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Blitzø era ancora a letto, il suo viso ancora rigato da lacrime.
Il suo corpo tremava incessantemente.
La mente gli stava giocando brutti scherzi, gli stava facendo rivire dei ricordi della sua infanzia.
Non bei ricordi.
Vedeva gli scenari di quando era bambino, quando ancora lavorava al circo.
Vedeva il pubblico annoiato ai suoi numeri, suo padre deluso dai suoi fallimenti e sua madre sempre più triste.
Rivide il piccolo Blitzø nel bagno del circo, con un coltello in mano e le maniche alzate, piangendo silenziosamente per non farsi scoprire dagli altri circensi.
Rivide anche il suo primo incontro con Stolas, quando suo padre lo aveva venduto per un preservativo in lattice.
L'imp cominciò a tremare e singhiozzare di più, si strinse di più a se stesso e restò li per tempo indeterminato. Potevano essere minuti, come potevano essere ore.
Poi improvvisamente si alzò, andò verso il bagno nella sua stanza prendendo un coltello dal cassetto della sua scrivania.
Entrato nella piccola stanza, si guardò allo specchio, sentendosi uno schifo.
"Come faccio a stare ancora in questo inferno... Se faccio così cagare?"
Poi cominciò ad alzarsi le maniche ed impugnare il coltello.
Ormai era da molto che praticava autolesionismo, era un modo per ricevere affetto senza ferire qualcun'altro.
Nessuno lo sapeva, quando stava con stolas usava scuse, invece con gli altri tendeva ad indossare abiti con maniche lunghe, per coprire le fasciature.
La lama iniziò a tracciare segni indelebili sulla pelle dell'imp, il sangue sgorgava da quelle fessure molto vicine fra loro.
Poi, dopo aver finito il suo lavoro, Blitzø tornò a letto, prendendo prima una bottiglia di qualche alcolico.
I giorni passavano, e l'imp non usciva ancora da quella stanza, che ormai era diventata una discarica. Era tappezzata da bottiglie vuote e cartoni di cibo.
La solita routine di Blitzø, però, venne interrotta da una notifica del suo telefono. Era Stolas.
Il più piccolo prese con fare scocciato il cellulare in mano e lesse il messaggio.
"Hey Blitzy caro, che fine hai fatto? Non ti fai vivo da un po' ormai, è successo qualcosa?"
Dopo aver letto quelle poche parole, fece cadere il telefono a terra, buttandosi, poi, a peso morto sul letto. Ritornando nel suo buio tunnel.
.....
Il gufo, vedendo che il suo amante non rispondeva al suo messaggio, decise di contattare sua figlia Loona.
Era già successo che l'imp non gli rispondesse, ma questa volta era diverso, non stavano più facendo viaggi nel mondo umano, quindi probabilmente era successo qualcosa.
Digitò il numero della segugia sul suo telefono, attese qualche squillo prima di ricevere risposta.
<<Stolas? Cosa vuole?>> Il gufo si sentì subito in imbarazzo per il linguaggio formale usato dalla figlia del suo amante, visto che da quando aveva fatto amicizia con sua figlia, Octavia, aveva cominciato a considerare anche lei come tale.
<Oh cara, non serve tutta questa formalità! Comunque, volevo chiederti cosa fosse successo a Blitzy, non mi risponde ai messaggi> Stolas cercò di nascondere la sua profonda preoccupazione nei confronti dell'imp.
<È complicato da spiegare per telefono, potresti venire qua?> Sentite quelle parole, il gufo si teletrasportò subito nell'atrio della agenzia del suo amante.
<Oh, hai fatto veloce. Comunque, Blitzø si è chiuso in camera sua da un bel po' ormai> Spiegò in breve la segugia.
<E scusami, cosa lo ha portato a farlo?> Chiese il gufo, ormai incuriosito della faccenda.
<Non lo so bene, nell'ultimo lavoro che ha svolto era ubriaco e ha mancato il bersaglio, poi si è chiuso in camera. Non fa entrare nessuno e non esce mai, se non per prendere alcolici> Loona guardò verso una porta chiusa, facendo intendere al gufo che era lì che si trovava Blitzø.
<Posso provare ad andare da lui?>> Chiese speranzoso.
<Prova, ma non pensare di riuscirci senza fatica>.
Stolas, si avvicinò alla porta e bussò. Non ricevette nessuna risposta, quindi bussò di nuovo. Lo fece tante volte, finche, il più piccolo gli aprì la porta.
Aveva una faccia arrabbiata e stanca. Però, appena lo vide da furiosa divenne stupita. Lo guardò per qualche secondo, per poi farlo entrare, cercando di nascondere il disastro in cui era ridotta la camera. Poi chiuse la porta, lasciando sua figlia e la coppia di imp stupita e curiosa.
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