XII

3232 parole di puro angst solo per voi.
non ringraziatemi. per davvero,
non ringraziatemi.
anche perché è abbastanza pesante.
ed è il motivo per cui metterò
alcuni avvertimenti.

🔞 angst pesantino 🔞
🔞 descrizione leggera di fellatio (semi consenziente... praticamente obbligato) 🔞
🔞 linguaggio ESTREMAMENTE scurrile 🔞
🔞 tematiche delicate 🔞

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capitolo 12
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»»---- ★ jimin's p.o.v. ★ ----««

Sono uno stupido. Un cretino, imbecille, ignorante. Ho mentito a Jungkook, di nuovo. Emicrania! Emicrania sto cazzo. Magari fosse solo una stupida emicrania la mia, pagherei oro perché lo fosse, e invece no. Il mio problema non è al cervello, ma a un altro muscolo che si trova un bel po' più sotto, in mezzo a due enormi sacche chiamate "polmoni" e rinchiuso in una gabbia detta "cassa toracica". È lì il mio fottuto problema e io un'emicrania la invidio come non ho mai invidiato niente altro al mondo, la invidio ancora di più di una famiglia, perché bene o male senza famiglia puoi vivere – soprattutto quando non ti ha mai dato niente –, ma senza cuore no.

In questo momento sto facendo avanti e indietro nella stanza. Sono da solo, per mia fortuna. Vorrei lanciare in aria qualche libro per quanto mi sento stupido. A cosa mi serve tutto questo sapere, tutta 'sta conoscenza, se poi sono un deficiente tale da mentire all'unica persona che, dopo anni di solitudine, si sia mai interessata a me. Gli ho mentito riguardo all'esame, perché la vera ragione per cui stavo male era quel bastardo di Choi; gli ho mentito riguardo l'emicrania e anche riguardo alla pillola, spacciandola per un semplice analgesico quando in realtà serve a stimolare quel muscolo scansafatiche che ho nel petto.

Mi sento un idiota, ma allo stesso tempo non gli avrei mai detto una cosa così personale e... delicata. Insomma, stiamo parlando della mia vita, non voglio che Jungkook si preoccupi per me. Da parte mia posso dire che mi sto affezionando a lui come a nessun altro – non che abbia mai avuto queste grandi possibilità di affezionarmi a qualcuno, intendiamoci – e non voglio che soffra. Non voglio che si leghi più di tanto a me per poi scoprire che ho una miccia dentro il corpo e che quando esploderà mi porterà via. Se proprio deve esplodere, spero che non prenda anche lui. Quando accadrà sarò da solo, nessuno deve piangermi perché non è fottutamente giusto. Non posso permettermi che qualcuno soffra tanto per me, in particolar modo lui. È stato l'unico a interessarsi a quello che subivo, che prima per fortuna si limitavano a dei lividi che sparivano dopo una o due settimane. Adesso si tratta di abusi, non posso lasciare che ci venga coinvolto anche lui.

Farà male, ma devo iniziare ad essere freddo. Ho deciso. D'impulso, ma ho deciso. Diventerò distaccato, mi farò odiare così che lui possa continuare a vivere la sua vita senza di me. All'inizio sarà dura, ma poi? Probabilmente nel giro di un mesetto mi avrà già dimenticato, come è giusto che sia, come è necessario che sia e avrà già ricominciato a vivere la sua vita. E io? Io mi arrangerò. Non lo dimenticherò mai, ma lo lascerò con la consapevolezza di stargli facendo un favore. Nessuno vorrebbe vedere una persona a cui è legato morire. L'ho fatto io con mia "nonna" e ancora non l'ho superato, quindi sicuramente farò in modo che non accada con Jungkook. Mi comporterò come si comportano i gatti col padrone: si allontanano da casa per morire da soli, risparmiando al loro protettore quella scena straziante.

Stanco di fare avanti e indietro per la stanza, il cui pavimento si sta addirittura consumando per quante volte ci sono passato sopra, afferro al volo la mia felpa e la chiave magnetica della porta, uscendo per andare a prendere un po' d'aria. Devo rilassarmi, devo far respirare il cervello e metterlo in un ambiente fresco, siccome in quella stanza era a tanto così da prendere fuoco. E poi avrebbero dovuto chiamare i pompieri.

Mi dirigo a grandi falcate verso l'uscita dell'ateneo e poi inserisco gli auricolari nelle orecchie, mettendo la musica di RM al massimo del volume. Lui è l'unico capace di farmi rilassare, anche se in questo momento ci vorrebbe un miracolo divino. L'unica cosa positiva di quando sono così tanto agitato è che almeno il mio cuore funziona... quasi come quando prendo un caffè.

Estraniandomi completamente dal mondo che mi circonda, cammino senza realmente sapere dove sto andando. Cammino e cammino finché non esco dai giardini del Campus. Cammino e cammino finché non mi ritrovo in una strada che porta chissà dove. Cammino e cammino finché non entro in alcuni vicoli e continuo a camminare finché a fermarmi non è una mano che mi si posa sulla spalla. Subito torno nel mondo dei viventi e arresto la musica, girandomi verso la spalla sulla quale sono stato toccato, credendo e sperando di trovare un Jungkook venuto a farmi ragionare e a distogliermi da questa pazzia – ma come potrebbe farmi ragionare se lui per primo non sa niente di tutte queste mie fisse? –, però non vedo nessuno. Mi giro allora dall'altra parte e davanti a me si staglia l'ultima persona che avrei voluto vedere in assoluto: Choi Taewon.

«Hey hey hey, guarda un po' qui. Chi non muore si rivede!» esclama ridendo mentre io mando giù un fiotto di saliva, incapace di parlare o di compiere qualsiasi altra azione elementare. Bella battuta, davvero..., penso mentre i miei muscoli facciali agiscono da soli, formando un'espressione triste e schifata allo stesso tempo. Dopo che l'ha notata, infatti, con finto pietismo aggiunge: «Oh, perdonami la battuta, quasi dimenticavo... però hai ragione, d'altronde come potrei dimenticare una cosa del genere?» continua avvicinando il suo viso da cane al mio mentre io cerco di sporgermi il più indietro che posso. Maledizione ai miei muscoli che non vogliono mai collaborare. Sempre con la sua faccia da sudicio porco e col suo sorriso finto, che nel giro di pochi istanti si trasforma in un ghigno malefico vero, continua: «Sei stato tu stesso a chiedermi le medicine» dice lasciandomi un bacio sulla guancia. Se solo potessi mi asciugherei immediatamente la saliva che quel cane mi ha lasciato addosso, ma sono paralizzato. L'ho già detto? Beh, lo ripeto perché da quando l'ho detto la prima volta non è cambiato assolutamente niente.

«Ah, a proposito di questa cosuccia... tu non mi devi ancora qualche favoretto?» domanda e io subito scuoto la testa, grato che adesso il mio corpo stia collaborando, e balbetto a fatica un: «N-no.»

«Oh, sì invece» continua lui. Quando Jungkook mi ha chiesto perché a volte sparissi, e io gli ho risposto dicendogli che rimanevo tutto il giorno a rimettere per l'emicrania, ho mentito solamente in parte. I giorni in cui sparisco è perché Taewon ha deciso di riscattare parte del suo debito e, quando mi lascia andare, torno a casa e vomito tutto quanto. Vomito tutta la merda che mi ha fatto mandare giù, tutto lo schifo che mi ha fatto leccare. Da quando ho incontrato Jungkook subito dopo essere stato usato e averlo visto biondo, a oggi, saranno state forse altre quattro volte. E io mi chiedo quanto questo ancora supplizio durerà; ogni volta che lo incontro spero che sia l'ultima, ma non lo è mai.

«È da un po' di giorni che non ci vediamo, non vorrei che andassi fuori allenamento» sentenzia, come se per lui fosse tutto un gioco, come se lui fosse il mio istruttore e mi stesse allenando per la partita finale, che spero non arriverà mai.

«Ti prego» sussurro con le lacrime che si stanno formando nei miei occhi, la gola bloccata dall'imminente pianto. «Ti scongiuro» ripeto, sperando di ottenere un po' di pietà. Ma una persona come lui, un animale come lui, non prova emozioni. Non è capace di entrare in empatia con nessuno, quindi non posso aspettarmi alcuna pietà. Un essere simile è alieno, anormale, e fa sentire sbagliato, fa sentire sporco, me.

«Jimin, tesoro,» dice diminuendo ulteriormente le distanze tra i nostri volti; «non penso tu sia nella condizione di pregare. A meno che non ti voglia mettere a terra a quattro zampe e scongiurarmi di scoparti col cazzo che tanto ami prendere in bocca» proferisce e io rimango allibito. Come se mi piacesse. Come se le lacrime che verso ogni fottuta volta, prima, durante e dopo l'atto, fossero lacrime di piacere e non di dolore; dolore non per essere stato picchiato, ma per essere stato trattato come un oggetto, come il suo giocattolo personale. Dolore perché alla fine dei giochi, quello che si sente una lurida merda, sono io.

«Quindi che facciamo?» domanda come se davvero gli importasse della mia opinione o di quello che vorrei dire. «Mi segui da solo in casa o ti devo trascinare a forza?»

Io, incapace di parlare, annuisco solamente, asciugandomi una lacrima con la parte interna del polso. Lui sorride sapendo di aver vinto e si volta, aspettandosi che io lo segua, ma il mio corpo non accenna a muoversi. Quando dopo qualche passo si gira di nuovo verso di me e nota che sono rimasto immobile in mezzo alla strada, mi si avvicina con poche falcate e mi afferra il braccio per tirarmi, come se fossi una bambola a grandezza naturale. Anzi, non come se; per lui io sono proprio questo: una bambola alta un metro e settantatré centimetri disposta a tutto pur di non mettere nei guai il suo nuovo amico del cuore.

Nonostante mi stia tirando e nonostante la parte consapevole del mio cervello abbia già, obbligatoriamente, accettato di sottomettersi a Choi, la parte istintiva, il mio subconscio, ancora non riesce a capire che deve farmi muovere i muscoli perché io possa seguire quel cane dentro casa sua. I miei piedi infatti continuano a spingere il mio corpo all'indietro in modo che Taewon non riesca a tirarmi verso di sé.

«Cazzo, Jimin, non renderlo difficile!» pronuncia alterandosi, ma io non posso farci niente. Sto cercando di dire alle mie gambe di muoversi in avanti, di dare ascolto al mio cervello, ma nella mia testa si sta svolgendo una battaglia tra intelletto e istinto e il secondo, purtroppo, se la sta cavando piuttosto bene. Dopo qualche altro tentativo, la bestia canina di razza bastarda decide di lasciare perdere e senza che io realizzi mi arriva uno schiaffo in piena faccia, uno di quelli talmente potenti che lasciano addirittura l'impronta della mano per qualche ora, uno di quelli che se visti a rallentatore sembra che la pelle si stia staccando dal volto. Non ho potuto neanche provare a difendermi, siccome le mie braccia erano paralizzate lungo i fianchi. Il dolore che sento in questo momento è bruciante, fortissimo, tuttavia lo sopporto in silenzio. Ho passato di peggio a causa di questo stronzo: contusioni addominali, ematomi, emorragie interne gravi. La cosa "positiva", se così si può dire, è che almeno i miei muscoli si sono sbloccati e mentre porto una mano alla guancia per sfregare la parte rossa in modo da alleviare il dolore, le mie gambe accennano a fare un passo in avanti, ma ormai è troppo tardi. Taewon mi carica in spalla e mi porta dentro come un sacco di patate e io, nonostante mi senta davvero un oggetto per il modo in cui mi sta portando, evito di replicare o di lottare, siccome so già come potrebbe finire e anche perché, con tutto quello che fa per farmi sentire inutile al mondo e buono solo a succhiargli il cazzo, questo è il meno.

Entra in casa, sbatte la porta col piede e mi getta a terra vicino al divano, come se avesse appena scaricato un sacco da quindici kili di pellet per la stufa. Lo guardo dal basso verso l'alto, buttato in terra mentre aspetto che chiami i suoi amici perché possano godersi lo spettacolo che ho da offrirgli. Ma non chiama nessuno. Si slaccia la cintura del pantaloni – cosa che di solito fa fare a me – e li fa scivolare lungo le sue gambe toniche fino a che arrivano alle caviglie. Lì li scalcia, facendoli atterrare chissà dove nella stanza, e rimane solamente in boxer e maglietta. Si siede sul divano già con le gambe spalancate e mi accarezza il viso con una mano. Che schifo.

«Oggi siamo solo io e te, belle labbra» proferisce con un sorrisetto stampato in volto mentre continua ad accarezzarmi e io chiudo gli occhi, ma non per godermi la sensazione. Li chiudo per non vedere quel porco che mi sfiora anche con un solo dito. «Non sei contento?» dice lasciandomi andare, facendo poi aderire la sua schiena alla spalliera del divano e ridendo come se la situazione fosse esilarante. Beh, forse per lui lo è davvero... a me sta facendo soltanto salire i conati.

Per mia fortuna non si aspetta davvero una risposta a questa sua domanda, quindi in silenzio procedo con lo sfilargli i boxer neri per poi adagiarli sul pavimento accanto a me. La sua erezione formata solo per metà viene quindi liberata e io mi appresto a chiudere gli occhi, cercando con tutta la forza che ho in corpo di trattenere il conato che mi sta salendo. Inizio a stimolarlo con la mano finché il suo membro non è completamente eretto e quindi posso procedere ad avvolgerlo con le mie belle labbra. Strizzo gli occhi fino a vedere le stelle sulla parete interna delle mie palpebre mentre faccio scivolare la sua lunghezza, fin dove riesco, dentro la mia cavità orale. Quando raggiungo il punto massimo mi fermo, ma lui mi afferra per lo scalpo facendomi bruciare la testa proprio dove c'è l'attaccatura dei capelli alla fronte e mi spinge giù ancora di più, facendomi venire immediatamente un riflesso di rigurgito. Stai fermo, cazzo!, penso mentre cerco il più possibile di rilassare le pareti della mia gola per accoglierlo meglio. Proprio quando inizio a muovere la testa, mentre penso che il peggio stia per passare, sento la sua voce ansimante e grugnente buttare fuori un: «La prossima volta voglio farti provare anche ai miei compagni. Non è giusto che loro si limitino sempre a guardare. E poi mi piacerebbe vedere come ti muovi anche da un altro punto di vista» continua a parlare, interrompendosi qualche volta per il piacere che gli sto regalando – e che lui sta togliendo a me. Cosa ho sentito?! Già è stato difficile adeguarsi a lui, alle sue stupide regole del cazzo e alla prosperosità della sua lunghezza. Adesso mi devo adattare anche ad altre tre persone? Cosa sto diventando, una puttana? La sua puttana personale? Non erano questi i patti, non può farlo. Non può, cazzo, lui non-, continuo a pensare mentre, inevitabilmente, inizio a piangere come una fontana. Il mio respiro ormai è inesistente, da una parte bloccato dal membro di Choi che si spinge nelle profondità della mia gola, dall'altra bloccato dal mio attuale pianto. Giuro che se non avessi questa fottuta paura sia per me che, soprattutto, per Jungkook, glielo morderei talmente forte da impedirgli di usarlo ancora. Tuttavia, purtroppo, tutto questo coraggio non fa parte di me e continuo col mio lavoro, mentre le sue orecchie si beano del rumore viscido che produce la mia gola ad ogni sua spinta e le mie si maledicono per ogni grugnito che emette ad ogni sua spinta.

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(separatore)
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«Come sempre, sei stato fantastico, belle labbra» si complimenta con me come se mi importasse qualcosa di quello che ha da dirmi a riguardo dei miei "servizi". Mi tiro in piedi, cercando di darmi una sistemata ai capelli e ai vestiti sgualciti a causa della posizione che ho mantenuto per diverso tempo, e gli faccio la fatidica domanda con non so quale coraggio – sicuramente uno che non mi appartiene.

«Choi...?» lo chiamo a bassa voce, siccome l'abuso che ha fatto della mia gola mi ha un po' smorzato le corde vocali.

«Dimmi tutto, bellezza» risponde lui rivestendosi, avvicinandosi poi a me per sentire meglio la domanda che gli sto per fare.

«Q-quando... qua-quando finirà t-tutto q-questo?» chiedo incapace di guardarlo negli occhi per quanto mi faccia schifo. Rimango a fissare un punto nel vuoto e con la coda dell'occhio vedo la linea piatta sul suo viso incurvarsi in un sorriso beffardo, anche se è fin troppo vicino a me perché io possa distinguerlo bene. Di nuovo, la sua mano si posa sul mio viso e il suo pollice sfiora le mie labbra, indugiandoci per qualche istante. «Vuoi sapere quando finirà, bellezza? Beh, all'inizio pensavo di farmi ridare tutti quanti i soldi senza tralasciare neanche uno won, poi ho pensato di farti scegliere tra l'essere picchiato o questo e ora ho ridotto la tua scelta a quest'obbligo, però... tecnicamente tu ed io avremmo anche finito, quei soldi non mi sono mai serviti più di tanto, ma sai una cosa? Fai dei pompini talmente meravigliosi» inizia la frase avvicinando le sue labbra alle mie quasi a sfiorarle; «che non ci rinuncerei mai» dice rubandomi un bacio a stampo. Io non posso fare altro che piangere, piangere e pensare che mi ha rubato tutto: la dignità, il rispetto, la forza interiore e adesso anche un bacio – una cosa che negli anni ho imparato a considerare come molto intima, quasi più del sesso –. Ed ecco che le sue labbra si avventano nuovamente sulle mie rubandomene un secondo.

«Le tue labbra non si smentiscono mai» commenta ghignando e rubandomi un altro bacio. Ed ora anche il terzo. Tutti e tre a stampo con tanto di schiocco finale, come una coppia di ragazzini appena fidanzati, e tutti e tre che mi hanno fatto schifo. «Ora però devi andartene, bellezza. Mi dispiace privarti così presto della mia presenza, ma devo andare a lavorare. Stammi bene, bellissimo» proferisce infine dirigendosi fuori casa e io lo seguo, rimettendomi le cuffie nelle orecchie e cercando di camminare come se nulla fosse successo. Rimetto RM a palla nelle orecchie, ma questa volta neanche lui può calmarmi; questa volta nessuno può farlo, né un miracolo né... Jungkook? Maledizione, devo immediatamente cambiare strada. Giro a sinistra imboccando un vialetto che non so minimamente dove porti e continuo a camminare, sperando con tutto il cuore che non si sia accorto di me o che, in caso contrario, io sia riuscito a seminarlo.

Dopo mezz'ora sono al dormitorio e la prima cosa che faccio è precipitarmi in bagno per tirare fuori tutta la sostanza biancastra e salata che Taewon mi ha fatto ingoiare. Dopo che ho finito, mi guardo allo specchio e mi faccio schifo, mi sento sporco e inutile come un insetto, come una mosca. Tuttavia la mosca, almeno, ha le ali per poter volare libera nel cielo e sicuramente non soffre di problemi cardiaci e non deve fare fellatio ad un lurido ladro che cambia le regole del gioco proprio durante il suo corso. Mi guardo allo specchio e mi vedo un insetto, un insetto che invidio da morire per la fortuna che ha di non essere nato sotto forma di essere umano. Mi guardo allo specchio e vedo un semplice riflesso, qualcosa che non si può toccare, qualcosa che si può rompere, ma che può però ricomparire in altre forme. Quando rompi uno specchio, oltre a prenderti sette anni di sfortuna, la tua immagine si frammenta in altre mille, ma poi quando sei di fronte ad un altro specchio si ricompone come se fosse costituita da un unico e solo elemento. Nella vita reale, invece, quando tu sei rotto in mille parti e ti senti frammentato, ti guardi poi allo specchio e vedi un'immagine integra, una persona sola, che funziona. E la invidi, perché vorresti essere lei. Perché quella può ricomparire in qualsiasi specchio tu ti metta di fronte, ma quando sei tu ad essere rotto, non c'è riflesso che tenga. Sei rotto e basta.

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Ecco a voi il dodicesimo capitolo di questa storia. Spero vivamente di non aver scioccato nessuno, però ho messo gli avvertimenti a inizio capitolo quindi spero li abbiate letti! Come spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ci ho messo due ore (o due ore e mezza) per scriverlo, mammamish, con un'ansia addosso che non avete idea, ma non per quello che stava succedendo. Oddio, ero presa dalla trama mentre scrivevo, ma è da una settimana che ho ansia, quindi...

Seriamente, io spero vi sia piaciuto. Nei prossimi capitoli tornerà in azione l'altro biondo della storia, ovvero Jeon Jungkook, e chissà come si evolverà.

Io oggi ho zero sonno, mi sa anche che se vado a dormire ora domani mattina non mi sveglierò più, quindi cercherò di tirare avanti :). Anche il mio sonno è tossico, non solo io <3

Niente da aggiungere, ragasse. Io vi devo ringraziare come sempre per tutto il supporto, non solo a questa storia, ma anche a me come persona. Volevo usare Wattpad per sfogare un po' lo schifo che ho dentro, senza per forza ricevere una risposta, e invece siete state molto partecipi. Questo mi ha fatto davvero piacere <3. Beh, penserete che sto mentendo siccome vi ho "ripagate" con un capitolo così, no? No, assolutamente, quello che scrivo non lo scrivo né per premiare né per fare del male a nessuno, lo scrivo per buttare fuori tutto.

Scusate questa parentesi sad, ve vojo bbene <3. Grazie ancora, per davvero :)

Words: 3223
Published: 25012021
Edited: 26012021

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