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TW: autolesionismo

David POV

Quel giorno andai a scuola anche se non volevo e non me la sentivo, ma almeno non avrei fatto preoccupare nessuno.

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Nei corridoi c'erano un sacco di persone che ridevano e mi guardavano, c'ero abituato ormai, quindi non gli diedi peso e continuai a camminare verso il mio armadietto a testa alta.

??: Povero frocietto satanista, devi essere veramente uno sfigato con le donne se ti piace il cazzo

Per un momento la mia mente si fermò, come cazzo aveva fatto a saperlo? Mi voltai subito verso quel ragazzo.

David: CHI TI HA DETTO CHE SONO GAY?

Fu una ragazza stavolta a rispondermi.

??: lo sanno tutti, la notizia si è diffusa subito. Lo ha detto Michael

Lo sapevi che me ne sarei pentito. LO SAPEVO, CAZZO.
Perché mi sono fidato, perché non tengo la lingua a posto, sono un coglione...
Mi devo sempre fidare delle persone sbagliate e questo mi pirta sempre male, avrei dovuto capirlo quando era successa una cosa simile la prima volta che non dovevo fidarmi di Michael, eppure ho continuato.

Vidi quest'ultimo in lontananza che parlava con quel Louis, lo stesso che mi aveva insultato per il mio corpo. Corsi verso di lui e quando lo raggiunsi lo afferrai dal colletto della giacca e gli sbraitai addosso.

David: AVEVI PROMESSO CHE NON LO DICEVI A NESSUNO.
Michael: lo ho detto solo a Louis
David: LO SANNO TUTTI

Non me ne accorsi subito, ma delle lacrime iniziavano a scorrere sul mio viso.

Michael: non c'è nulla di male

Lo lasciai bruscamente e poi gli diedi un ceffone così forte sulla guancia che gli rimase il segno rosso in faccia, la stessa faccia su cui si era dipinta un'espressione stupefatta con gli occhi sgranati che mi fissavano. Si portò una mano alla guancia, dovevo avergli fatto male e ne ero contento.
Scappai via con quel poco dignità che mi rimaneva, ormai morta

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Ero rimasto l'unico in cortile a fumare una sigaretta. Tutti se n'erano andati, ero arrabbiato da stamattina, volevo solo prendere quello stronzo di Michael dal collo e riempirlo di botte come non mai.

A un certo punto sentii dei passi provenienti da degli stivali che non avrei mai potuto confondere, il soggetto si fermò davanti a me.

Michael: hey- senti, mi spiace e-

Non mi importava delle sue scuse, mi tolsi la sigaretta dalla bocca e gli risposi a tono.

David: non mi importa un cazzo delle tue scuse, vai a fanculo.

E gli spensi la sigaretta sulla giacca, girai i tacchi e me ne andai a casa mia.

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Quando arrivai non trovai mio padre, se n'era probabilmente andato a puttane in uno di quei pub in cui andava di solito. Perfetto, potevo fare le mie cose senza che nessuno rompesse le palle.

Salii in camera, frugai nel cassetto del mio comodino e presi la solita lametta, mi alzai la manica del braccio destro e iniziai a lasciare gli ennesimi taglietti orizzontali, feci lo stesso anche all'altro braccio, dopo tutto quello accaduto negli ultimi giorni far uscire il dolore in quel modo non era male. Le goccioline di sangue ricaddero all'interno del cassetto sopra una foto che non mi ricordavo di avere e che fino ad adesso non avevo mai notato. Era una foto mia e di Michael di quando avevamo ancora 16 e ci eravamo appena conisciuti e lui portava ancora la frangetta...che bei ricordi. Il sangue colò sul volto di quest'ultimo, forse aveco una mezza idea di cosa fare con quella foto...

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A un certo punto sentii una porta aprirsi alle mie spalle, c'era mio padre sulla soglia vestito con uno smoking che aveva messo quando aveva sposato mamma e dei pantaloni eleganti. Era sobrio.

P. David: forza, preparati. Il funerale di tua sorella è tra un quarto d'ora.

Mi limitai ad annuire, chiuse la porta e mi andò ad aspettare fuori.
Scelsi qualcosa di semplice, la felpa dei Bathory, jeans neri strappati e i miei soliti anfibi e giacca di pelle.
Poco prima di uscire entrai in camera di Christine, aprii un cassetto del suo armadio e ne tirai fuori la maglietta degli Slayer che aveva poco prima di morire.

Scesi di sotto e uscii fuori dove mio padre mi aspettava in macchina.

Arrivammo alla chiesa del cimitero più vicino, la funzione si sarebbe svolta a breve, entrai per andare a dare un ultimo saluto alla mia sorellina. Quanto mi dava fastidio quel luogo, gli affreschi sulla mia testa (seppur abbastanza belli) sembravano fissarmi e la cosa mi inquietava. Mi dava fastidio soprattitto il fatto che molte delle persone che andavano in chiesa e pregavano sono dei totali ipocriti, prima pregano per la pace e il perdono dei peccati e poi ripudiano chiunque non ritengano "giusto" per i loro standard...che schifo. Mi limitai a fare il segno delle corna all'enorme crocifisso sospeso in alto.

Guardando davanti a me c'era la bara bianca che conteneva il corpo di Christine, sopra cui erano posizionati dei gigli rosa. Attorno alla cassa vi erano 5 persone tra cui potei scorgere i miei zii di Londra. In particolare mi notò mia zia Hannah, la sorella di mia madre

Z. Hannah: David, da quanto tempo e come sei cresciuto! Non ti vedo da quando hai 15 anni! Quanti anni hai adesso?

Aveva una voce più stridula di quanto me la ricordassi.

David: ho 19 anni, zia.
Z. Hannah: senti, so che non è stata colpa tua quell'incidente, ma più che altro dell'idiota che andava veloce.

Anche se lei era dalla mia parte, sentivo comunque che era colpa mia. Era una mia responsabilità...

Z. Hannah: cos'hai in mano?
David: la maglietta di una band che facevo ascoltare a Christy e mi faceva ascoltare pure mamma. Posso posarla sulla bara?
Z. Hannah: ovvio

Spiegai la maglietta un po' stropicciata e la posai sopra il feretro.

David: bene...io me ne vado.
Z. Hannah: non rimani per il funerale?
David: vado a fare visita alle tombe. Mi da fastidio stare in chiesa.

E lasciai la struttura mentre mia zia e gli altri 4 tizi che mi fissavano. Mentre uscivo sentii bisbigliare due parenti di mio padre venuti qui per non so quale motivo. Ero protagonista dei loro discorsi.

??: lo hai visto? È il figlio di William
???: sì, l'altro giorno mi ha chiamato e mi ha detto che è gay e satanista. Che disgrazia per la nostra famiglia

Mi introdussi nel loro discorso, anche se sapevo che non avrei dovuto.

David: scusate? Non è per niente vero che satanista e secondo- non vedo perché il fatto che sono gay dovrebbe essere una disgrazia per voi. Non ho scelto io di fare parte di questa famiglia di merda.

Feci per andarmene, quando sentii uno dei due uomini tirarmi i capelli.

???: come hai detto, checca?

Mi liberai da quella dolorosa presa e menai un pugno in faccia all'uomo che mi aveva chiamato in quel modo e lo stesso che mi aveva tirato i capelli.

David: E TU NON OSARE TOCCARMI, LURIDA TESTA DI CAZZO.

Tutti mi guardavano, ma non mi importava più di tanto. Di solito non urlavo con nessuno ed ero una persona abbastanza pacata, ma ero arrivato al limite. Dopo tutto quello che avevo passato quello osava pure insultarmi e tirarmi i capelli? Era probabile che quello non saleva della mia esistenza fino a pochi giorni fa ed era solo uno dei tanti parenti che si vanta che da piccolo ti puliva il culo, ma non sa neanche il tuo nome e che ti ha visto solo una volta quando eri neonato.

Mi girai e camminai a passo svelto verso il cancello aperto del cimitero, vi entrai, mi nascosi dietro un muretto e mi accesi una sigaretta, dopodiché iniziai a dirigermi verso un punto specifico, la tomba di mia madre.

Arrivato lì i miei occhi puntarono subito sulla foto sulla lapide, l'ultima che le era stata scattata quando era in vita. Secondo molti le assomigliavo molto, effettivamente avevamo gli stessi occhi blu e gli stessi capelli mossi e castani.
La foto sulla lapide era stata scattata poche ore prima che morisse di diabete a 47 anni, eravamo in campagna a casa di mia nonna quando accadde 4 anni fa.
Il mio occhio cadde poi sulle scritte sul marmo:

Evelyn Blanche Carson

09/01/1965 - 20/06/2012.

Dopo un poco che fissavo la tomba mi vergognai subito del fatto che stavo fumando proprio sulla tomba di qualcuno a cui avrei promessi che non avrei né fumato e né bevuto, merda se me ne vergognavo, ricordavo ancora quando le feci quella promessa...

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David (a 7 anni): mamma, che fai? Perché fumi quel coso di carta che puzza e perché stai bevendo quella roba gialla?
M. David: David, tesoro, questa roba fa male. Questa cosa si chiama sigaretta e se ne fumi troppe può farti male e venirti un cancro, c'è altra roba così ancora più pericolosa. Questa roba gialla si chiama birra ed è pericoloso abusare anche di questa. Mi raccomando, non fumare mai, capito, tesorò?
David: capito mamma!

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Nel ricordarlo mi venne da piangere e poi il mio sguardo passò sulla sigaretta e poi sul mio polso destro. Mi alzai la manica della giacca e della felpa, passai il mozzicone sulla pelle del polso destro, che lasciò un segno rosso che bruciava particolarmente, ma non mi importava. Quel che rimaneva della sigaretta era ormai spento e non mi lasciava che buttarlo, non volevo qualcuno sapesse che avessi fumato qui.

Mi feci un altro giro per il cimitero, soprattutto per la parte più antica, c'erano addirittura tombe dell'ottocento! Molte lapidi erano poco leggibili, ma era bello poter vedere chi era vissuto prima di me e saper almeno la sua identità, ormai dimenticata dal resto del mondo.

In tutto quello mi resi conto che la funzione era finita già da un po' e tornai di corsa alla macchina di mio padre.

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David: scusa il ritardo, facevo visita alla tomba di mamma.

Si limitò a guardarmi storto e a mettere in moto la macchina mentre guardavo fuori dal finestrino con occhi lucidi, ma nella mia mente stavo progettanto cosa fare di quella foto la sera stessa.

Quella notte...

Ero uscito di casa di nascosto per fare questo alle 3 del mattino. Ero in un vicolo non troppo lontano da casa mia, pieno di graffiti, bottiglie di birra e mozziconi di sigaretta e canna e puzzava di piscio ed erba in una maniera incredibile, ma a me nom importava volevo bruciare quella foto definitivamente, mi si stavano ancora inumidendo gli occhi per tutto quello che era accaduto con quel ragazzo che pensavo di amare e con cui avrei potuto avere una storia, ma no. Mi aveva preso per il culo per tutto quel tempo.

Dopo un po' le lacrime che bagnavano a malapena i miei occhi iniziarono a scorrere copiosamente per il mio viso. Mi sentivo fottutamente debole per quanto stavo piangendo in quel periodo, di come sfogassi il mio dolore im modi così da deboli come tagliarsi fino a sentire le braccia intorpidite dal dolore e piangere fino ad addormentarsi. Strinsi l'accendino quasi del tutto scarico e la foto così tanto che le nocche divennero bianche. Con le lacrime che ancora rigavano il mio volto riguardai la foto ormai tutta spiegazzata che tenevo in mano.

David: FIGLIO DI PUTTANA, BASTARDO, COGLIONE.

Grudai questi insulti a pieni polmoni e poi avvicinai l'accendino ancora spento al pezzo di carta.

David: fanculo, fanculo tutto. Avevo visogno di qualcuno a casa che mi facesse sentire umano e tu, Christine, ti sei fatta investire da quella cazzo di macchina. Io ti amavo, Morrison e tu ti sei divertito a prendermi per il culo, VA ALL'INFERNO.

E detto questo accesi l'accendino, avvicinai la fiamma a quel pezzo di carta con sopra la persona che avevo finito per odiare. Piano piano il fuoco toccò la foto e quest'ultima iniziò a bruciare, la lasciai cadere e poi mi rimisi a piangere, singhiozzavo come un ubriaco e non riuscivo a fermarmi, mi sentivo fottutamente male. Caddi poco dopo in ginocchio, mentre mi asciugavo le lacrime con il polso lesionato pieno di cicatrici, bruciature e ferite fresche. Mi rialzai in piedi e calpestai la brace di quel pezzo di carta ormai ridotto a un mucchietto di cenere, non smettendo di piangere.

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Avevo smesso di piangere da poco e camminavo per la mia strada con gli occhi lucidi e rossi dal pianto, con le occhiaie accentuate di un po'.

Distratto, andai a sbattere verso un ragazzo molto più alto di me con i capelli lisci, lunghi e biondi che non avrei mai poturo confondere, Nicholas.

Nicholas: hey, che ci fai qua?

Mi teneva dalle spalle mentre io stavo a testa bassa, con i capelli disordinati e le mani in tasca.

David: tranquilla, Nick. Sto benissimo, piuttosto- che ci fai TU qui? Non finusci il turno di lavoro a mezzanotte?
Nick: sì, ma dopo il lavoro mi sono fattə una bevuta con qualche amico e ora non riesco a dormire, quindi ho deciso di farmi due passi.

Mi guardò un secondo con occhi preoccupati e mi alzò all'improvviso la testa.

Nicholas: che- hai pianto o hai assunto qualche droga?

Doveva aver notato i miei occhi rossi e le mie occhiaie più profonde del solito.

David: Nick, sto bene. Veramente. **fa un sorriso forzato**
Nicholas: no, David. Dimmi la verità.

Mi alzò il mento con due dita, smisi di sorridere.

David: sono stato a piangere per tutto questo tempo. Ho bruciato la foto con Michael per una cosa successa tra me e lui e altra roba successa ieri. Non so se te ne posso parlare.
Nicholas: fallo. Non potrò tisolvere i tuoi problemi, ma almeno sfogati.
David: non voglio immischiarti in niente, Nicholas. Ti creerei ulteriori problemi. Poi diventerei di nuovo una fontana e tu sarai costretto a sopportarmi.
Nicholas: non mi crei nessun problema, Dav. Per te ci sono sempre. Puoi stare tranquillo con me. Anzi, ti porto a casa mia, così mi spieghi tutto con calma e se poi fai il cosplay della fontana di Treviso, nessuno ti vede oltre me.

Mi scappò una risatina e oi feci caso al soprannome che mi aveva dato.

David: come ti è venuto in mente questo soprannome, DaV.
Nicholas: molto meglio del soprannome che mi davi l'anno scorso.
David: ok, NiKkI
Nicholas: non usare quel nomignolo del cazzo in mia presenza.

Risimo entrambi e ci diressimo a casa del mio amico biondo. Era da tanto che non ridevo di gusto con qualcuno, mi mancava come cosa.

-

Nicholas: ok, fai piano perché la mia vicina anche se ha 70 anni si lamenta del ruomre anche se cade una pentola a mezzogiorno, quindi non strillare troppo.

Tirò fuori una chiave dalla tracolla nera con la la toppa dei Cannibal Corpse e aprì la porta.

David: e i tuoi?
Nicholas: sono da mia nonna, non sta bene ultimamente.
David: mi spiace...
Nicholas: tranquillo, la giacca la puoi lasciare sull'attacca-panni all'ingresso.

Ci levammo entrambi la giacca, io rimasi con la felpa e lui se la tolse, sotto aveva una maglietta a maniche corte.

David: non hai freddo?
Nicholas: no. In realtà sopporto molto il freddo e soffro il caldo, quindi a casa sto spesso a maniche corte.
David: e in estate che fai?

Fece per aprire la porta del soggiorno.

Nicholas: a volte giro in mutande per casa.

Risi un po' e ci sedettimo sul divano alla luce di una lampada su un tavolino, nonostante fosse piccola illuminava molto e le tende erano chiuse. Su uno scaffale spiccavano bamboline di pasta di sale strane con la testa a pigna, biglia e conchiglia che immaginavo avesse fatto la sorella di Nick.

Nicholas: vado un secondo a prendere qualcosa da bere

Lui andò e io rimasi a fissare la stanza davanti a me. C'era un profumo piacevole di menta.
Il biondo tornò poco dopo con dei bicchieri d'acqua.

David:**scherza** pensavo avessi preso della birra
Nicholas: mi sono già fatto una bevuta poco fa, inoltre in frigo non avevo niente che non fosse coca cola oltre all'acqua di bevanda.

Stettimo un po' in silenzio. E poi il più alto prese parola.

Nicholas: ora mi puoi dire quello che è successo?

Sospirai e poi gli raccontai per filo e per segno ogni cosa, dallo stupro subito alla pugnlata alle spalle di Michael, fino al pianto che mi ero fatto poco prima nel vicolo e il perché.
Mentre raccontavo iniziai a piangere fino a non riuscire più a respirare e cercavo di bere acqua per digerire quel nodo in gola che mi si formava sempre di più mano mano che continuavo. Dopo aver finito mi ero un po' calmato, il bicchiere era quasi completamente vuoto, rimaneva un mini strato di acqua sul fondo.

Nicholas sembrava scioccato, non aveva parole e sembrava abbastanza arrabbiato per tutto quello accaduto. Mi abbracciò e io gli strinsi la maglietta da dietro.

David: ti prego, non è colpa mia. Forse un po' sì, ma...
Nicholas: non è vero invece, non hai nessuna colpa. La colpa è di chi ti ha fatto soffrire così ingiustamente. Non te lo meriti

E io non mi merito qualcuno come te...

Nicholas: adesso stai tranquillo. Ti faccio dormire da me. È meglio se non vai a scuola domani, hai subito un po' troppa roba.
David: ma-
Nicholas: niente ma. Devi riposarti un po'.
David: avrei voluto fare la fine di mia sorella...sotto un treno magari.
Nicholas: non fare puttanate.

Lo strinsi più forte, smisi di piangere dopo un poco e infine mi addormentai.

Nicholas POV

Si è finalmente addormentato. Se lo è meritato, non dormiva decentenente da giorni.
Lo sollevai di peso e lo portai in camera mia e lo posai delicatamebte sul letto, gli tolsi e mi tolsi le scarpe e i jeans cercando di non toccargli quel punto e infine mi misi anche io sul letto a dormire.

Ogni tanto sentivo David fare mugolii strani o bofonchiare roba incomprensibile nel sonno, a volte lo sentivo pure rigirarsi e abbracciarmi per non sentire freddo o perché semplicemente non stava sognando roba bella.

Non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto vivo.

ANGOLO AUTRICE

2988 parole, voglio piangere. Mancano tipo 2 capitoli alla fine e ci sto un po' piangendo anche io. Domani dovrebbe uscire sul libro delle informazioni sulle mie storie un capitolo di fatti sui personaggi di questo libro (su David, Michael e Nicholas in particolare). Bai, sto crollando dal sonno ed è solo mezzanotte, porcoddio 😋

-Mikabrine

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