Cara Amica
Una stanza bianca? Ancora? A quanto pare al designer piace molto il colore bianco.
Un uomo sulla quarantina passeggiava in questa stanza infinita, il pavimento argentato rifletteva come uno specchio, ma questa volta non c'era la sottile copertura di acqua che lo faceva sembrare un mare di mercurio un riva al mare, il suo bastone risuonava nella stanza mentre il mezzo corvino e mezzo albino si guardava intorno, meravigliato.
Era già stato lì parecchie volte e ancora si chiede "perché? Perché sono qui?"; Un questo luogo aveva trovato se stesso, un riflesso di se stesso, di tutta il suo essere turbato che chiede aiuto, poi ha incontrato la figlia... Ora? A chi toccava questa volta? Chi l'ha portato fin qui? Cosa deve fare?
Tutti questi pensieri occupavano la sua mente fino a quando non vide passare una farfalla dalle ali marrone oscuro, quasi tenente al nero, con due cerchi Bianchi, uno per ogni ala. Questa lo sorpassò e pochi metri più in là, uno stormo di farfalle giravano dalle medesime caratteristiche circodavana una figura seduta in forma fetale che piangeva. Ora il silenzio tombale era contaminato dal continuo sbattimento delle ali e dai pianti di una ragazza, una ragazza che non vedeva bene, era di spalle e non riusciva a riconoscerla.
L'uomo si avvicinò piano a quella figura, il suo sguardo confuso e preoccupato osservava la figura che nascondeva il viso nelle sue ginocchia. Notò subito dei capelli disordinati, vestiti larghi combinati male tra di loro. Non riusciva a vedere i suoi colori, le farfalle oscuravano il suo essere, e più queste si avvicinavano e sfioravano la ragazza, e più questa si stringeva le gambe al petto.
<<L-Lasciatemi stare... Basta ... Io volevo solo una vita tranquilla...>> Furono le sue parole appena una farfalla le sfiorò il braccio.
Fu allora che l'uomo riconobbe la ragazza:
<<Autrice! Ma ... Che ci fai qui?>> Si inginocchiò al suo fianco, starle così vicino gli fece notare che queste farfalle sussurravano molto piano, ma questo continuo sussurro trasmettevano ansia, tristezza, amarezza, angoscia.
<<Sho! Sho! Andate via!>> Cercò di farle sparire con le sue mani, ma appena queste si spostavano, tornavano a congiungersi con il nido.
<<È-È tutto inutile... Ho provato mille volte ad allontarnarle, ma non se ne vanno... Sono un completo disastro...>> Rispose la ragazza al tentativo aiuto dell'uomo.
<<Che ci fanno qui tutte queste farfalle?>> Chiese ingenuamente mentre tentava ancora di allontanarle.
<<Vogliono me, un'anima fragile che non riesce più a rialzarsi come una volta... Mi tormentano, sono i miei demoni, le mie paure, le mie insicurezze...>> Ryozo, così si chiama il nostro personaggio, la guardò confuso.
<<Ma perché i tuoi demoni sono delle farfalle?>>
<<Ho paura delle farfalle... Quando ero piccola, quando ancora ero estranea a tutto questo, vivevo già con mia mamma in una casetta in una zona del paesino dove spesso mancava la luce e l'acqua e una volta mancava la luce, stavo tornando a casa ed era una enorme farfalla nera in casa. La cercai con una torcia accesa, ero impaurita, ma non la trovavo: stavo aprendo l'ultima porta della abitazione per vedere dove fosse, ma non la trovai, poi però chiusi la porta, alzai lo sguardo e la vidi lì, con le sue enormi ali nere poggiate sulla porta, con quei cerchi Bianchi che mi terrorizzavano e scappai nel cortiletto davanti casa urlando...>>
<<Oh... Mi... Mi dispiace...>> È l'unica cosa che riusciva a dirle, effettivamente non conosceva molto l'autrice, era sempre rimasto estraneo a colei che ha plasmato il suo essere. Aveva tante domande, tantissime domande, ma non sembrava il momento giusto per farle.
<<Hey... Perché... Perché piangi? Cosa succede, Autrice?>> Chiese con gentilezza e un pizzico di curiosità, mentre si metteva comodo sedendosi con le gambe incrociate e posando il bastone per terra.
<<Non... Non capiresti, tu non dovresti essere qui, tu hai già la tua vita felice, tu hai quello che hai sempre desiderato, essere una persona normale che vive la sua vita come una persona normale...>>
L'uomo fece una leggera risata <<Beh, sì, dovrei, anche se hai deciso di uccidere mia figlia Sakura, ma non importa, alla fine non avevi molte idee e la sua indifferenza verso quella persona con cui hai plasmato la mia storia, beh, non hai espresso un dolore che attualmente è acqua passata... Sarò forse una persona "normale" adesso, ma anche tu stessa mi hai definito umano, e soffro pure io, mi hai fatto tornare in mente traumi passati continuamente e mi hai fatto subire un sacco di momenti tragici, ma sono qui ... Sono qui perché grazie a te sono quello che sono, stessa cosa che pensi di tuo padre...>>
La ragazza alzò leggermente lo sguardo ma non guardò la sua creazione.
<<Ormai non so più chi sono, chi ero, e chi potrei diventare... Vedo tutto monotono, grigio, noioso... Come fai ad non odiarmi, dopo tutto quello che ti ho fatto passare?>>
<<Perché è quello che abbiamo passato insieme, abbiamo sofferto insieme per parecchio tempo>> Ryozo poggiò una spalla sulla schiena della ragazza, le farfalle evitarono di toccarlo perché non era la loro preda. <<Io... Ho avuto una storia difficile quanto la tua, molto più difficile visto le cose serie che hai aggiunto... Hai fatto crescere in me quello che hai sentito per anni: rabbia. Attraverso me scappavi dalla tua realtà, cercavi di sfogarti attraverso le mie gesta, i miei modi di fare, il mio essere...>> Osservò la ragazza in silenzio in cerca di una risposta, poi sospirò e continuò a parlare.
<<Anche tu, nel profondo del tuo cuore, speri di essere una persona normale, di avere una vita felice e superare tutto ciò che vissuto->>
<<Ormai quella speranza è impossibile. Ogni volta, ogni fottuta volta che ho provato a cambiare, a fare qualcosa, tornavo al punto di partenza>> interruppe la ragazza con un tono secco, ma l'uomo non sembrò disturbarsi.
<<Puoi mentire a te stessa, agli altri, ma nel tuo cuore sei questo bisogno di essere felice... Lo sento e lo so perché io sono te, io mi ricordo le lacrime e le emozioni quando facevi le storie con me ed Haruka, i pianti che hai fatto per me, per la mia storia, quei eventi tragici hanno trasmesso a me la tua sofferenza per la malattia di un uomo difficile che ti ha cresciutoma come un padre...>> La ragazza non sembrò dare segno di vita, Ryozo aveva colpito in pieno la piaga, che però doveva essere ricucita e doveva essere guarita.
<<Hai sempre sofferto nonostante la tua energia e la tua ingenuità sin da piccola; il cambio scuola, la solitudine, tuo padre biologico che dava amore a modo suo, come tua madre, rigida come la mia, anche se, beh, la mia era proprio terribile come madre>> fece una leggera risata per sdrammatizzare, poi continuò ancora. <<Lei ancora c'è, anche se non è più come era prima, anche lei ha sofferto come noi due... Ha sofferto così tanto nonostante si sia trovato un altro uomo che è stato un grande uomo, un grande uomo che però, aveva sofferto molto ed era come noi; testardo, diffidente e pesante nel parlare.>> Altre farfalle si aggiunsero alla colonia, questo stormo non ne voleva sapere di andarsene. <<Speravi tanto di avere una figura paterna che ti amasse meglio di colui che ha fecondato tua madre, ma questo, come te, aveva paura ed era diffidente, ma una cosa è certa, che->>
<<Lui c'era sempre, mi ha insegnato ad essere indipendente, mi ha insegnato a parlare in italiano, mi ha insegnato le buone maniere... Mi ha insegnato a fare un sacco di cose e mi ha corretto un po'... Mi ha fatto conoscere l'amore e l'importanza della famiglia...>> Rispose la ragazza per lui, stava alzando di più la sua testa; adesso si poteva vedere il suo viso delicato bagnato dalle lacrime e i suoi occhi sofferenti. Ryozo si limitò a sorriderle e aspettò un paio di minuti in attesta di qualche parola in più.
<<Lo odiavo, odiavo tutto, odiavo me stessa, mi ha fatto conoscere la verità, sì, ma l'ho capito troppo tardi... Se non fosse per la malattia... Cosa sarebbe successo...?>> Continuò la ragazza, guardando l'orizzonte con le lacrime che scendevano lungo le sue guance in silenzio. Si era ammutolita, persa chissà dove.
<<Quando ... Quando venni inventato, già gli era stato diagnosticato il tumore da due anni, non deve essere stato facile... Un periodo molto difficile vivere per tre anni con una persona malata...>>
<<Sì, sì lo è stato... Non mi sono ancora ripresa da tutto quello che successo, ricordo appena com'è stato, è stato così terribile che ho sigillato quei ricordi...>> Rispose la ragazza per lui.
<<Sì, lo so... Ho sentito fortemente la tua sofferenza. Non volevi sentirlo in bagno mentre vomitava->>
<<Ho avuto più paura durante la sua ultima settimana. Dal 29 aprile, il compleanno di mia mamma, cominciò a peggiorare...>> Gli occhi castani della ragazza erano sbarrati dal terrore <<e la paura che potesse succedere qualcosa da un momento all'altro, la chemio, la chemio gli ha bruciato i neuroni, la malattia, la malattia gli ha tolto tutto, il senso della ragione, e i forti dolori potevano essere calmati con la sola dose della Morfina, era terribile ... I suoi attacchi di rabbia, i suoi deliri... Volevo sparire e speravo che oltre la porta della mia stanza non succedesse nulla... Poi, quando lo sedarono, sul punto di morte... Non... Non era...>>
L'uomo la guardò con estrema calma e pazienza; la ragazza si coprì gli occhi e scoppiò a piangere, soffocando le sue urla di dolore, una forte stretta al petto, un fuoco ardente immaginario che voleva esplodere dentro di lei.
<<Ecco da dove vengono le mie esplosioni improvvise di fiamme nere, tutto questo forte dolore, tutta questa rabbia... Deriva da questo...>> Disse l'uomo con tono tenero anche se era incuriosito.
<<Sul punto di morire, ho capito che ho avuto un rancore completamente inutile per 6 anni. Al funerale ero distrutta, e mi sentii distrutta e vuota per un intero anno...>> Continuò l'autrice con un filo di voce.
<<Tempi di covid, già... Sono nato qualche giorno prima che la scuola venisse chiusa per mesi... Ricordo come le tue rappresentazioni di me e della mia famiglia nel 2022 trasmettevano solo sofferenza...>>
<<È stato orrendo, mi sentivo incompresa, stavo sempre in silenzio... Il covid, la malattia e la morte di quel uomo che oggi chiamo padre, la mia difficoltà di relazionarmi con gli altri, mi ha portato ad essere quella che sono adesso...>> Indicò se stessa; disordinata, malconcia e con l'aria confusa. <<Dopo la sua morte non ho capito più nulla, non so chi sono, non so a che pensare, non so come agire, tutto mi sembra confuso e incerto>> le sue lacrime scesero ripetutamente.
Ryozo non sapeva cosa dire in un momento così profondo ed intimo, era consapevole di tutto ciò, era consapevole delle sensazioni che lei stava sentendo, e non sapeva come aiutarla.
<<In questo periodo sembra che abbia messo in secondo piano la mia storia e la tua vocazione di disegnare...>>
<<M-Mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto, n-non ho più ispirazione, non sono più capace mi dispiace... Ho passato un quinto anno terribile, l'ansia mi ha portato ad essere anoressica, ho perso tutto, entusiasmo, allegria, serenità...>>
<<Hey Hey frena frena, se non sbaglio l'anoressia l'hai superata, i professori ti hanno sostenuta ed aiutato per affrontare il tuo ultimo anno e sei uscita con il massimo del voti! Senti, so che è difficile, anzi che sembra impossibile, ma nonostante tu sia stata una inetta per tutto questo tempo, guarda! Guarda cosa ti hanno donato, guarda! Tu come me, hai conosciuto un ragazzo che ti ha salvato la vita, e guardati! Magari ora avrai un blocco, succede perché so che succede ma non ti preoccupare!>> Ryozo era pieno di una energia che non sapeva nemmeno lui da dove proveniva, prese il viso della ragazza e finalmente potè vederla bene, i suoi colori erano sbiaditi sì ma non sono completamente scomparsi. <<Va bene così, vai benissimo così... E andrai bene, perché se fosse diversamente, se fossi veramente uno schifo, attualmente non saresti stata in grado di affrontare gli studi. La solitudine non ti ha aiutata, è vero, noi due abbiamo un grande problema, non abbiamo molti amici e ci sentiamo trascurati e poco considerati perché abbiamo sempre sofferto nel fidarci dei nostri che si sono allontanati, tu sei sempre stata l'ultima scelta o la seconda scelta ma entrambi non siamo la seconda scelta per la persona che ci ama.>> Le farfalle girarono intorno alle due figure, questa energia vorticosa coinvolgeva entrambi, i sussurri delle farfalle si fecero più forti. <<Tu ci riuscirai, tu ci riuscirai, vedrai, tu ci riuscirai, queste maledette farfalle ti turbano, ma anche se ti turbano, sei intelligente; hai superato una simulazione d'esame che stavi male, hai avuto una crisi, un attacco di rabbia, sì, pensavi di aver sbagliato tutto, eppure hai preso 9 e mezzo con uno dei professori più difficili, hai addirittura superato te stessa raggiungendo il 10 perché questa sei tu. Una ragazza con grande inventiva e grande fantasia che non si ferma. Guardaci adesso, stai scrivendo di getto senza fermarti perché le idee non si placano, hai solo bisogno di un inizio. Non avere paura, ora sei sola, ti senti sola con tua madre che la vedi strana ed ora è spesso fuori casa, non hai amici che ti cercano ma nel tuo cuore hai solo paura di chiedere aiuto, hai paura di fare la stessa fine del 2020, ma chi ti vuole veramente rimane per sempre, guardati intorno, guarda le meraviglie che ti sono state date e le meraviglie che fai.>>
Le farfalle volarono più freneticamente, un vento forte accompagnava le parole del uomo. <<Tu ed io, siamo la stessa persona... Tu non ti preoccupare, non te la prendere se qualcuno ti ha offeso dicendoti che il tuo Albergo fa schifo, che è uno scarsone perché non è così, ti limiti dalla paura, dal pregiudizio degli altri, ti fai influenzare perché hai paura di non essere accettata ed integrata. Ma tu adesso, non ti devi preoccupare se non ti vengo spesso in mente, perché io sarò sempre nel tuo cuore, tu stessa vuoi raccontare la mia storia perché ti emozioni ogni volta che ne parli e ti viene il desiderio di farla scoprire nel mondo perché vuoi trasmettere tutta la mia ideologia e la mia psicologia che in parte è solo una derivante dal tuo cervello tormentato... Adesso tu devi solo affidarti a Dio, lo sai tu stessa che dire il suo nome ti mette paura e vergogna perché le persone sono crudeli ed escludono coloro che sono diversi, ma non avere paura, io sarò sempre qui. Non mi vedrai spesso, perché tu stai crescendo,stai entrando nel mondo...>> Il suo tono si faceva più delicato e più amorevole. <<Io non me ne andrò, sei tu che decidi se lasciarmi andare, così che tu possa crescere, o tenermi ancora rinchiuso con te per evitare di fare vedere chi sei veramente. Io dico a te, figlia mia, che è il momento di esternare di nuovo tutto ciò che hai tenuto per tutto questo tempo...>> Le farfalle cominciarono a sposatarsi verso di lui, i suoi piedi e il suo bastone si sollevarono appena da terra. <<È tempo di crescere, Autrice, è tempo che tu viva il mondo. Io sarò qui quando ti sarai decisa nel diffondere la mia storia al mondo, ma tu ora, devi esprimerti ed essere sincera prima con te stessa, e poi gli altri... Liberati di queste catene...>> Ryozo appoggiò le mani in quelle della ragazza. L'autrice sciolse lentamente le gambe e guardò l'uomo, incredula e preoccupata per le sue parole, era davvero pronta ad affrontare la realtà? Era pronta a tagliare la testa ai propri buoi?. Sorrise appena e appoggiò la fronte sulle mani dell'uomo che piano piano venivano ringiovanite.
<<Ryozo... Ti voglio bene... Sei e sarai sempre la mia creazione preferita...>>
Una risata divertita riecheggiò nella stanza. Ryozo passò una mano sulle guance della sua creatrice e le asciugò le lacrime dal viso. <<Anche io ti voglio bene, ne abbiamo passate di belle, e spero che un giorno possiamo vivere altri momenti insieme come due adulti...>> Ryozo sembrava che stesse tornando indietro mentre le farfalle lo tirarono verso l'altro; da quarantenne sembrava essere tornato un ragazzo di vent'anni, poi andava ancora indietro mentre lui continuava a staccare le sue mani dalla sua autrice fino; adesso era un quattordicenne. <<Arrivederci, ******>> aveva un sorriso splendido e sereno mentre la guardava.
La ragazza lo guardò e sorrise a sua volta, alzò una mano e lo salutò con una mano: il suo viso e la sua forma continuava a regredire fino ai otto-nove anni di età. <<Arrivederci, Ryozo... >> Il bambino di nove anni venne portato via da queste farfalle, sparendo nel nulla.
Questa storia, non è una storia come tutte le altre, è una storia dove due facce della sottoscritta si sono messi a confronto uno con l'altro. Ancora una volta, la fantasia si fonde con la realtà. Non ho altra consolazione che confrontarmi con me stessa ogni volta che sento il bisogno di farlo, perché Ryozo sono io ed io sono Ryozo.
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