XVII - parte seconda
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capitolo 17: parte 2
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»»---- ★ jimin's p.o.v. ★ ----««
Il giorno dopo mi sveglio abbastanza presto, a riprova che ormai le mie ore di sonno stanno collassando, e mi giro su un fianco per incontrare il ragazzo più bello del mondo mentre dorme beato sotto le coperte morbide. Non voglio svegliarlo, è così bello con gli occhi chiusi e una guancia schiacciata contro il cuscino e poi sembra che si stia rilassando davvero molto. Mi incanto a guardarlo per non so quanto tempo, rimanendo fermo immobile per non svegliarlo assolutamente. A fare il lavoro sporco è tuttavia la sveglia, che segna le nove in punto. Dio, quanto sono stato fermo a osservarlo? Per cercare di non farmi scoprire mi rigiro nel letto, ma sento il suo braccio posarsi sul mio fianco e tirarmi a sé, le sue labbra che si posano sul retro del mio collo in un bacio delicato e lui mormorarmi all'orecchio: «'Giorno».
Una serie di brividi iniziano a scaricarsi lungo tutta la mia spina dorsale. Com'è possibile che con una sola parola mi abbia fatto questo effetto? Deve essere magico...
«'Giorno» rispondo girandomi tra le sue braccia per averlo di fronte a me e continuare ad ammirarlo in tutto il suo splendore, che riesce a irradiare luce anche di prima mattina.
«Jimin...?» mi chiama, socchiudendo gli occhi perché probabilmente ha ancora sonno. Non rispondo verbalmente, mi limito a guardarlo per fargli capire di procedere. «Quanto sarei stronzo se adesso ti dicessi che mi sento fottutamente bene?» mi chiede sorridendo e la sua domanda mi lascia leggermente spaesato.
«Perché dovresti?» replico con un'altra domanda, siccome non saprei proprio come interpretare le sue parole.
«Perché... beh, oggi...» inizia, ma lascia sfumare la frase perché probabilmente non sa che parole usare per concluderla. Fortunatamente capisco cosa intende e prontamente gli rispondo: «Oh, nono... non sei stronzo, anzi... se io sono qua è grazie a te, per te... e poi anche io mi sento bene» dico sorridendo, perché è vero. Non mi interessa di quello che accadrà oggi, sono qua solamente per Jungkook e per quello che provo per lui. Proprio ieri sono riuscito a confessare i miei sentimenti al ragazzo che mi piace da tantissimo tempo e, nonostante le circostanze che mi hanno portato a farlo e nonostante io oggi sia qui per partecipare al funerale di mia madre, sono felice. Non posso farne a meno, non posso controllare quello che sento e, trattandosi di mia madre, non riesco neanche a sentirmi in colpa per essere così felice. Insomma, le dirò per l'ultima volta addio e poi mi sentirò finalmente libero da tutto quello che mi ha fatto passare.
«Ti ha fatto così tanto del male?» chiede lui all'improvviso, sconvolgendomi leggermente.
«Non ne hai idea...» rispondo solamente. Non sono ancora pronto a dirgli tutte le cose che mi ha fatto, che mi ha detto; non riesco ancora a dirgli quanto mi abbia ferito e in cosa, perché il solo ricordo di determinati momenti della mia vita mi deteriora. «Però non ne voglio parlare adesso» mi sforzo di dire sapendo che prima o poi arriverà anche quel momento. «Siamo entrambi felici, perché rovinare il tutto?» domando poi avvicinandomi al suo corpo mentre lui fa la stessa cosa. Rimarrei così per tutto il giorno, davvero, non mi muoverei da sotto queste coperte per niente al mondo, ma per fortuna c'è Jungkook che riesce a riportare un po' di razionalità in questa atmosfera priva di raziocinio.
«Hai ragione. Allora iniziamo a prepararci, che ne dici?»
«Direi che faremmo meglio a iniziare» rispondo dandogli ragione, anche se controvoglia. Non aveva affatto torto ieri notte: questa sarà una giornata pesante.
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(separatore)
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La funzione funebre è appena finita. Sinceramente non conosco molto il procedimento dei funerali, non avendo mai partecipato a nessuno. Non sono andato neanche a quello di mia nonna, siccome mi sono sempre sentito il suo assassino per colpa della stessa persona che è deceduta ora. Se solo i fantasmi esistessero, quello di mia madre mi accuserebbe anche della propria morte...
Ora ci stiamo spostando verso il lotto di terra preso dai miei per la sepoltura della famiglia – tranne "Jimin il finocchio" – per seppellire la defunta e nel tragitto vengo affiancato da una figura. «Ciao, Jimin...» dice la voce che stavolta riconosco all'istante, siccome ho avuto il dispiacere di risentirla soltanto quarantotto ore fa. Blocco immediatamente i miei passi, sentendo Jungkook fermarsi accanto a me; e gliene sono incredibilmente grato!
«Ciao» rispondo freddo cercando di andare il meno in ansia possibile.
«S-sono... contento che tu sia venuto.»
«Già...» immagino quanto lo sia. Quanti inutili convenevoli, con una persona che fino a pochi anni prima mi ha giurato che non avrebbe più voluto vedermi a meno di cento metri di distanza da lei.
«Lui è il tuo-?» inizia a chiedere e so dove vuole andare a parare, quindi prontamente gli rispondo: «No, è un amico. Per entrambi non era una buona idea che io venissi da solo». Mi sento tremendamente in colpa nei confronti di Jungkook per ciò che ho appena detto, soprattutto dopo quello che è successo ieri, però mio padre non ha un ruolo significativo nella mia vita e non ho intenzione di essere insultato oggi e di stare male a causa di una persona che non rivedrò mai più.
«Piacere...» risponde mio padre inchinandosi davanti al ragazzo accanto a me, che in segno di rispetto fa lo stesso. Io nel frattempo osservo colui che avrebbe dovuto essere il mio mentore e che avrebbe dovuto crescermi e amarmi. È invecchiato: la barba che solitamente portava curata adesso è lunga e spettinata e i capelli sono... grigi? Sembra siano passati vent'anni dall'ultima volta che l'ho visto.
Sento che Jungkook si presenta a mio padre e questa conversazione che stanno intrattenendo mi sta mettendo abbastanza a disagio. Non riesco a vedere mio padre che parla "normalmente" con quello che pensa essere solo un amico per me. Per fortuna il loro conversare dura poco e io posso tornare a dirigermi verso la zona della sepoltura.
«Tuo padre non mi è sembrato male» commenta Jungkook al mio orecchio per non farsi sentire.
«Non farti ingannare, per favore» lo prego, continuando a camminare. Ci manca soltanto che Jungkook si faccia imbambolare dalla finta bella faccia di quell'uomo ingannevole e siamo a posto!
Senza dire nient'altro arriviamo finalmente al lotto di terra nel quale mia madre verrà sepolta, e poi un giorno mio padre e mio fratello. Il sacerdote fa calare la bara nella fossa che è stata precedentemente scavata e poi prende un pugno di terra, gettandola all'interno della stessa e compiendo il gesto per tre volte. Dopo che ha finito tocca ai parenti, che dovranno gettare un solo pugno di terra. Non vorrei farlo, ma siccome non voglio neanche essere affiancato da un parente – o, peggio, da mio padre – che mi inciti a buttare un po' di terra sulla bara di mia madre mi adeguo alla massa e mi avvicino, lasciando ovviamente la precedenza agli altri. Jungkook non smette per un secondo di starmi accanto e io gliene sono incredibilmente grato.
«Sei sicuro di volerlo fare?» mi domanda vedendomi agitato; probabilmente ho iniziato a respirare in maniera più affannata senza neanche rendermene conto.
Annuisco solamente in risposta, anche se tecnicamente gli avrei appena mentito, e poi mi inginocchio davanti al cumulo di terra per prenderne un po' nella mano, stringendola poi a pugno, sentendo qualche granellino scappare via dalla mia presa. Mi rimetto in piedi e allungo il braccio sopra la bara, tenendo lo sguardo fisso verso l'orizzonte; non riesco a guardare, non riesco a guardare quella scatola di legno come se mi importasse di cosa c'è dentro.
Mentre continuo a tenere lo sguardo fisso, dritto davanti a me, sto per lasciare andare la terra che tengo nel pugno quando una mano mi afferra il braccio, in maniera quasi inconsistente nonostante io la senta con forza. Mi sento il sangue raggelare, l'atmosfera farsi di colpo buia e ancora più cupa, una brezza leggera e gelida che mi attraversa e mi scompiglia i capelli che questa mattina ho disperatamente cercato di riordinare il meglio possibile.
Mi sento tremare, probabilmente sto tremando davanti a tutti quanti e vorrei girarmi a controllare che nessuno mi stia guardando, ma invece il mio sguardo si direziona spontaneamente verso la mia destra, dove dovrebbe trovarsi la persona che mi ha afferrato l'arto.
E qui accade la cosa più inaspettata che potesse mai succedere: la persona che mi ha agguantato il braccio è mia madre e io rimango immobile a guardarla. È impossibile, penso, non ha senso, lei è morta! Eppure la vedo proprio di fronte a me. Vorrei mettermi a urlare, ma quando schiudo le labbra per farlo non esce niente. Automaticamente afferro il polso destro di Jungkook con il mio braccio libero e penso che in questo momento glielo sto stringendo, forse un po' troppo, ma una volta a casa troverò il tempo e il modo per scusarmi di tutto.
Mia madre – o quella che probabilmente è un'allucinazione – si sporge verso di me, con uno sguardo pieno di malizia e di divertimento, e all'orecchio mi sussurra: «Prima o poi toccherà a te» rivolgendo il suo sguardo nuovamente verso la bara, facendomi cenno di guardare a mia volta. E se la visione di mia madre morta proprio accanto a me avrebbe dovuto essere la mia fine, mi sbagliavo, di brutto. La bara adesso è aperta e dentro c'è un ragazzo di venticinque anni, con i capelli biondi e il volto identico al mio.
Faccio un passo indietro mentre sento il cuore esplodermi nel petto, battendo ad una velocità mai raggiunta prima neanche con l'adrenalina in vena. Mi volto di nuovo verso mia madre, ma lei è sparita; improvvisamente tutto quanto è tornato come prima, il Sole splende alto nel cielo e fa di nuovo caldo. La terra mi cade spontaneamente dalla mano mentre io continuo a percorrere passi indietro, andando a sbattere contro qualcuno, ma disinteressandomi completamente di lui o lei che sia e correndo via da quel luogo maledetto. Lo sapevo, sapevo che sarebbe stato un errore venire! Sapevo che sarei dovuto rimanere a Busan a guardare Star Wars con Jungkook, anziché venire qua per poi scappare via piangendo. Perché sì, sto anche piangendo, ma questo è il meno.
Raggiungo l'interno dell'albergo e mi precipito in ascensore, selezionando il piano che devo raggiungere, ma quando le porte si stanno per chiudere ecco che vengono bloccate dalla figura di Jungkook, che entra con me. Io mi volto dall'altra parte, fingendo di non vederlo, continuando a piangere e singhiozzare rumorosamente, in preda ad un attacco di panico e ad una probabile tachicardia che non ha nulla a che fare con la corsa kilometrica.
«Jimin, ma che ti è preso?» mi domanda Jungkook avvicinandosi a me, ma io mi accascio a terra sperando che l'ascensore raggiunga in fretta il nostro piano. Cosa che per fortuna fa, quindi appena le porte si aprono di nuovo faccio uno scatto veloce e mi precipito verso la nostra stanza, aprendola nonostante i miei tremori muscolari ed entrando in camera, rilasciando finalmente il mio urlo di terrore, che ormai tenevo in gola da fin troppo tempo.
«NOO!» grido buttandomi a terra e continuando a piangere.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla, ma io la rifiuto, scacciandola via bruscamente, e urlo di nuovo «NON MI TOCCARE! VATTENE VIA, NON MI TOCCARE!»
«Jimin, ma sono io» risponde Jungkook. «Cos'hai? Perché hai avuto quella reazione? È... è successo qualcosa?»
«È successo che ha ragione!» rispondo piangendo e gridando e probabilmente lui non avrà capito una sola parola, ma in questo momento non riesco a essere più chiaro di così.
«C-chi? Chi ha ragione? E soprattutto, su che cosa?»
«Mia madre! Mia madre ha ragione. Prima o poi toccherà a me.»
«J-Jimin, h-hey...» mi dice inginocchiandosi accanto a me. «Capisco che sei sconvolto, ma prima o poi capiterà a tutti. Non ci devi pensare in questo momento, hai ancora tutta la vita davanti» cerca di consolarmi, ma lui non sa. Crede che io sia sconvolto, ma lui non sa che non è come sta dicendo, come sta cercando di farmi credere. E io penso sia arrivato il momento di farglielo sapere.
«È qui che ti sbagli» inizio alzando lo sguardo verso il suo, cercando di focalizzarlo nonostante la mia vista sia annebbiata dalle lacrime.
«Che-che intendi?» domanda lentamente, spaventato come un cerbiatto che cauto si avvicina all'esca, pensando sia un ottimo spuntino, ma poi rimane comunque incastrato nella trappola.
«Io non ho tutta la vita davanti, Jungkook» dico e, nonostante io non riesca a vederlo bene, mi sembra sbiancare.
«No...» mormora, cercando di rendere chiara la parola, ma la sua voce viene strozzata dal pianto imminente. «N-non...»
«Io sono malato» aggiungo. Un altro «No...» strozzato abbandona le sue soffici labbra, insieme ad un singhiozzo, poi un altro e ancora altri mille.
«Sì, Jungkook, sì. E mia madre me l'ha ricordato, mi ha ricordato che un giorno-» inizio, ma vengo interrotto da Jungkook che urla un «NO». Io però continuo: «Il mio cuore-», «NO, NON LO DIRE!», «SMETTERÀ DI BATTERE!», «NOO!» urla lui disperato, scoppiando a piangere come ho fatto io poco prima, avvicinandosi a me per stringermi tra le sue braccia. «Io lo impedirò, te lo prometto. Ti salverò, non ti lascerò andare» mormora quasi in uno stato di trance, cullandomi tra le sue braccia e lasciandomi un bacio delicato sulla testa. «Ti amo» mi dice poi, ma io sto talmente male che non mi rendo neanche conto di quello che mi ha appena detto, delle bellissime parole che ha appena pronunciato e che forse davvero potrebbero salvarmi. Ma non oggi.
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Ed eccomi qui con il finale di questo capitolo!!! Cosa ne pensate? Jimin finalmente ha detto tutto a Jungkook, però adesso quali saranno le conseguenze? C'è solo un modo per scoprirlo... continuare a leggere! ❤️
Un augurio speciale a tutte le donne, ricordando che la nostra giornata non è l'otto marzo, ma ogni singolo giorno dell'anno. WE'RE STRONG 💪🏻 WE'RE STRONG 🌼🥰🌼
Spero che il capitolo PIÙ TRISTE E TRAGICO FINORA vi sia piaciuto 🥺, mi sono impegnata tantissimo per scriverlo e sono a bit destroyed ahaha! Hope it's worthy 🥰
Io auguro il meglio a tutti quanti voi e vi ringrazio per le 670 views. Che dite, riusciremo ad arrivare alle 700 con questo capitolo? Io ce spero 🤞🏻
Words: 2254
Published: 08032021
Edited:
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