CAPITOLO I
Sono quel tipo di ragazza che ama viaggiare e che sogna sempre, sia ad occhi chiusi che ad occhi aperti.
Vivo nel mondo della musica da un bel po' e la considero un'arte che accompagna la vita di ognuno di noi ogni giorno, ogni singolo istante.
Anche un semplice disco in vinile può aiutarmi a migliorare la giornata, perché, spesso, è necessario che il volume della musica superi il rumore dei miei pensieri.
Essendo un'amante di (quasi) ogni genere di musica ho sempre affermato che la musica è la più grande rivelazione di saggezza e filosofia, come diceva Ludwig Wan Beethoven.
Questa è la mia storia e vi chiederete immediatamente il motivo per il quale comincio a raccontare le vicende da quando avevo già 28 anni.
La risposta è semplice.
La mia vita è iniziata proprio da lì, tutto ha cominciato a prendere colore.
Finalmente avevo capito cosa provavo.
Il mio nome è Annie, Annie Bennett.
Vivo a New York in compagnia della mia famiglia.
Come già detto sono una che ama avventurarsi e viaggiare; sono la più dinamica della famiglia. Mio fratello maggiore Jacob è un pigrone e passa ore e ore nella sua camera a leggere o a telefonare i suoi amici; mia sorella minore Carol adora la musica e di tanto in tanto, ascolta dei dischi assieme a me. Nonostante i suoi cinque anni era ed è molto pulita ed educata nei confronti dell'intera famiglia.
"A tavola!" grida mia madre dal piano di sotto.
Era pronta la cena.
"Arriviamo mamma!" abbiamo detto in coro senza accorgercene, tutti noi tre fratelli.
Mentre mia madre distribuiva i piatti a ciascuno di noi mi riferì che quella sera il papà sarebbe ritornato tardi dall'ufficio.
Accennai un broncio.
"Stai tranquilla. Sarà presente prima della tua partenza."
Si, dovevo partire per Los Angeles.
Avevo intenzione di recarmi in una scuola di musica e di visitare monumenti e degli studi di cantanti famosi.
Ero euforica, volevo quasi saltare dalla gioia.
Tra me e me dicevo sempre: "Sarà un'esperienza meravigliosa..."
Abbiamo consumato la cena guardando la TV, chiacchierando e scherzando sul nostro passato.
Quel giorno andai a letto presto.
In realtà avevo preso l'abitudine di andare a letto tardi per scrivere sul mio diario o guardare qualche film.
La camera di noi tre fratelli era composta da un letto a castello e un letto a parte per mio fratello.
A quel tempo desideravo una camera tutta per me, dove poter trascorrere pomeriggi in santa pace... sia per studiare o ascoltare musica.
"Sono sicura che ti divertirai un sacco!" Mi disse Carol dal letto in alto.
"Si! Ehehe. Anche io." Risposi.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio dall'entusiasmo, ma stranamente il mattino dopo mi sentii davvero energica e pronta per la partenza.
L'aereo è partito molto presto, dopo aver salutato i miei genitori e i miei fratelli... Carol stava scoppiando in lacrime assieme a mia madre, invece Jacob si dimostrò un insensibile; mio padre è tutt'altra cosa... mi fece l'occhiolino per dirmi: "comportati bene, figlia mia."
Arrivai a destinazione con qualche minuto di ritardo, ma questo non è importato più di tanto, perché mi recai puntualmente alla scuola di musica.
La lezione terminò alle 13:30.
Presa dalla fame decisi di andare a mangiare qualcosa in un bar, per poi entrare in hotel e riposare.
Nel pomeriggio ho voluto esplorare l'intera città, quasi come una turista, verso la sera però un sonno tremendo si fece sentire e, senza pensarci due volte rientrai in hotel, mangiando prima solo un pezzettino del panino del pranzo.
Mi sentivo una giovane turista, certo, un po' disorientata, ma del resto mi piaceva un po' di tutto.
Il giorno seguente dopo aver fatto colazione ed essermi recata a scuola ho fatto il solito pranzo e subito dopo sono andata da mio cugino, Lucas: lui conosceva tanti studi di cantanti famosi.
Ah... quanto amavo mio cugino... Lui si che era attivo. Un ragazzo pronto a tutto.
Per lui tutto aveva una soluzione.
Era sempre energico e sorridente.
Un cugino con la C maiuscola...
Appena mi imbattei nel suo studio mi salutó con un cenno della mano e mi porse i miei biscotti preferiti.
Ricordo di avergli sorriso... come facevo sempre, ma con lui in modo particolare.
Accendeva in me una luce...
"Eheh! Sin da quando eravamo dei bambini li mangiavamo assieme!
Disse lui con un biscotto in bocca.
"Già! Eheh!" Risposi io.
"Quindi hai detto che vorresti visitare studi di cantanti famosi?"
"Si! Tanto!"
"Perfetto. Vieni con me che ti accompagno in uno studio speciale."
Ci siamo imbarcati nella sua vecchia macchina, un po' malandata e sporca ma era la sua macchina, la macchina di Lucas.
Ancora funzionante.
Mi chiesi in quale studio ci stavamo dirigendo.
Lucas allora mi disse, sorridendo: "Ma sul serio? Non lo sai? Ti sto portando da Michael Jackson!"
"Michael... Jackson...? Un cantante?" Dissi io.
Lucas, distogliendo velocemente lo sguardo dal volante, mi guardò con aria divertita ma in parte scioccata: "Stai scherzando vero?!"
Mi sono sentita ignorante per qualche minuto...
"Per ora questo cantante lo ascoltano tutti! È ovunque! Quanto ci scommetti che tra poco metteranno alla radio una sua canzone?" Ribatté lui.
"Va bene..." dissi io.
Passarono alcuni minuti e mio cugino ha vinto la scommessa.
"È lui?" gli chiesi.
"Sii! Questa canzone è Thriller! Di un album da record! Come fai a non conoscerlo!?"
In un certo senso smisi di ascoltare mio cugino e mi concentrai sulla canzone.
Era davvero bella. Una voce delicata e il testo della canzone era intrigante... da brividi.
"Wow è carina... Fa per me credo."
"Ne sono sicuro!" Esclamò mio cugino.
Ed ecco arrivati al suo studio.
Una volta scesi dalla macchina, controllai allo specchietto i miei capelli: meritavano di essere ben sistemati.
"Tranquilla Annie, sei uno splendore."
Disse Lucas guardandomi.
Gli sorrisi.
Non mi vedevo così bella come diceva lui... Odiavo i miei capelli così lisci, i miei occhi eccessivamente grandi così grandi e celesti, sensibili alla luce solare.
Odiavo il mio fisico.
Non mi piacevo...
Ma, come già detto, Lucas, sapeva strapparmi un sorriso anche se non concordavo con ciò che diceva.
"Sono io, Lucas. Sono assieme a mia cugina. C'è il signor Jackson?"
"Si! Può entrare!" Rispose una voce maschile dall'interno.
Qualcuno ci aprì la porta e gentilmente ci salutò e ci ha condotto verso la stanza dove si trovava il cantante.
"Michael, disturbo? Ci sono ospiti." disse questo qui.
Una voce rispose.
Era delicata e somigliava tanto a quella che avevo sentito alla radio.
"Davvero? Chi?"
"È Lucas con sua cugina."
Il cantante si avvicinò a noi. Salutò con gioia Lucas, lo conosceva e sembravano ottimi amici.
In seguito lui mi strinse la mano per poi baciarmela.
Le mie guance arrossirono...
"Piacere, signorina! Come si chiama?"
Furono le prime parole che mi disse...
"Il mio nome è Annie. Annie Bennett."
"Bene! Io sono Michael Jackson. Mi conosci o non hai mai ascoltato... le mie canzoni?"
Non sapevo come rispondere.
Dovevo dire la verità o mentirgli?
Ah ecco.
C'è un'altra cosa di me che non sapete ancora...
Faccio fatica a mentire.
Già.
E se dico una bugia divento immediatamente rossa e finisco, dopo un paio di secondi, per rivelare la verità...
"Se devo essere sincera, no... mi dispiace".
Gli dissi la verità.
Spuntò un sorriso sul suo viso.
Nei suoi occhi ho visto scintille che mi fecero venire la pelle d'oca.
Era contento? Ma se non avevo ascoltato nulla di lui?
"Mi... fa piacere! Non ti preoccupare!" rispose Michael.
"D-davvero...?"
Balbettai.
Poi, una voce da lontano si fece sentire: "VI LASCIO SOLI, BYEE!"
Era Lucas.
Aveva intenzione di lasciarmi sola con Michael.
"LUCAS! NO!"
"TRANQUILLA, VERRÒ A PRENDERTI STASERA! DIVERTITI!"
Lucas mi lasciò sola con Michael.
Calò un profondo silenzio nella grande stanza.
Dovevo pur dire qualcosa e rompere il ghiaccio, no?
"Scusami se non ti conosco... insomma, ti chiamano cantante. Beh a me sembra di conoscere una persona come tante... In realtà prima Lucas in macchina mi ha fatto ascoltare "Thriller" e devo ammettere che é carina... complimenti."
Mi decisi a dire ciò.
"Tranquilla. In realtà mi fa piacere. Davvero tanto." Disse Michael dopo un paio di secondi.
Mi ha accennato un sorriso dolce.
"Vedi... Io voglio che le persone mi accettino per quello che sono. Non per quello che dimostro. Io non sono solo <<Michael Jackson quel cantante>> io sono pure Michael Jackson. Una persona come tante..."
Che parole sincere... e dire che non me le aspettavo dal re del pop.
"Tieni! Rinfrescati!"
Mi aveva offerto un bicchiere di Pepsi.
"Oh grazie! Sei... gentile..." dissi.
"Scusa se te lo chiedo... Ma potrei sentirti cantare?"
Fu una mia richiesta, un mio desiderio.
"Certo." mi rispose così, accennando un sorriso.
Rimasi incantata dalla leggerezza, dalla dolcezza della sua voce. Era davvero carina. Chiudeva gli occhi. Forse si sentì in un altro mondo quando cantò...
Si sicuramente è stato così.
Mi disse: "Questa era <<Another part of me>>... spero, ecco... che ti sia piaciuta."
Mi alzai dalla sedia sulla quale ero seduta e battei le mani forte forte per fargli un lungo applauso.
"Mi hai stupito, sei stato... veramente bravo!"
Esclamai con timidezza.
Si tolse le cuffie facendo svolazzare i suoi ricci e camminò verso di me mettendosi le mani in tasca.
Venne sempre più vicino. Sempre di più...
"Ehy, ricordi quando poco fa mi hai detto che sono gentile?"
Disse Michael guardandomi dritto negli occhi.
Lo guardavo dal basso: era un po' più alto di me...
"Ehm... si. Perchè?"
"Beh. Grazie. Anche tu sei gentile."
Un brivido salì su per la schiena.
Ero sicura che il mio viso arrossì dall'imbarazzo.
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