3.8│Chandelier
art: samandspies
now playing:
Chandelier,
Sia
1:17 ━━❍───── 3:51
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volume: ▁▂▃▄▅▆▇ 100%
❝ I'm gonna swing from the chandelier,
from the chandelier
But I'm holding on for dear life
Won't look down, won't open my eyes
Keep my glass full until morning light
'Cause I'm just holding on for tonight ❞
☆
Mina era abbastanza sicura che non dormi nello stesso letto del tuo acerrimo nemico e soprattutto non te lo limoni davanti a tutti appassionatamente se non sei almeno un po', un po' tanto masochista. Ma, andando con ordine, era cominciato tutto poco prima del gioco della bottiglia e con una punta di orgoglio poteva dire proprio grazie a lei.
Stavano ultimando i preparativi, Kyoka era troppo occupata a fare l'offesa e pensare a come ubriacarsi stavolta dopo l'uscita idiota di Denki per far caso alla musica e agli altri non sembrava importare. Così aveva preso definitivamente il controllo e potuto tediare i compagni di classe con le sue canzoni, dritte dritte dalle playlist di YouTube trovate sul telefono di Hanta perché il ragazzo negli anni si era rassegnato a questi e altri amichevoli sfruttamenti.
Da "Wrecking Ball", "Let's Hurt Tonight" e altre degli anni d'oro alle sue amate boy band, dagli 1D ai BTS, fino a che arrivò lei: la sua indiscussa, adorata regina del pop Sia, con un brano mezzo sconosciuto che persino Mina non sentiva da una vita.
«Its dangerous, to fall in love but I
Wanna burn with you tonight
Hurt me»
«Oh, zitti tutti!» esclamò non appena riconobbe l'inizio, gesticolando per ottenere attenzione. «Hanta caro, alzeresti un po'?»
Il chiamato in causa roteò gli occhi. Non amava particolarmente la musica con cui lei e Toru lo tormentavano sempre e infatti protestò: «Ti prego, no. È la volta buona che i vicini mi denunciano e poi già mi stanno sanguinando i timpani».
«Non dirlo a Kat» ridacchiò Eijiro in sottofondo. Come prevedibile, si beccò una pedata sulla schiena dal migliore amico, solo perché le mani erano troppo occupate a tapparsi teatralmente le orecchie.
«Esagerati!» intervenne Toru stizzita «Sempre meglio delle robe trapperine di Hanta».
«Le mie che?»
«Lo sappiamo che segretamente ascolti Tha Supreme e tutti quelli».
Il moro sussultò, oltraggiato. «Ehi! Uno, non è assolutamente vero. Due, anche fosse? Il suo è un bel sound, e poi "tutti quelli" hanno un nome!»
«Vedi! Lo stai ammettendo!»
«Vogliamo parlare di gusti orribili? Non sono io quello che ha ascoltato "Despacito" in loop per mesi! Gesù, ho ancora gli incubi!»
«Allora...!» Toru boccheggiò e gli puntò un dito contro «Era un periodo brutto quello, ok? Avevi promesso di non ritirarlo più fuori».
«Sì, scusa. Ma le cose latino-americane le ascolti ancora adesso, comunque».
«E non sono la stessa cosa tua?» fece Eijiro, provocando dei loro sospiri rassegnati. Anche Mina non ne sapeva tanto di musica, ma almeno conosceva la differenza. Ecco perché il rosso non era mai riuscito ad entrare nella band scolastica con gli amici. Aveva anche provato con tutto sé stesso a studiare uno strumento, prendendo lezioni di chitarra da Kyoka, e a imparare a cantare, ma per il primo proposito non c'era mai riuscito e per il secondo rimaneva stonato come una campana.
«Dov'è l'Emo di Merda quando serve...» Katsuki sembrava così provato che aveva sussurrato, come prosciugato di tutte le energie. Tipo Superman e la kryptonite, solo per un po' di pop. Poi erano lei e Denki le drama queen!
Mina si appuntò mentalmente di usare quell'arma più spesso contro il biondo ciclato, quindi tornò alla sua missione principale di convincere Hanta.
«Daaai, tesoro». Quando le prese in giro non funzionavano, si passava alle richieste a cui non riusciva mai davvero a rifiutare. «Com'è che fai tutto il prezioso ad un tratto?» Si sporse verso di lui, arricciando distrattamente una corta ciocca di capelli su un dito e sporgendo il labbro inferiore. «Solo questa canzone, giuro. Fammi solo questo favore...»
Lui strinse gli occhi, come se avesse capito cosa stava cercando di fare e una volta tanto volesse darsi una dignità. «Dammi un motivo. Perché dovrei?»
Era già diverso da un no. Ghignò serafica, sicura di avere già la vittoria in tasca. L'indice lasciò i capelli per percorrergli la linea della mandibola fino al mento e sollevarlo. «Mmh, perché sono irresistibile e mi ami?»
Hanta si ingozzò con la sua stessa saliva. Tra le risatine di contorno si riprese e, leggermente rosso in viso, borbottò: «Solo perché già mi devo alzare per prendere altro da bere».
«Slay!» Toru batté il cinque con l'amica, che lasciò libera la sua vittima e ricambiò ridacchiando. Era consapevole del suo potere.
Un «E chi non ti ama fra'!» provenne invece da Eijiro, provando quanto a volte sapesse essere ottuso.
«Eiji, ne abbiamo già parlato» espirò «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi fra' o bro?»
Si perse poi a studiare la figura di Hanta che si allontanava ad alzare il volume delle casse, intanto che Toru si lanciava in una discussione su quanto quei soprannomi fossero l'antisesso e di contro il rosso sosteneva di averli sempre trovati virili in ogni caso.
«Flame you came from me, fire meet gasoline
Fire meet gasoline, I'm burning alive
I can barely breath, when you're here loving me
Fire meet gasoline, fire meet gasoline»
Anche la canzone continuò, insieme ai suoi pensieri. Già, Mina non era stupida come Denki. Paragone sempre scontato e abbastanza impietoso verso il biondino, comunque il succo era che sospettava da anni che Hanta avesse una cotta per lei. Le sue attenzioni non le dispiacevano e, doveva ammettere, ci aveva preso gusto a torturarlo un po' ogni tanto. Non per cattiveria quanto per... spronarlo, più o meno? Era certa di non ricambiarlo ma perché in definitiva non lo aveva mai considerato come potenziale ragazzo. Magari facendo così, oltre che divertirsi, avrebbe anche dato a lui il coraggio di fare qualcosa che l'avrebbe piacevolmente sorpresa. Quindi non c'era male a stuzzicarlo, no?
Se non fosse stata presa dalla riflessione, avrebbe notato che a stuzzicarsi erano anche altri due, in quel cerchio creato dai compagni alla bell'e meglio in salotto, pur in modo meno palese. O almeno finché, proprio al termine della canzone, tutto esplose.
«Davvero, adesso possiamo spegnere? Dobbiamo giocare e poi non ci tengo proprio a quella denuncia...»
«Sì, sì» Mina sventolò una mano in aria e il proprietario di casa poté bisbigliare un "Dios mio, gracias" dei suoi a mani giunte e occhi al cielo. «Grazie cucciolo» ammiccò e gli mandò un bacio volante, mentre quello spegneva le casse per la gioia di Katsuki e dei vicini. I quali vicini il mattino seguente si sarebbero davvero presentati alla porta dei Sero minacciando che quella era l'ultima possibilità prima di andare alla polizia ad accusarli di inquinamento acustico e disturbo della quiete pubblica, ma questa è un'altra storia.
«Mimì, così lo uccidi» fu il commento casuale di Tsuyu. Il sottofondo musicale tolto di colpo e una bottiglia vuota posata al centro del tappeto ora irrimediabilmente macchiato catturarono infatti l'attenzione di tutta la decina di superstiti.
Anche Kyoka tornò tra loro. Arrivò dal tavolo delle bevande con diversi drink che depositò per terra, come alludendo al fatto che ne sarebbero serviti molti, a lei e tutti quanti, per sopravvivere al gioco successivo. «Grazie a Dio, già» ripeté sarcastica, accompagnata da uno sguardo critico alla responsabile Mina che le rispose con una linguaccia.
«Non era così male però» si levò la voce di Izuku, al lato opposto del cerchio dove stava la BakuSquad. «La canzone, intendo. Anzi, il testo è molto bello. Esprime bene quello che si prova quando... quando ti piace qualcuno, o- o almeno immagino sia così...»
Ah, questo sì che era interessante. Ed era troppo tardi per rimangiarsi quell'implicita rivelazione. Mina sorrise compiaciuta. «Uuh, Izuku, così sei un romanticone!»
Alternò lo sguardo tra lui e Ochako accanto. Ricordava bene come li aveva beccati qualche ora prima in bagno, ad abbracciarsi stretti stretti. Magari era la volta buona che la sua amica potesse avere una gioia e del resto lei amava improvvisarsi il Cupido della situazione. Anche se adesso la castana la stava guardando a occhi sbarrati, anche se scuoteva la testa cercando in tutti i modi di farle capire di non dire... beh, qualsiasi cosa delle sue avesse in mente, in premonizione del disastro.
«Non è che ci nascondi qualcuno? Una ragazza?» iniziò con le sue domande a raffica «Tipo la biondina un po' matta, quella che ci aveva provato con te alla serata tra scuole l'anno scorso? Com'è che si chiamava, Himiko? O magari un'amica più vicina...»
«T-Ti sbagli!» il compagno di classe avvampò. «Quella ragazza mi aveva solo avvicinato chiedendomi dove fosse il bagno, io l'avevo accompagnata, poi era stata lei a starmi appiccicata tutto il tempo e allora le avevo...» le parole cominciarono a morirgli in gola, facendolo concludere in un mormorio «Le avevo chiesto gentilmente di smetterla, perché non cercavo quel tipo di... attenzioni...»
«Pff- E poi?»
«Lei l'aveva presa male e se n'era andata giurando vendetta. Da lì non si è più rifatta viva. Anche se, so che è assurdo, ma a volte mi sento osservato tra la folla e mi sembra di vederla di sfuggita... Avrò le allucinazioni...»
Non riuscì più a trattenere la risata. Già non era una novità che fosse super imbranato con le ragazze, se in più si aggiungevano soggetti strambi del genere...
«Certo che sei sfortunato, Midobro» Eijiro completò il suo pensiero.
«Izuku, toglimi un'altra curiosità».
Ochako adesso aveva uno sguardo vagamente omicida. D'accordo, se stava innervosendo Ochako stava proprio esagerando. Però un ultimo dubbio doveva risolverlo.
«Me lo sono sempre chiesta: qual è il tuo tipo ideale?»
«... Eh? C-Cioé io non ho u-un tipo... Non proprio...»
«Nah, dite tutti così voi timidini, ma scommetto che ce l'hai eccome!»
Mina ignorò l'occhiata della migliore amica, che ora allarmata puntava alla sua destra per qualche motivo, e si alzò per raggiungere i due in un saltello. Si accovacciò facendosi spazio tra loro e li prese entrambi sottobraccio per le spalle.
«Come la nostra Ochako cara! Anche lei ha dei gusti particolari, sai? Singolari, oserei dire».
«Mina, ti scongiuro...»
«Ti ripeto che non-»
«Solo qualche domanda, promesso! Lasciatemi divertire un po'! Allora, Zuzu bello, che ci dici? Aspetto fisico?»
Inutile specificare come lui avvampò una seconda volta al nomignolo. Era proprio la copia sputata di Ochako.
Quest'ultima si tolse il braccio da attorno all'amica e glielo strinse. «Sul serio, fermati, lo dico anche per te» la pregò con un filo di voce carica di preoccupazione che, di nuovo, Mina non considerò. Iniziava a capire che gusto ci provasse quell'antipatico di Katsuki a infastidire Izuku, anche se con altri mezzi e fini. Era esilarante messo alle strette su quegli argomenti, ancora di più adesso che era già mezzo sbronzo.
«Su su, racconta! Bionda o mora?»
Izuku, per l'appunto, era già in crisi. Fece schizzare lo sguardo alternativamente un po' ovunque, dalle mani contorte tra loro ai muri della stanza, pur di evitare quello insistente di Mina. «B-Bionda» balbettò intanto, senza troppi ripensamenti.
«Alta o bassa?»
«Normale, forse... u-un po' più alta...»
«Ah hai capito Izuku, la top model!»
«Tipo...»
«Magra o curvy?»
«Ehm... Muscolosa?»
«Cos...»
«Wow bro!»
«È molto virile da parte tua!»
No, no, un attimo. Mentre Hanta ed Eijiro sghignazzavano, iniziò a fare due più due. Era un aggettivo specifico da usare, quello. Non che si fosse mai interessata delle preferenze del compagno dai capelli verdi, semplicemente dava per scontato che gli piacessero solo le ragazze. Però, se si fosse sempre sbagliata?
Il colpo di grazia arrivò da Denki. «Ottimi gusti, amico. Mi ricordano quasi qualcuno di nostra conoscenza-»
«Possiamo smetterla con queste cazzate».
«Ahi! Ma che...» Mina si lamentò quando Ochako le strizzò fortissimo il braccio e vi si nascose dietro, dopo quel ringhio seguito da sguardo inceneritore puntato proprio nella loro direzione.
Ah, ecco da chi cercava di metterla in guardia. Così Katsuki era tanto infastidito, per qualche motivo che c'entrava con "il nerd" e le sue ammissioni poco etero, eh?
Sorrise maliziosa e ricambiò con sfida. Continuò con le domande mentre si avvicinava apposta ad Izuku solo per godersi appieno l'espressione irritata di Katsuki, il modo in cui la mascella si contraeva e la mano stringeva per bene il bracciolo della poltrona.
«E di carattere? Vivace o tranquilla? Solare o introversa?»
«Nessuno di questi, credo... T-Troppo vicina!» Izuku, ignaro di essere al centro dell'irritazione del biondo e del relativo divertimento di Mina, gridò così e saltò via, coprendo poi il viso colorato di imbarazzo tra le braccia incrociate.
«Ripeto. Possiamo smetterla».
«Che c'è, Katsuki? Infastidito per qualcosa?»
«Tu, piccola stronza...» sibilò. «Dico solo che non ce ne può fregar di meno del nerd e i suoi gusti di merda».
«Ma non si è, tipo, insultato da solo?» il bisbiglio di Denki giunse a malapena alle orecchie di Mina, nonché a quelle di Ochako che annuì con forza.
Momento, momento, momento. Ma allora davvero... Non ci fu tempo per elaborare.
«Per una volta sono d'accordo con Bakugo» Shoto parlò dal nulla.
Si zittirono tutti e l'atmosfera si fece tesa come sempre quando il ragazzo dai capelli bicolore apriva bocca. Pareva che dovesse rivelare il più grande dei misteri del mondo, anche se la maggior parte delle volte erano solo le sue uscite che strappavano una risata.
Quella volta non fece eccezione. «La canzone non era un granché. Izuku, perché ti piace tanto?»
Come non detto, livello di ingenuità imbarazzante e comprensione del sottotesto zero. Non poteva essere più chiaro di così che i gusti di cui stavano discutendo non erano di certo quelli musicali. Ma era interessante la piega che stava prendendo la conversazione: così pensarono Mina, gli altri e lo stesso Izuku, o forse era soltanto che era brillo la ragione per cui si mise a rispondere seriamente.
«Ecco, perché dice una cosa vera...» Si sciolse dalla posizione accucciata e abbassò gli occhi verdi sulle mani. Le teneva congiunte tra loro, senza torturarsele, ed era come se quel pensiero fosse stato sufficiente a scacciare il panico. Parlò con calma e un piccolo sorriso sereno sulle labbra. «Che è come bruciare. Amare, è come bruciare e bruciarsi. Ti toglie l'ossigeno, ti fa contorcere lo stomaco e battere forte il cuore ed è come un incendio che divampa dentro di te e ti fa sentire... incredibilmente, infinitamente vivo».
«Mmh» Shoto ribatté pensieroso. «Sì, me l'hai già spiegato. Ma non lo so, Izuku. Io penso che l'amore non dovrebbe far provare dolore. Il mal di pancia, la tachicardia e quelle cose. Secondo me, dovrebbe essere solo...» Le sopracciglia rosse si corrucciarono un poco mentre cercava le parole con cui, a volte, faceva ancora fatica. «La tranquillità. Lo stare bene con una persona e comprendersi anche nei silenzi, senza bisogno di parlare. L'amore dovrebbe far stare bene, non male. O così dicono».
«Però sai, Sho, è proprio anche quel dolore che prende parte a renderti vivo, anzi è la cosa fondamentale. Perciò, anche se il fuoco che incontra la tua benzina la accende e provoca un incendio tanto grande da ridurti in cenere, non puoi farne a meno. Perché fa male ma anche bene. Ti fa soffrire e così ti fa vivere, ti fa a pezzi e li rimette insieme».
«Oh. Suppongo che ognuno abbia la propria visione, dato che la vive a modo suo».
«Vero, sì».
Ormai la mascella di Mina toccava terra, come quelle degli altri che ugualmente basiti assistevano allo scambio di battute. Era incredibile come portavano avanti la conversazione con quell'ingenuità disarmante, e dubitava solo perché erano brilli. Probabilmente la strana amicizia tra quei due funzionava sempre proprio così e non sapeva se esserne divertita o spaventata o entrambe.
«Avete finito» di nuovo Katsuki e una delle sue domande non domande ma ordini e basta, che interruppe il momento surreale accompagnato dai migliori degli sguardi truci verso l'ex amico d'infanzia. «Sono solo stronzate».
Eppure, sembrava esserci molto di più sotto, dentro, quelle tre parole. Doveva esserci, stando a come reagì Izuku.
Ancora con gli occhi bassi, si morse il labbro come a trattenersi. Dopo cambiò idea. «Adesso basta» sussurrò piano, più a sé stesso. Si alzò e mosse qualche passo, fino a trovarsi davanti a Katsuki comodamente stravaccato sulla poltrona. Pugni stretti lungo i fianchi, scuro in volto a fissare non oltre il pavimento e le scarpe di lui, ripeté a voce più alta: «Basta. Mi hai veramente, veramente stancato».
«Hah?» l'altro si accigliò. Non era la sua smorfia di scherno, non lo stava prendendo in giro o sottovalutando, ma nemmeno doveva starsi aspettando ciò che venne dopo.
«Quello che ho detto, Katsuki».
Mina poteva giurare di aver sentito quasi i brividi, non solo per Ochako che tornava a tormentare il suo malcapitato braccio. Izuku sollevò la testa a ricambiare lo sguardo all'improvviso risoluto come non mai, in un misto di determinazione, rabbia, altro di indecifrabile. Di nuovo, la ragazza ebbe l'impressione che tutto quanto fosse qualcosa di più del semplice prendersela per le frecciatine, anzi gli interi archi, lanciatigli addosso nel corso della serata o del fatto di essere già sbronzo e il seguito lo confermò.
«Mi hai stancato. Mi hai rotto il cazzo, ok? Sempre a giudicare gli altri quando non sai nemmeno guardare dentro te stesso» sputò tutto d'un fiato «Perché? Solo perché hai paura? Va bene, dannazione, va bene, è perfettamente normale, è umano! Ma non ti dà il diritto di prendertela con gli altri, di prenderli in giro e giocare con i loro sentimenti. Pensando cosa? Che ti farà stare meglio? I miei complimenti, è il ragionamento più da egoisti, stupidi, schifosi del mondo!»
«Oi».
«Oi niente» continuò a parlargli sopra, anche mentre Katsuki si scaldava e alzava a fronteggiarlo, trattenendosi visibilmente dal saltargli addosso. «È quello che hai fatto per una vita intera, non è vero? Che hai fatto e continui a fare con me. Però, vedi, almeno io ho il coraggio di dire le cose come stanno. Di dire quello che provo, stronzo».
Mina non poteva vederlo in viso, dato che le dava la schiena, ma dal magone nella voce poteva immaginare che gli occhi gli si stessero ricoprendo di un velo di lacrime.
Le mani segnate da cicatrici si allungarono per dare un debole spintone a Katsuki e poi un altro, disperato, quando non ottenne alcuna reazione.
«Vaffanculo! Almeno io ce l'ho un cuore e non sono un represso di merda! Ti odio!»
Per qualche secondo ancora il biondo non rispose a quell'esclamazione che, per quanto fosse detestabile, persino l'amica pensò non si meritasse così nuda e cruda. Si limitò a fissare intensamente il ragazzo che da parte sua era già tanto se ricordava come si respirava, in affanno per il discorso vomitato fuori e la relativa condanna a morte che ancora forse non realizzava appieno di essersi appena autofirmato, eppure nemmeno lui faceva vacillare lo sguardo ferito.
Dopo, sbuffò una risata, di quelle che gli amici amavano definire da sadico psicopatico. «Deku, ma tu...» In uno scatto lo prese per la maglietta e se lo portò bene vicino. «Ma tu, esattamente, chi cazzo ti credi di essere, hah?»
Nemmeno stavolta Izuku tentennò. Adesso, paradossalmente, era anche lui calmo, da far paura pur avendo quella furia omicida a letteralmente due centimetri dalla faccia, mentre afferrava i suoi polsi e sosteneva gli occhi puntati nei suoi. «Mi hai già fatto questa domanda, io ti ho già dato una risposta. Abbiamo avuto più volte questa discussione, no? E sappiamo entrambi com'è andata a finire, Katsuki. Come va a finire sempre».
Seguirono altri istanti infiniti di respiri trattenuti da parte degli altri e sguardi che parlavano da soli tra quei due. Quello sicuro di Izuku e quello di Katsuki che, qualsiasi cosa dovessero significare le ultime parole, ne rimase colpito e privato del coraggio di poco prima.
Anzi, di più. Gli occhi castani dalle sfumature rossicce si spostarono dall'alto in basso insieme al pomo d'Adamo, scivolarono sulle labbra appena morse dell'altro, poi di nuovo su. E quando risalirono, incastrandosi e perdendosi nello smeraldo, sembravano quasi... implorare.
«No. Basta... Basta, Katsuki».
Se prima era colpito, quel sussurro sofferto lo ferì proprio. Come se avesse di colpo realizzato qualcosa e non potesse reggerla, che Izuku avesse sul serio perso la pazienza una volta per tutte nei suoi confronti dopo anni e anni o chissà cosa. Allora pregava silenziosamente di dire altro, comunicava, forse, la sua paura e scrutava ogni dettaglio di quel viso anche quasi per imprimerselo, consapevole che stava rischiando di perderlo davvero o magari già era successo.
Mina non riusciva a crederci, stava succedendo, tutto lì davanti ai loro occhi. Fece appena in tempo a fermare Eijiro, arrivato in quell'istante, dall'intervenire dicendo di stare a guardare e farlo anche lei, cercando di carpire ogni particolare di quella scena sospesa nel tempo.
Finché il compagno dai capelli verdi scostò le mani aggrappate ai suoi vestiti. «Non mi toccare» gli tremò la voce «Lasciami».
Il fatto incredibile fu che Katsuki eseguì. Immediatamente, senza aggiungere cattiverie, senza dare di matto. Soltanto, lo allontanò piano e gli lanciò un ultimo sguardo altrettanto ferito, prima di uscire fuori. Izuku invece mormorò delle scuse e si rifugiò in bagno.
Così lasciarono gli altri in salotto, ognuno senza parole e con solo tante, tante domande.
«Sono io o c'era un'assurda tensione sessuale nell'aria?»
«Idiota, ti sembra il caso?!»
«Però ha ragione, sis. No?»
Gli occhi di Denki, che aveva appena collezionato un nuovo scapellotto da Kyoka, quelli di quest'ultima e di Hanta si spostarono contemporaneamente su Mina in attesa di verdetto. Ancora scioccata, lei fece soltanto un cenno grave del capo.
«Ehm, ragazzi, perché hanno iniziato a litigare stavolta? Che mi sono perso?»
«A Bakugo non piaceva la canzone che ha scelto Mina».
Mentre il suono di facepalm coordinati echeggiava per la stanza alla spiegazione di Shoto ad Eijiro, la ragazza si ritirò in un innaturale silenzio.
Merda, questo cambiava davvero tutto. Quello che aveva sempre pensato su Katsuki, sui suoi rapporti con Izuku ed Eijiro e gli altri, su come interpretare tante cose... E soprattutto, le sue predette ship! Come aveva potuto non capire, lei che si fregiava del titolo di gossippara e somma shippatrice?! Non era stupida come Denki ma nel caso di quei due, pur avendo avuto sempre tutto sotto il naso fin dal principio, aveva proprio sbagliato. Toppato di brutto, fallito su tutta la linea. Imperdonabile.
Doveva rimediare, così decise. Ormai era una faccenda seria e non poté che prenderla come una sfida personale.
L'immagine che passò alla storia come la foto incriminata dei BakuDeku in hotel, per la cronaca nome della ship subito inventato da lei che in seguito avrebbe continuato a rivendicare con fierezza, non fu che una conferma, una succosissima conferma, di ciò che aveva compreso. Inutili le suppliche di Denki sul non farne parola con nessuno almeno per quella sera: la inviò immediatamente a Katsuki, non tanto per stuzzicarlo questa volta quanto per aiutarlo a modo suo e convincerlo che si poteva sistemare tutto.
Esatto, ne era certa e la sua mente diabolica già stava progettando come.
«Mina, tocca a te girare!»
«Uh, sì, subito!»
Il gioco della bottiglia.
La ragazza dai capelli rosa amante dei giochi alcolici, al di là delle apparenze, questo non l'aveva mai adorato particolarmente. Era una questione di strategia. Molto meglio "Hai mai" oppure "Obbligo o verità" per scoprire i segreti più scabrosi sugli altri e ritorcerli contro, usarli per minacciarli di... Cioè, per il futuro, non si sapeva mai. Ma, in quella circostanza, era ciò che faceva al caso suo, perfetto per il suo piano insieme a una discreta dose di fortuna.
«Mina! Tutto bene?» le parole apprensive di Eijiro le ricordarono di dover riuscire, prima, nella titanica impresa di scendere da cavalcioni sopra di lui e tornare al suo posto senza perdere l'equilibrio. Poteva darsi che avesse esagerato un pizzico con il bere sull'esempio di Kyoka, presa da tutta quell'euforia.
«Benone, grazie tesoro» gli sorrise, anche se non sembrò rassicurarlo per nulla. Fece pat-pat sui capelli sciolti che gli aveva spettinato, per poi riprendere il suo proposito. Gattonò un po' barcollante sul pavimento verso il centro del cerchio e girò la bottiglia per la... No, non aveva idea di che numero di giro fosse quello.
Proprio così. Tra KamiJiro, TodoDeku, lei e Toru, KiriKami e tanti altri, persino Mina aveva perso il conto delle coppie anche più improbabili che erano uscite, tra i più impacciati e i meno come lei o l'audace Izuku che proprio per questo la rese combattuta tra il fatto di dovergli porre un freno o sfruttare la cosa a proprio vantaggio.
Comunque, nel bordello che si era creato, era capitato anche a lei ed Eijiro. Possibilmente era da non ripetersi perché era stato come baciare suo fratello e sapeva che per il rosso era lo stesso, per la strettissima amicizia forgiata negli anni; però intanto non le era dispiaciuto perché aveva potuto approfittarne per provocare Hanta, che stava rientrando dal giardino insieme agli altri proprio in quel momento, assicurandosi di guardarlo fisso e avere la sua completa attenzione mentre ficcava la lingua in bocca a Eijiro.
Ok, troppi dettagli. Comunque parte seconda, erano stati loro due gli ultimi ed ecco perché toccava a loro girare per il turno successivo.
La dea bendata le sorrise. Alla prima rotazione, uscì Izuku.
«Evvai!» Si agitò talmente che quasi l'amico dai capelli rossi si prese una gomitata in piena faccia. «Ora tocca a te» esclamò «E, Eiji, guai se mi deludi. Potrai mettere la parola fine alla nostra amicizia».
«Ma io cosa... Va beh» Eijiro ormai non si faceva più domande. Era proprio rassegnato, oltre che provato da tutto quel casino di serata, considerato che non si concedeva spesso di andare così in là. «Però vedi di toglierti quel ghigno inquietante, è da prima che ce l'hai» protestò debolmente, intanto che afferrava la bottiglia.
Anche il fortunato, nel frattempo, esultava, ridacchiando qualcosa come «Wow! La bottiglia ce l'ha proprio con me. Mi ama, visto? È l'unica che mi ama!»
Ma il sorrisino idiota sul viso arrossato si spense ed Izuku sbiancò, quando il collo della bottiglia si fermò per la seconda volta puntando verso un preciso punto, quel punto.
C'era un buco, tra Eijiro ora tornato al suo posto trascinandosi appresso la migliore amica e Tsuyu. Non abbastanza grande da dover annullare e rigirare, non abbastanza piccolo per giocare nelle zone grigie del regolamento, con i limiti e confini stessi del gioco. Così pensò Mina malignamente, vedendo chi fu l'ultimo a rientrare dalla porta del giardino in perfetta linea d'aria rispetto al vuoto.
«Ehi, hai di nuovo quell'espressione...»
«Mimí, fai paura».
Ignorò i commenti dei due e piuttosto lanciò loro delle occhiate allusive. Almeno, quello era l'intento, non fu certa del risultato perché loro continuarono a guardarla preoccupati e commentarono neanche troppo scherzosamente se non era il caso di richiedere un TSO d'urgenza.
Poi, intervenne il salvatore. Fu come se ogni astro si fosse allineato e il piano fosse entrato telepaticamente nella mente della BakuSquad, o di quel che ne rimaneva dato che Eijiro era mezzo rincoglionito e Denki e Kyoka già spariti da qualche parte come loro solito. E forse anche lei aveva bevuto troppo per pensare tutte quelle stronzate in un colpo solo e così capire cosa provava sempre l'amico biondino, ma insomma, il punto era che tutto sembrò convergere nel far realizzare il piano esattamente come l'aveva immaginato.
«Bro, a me sembra valido» fece infatti Hanta «E guardate, sta proprio indicando Katsuki».
«Hah?»
«Giuro».
Mina si vide dedicare un occhiolino di nascosto, e in quell'istante pensò di dover rivalutare sul serio Hanta.
«In effetti è così» si accodò disinvolto qualcuno di cui non avrebbe mai sospettato: Tenya.
Cioè, Iida Tenya! O aveva le traveggole, o il piano era diventato veramente telepatico espandendosi anche fuori dalla BakuSquad, o semplicemente quel giorno tutto aveva deciso di funzionare al contrario, un esilarante ed eccitante contrario. Si promise anche di ringraziare il capoclasse più tardi, magari concedendogli di ascoltarlo persino per una settimana a scuola, e benedisse l'influenza dell'amica Mei su di lui. Aveva proprio aiutato il suo ragazzo a sciogliersi, cioè spesso rimaneva il solito palo in culo ma era più sopportabile e divertente di prima.
«P-Possiamo rigirare d-dato che è nel vuoto» intanto Izuku cominciò a borbottare «I-Insomma non è un problema-»
«No, no, ti sbagli. Guarda bene, c'è Katsuki» Inutile specificare che Mina stava ancora ghignando, da far invidia proprio al ragazzo dal carattere esplosivo che in tutto ciò, tirato in mezzo all'improvviso, alternava confuso lo sguardo sui compagni.
«S-Sì ma non penso sia valido e p-poi ecco rigirare sarebbe più corretto no?»
«Tecnicamente no».
Sussultò, come se la constatazione dell'amico fosse il più grande dei tradimenti nella storia dell'umanità. «Tenya! Dovresti sostenermi!» piagnucolò «Non voglio morire!»
L'altro lo rassicurò che non sarebbe avvenuto, e Shoto avrebbe notato con la sua nonchalance che era scientificamente impossibile decedere per un contatto labiale a meno di qualche grave condizione di salute se solo non si fosse addormentato sul divano. Visto il suo stato, infatti, i ragazzi avevano lasciato il giaciglio alla bella addormentata.
Gli si aggregò invece Ochako. «Non si muore per un bacio, Deku» cantilenò benevola e aggiunse un sorriso dolce all'espressione stupita del migliore amico.
«Oi, non vi state dimenticando di qualcuno qui?»
Katsuki richiamò l'attenzione ma, una volta ottenuta, sembrò voler fare di tutto per tenerli sulle spine. Del resto, era già tanto che non avesse sbraitato di smetterla con quei giochi da bambini e non includerlo in quelle stronzate. Per l'appunto, si limitò a sbuffare un «Fottute comparse» mentre si toglieva con calma la giacca. Portò la bottiglia che stringeva in mano alla bocca e dovette subito appoggiarla sul mobiletto vicino all'entrata deluso, avendo già dimenticato che era vuota.
Temporeggiò ancora un po'. Infine, la sentenza. «È solo uno stupido bacio, no».
Eijiro, previdente, fece giusto in tempo a mettere una mano sulla bocca di Mina prima che emettesse ultrasuoni.
Sotto gli occhi altrettanto increduli dei compagni, il ragazzo si incamminò verso di loro e iniziò a fare il giro del cerchio, lentamente.
«O sbaglio?»
Mina, con furia, si liberò dalla mano. «No, no, non sbagli!»
Katsuki la soppesò con appena un'occhiata rassegnata, per poi fissare di nuovo lo sguardo, curioso e al tempo stesso quasi famelico come un cacciatore con la sua preda, sulla vittima designata, Izuku che intanto si perse nuovamente a mormorare.
«Sì ma... Ma avevi detto che non volevi giocare e non sei costretto, nessuno lo è e...»
«Quanto sei irritante».
«Ma...! Sei tu che dici una cosa e poi ne fai un'altra!»
«Ho cambiato idea».
«Lo vedi? Sei sempre così... così...» Izuku si interruppe quando se lo ritrovò alle spalle e fu afferrato poco delicatamente per i capelli, costretto a tenere alta la testa e ricambiare il contatto visivo sottosopra.
«Quante storie». Katsuki si chinò su di lui, con un ghigno compiaciuto nel vederlo deglutire e ammutolire all'improvviso. «Che c'è? Paura, nerd?»
Il silenzio durò poco, come se l'alcol gli stesse dando di nuovo tutto il coraggio che forse normalmente non avrebbe avuto per fronteggiarlo, insieme a un pizzico di sfrontatezza. «No. È solo che sei incoerente, e ingiusto, Kacchan».
«E tu sei così cretino che si fa fatica a crederci».
«Veramente? È il miglior insulto che ti viene?»
Il biondo assottigliò gli occhi, ma stette al gioco. «Idiota».
«Rude».
«Stupido».
«Cattivo».
«Coglione».
Per qualche motivo, che a questo punto Mina non faticava ad immaginare, anche le sue guance si spolverarono di un rosso intenso quando il ragazzo dai capelli verdi scoppiò in una risatina.
«Cosa ridi».
«Niente».
Katsuki tentò di tappargli la bocca con la mano libera, l'altro rispose difendendosi in una piccola lotta di schiaffetti.
«Smettila».
«No».
«Finiscila».
«Perché?»
«Perché sei irritante e mi viene voglia di- di disfarti con le mie stesse mani!»
«Oh...» Izuku si fermò. Inclinò la testa e lo guardò per un po', con nuovo interesse e quasi adorazione negli occhi sotto le ciglia che sbattevano, e un altro sorrisino che si espandeva sulle guance lentigginose. «Fallo».
«Cosa... Cazzo, sei proprio andato, eh?»
«Ah-ah».
«Sai, ogni tanto faresti bene a tenere quella bocca chiusa e non togliere ogni dubbio».
«Zittiscimi tu, Kacchan».
«Tch... Taci e basta, stupido nerd».
D'accordo, quello era più che un semplice pizzico di sfrontatezza. E soprattutto ormai si respiravano talmente tanta tensione e miele nell'aria che Mina si chiese se fosse possibile contenerli tutti in quella stanza. Si complimentò anche con sé stessa per aver resistito all'agonia senza impazzire. Fino a quel punto, chiaramente.
Ed ecco il momento in cui pensava che non fai quelle cose con il tuo supposto acerrimo nemico, tra tante, tante virgolette, mentre osservava attentamente la scena.
Il bacio sottosopra alla Spiderman. Izuku che afferrava di rimando i capelli biondi e si protendeva bisognoso verso di lui. Katsuki che si staccava altrettanto senza fiato e brontolava qualcosa delle sue per nascondere malamente quanto aveva aspettato tutto quello e gli era piaciuto. E infatti ottenne l'effetto opposto: il raggiungimento dell'apice del diabete, in un botta e risposta fatto di sussurri... teneri, per quanto tutto fosse così nuovo e assurdo da associare a lui, a loro.
«Cosa ridi, Deku».
«Sai di salame piccante e frutta».
«E tu di quella merda di drink alla fragola, ma quanto hai bevuto coglione?»
Izuku rise ormai persissimo e Katsuki ripeté di non ridere così, per poi lasciargli andare la testa in malo modo ma arruffandogli i capelli, di nuovo, quasi dolce.
Finalmente Mina ebbe il permesso di sciogliersi nei suoi «Aww!» spaccatimpani. Eijiro adesso era troppo impegnato per occuparsene a trattenere delle lacrime virili. Spoiler, invano. Per l'alcol che lo rendeva più emotivo come, a quanto pareva, un po' tutti lì dentro, tranne Shoto, Shoto diventava solo più ingenuo e assonnato del solito; ma soprattutto per la gioia di vedere il suo Bakubro lasciarsi andare come le persone normali senza pensare di non meritarselo o rovinare tutto, concedersi di esternare anche solo una parte dei suoi sentimenti.
Mina aveva proprio frainteso ogni cosa. Certo, il rapporto sempre conflittuale tra loro non lo rendeva immediato, eppure per incontrarsi nel bacio così perfettamente doveva essere almeno già successo in precedenza, se non andare avanti da un bel po', e in qualità di shippatrice per antonomasia avrebbe dovuto presagirlo prima di tutti. Per di più, i BakuDeku incarnavano i suoi trope preferiti: amici d'infanzia, enemies to lovers, opposti che si attraggono in una relazione tormentata...
Proprio vero che di certe cose evidenti non ti accorgi finché non ce le hai sotto gli occhi, o così recitava una qualche frase tumblr con cui era fissata Toru. Se non altro, si sentiva onorata di essere l'artefice della loro uscita allo scoperto, anche se un po' involontaria.
«Hanta...» Eijiro parlò allarmato, dopo essersi asciugato non troppo di soppiatto una lacrima e, l'amica ci scommetteva, essersi trattenuto dal saltare addosso a Katsuki e abbracciarlo fino a strozzarlo all'urlo di "Aaah, Kat!".
Il gioco, infatti, poteva dirsi finito e del resto lo stesso biondo, lasciato un Izuku in brodo di giuggiole ad affondare il viso in un cuscino, aveva deciso così per tutti trovando i saggi assensi di Tenya e Momo, dato che nessuno reggeva più per fare qualsiasi altra cosa che non fosse collassare addormentato sull'esempio di Shoto.
«Hanta, fra'. Ti rendi conto di cosa hai appena fatto?»
In quell'istante, anche il cellulare di Mina vibrò. Era una notifica dal gruppo WhatsApp della BakuSquad. Di preciso, un video, il video del bacio BakuDeku appena avvenuto che Hanta inosservato aveva ripreso per bene.
«Domani Kat ti ammazza! Anzi, ci ammazza tutti!» Se ci fosse stato anche Denki tra loro, sicuramente si sarebbe unito ad Eijiro nello scuotere con forza il moro per le spalle.
«È tutto sotto controllo» ribatté quello tranquillissimo. «Se c'è una cosa che ho imparato da questa storia, è che foto e video possono essere un pesante segreto ma anche una cosa buona».
Fu il turno di Mina di scacciare una lacrima, fiera. Parlava come un vero esperto di gossip, aveva cresciuto un bravo allievo.
«E vedrete, quei due mi ringrazieranno per questo al loro matrimonio».
«Se ci arriviamo vivi».
«Dai, Eiji, no te preocupes! Ricorda, come diceva nonna Esmeralda: tutto por el bene superiore de l'amor!»
Già, erano proprio andati anche loro. Mina si aggregò alle risate, mentre si riprometteva di chiedere a Katsuki, in un momento più lucido in seguito, più dettagli su quella faccenda della foto oltre che, ovviamente, su tutta la loro storia. Ora che aveva collegato era solo l'inizio, perché sarebbe stata la sostenitrice numero uno dei BakuDeku se quella relazione rendeva il suo burbero, insopportabile ma anche fragile amico per una volta felice.
E lei? In tutto ciò Mina, una delle ragazze più popolari e ambite, rimaneva single e aveva scelto volontariamente di rimanerlo per un po'. Per citare la saggia Toru, meglio single che mal accompagnati.
Una novità per lei, sempre in cerca di gente nuova e un qualche rapporto anche non profondo e che però proprio così si era fatta male. Si era sentita una vittima e svilita in quanto donna, aveva perso la sicurezza in sé stessa. Solo poi, con la sua forza e il sostegno degli amici, aveva iniziato a maturare la consapevolezza che non era così. Doveva rimparare ciò che aveva dimenticato, il valore di saper stare da sola e di starci bene e l'importanza di non abbassare la testa di fronte alle ingiustizie addossandosi colpe inesistenti.
Anche riguardo a questo Mina aveva un piano. Un'idea per trasformarlo in qualcosa di positivo, niente di malizioso stavolta e che era sicura avrebbe aiutato tante persone come lei. Ma anche questa è un'altra storia.
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