situazione, lui finisce per cambiare le carte in tavola stupendomi ogni volta.
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«Oddio, Jungkook, guarda qua!» mi chiama Jimin e io mi avvicino a lui. Mi ero allontanato prima per scattare una foto al paesaggio che ci sta circondando, siccome voglio tornare a casa con qualche ricordo digitale da sviluppare poi in cartaceo.
«Ma che meraviglia!» dico accovacciandomi accanto a lui per guardare più da vicino il fiore che mi sta indicando. Immediatamente prendo il cellulare dalla tasta dei pantaloni e apro la fotocamera, per inquadrare questa meraviglia della natura; e sì, anche i fiori.
«Posso fotografarti?» domando a Jimin alzandomi in piedi per allontanarmi di qualche passo dalla scena. «Certo verrebbe meglio con una macchina fotografica, ma l'ho lasciata a casa e tu sei già perfetto di tuo» dico poi senza neanche pensarci e lo noto distogliere lo sguardo, accennando ad un lieve sorriso.
«Come vuoi fotografarmi?»
«Lì a terra, accanto ai fiori. Voglio ritrarre in uno stesso scatto la bellezza della natura e la bellezza universale» sorrido facendogli l'occhiolino. Lui sbuffa una risata e si posiziona accanto ai fiorellini sbocciati, aspettando che io porti a termine la mia missione.
«E... ecco fatto» dico dopo forse un minuto passato a scattare. «Ce l'ho!» esclamo facendolo alzare in piedi.
«Fa' vedere» dice camminando verso di me per guardare le fotografie che gli ho scattato. Gli do il mio cellulare in mano e mentre scorre nella galleria avvolgo le mie braccia attorno al suo corpo, in un abbraccio deciso.
«Oh, mio Dio, ma sono bellissime!» si complimenta lui girandosi per guardarmi, il sorriso a trentadue denti che gli va da un orecchio all'altro e che mostra l'incisivo leggermente inclinato che lo rende così tremendamente carino. «Sei un fantastico fotografo» dice ancora regalandomi la sensazione delle sue labbra sulle mie, anche se dura poco perché subito torna con lo sguardo sulla galleria del mio cellulare per guardare gli altri scatti.
«Ora mi faresti un favore?»
«Certo, dimmi» dice bloccando il telefonino e passandomelo, in modo che io possa riporlo nuovamente nella tasca, ma lo sblocco di nuovo e lo do a lui. «Dovresti fare una fotografia al fiore che mi hai indicato, solo a quello.»
«Oh, emh... va bene, ma perché io? Insomma, tu sei un fotografo cento volte migliore-»
«È che voglio tatuarmelo, una volta che saremo a casa. Voglio avere un ricordo di tutta questa vacanza e facendo fare a te la fotografia sarà ancora più forte.»
«J-Jungkook, io... io non so che dire» dice con gli occhi leggermente lucidi e buttandosi su di me, allacciandomi le braccia al collo per stringermi a sé. «Ma se... se le foto uscissero male? La avrai per sempre addosso... io- non credo di esserne all'altezza.»
«Mi hai letteralmente fatto tatuare la frase di RM sul tuo corpo e io lì avevo solo una possibilità. Tu puoi fare una miriade di foto e scegliere la migliore.»
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«Va bene, ma giurami che non ti accontenterai e che me le farai rifare se non ti piaceranno» cedo domandandogli però questa cosa in cambio. Non potrei mai permettere a Jungkook di stamparsi qualcosa di imperfetto sul corpo; il mio caso è diverso, sapevo che lui è un artista e inoltre avrei avuto poco tempo per pentirmi della scelta. Lui invece avrà tutta una vita per avere un'imperfezione addosso e io non posso lasciare che accada.
«Te lo giuro... adesso fai quante foto vuoi e poi sceglierò la più bella» mi rassicura lui e io mi accovaccio nuovamente a terra, vicino al primo fiore che gli ho indicato, e cerco di trovare l'angolazione giusta perché si veda frontalmente; ne faccio altre in cui si vede dal laterale, gli riempio la galleria con più di cento scatti e, quando mi ritengo soddisfatto, gli porgo il cellulare in modo che le possa osservare.
«Caspita, ce ne sono tante bellissime! Come farò a scegliere?»dice lui subito, complimentandosi con me per l'ottima qualità delle immagini.
«Segui il cuore, scegli quella che senti migliore» rispondo facendomi piccolo al suo fianco e venendo subito cinto in vita dal suo braccio sinistro, che stringe la presa per tenermi a sé. Tranquillo, quando sono con te non penso a nessun altro luogo in cui potrei stare, gli vorrei dire, ma sto aspettando una sua replica in questo momento quindi taccio.
«Allora questa» dice mostrandomi la foto frontale del fiore, in cui si vedono tutti i petali disposti a raggiera attorno alla corolla. «Il cuore mi porta da questa» aggiunge e io vorrei dirgli che è la quattordicesima che ho fatto e quella che ho preferito a mia volta, ma sembrerei patetico se gli confessassi che è quella di cui anche io vado più fiero. «Ti piace?» mi chiede poi, mostrandomi meglio la foto.
C'è un gioco di luce ed ombra tra i petali del fiore e la foto è nitida, limpida come il cielo azzurro che si staglia sopra di noi, imponente e sorretto da una forza più grande di tutti gli uominimessi insieme, equiparabile solamente a quella del titano Atlante.
«A me sì, ma tu hai giurato» gli rammento, implicando il fatto che mi debba dire la verità sulla sua preferenza.
«Te l'ho detto, il cuore mi ha portato qui» ribadisce sorridendo e io gli do un altro bacio mentre, a contatto con le sue labbra, un'espressione di allegria e serenità si forma sul mio volto. Sono contento di essere venuto qui, a vivere questa breve vacanza con il mio fidanzato nella casa in montagna dei miei nonni, a respirare quest'aria pulita e priva di odio, di giudizio, di malelingue e di tutto quello che può ferirci. Sono contento di essere qui, al sicuro da tutto e da tutti, protetto da quello che finalmente posso avere l'onore di chiamare il mio ragazzo. E sono contento di quanta fiducia riponiamo l'uno nell'altro, e quanta stima e quanto amore reciproci proviamo. Sono un ragazzo che chissà quando esploderà in silenzio, sono un ragazzo che ha una condanna a morte firmata con scadenza a breve, che viaggia con la Spada di Damocle sulle spalle da quando è nato, eppure... eppure non potrei sentirmi più felice di come lo sono adesso, grazie a Jungkook.
«Ti amo» gli dico per ricordarglielo, anche se so che ne è a conoscenza.
«Ti amo, piccolo» risponde lui. «Ti amo così tanto.»
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Una volta tornati a casa, dopo aver preso tutta la pioggia e esserci fatti una doccia per riscaldarci, arriva la sera e io e Jimin ci troviamo rannicchiati sul divano, sotto la coperta di lana che tiene al caldo i nostri corpi. Tra qualche minuto inizierà l'anno nuovo e noi stiamo guardando un programma coreano che trasmette il tempo in diretta mentre tutti sono in festa.
"Manca un solo minuto all'inizio del 2021!" esclama l'annunciatore televisivo e io e il mio ragazzo ci scambiamo un'occhiata, facendo tintinnare le nostre coppe riempite dello champagne che Jimin stamattina è andato a comprare. Mandiamo giù un sorso allo stesso tempo e sento le bollicine invadermi la bocca, provocandomi quella sensazione di bruciore che però è attenuata dal gusto più che piacevole che il liquido si porta dietro.
"Dieci secondi!" annuncia nuovamente l'uomo dietro lo schermo e inizia il conto alla rovescia, sia da parte della folla che da parte nostra.
"Cinque! Quattro!" diciamo tutti mentre io stringo Jimin a me.
"Tre! Due!" continua la conta e il biondo si volta verso di me per guardarmi negli occhi.
"Uno! Buon anno!" parla la TV, mentre io e il mio ragazzo diamo il via ad un bacio pieno di passione, di gioia e di sentimento. Questo è l'inizio di un nuovo anno, un anno che passerò con l'amore della mia vita al mio fianco.
«Buon anno, amore mio» gli sussurro all'orecchio come per non essere sentito da nessuno, in una maniera tanto privata e intima.
«Buon anno, Kookie» risponde e mi dà un altro bacio. La sessione continua per qualche altro minuto, durante il quale si susseguono intensi scambi di saliva insieme a carezze date con delicatezza, quasi come a toccare i petali di un fiore appena sbocciato.
«Sai...» dice Jimin tra i baci. «Quel detto di inizio, mh, di inizio anno... lo conosci?»
«Intendi per caso-» un altro bacio «che chi fa qualcosa all'inizio dell'anno, mh, la fa... tutto l'anno?»
«Ti ricordi di quei vestiti carini dei quali non mi dispiaceva che venissero strappati?» mi domanda lui con fare provocante, smettendo per qualche secondo di baciarmi, allontanandosi di poco da me per guardarmi negli occhi; i miei che, liquidi, brillano di lussuria, mentre con la mente già prefiguro quello che accadrà stanotte, l'incendio che verrà appiccato dalle fiamme dei nostri corpi.
«Cristo se ti amo!» gli rispondo prendendolo in braccio da sotto le cosce, mentre lui avvolge le gambe attorno alla mia vita come un koala per essere portato al piano superiore, nella camera in cui abbiamo per lo più dormito durante queste notti a Daegu. Nel frattempo non smettiamo per un secondo di baciarci, quasi come se ci stessimo alimentando a vicenda, l'uno con l'ossigeno dell'altro.
Arrivati in camera appoggio il biondo sul letto e lui, dopo aver recuperato un po' di fiato, mi mostra i vestiti di cui parlava prima. E devo dire che sono mille volte meglio di quanto mi aspettassi.
«Allora?» sorride con fare decisamente provocatorio. «Quale vuoi strappare per primo?» mi domanda e io lo guardo intensamente negli occhi. Da qualche tempo questo ragazzo – che si staglia in piedi davanti a me in tutta la sua bellezza – mi sta facendo scoprire cose che non immaginavo neanche di poter apprezzare, mi sta portando in questo suo mondo nel quale sembra sentirsi particolarmente a suo agio e lo adoro per questo, perché lo fa con così tanta naturalezza da non farmi pesare niente, anche se non sono molto pratico di questo determinato ambiente. Eppure con lui è facile, ed è magnificamente stupendo.
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Ecco a voi il ventiduesimo capitolo! Scusate se ci ho messo tanto, ABBIAMO ANCORA SCUOLA TF?!
Da martedì sarò comunque super-duper disponibile a scrivere e FINALMENTE MI GODRÒ LE VACANZE!
Voi invece come siete messi?
Piaciuto il capitolo?
Volete sapere dove JK si farà il tatuaggio del fiore?
Grazie per le 1.5k views, ve se ama come sempre ❤️
hope you enjoyed~
Words: 3016
Published: 05062021 [+ 2 anni di Promise 💛]
Edited:
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