♦︎Roses♦︎
BlackAngel_7
Spero che la storia sia di tuo gradimento ^-^ Scusa per aver consegnato all'ultimo secondo"^^
Detto ciò, buona lettura!
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Charlotte era una studentessa universitaria, non molto aperta con gli altri. "Gli umani non mi garbano" Si ripeteva quella frase da quando era una ragazzina, il mondo non le era mai andato a genio. I suoi genitori poi, non erano molto d'aiuto. Perché? Perché preferivano tenerla rinchiusa in un mondo di rose e fiori.
"Rose blu", si ripeteva lei.
Perché il mondo non è così.
Quindi riassumendo la situazione, una ragazza chiusa, con la testa fra le nuvole che é stata affogata in petali di rosa blu dai suoi genitori.
Stiamo messi bene...
Ma ora, ora tutto sarebbe cambiato. Charlotte aveva spiegato le ali da uccellino azzurro. Amato ma maledetto. Lei era ostinata a diventare la numero uno. La migliore. Non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno, era pronta ad affrontare il mondo, da sola.
La bionda dagli occhi azzurri attraversò la porta di quella che sarebbe diventata la sua nuova casa. Non sapeva chi ci viveva in precedenza ma, francamente, non le importava. Era una bella casa, forse troppo grande per una persona sola...avrebbe trovato una coinquilina in seguito. La casa era composta da due camerette e una camera matrimoniale, la biondina scelse di dormire in una delle camerette. "Sarà stata di un ragazzo..."
La notte arrivò veloce e con essa la stanchezza.
Charlotte, leggermente esausta, si buttò sul letto.
/Nero, solo nero. Suono di un violino, dolce melodia. Uno, Due, Tre...quattro spari a ritmo di musica. "M...Maledizione"\
Charlotte si svegliò di colpo. Tremava. Perché tremava? Di cosa aveva paura? Aveva paura?
La ragazza si alzò confusa e si diresse verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua, dopo poco tornò in camera. Accese la luce, non era stanca.
Si guardò intorno, curiosa. La camera era una comune camera, o almeno così pensava. A terra, una tegola di lego sembrava leggermente rialzata. Charlotte si avvicinò alquanto curiosa, come se già sapesse che qualcosa l'aspettasse sotto quel pezzo di lego. Lei desiderava che ci fosse "qualcosa".
Alzò quella "lettera d'invito per un'avventura" e chiuse gli occhi, intimorita di non trovarci niente. Aprì lentamente gli occhi, sgranandoli appena si ritrovò un diario davanti. Lo aprì senza pensarci due volte, lesse il nome del proprietario. "Yagami Light". Iniziò a sfogliare le pagine, sembravano solo parole sconnesse. Charlotte sospirò alquanto delusa e torno a letto.
Neanche cinque minuti ed era seduta alla scrivania con il diario tra le mani.
Leggendo attentamente, ogni sette parole erano interrotte da un numero da uno a ventisei scritto a matita molto leggera. Segnò su un foglio a parte tutti i numeri contenuti nei primi giorni. Usando l'alfabeto inglese allegò ogni numero ad una lettera e ne tradusse il significato.
"Se stai leggendo questo diario, significa che molto probabilmente la peggiore delle opzioni si è avverata ossia, sono morto. Ascoltami, ragazzo o ragazza, uomo o donna, bambino o bambina, ti affido un compito molto importante. Questo mondo fa schifo, il male strappa la felicità alle persone per bene ma tu, tu puoi fare la differenza. Io, il grande Kira, dio di un nuovo mondo, affido a te l'incarico di continuare quello che ho iniziato."
Charlotte era confusa ma successivamente notò dei fogli diversi dagli altri, il colore della carta era più freddo, guardava le pagine ma non osava toccarle, come se fossero imbevute di veleno. Aveva un brutto presentimento.
Era mattina quando Charlotte aprì gli occhi, si era addormentava mentre decifrava le scritture del diario. Era stanca, davvero stanca ma era anche curiosa, infinitamente curiosa. Quel diario parlava di omicidi, shinigami e polizia, sembrava tutta solo una storiella raccontata dalle madri ai figli per spaventarli...come l'uomo nero.
La scuola non era ancora iniziata quindi la biondina ne approfittò per fare delle ricerche su questo "Kira" e di fatti accaduti circa otto anni fa. Trovò ben poco ma quel poco le servì a confermare che la storia era autentica.
Charlotte era come ipnotizzata da quella storia e oramai passava le sue giornate decifrandola.
Aveva tutto il tempo che voleva perché di giorno non faceva niente e la notte dormiva poco, perseguitata da incubi che non riusciva mai a ricordare.
Girò l'ultima pagina e su di essa c'erano scritte solo delle coordinate. "Le coordinate dell capannone" si disse con un sorriso Charlotte. Ora sapeva tutto di quella storia e si immaginava il finale. "Near deve aver vinto..." si disse mentre infilava il diario nella borsa e saliva sulla moto.
Arrivò al capannone e scese dalla moto. Corse dentro, come se non aspettasse altro.
"KIRA!" Gridò prendendo in mano le pagine più fredde. "KIRA È VERO?". Una figura scura apparve dietro di lei. "Kira, sei vero?" chiese con un filo di voce la ragazza.
Charlotte si sentì trascinare nell'oscurità e chiuse istintivamente gli occhi, come se Quella sensazione fosse naturale. Quando riaprì gli occhi vede il continuo della storia che tanto la appassionava. Near, I poliziotti, lo shinigami, l'alleato di Kira e poi Kira stesso, avanti ai suoi occhi. Risate, parole sul nuovo mondo e spari. Spari...uno, due, tre e quattro...Kira gridava di ucciderli...arrivò a pregare il suo shinigami di farlo...
"Maledizione"
Le sue ultime parole...
Charlotte si svegliò con con il diario tra le mani, era distesa nel mezzo del capannone. Fuori era notte.
La ragazza sentiva ancora la presenza dell'ombra dietro di lei e, come se fosse naturale, sorrise.
"È stato un piacere conoscerti" disse per poi iniziare a stracciare le pagine del diario. Mille, quelle pagine erano diventati mille pezzetti di carta grandi come petali. Prese da dentro la borsa l'accendino e diede loro fuoco. Una folta di vento fece alzare i pezzetti di carta e li fece danzare intorno alla ragazza, era una scena magica. Charlotte ridacchiò ed uscì poco dopo dal capannone.
Ritornò a casa.
Accese la tv e le prime parole che sentì pronunciare alla giornalista furono "Kira è tornato"
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