『Chap.8,5 Amante』

Amante [A-man-te•Italiano]
Uomo o donna che sia che mette tutto il suo amore, tutta la sua pazienza e tutta la sua persona per ricevere nient'altro che polvere.

{Yokohama, 20xx}
Dazai si alzò ed indossò velocemente intimo e pantaloni, avvicinandosi alla finestra ed iniziando a fumare una sigaretta. Avevano appena finito di consumare e voleva godersi fino all'ultimo quel momento. Sarebbe stata l'ultima volta in quella camera prima della sua decisione finale, ora il guaio stava nel dirlo. Aveva scelto lil'flower perché l'amava, perché aveva capito che lei era un motivo per restare. Quindi, era il momento di finire quel circolo vizioso.
-Chuuya, è finita.-
-Mh? In che senso, tallass?-
Spense la sigaretta e si girò verso il rosso ancora disteso a letto.
-Ho deciso di volerla sposare, la prossima estate, quando fiorisce l'ibisco.-
Chuuya, nervoso, prese un cuscino e glielo tirò appresso, gridando istericamente di andarsene al moro. Dazai, in tutta risposta, si infilò le scarpe e la camicia e lasciò l'appartamento del ragazzo dai nespola capelli. Chuuya, intanto, piangeva rannicchiato nel suo letto, ancora ricoperto dai morsi rossastri lasciati da Dazai la notte prima. Sapeva che sarebbe successo, lui non amava gli uomini. Sapeva che lo avrebbe lasciato, la giovane dai ((h/c)) capelli era molto più amata di lui. Ma non poteva fare altro che piangere e disperarsi, come se quell'addio, che addio vero e proprio non era, lo avesse spezzato.
-Chuuya sei un idiota. Un idiota. Dazai ti ha sempre usato, ti ha sempre trattato come la sua dolce metà, come il suo unico amore, ma sapevate entrambi che lui amava solo ((y/n)). Camminare abbracciati, i "ti amo" risi dopo un'offesa, le preoccupazioni che si s a vicenda non erano nulla. Nulla per lui. Nulla per Dazai. E Chuuya, a quel pensiero, non poté fare altro che rannicchiarsi sotto le coperte e singhiozzare. Era davvero quello il così detto "cuore spezzato"? Quando senti un dolore dritto al petto, come tanti spilli conficcati nella pelle? Però a pensarci bene, Dazai era uno di quegli stronzi patentati che, se la sua amata non era presente, pur di ricevere amore se la faceva con il migliore amico. Era quindi colpa di Chuuya se si era innamorato? No.
Ma non è colpa degli amanti, infondo. Tutti dicono che è colpa loro, che sfascian famiglie, distruggono amori. Ma è colpa loro se amano il già amato? No. E Chuuya lo sa, Chuuya lo sa bene. Perché è colpa di Dazai se quello ora piangeva, se ora non solo ha preso in giro il ragazzo dai nespola capelli, ma anche la ((h/c-tte)).
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Chuuya si sistemò una delle camicie che Dazai aveva dimenticato da lui una di quelle sere addosso, prese una foto da una cornice e si avvicinò alla finestra. Nel taschino della camicia vi aveva risposto un pacchetto di sigarette e un accendino. Click, fece il macchinario dell'innescatore di fiamme, e la spenta sigaretta si tinse di rosso. Fece due tiri, poi avvicinò quella alla foto, la quale iniziò a prendere lentamente fuoco. Così bruciavano anche i ricordi di Chuuya, che sospirando, lasciava cadere la fotografia giù dalla finestra, mentre pezzetti di carta oramai cenere si staccavano, volando via come farfalle d'odio.

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