『Chap.4 Peiskos』
Peiskos [pisekos]●Norvegese
(n) piacere di stare avanti ad un caminetto; la sensazione benevola ricevuta dallo stare avanti ad un confortevolmente caldo camino.
{Yokohama, 20xx}
Era stata una giornata infernale, per lei. Entrò in casa, le luci erano ancora spente, segno che Dazai non era ancora rientrato.
Si trascinò fino al divano, al buio, il sole morente penetrava dalla porta-finestra semi coperta dalle tende, rendendo l'appartamento solo più buio. Da quell'altezza però si poteva vedere la città dall'alto; le persone che lentamente strisciavano a casa dopo aver lavorato in modo onesto per sfamare le proprie famiglie, gli uccelli che si nascondevano protetti negli alberi e sui tetti delle case, cani e gatti abbandonati che scodinzolavano mangiando spazzatura, grati di poter avere un pasto...
La ((h/c)) sorrise leggermente (si era alzata dal divano e ora guardava fuori dalla finestra) ripensando a quante volte Dazai avesse minacciato di uccidersi buttandosi da quel balcone.
E di quante volte lei lo avesse fermato con i più stupidi pretesti.
Guardò l'orologio e sospirò, erano le otto passate e Dazai non era ancora arrivato.
"Si sarà fermato a mangiare fuori con Oda..."
Tornò a buttarsi sul divano, sempre al buio. La casa era silenziosa e fredda, ma lei riuscì comunque ad addormentarsi.
Passarono le ore.
Dazai, come più o meno aveva predetto la giovane, era andato a bere con Oda e Ango ed ora camminava per le strade ubriaco, reggendosi a fatica in piedi.
Oh povero ragazzo, diciotto anni appena compiti e già era ridotto in quello stato.
Oh povero ragazzo, aveva una giovane ad aspettarlo a casa ma preferiva starsene fuori a bere.
Ascoltate le preghiere di quello, liberatelo da quel circolo vizioso prima che lui ferisca la giovane dai ((h/c)) capelli.
Intanto, la ragazza si era svegliata a causa di una chiamata improvvisa. Rispose, era il boss, Mori Ōgai. Il suddetto uomo voleva parlarle, lei immaginò volesse un consiglio. Da quando lei aveva preso a giocar con Elise-chan, ricavandosi la stima della più piccola {((y/n)) era un'artista coi fiocchi e Elise-chan sembrava gradire disegnare in compagnia della più grande}, l'uomo aveva iniziato a chiamarla (rovinando, spesso, momenti piacevoli passati in presenza di Dazai) anche per i più stupidi motivi; dalle indecisioni su che vestito far cucire per Elise-chan a che dolce prepararle. ((y/n)), dopo aver risposto e parlato al telefono per una cinquantina di secondi, si vestì. Questa volta non riguardava Elise-chan, il corvo non voleva un consiglio. Era notte fonda e si diresse fino al luogo della missione. ****
Sangue avvelenato cadde sui petali dei germogli di viburnum che facevano capolino sulla scapola della giovane, mentre ella spostava il cadavere e si rivestiva. I filamenti della Vicia ricoprivano le braccia dell'un tempo vivo uomo che ora giaceva per terra.
((Y/n)), ancora semi nuda si avvicinò al caminetto accesso che riscaldava la stanza della vittima. Chiuse gli occhi ed iniziò a canticchiare una melodia inventata sul momento. La dolcezza di quell'animo puro, perché lei aveva un animo puro, stonava in quel contesto. Riaprì gli occhi, finì di vestirsi uscì dalla finestra.
Arrivata a casa vide Dazai che, dopo essersi ritirato a casa, aveva tentato in tutti i modi di appendere una corda al lampadario, fallendo. E lì ((y/n)) sospirò guardando il giovane, steso ora sul divano, che puzzava di alcol, ma che fortunatamente respirava. E ((y/n)) pregò per quella povera anima. Pregò di perdonarlo per i suoi mali. Pregò di essere colei che gli avrebbe regalato la felicità. Sapeva che Dazai, infondo, voleva vivere più di chiunque altro. Ma il suo cuore, il suo cuore era terrorizzato. Aveva letto cose che non avrebbe dovuto, in quel libro assai colorato.
Piccola bambina persa in un mondo di adulti, perché non ti lasci cadere anche tu nei vizi?
E la risposta era semplice. Il mondo fa già abbastanza schifo di suo, lei stessa faceva parte di coloro che rendevano il mondo orribile. Lei, che non è ancora diventata vogliosa dei vizi, avrebbe per lo meno potuto aiutare chi era intrappolato a scappare.
Stupida.
Era solo una stupida mocciosa.
Il mondo non funziona così.
((Y/n)) prese un lenzuolo per coprire il più grande, la mattina faceva sempre freddo e non voleva che quello sì prendesse un raffreddore. Poi andò a dormire a sua volta.
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