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Stolas guardò per qualche secondo Blitzø. Aveva un'espressione sbalordita, non capiva il perché di quella reazione.
Ma quando l'imp gli indicò la porta con sguardo basso capì di doversene andare.
Uscì dalla stanza incrociando lo sguardo dei colleghi del suo amato. Non pronunciò una parola.
Una volta fuori dall'edificio si rifugiò in un vicolo isolato, e cominciò il suo crollo emotivo.
Calde lacrime scendevano sul suo viso.
Le sue mani stringevano le piume della testa mentre la sua coda avvolgeva le gambe tremanti.
La piccola strada si riempì presto di singhiozzi. I pochi demoni che passavano non si facevano domande, accelleravano solo il passo.

Dopo qualche ora Octavia, la figlia di Stolas, cominciando a preoccuparsi per il padre, andò a cercarlo alla I.M.P.
Una volta arrivata cominciò a bussare ripetutamente alla porta.

<Ma si può sapere chi cazzo è?> Ad aprire fu Loona, già abbastanza alterata per la situazione del padre.

<Loona! Ciao, come stai? Scusa se vi ho disturbato, ma mio padre non torna da ieri. Non è che lo avete visto?>

Il segugio, sentendo la domanda, rischiò di strozzarsi con la gomma che stava masticando.

<Tuo padre eh? È venuto da noi si, ma ora non so dove sia. Quando è uscito non aveva una bella cera. Forse è successo qualcosa con Blitzø, però non mi interesso molto della vita privata di mio padre, quindi non so che dirti>

La principessa si allarmò subito, sapeva qualcosa delle dinamiche che c'erano fra suo padre e l'imp, salutò velocemente Loona e andò a cercarlo.
Dopo una decina di minuti arrivò al vicolo dove suo padre si era rifugiato.
Lo trovò rannicchiato su se stesso, con il volto nascosto nelle braccia e le mani che stringevano sempre più forte le piume, che minacciavo di strapparsi.

<Papà! Che cosa è successo?!>

Il gufo alzò la testa, accorgendosi della presenza di sua figlia. Provò una forte vergogna, sua figlia era l'ultima persona a doverlo vedere in questo stato. Lui doveva essere la persona che l'avrebbe aiutata nei brutti momenti, non il contrario.
Cercò di asciugarsi le lacrime e di calmarsi il più velocemente possibile, per poi rispondere alla figlia.

<Oh tesoro, non è successo nulla di grava, che ci fai qui? Non dovevi stare con la mamma?>

Octavia, non era per niente soddisfatta della risposta, aveva visto come era distrutto suo padre, voleva saperne di più. Ma era consapevole che non sarebbe stato semplice ricavare informazioni dall'uomo che l'aveva cresciuta.

<Papà, stavi piangendo, deve essere per forza successo qualcosa di importante, c'entra quell'imp vero? Quello con cui tradisci la mamma?>

Stolas, sentendo le ultime parole della figlia, si sentì terribilmente in colpa. Era stato un padre egoista, aveva rovinato la vita a sua figlia solo per essere felice. Voleva donargli un'esistenza migliore della sua ma, ovviamente, non è riuscito nel suo intento, rendogliela semplicemente un'inferno.

Il rimorso cominciò a farsi strada dentro il suo cuore, oscurando tutti i ricordi belli e facendo luce su quelli dolori e traumatici.
I ricordi di suo padre, il modo in cui non ha mai conosciuto sua madre, la sua solitudine durante tutta l'infanzia e l'obbligo di essersi dovuto sposare con Stella.

<Via, torna a casa... io ti raggiungo fra qualche minuto> Il gufo provò a nascondere la tristezza che gli stava invadendo il petto. La figlia, però, la notò comunque. Ma conosceva bene suo padre, e sapeva che aveva bisogno di stare da solo in questo momento, quindi decise di seguire le sue indicazioni.

Stolas, una volta da solo, ricominciò a piangere, ma dopo poco decise di telerrasportarsi nel suo palazzo. Più precisamente nel suo studio. Prese un libro che parlava di cavalli e cominciò a sfogliarlo. Soffermandosi su un razza pezzata, nell'immagine che la rappresentava c'era un equino dal manto marrone, che dava sul rossiccio, a macchie bianche.
Accarezzò la pagina con la mano ormai tremante. Chiuse il libro e andò in camera sua. Si rannicchiò nel letto, stringendo il cuscino dove Blitzø aveva dormito l'ultima volta che era stato da lui.
Cercò di immaginare il suo tocco su di lui, le su carezze e i suoi dolci baci sul suo corpo. Restò in quella posizione per una ventina di minuti, poi si addormentò, esausto dalle forte emozioni provate nelle ore precedenti.

Angolo delle penne gay
Ragazziii, scusate per la lunga assenza, con la scuola non ho il tempo nemmeno di respirare n'altro po' 😭

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