2 - Percy e Annabeth
"Separiamoci." Disse finalmente la figlia di Atena.
"Credevo non l'avremmo più fatto" Ribattè Percy.
"Inoltre, voi due conoscete Hermes. Ma io no, da solo non sarò molto utile."
Annabeth sembrò rifletterci. Per una volta, Percy aveva ragione.
Si rivolse poi a Grover: "Tu controlla da quel lato laggiù. Io e Percy andiamo di qua. In ogni caso ci ritroviamo qui nell'atrio fra 20 minuti."
"Cosa gli dico, se lo trovo prima io?"
"Niente. Raggiungimi e mi porti da lui."
"...Sì, ma certo" rispose il satiro, un po' incerto.
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"Senza offesa, ma stiamo girando per questo casinò da almeno un ora e non hai ancora trovato Hermes?"
Annabeth lo guardò male, come al solito.
Perché non poteva semplicemente accettare che anche Percy aveva qualche neurone?
"Abbi pazienza testa d'alghe, trovare un dio non è facile come sembra."
A quell'affermazione Percy alzò gli occhi al cielo. Erano in un casinò, non a Times Square! Quanto dev'essere grande una casa da gioco per perdersi?
Dopo qualche minuto di camminate veloci e lamenti da parte del figlio di Poseidone, non c'era ancora nessuna traccia del dio.
"Tutto questo camminare mi ha fatto male alle gambe, che ne dici se ci intratteniamo per qualche minuto ai giochi e poi riprendiamo la ricerca?"
"...Va bene, ma solo per qualche minuto. Non un secondo di più."
Si avvicinarono ad una zona abbastanza futuristica. Percy vide un simulatore di moto e decise di sfidare Annabeth, perdendo. La sfidò una seconda volta, e perse di nuovo. La cosa andò avanti per almeno cinquanta partite.
Passarono quelli che a loro sembravano un minuto o due, e continuarono a giocare. Cambiavano giochi, passavano a ping pong per poi andare ai videogames, fino a quando si ritrovarono esausti.
"Io ho fame, vieni con me a prendere qualcosa?"
Annabeth sembrò voler ribattere, ma le parole non le uscirono di bocca. Si era dimenticata cosa voleva dire.
"Certo."
Scorsero un mini-bar, dove ordinarono delle bibite e qualche sacchetto di patatine.
Le luci dietro di loro rendevano tutto più interessante, più intenso, come se bisognasse andare in tutte le attrazioni per poter essere felici nella vita.
Una luce che andava dal rosa al blu ricadde sui semidei, rendendo un semplice pasto un qualcosa di più romantico. I loro sguardi diventarono intensi, come se ci fossero delle verità dentro di loro che si stessero parlando.
Il cameriere arrivò. Nel vassoio c'era, oltre al cibo, uno scontrino.
"Noi non abbiamo soldi-"
"Oh, non c'è problema, il capo ha già provveduto per voi. Siete nostri ospiti, semidei."
L'uomo aveva un accento francese, lasciando quindi pensare che fosse di origini, appunto, francesi.
L'ultima parte, però, lì lascio perplessi. Avevano già sentito quel nome, riferito a loro, ma era strano questa volta. Come se li volesse avvertire.
"Uhm... Grazie?"
Non doveva uscire come una domanda, ma la sorpresa fece sembrare un'esclamazione un dubbio.
L'uomo disse qualcos'altro, ma la musica soffocò le sue parole. Avrebbe potuto avergli appena spiegato il motivo della vita, e se l'erano perso.
Non appena Percy provò a dirgli di ripetere, l'uomo scomparve in una scia di fumo rosso sangue.
"Hey Annabeth, credi che-"
La ragazza non sembrò ascoltare. Sembrava persa nei suoi pensieri, come se stesse provando a ricordare qualcosa.
In effetti, si stava innervosendo perché non sembrava ricordarsi quella cosa.
A Percy non piaceva vedere la sua amica in quello stato, e tentò di tirarla su di morale.
"...andiamo a fare qualcosa, ho visto un videogioco di costruzioni più in là"
Lei lo guardò. Inizialmente scettica, poi si convinse. Tanto, rimarremo per pochi minuti prima di uscire per poter-
che cosa dovevano fare?
✿︎ANGOLO AUTRICE✿︎
SEI ORE PER STO CAPITOLO.
GIORNI, SETTIMANE.
E SONO SOLO 600 PAROLE.
però mi serviva da "ponte" e per far capire la loro situazione.
Spero vi sia piaciuto comunque!!!
-Bea🥀
(nella nuova tastiera che ho non c'è l'emoji del giacinto </3)
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