3.5│Stronger
art: sakiroll
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Stronger,
The Score
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❝ I'm still alive, I'm still ali- I'm still alive
Whoa
Bet you didn't think that I'd come back to life
Stronger
Stronger, stronger, stronger, stronger ❞
☆
«Hai mai... baciato persone del tuo stesso sesso!»
Sospiri rassegnati e occhi al cielo si levarono tra i ragazzi della 5ªA, radunati sul pavimento di casa Sero, all'uscita prevedibile di Denki, insieme al commento sarcastico di Kyoka che proprio mai avrebbero immaginato qualcosa del genere da parte sua.
«Ringrazia che si sta trattenendo. Questo è niente» le disse Eijiro, scherzoso ma neanche troppo. Era già bello che avessero fatto un giro di "Hai mai" senza cadere in questioni come quella, quindi un po' se l'aspettava. Anche perché da Denki brillo ci si doveva aspettare di tutto e non sarebbe stato abbastanza, spesso andava molto, molto più in là e peggio di così. Uno spesso simile a sempre.
«Non per dei giochi o da fatti, però» fu la doverosa specifica di Hanta, relativamente più padrone delle proprie facoltà mentali rispetto al compare accanto a lui.
«Altrimenti sarebbe troppo facile, presumo?»
«Esatto, Eiji. Che poi, se l'intento di questo gioco è ubriacarsi, non si dovrebbe, magari tipo, mentire e dire qualcosa che non si è mai fatto?»
Denki si bloccò a guardare nel vuoto, prendendosi il suo tempo. «Cazzo, è vero» fece poi, come se gli avesse appena svelato il più incredibile dei misteri dell'universo.
Mina, somma esperta di passatempi alcolici, dopo aver osservato affettuosamente come insieme quei due condividevano un neurone spiegò che non funzionava così e comunque sarebbe stato difficile trovare qualcosa che Denki Kaminari Dio del caos, e del sesso come amava definirsi lui con assoluta modestia, non avesse mai fatto nella sua breve quanto intensa vita da diciottenne problematico. Quali erano un po' tutti quanti lì dentro, del resto.
«Beh, ormai il quesito è stato posto». Tenya al solito intervenne a prendere le redini della situazione. Si aggiustò gli occhiali sul naso con un rapido gesto di tre dita e rifletté: «Dunque direi di procedere e Denki penserà a qualcos'altro per il prossimo giro».
Tutti furono d'accordo e, tra Mina che rivolta al capoclasse gli diceva, perdio, di smetterla con quell'atteggiamento da palo in culo anche a una festa e un non meglio specificato intruglio alcolico preparato da Hanta che prendeva a girare tra il gruppo, i chiamati in causa dalla frase di Denki si riempirono i bicchierini.
«Ma raga, vale quando faccio la finta lella con Mina in discoteca per allontanare gente indesiderata?» Toru pose il legittimo dubbio quando la bottiglia arrivò tra le sue mani, per la cronaca smaltate di qualche colore appariscente quanto improponibile.
«Sai che ad alcuni potrebbe suonare irrispettosa questa cosa che hai detto, sì? In ogni caso, ritengo che sia da considerarsi valido».
Tenya disse così e si sentì chiaramente la ragazza dai capelli rosa complottare sottovoce con Hanta: «Dobbiamo seriamente pensare a come farlo ubriacare».
Insieme a Toru, bevvero anche Mina per l'appunto, Momo, Kyoka, Katsuki e, superfluo specificare, Denki.
Quest'ultimo lanciò un fischio. «Dagli altri me lo aspettavo, ma da te Momo proprio no! Adesso vogliamo sapere!»
«Dai, Denks, un po' di discrezione...» Eijiro gli picchiò dentro con un gomito. Sapeva che era tendenzialmente impossibile considerato il soggetto, ma ora la corvina, occhi di tutti puntati addosso, era visibilmente intimidita e lui ricordava bene quella sensazione, pur essendo riuscito a superarla e fare pace con sé stesso negli ultimi tempi.
Momo, con le guance che iniziavano ad arrossire, mormorò: «Della prima volta o anche le altre?»
Ci fu qualche "Oh" stupito, mentre il biondino al solito dovette esagerare e fischiò di nuovo. Ci pensò Mina a schiaffargli una mano sulla bocca, anticipando le intenzioni del rosso. «Dai amo che sei più curiosa di me!» protestò quando gli fu concesso di riprendere fiato.
«In realtà lo racconto senza problemi» Momo riprese la parola con la sua voce vellutata, mentre cominciava a giocare con la ciocca di capelli lasciati sciolti. «È stato con Itsuka, un paio d'anni fa...»
«Ma chi, Itsuka Kendo?! Capelli arancioni, occhi verdi, la strafiga della B?»
Nell'ordine: di nuovo la mano di Mina, pure quella di Eijiro stavolta che fin troppo energica lo fece ribaltare all'indietro e per concludere, ad accanirsi sul povero Denki teatralmente riverso di schiena sul pavimento che Pietà di Michelangelo spostati, anche un bicchiere lanciato da Kyoka, solo perché non si era trovata sottomano qualcosa di più pesante.
La rappresentante di classe optò saggiamente per sorvolare. Si schiarì la gola. «Sì, lei. Siamo diventate amiche durante il tirocinio. Una sera è capitato che siamo uscite in compagnia, ci siamo sciolte un po' e a una certa mi ha chiesto se potevamo provare. Per sperimentare, tutto qui».
«Saffico...» Tenya e uno dei suoi commenti intellettuali che nessuno capiva.
«E l'ho fatto, voglio dire, in fin dei conti un bacio semplice è una dimostrazione d'affetto, quindi non ci trovo niente di sbagliato nel farlo anche con un amico».
Ochako scoppiò in una tosse nervosa, probabilmente per la sua stessa saliva che le era finita di traverso.
Intanto, fu di nuovo Mina a ribattere: «Oh sì, lo sappiamo come vorresti che Figoroki fosse tuo amico».
L'enfasi ironica sull'ultimo termine fu fin troppo chiara e le occhiate sue e degli altri fin troppo eloquenti sul diretto interessato. Diretto interessato il quale, comunque, non capì. Shoto le ignorò con nonchalance, più impegnato a studiare il suo bicchiere che muoveva in senso circolare, come ipnotizzato e salvando il contenuto ogni volta che mancavano pochi millimetri affinché fuoriuscisse.
Non l'aveva mai svuotato dall'inizio del gioco, eccetto alla domanda "Hai mai rubato" di Hanta posta perché "Dai, chi non ha mai fregato delle caramelle dal bar da piccolo". In tutta risposta, il bicolore aveva bevuto tutto d'un sorso, sebbene il guru dell'alcol si fosse assicurato che avesse capito di non dover fare così se non voleva prendersi una botta come quella volta a Capodanno, e aveva spiegato con la sua calma ai limiti dell'inquietante che lui rubava, certo, continuamente. Fregava le carte di credito di suo padre, che poi usava oppure anche no, soltanto per lo sfizio di dargli fastidio.
«Bene». Denki riemerse a sedere massaggiandosi il naso. «Possiamo andare avanti allora, tocca a-»
«Ehi, un attimo!» squittì Toru. Aprì le braccia e gesticolò per indicare l'intera figura di Katsuki, seduto a malo modo sulla poltrona dietro Eijiro e gli altri sul pavimento perché lui come i comuni mortali non si poteva comportare, mai. «Non dimentichiamo un dettaglio fondamentale?!»
«Hah?! Cazzo vuoi da me, comparsa?»
Tenya trasecolò. «Linguaggio!»
Momo gli diede manforte, più diplomatica: «Nel senso, non c'è bisogno di scaldarsi...»
«Penso che sia solo curiosa di sapere. Che c'è di male, Katsuki?» completò Ochako.
Eppure c'era un che di subdolo nel suo tono. Dopo quel video di lui ed Izuku bambini, era stata la prima a fare due più due, sommando i recenti atteggiamenti del migliore amico, i dubbi, gli episodi di cui aveva vaghe prove indirette ma era certa ormai e tutto il resto. Eijiro e gli altri, invece, chi con più e chi con meno sospetti, avrebbero dovuto attendere ancora un po' di tempo prima che fosse lo stesso Katsuki a rivelare la sua relazione incasinata con il dolce ragazzo dai capelli verdi e le lentiggini, ma questa è un'altra storia.
Per il momento, il biondo si limitò a uno dei suoi «Tch».
Imbronciato, evitò le varie paia di occhi fisse su di lui, incuriosite da questo suo lato nascosto: non parlava mai delle sue avventure e men che meno dei suoi fatti sentimentali. Torturò il bicchiere appoggiato al bracciolo del suo improvvisato trono e infine cedette a ribattere, perché lui le frecciatine col cazzo che se le lasciava scivolare addosso.
«Ho... Ho provato con delle ragazze, è stato meh» buttò fuori. Un'occhiataccia a Toru, che aveva sussultato vistosamente. «Qualcosa da ridire, Oca Numero Due?! Guarda che bacio bene. Sono il migliore in tutto e quindi sono anche il miglior baciatore del fottuto universo, cazzo se lo sono».
«Ecco un altro montato... Però, beh, se volessi dimostrarlo non sarebbe un problema-»
«Toru, non di nuovo!» esclamò Mina. La attirò a sé, come a proteggerla, e guardò serafica l'amico. «Non farti abbindolare dal fascino del bad boy. Non che qui ce ne sia molto, come si dice non è tutto oro quel che luccica».
«Stronzetta» le sibilò Katsuki tra i denti. «Comunque...» si ricompose, per quanto gli si addicesse questa espressione «Poi ho provato con un... con dei ragazzi ed è andata meglio. Punto e fine. E a voi cosa interessa e perché cazzo ve ne sto parlando».
«Aww» ci fu un coro femminile intenerito. Denki incluso, chiaramente.
Katsuki alzò lo sguardo, ritrovandosi quegli occhioni da yaoiste addosso. «Non vi dirò chi è, gossippare di merda» sbottò «Peggio delle comari».
«Quindi ammetti che c'è un lui». Più che voler estorcere informazioni, ora Ochako aveva semplicemente preso gusto a stuzzicarlo fingendosi ingenua.
«Per deduzione logica, sì». Persino Tsuyu, osservandolo con il dito indice alle labbra e la testa inclinata, sembrava vedere il biondo per la prima volta da un'altra prospettiva.
«Dai, se non vuole dirlo non insistete, ok?» Eijiro, per quanto divertito, prese le sue difese. Sempre perché capiva quella condizione di non sentirti pronto a parlare di qualcosa di così privato, qualcosa che lui stesso in primis ancora non sapeva o capiva fino in fondo.
Ovviamente, Mina e Toru in testa, fraintesero. «No, non sono io» le anticipò vedendo come sgranarono gli occhi e li alternarono tra loro due. «Non potrei. Non per sminuirti, sei un figo Kat» si girò verso l'amico, ridacchiò. Ormai non si faceva più problemi a riconoscere i suoi pensieri che, di qualsiasi orientamento fosse perché ancora non si definiva e andava bene così, sicuramente etero lo erano ben poco. «Ma sei il mio migliore amico» gli assestò una pacca virile su una gamba e tornò a guardare le ragazze «Capite? È il mio Bakubro!»
Tutti si sciolsero in dei sorrisi. Erano sempre stati un modello un po' improbabile ma tanto profondo e sincero di amici, quei due. Se ti chiedevano di indicare l'amicizia più bella che conoscessi, non potevi che non pensare a loro.
Quanto a Katsuki, rimase un attimo interdetto. Lo guardò intensamente, come quando giudicava o piuttosto valutava qualcuno, con le punte delle orecchie sempre più rosse. Dopo sbuffò un semplice «Sei imbarazzante, Capelli di Merda», che eppure uscì fin troppo gentile. Lo colpì con un coppino ben mirato e gli arruffò la chioma rossa, lasciata libera dal solito gel.
«Ba- Katsuki, è carino che ne parli con noi» Momo prese coraggio, ad affrontare quel ragazzo che non le era mai piaciuto per i modi volgari ma negli anni aveva visto compiere tanti piccoli progressi, e parlò a nome di tutti.
«Seh, come ti pare» la liquidò lui. Poi, un dubbio sembrò assalirlo. Prese il suo bicchiere di plastica vuoto e lo puntò minacciosamente contro tutte le comparse. «Non fatevi strane idee. Non è un coming out o come chiamate queste stronzate, chiaro? Non lo è e non ce n'è bisogno perché... perché io non ho mai nascosto un cazzo. Ok? Argomento chiuso».
Se solo in quell'istante avessero visto la faccia di Izuku, si sarebbero risparmiati altri momenti di incomprensioni e dubbi, quella sera. Era tutto così estremamente ovvio. Ciò che allora percepirono provenire dal compagno fu solo un rumore della madonna che interruppe il momento. Uscendo dal bagno nel quale cominciavano a temere si fosse perso, o fosse collassato già prossimo al coma etilico, aveva urtato un mobiletto ed era inciampato. Cadde a terra, trascinandosi tutto addosso.
Ochako e Shoto andarono a soccorrerlo e dopodiché il gioco di "Hai mai" riprese, tra chiacchiere sempre più alticce e degeneranti.
Come la migliore amica dalle medie di Eijiro che a una certa era finita a sparlare dei suoi ex, o Denki che a proposito se ne uscì con un'altra delle sue.
«Però, se ci pensate, è più intelligente così come fa Mina. È meglio non provarci con i tuoi compagni di classe, di band, sport o altro, gente che sta nel tuo gruppo di amici. Cioè, poni che ti ci metti insieme ma poi vi lasciate, dopo sarebbe imbarazzante, no?»
«Ma se tu non ce l'hai proprio il senso del pudore. Eppure guardati, sei l'imbarazzo fatto a persona».
Denki fece la sua espressione da cucciolo di cane bastonato al commento avvelenato di Kyoka. Se non fosse stato che era abituato alla sua lingua tagliente, avrebbe quasi detto che ce l'aveva sul serio con lui, per cosa però ne era ignaro. «Piccoletta, così mi ferisci. Ma che ho fatto? Era solo per dire che bisogna allargare le proprie prospettive, e poi con gli sconosciuti di solito è anche più eccitante-» dovette interrompersi, questa volta per una scarpa dritta in faccia. «Ahia! Ma che ti prende?!»
«Mi prende che sei un idiota!»
La ragazza non attese risposta, dopo quella sua tipica frase ma con niente di sarcastico, solo tanto rabbiosa e anche ferita. Uscì dalla stanza e se ne andò da qualche parte, sbattendo per bene i piedi, lasciandosi dietro Denki che ripeteva ingenuo «Ma che ho fatto?» e tutti gli altri che si ritrovarono ad eseguire un facepalm coordinato.
«Diciamo che hai fatto una cazzata, fra'» Eijiro gli posò una mano su una spalla, paziente. Capì che in quel caso non era il suo usare la scusa della stupidità per non voler capire, era che davvero, preso dalla sua parlantina smaliziata e il volersi mettere in mostra, non aveva calcolato di star ferendo l'amica ormai palesemente cotta di lui.
«Bro, hai decisamente fatto una cazzata» rimarcò Hanta, compiendo lo stesso gesto dall'altro lato.
«Oh» le sopracciglia bionde si alzarono e poi abbassarono, corrucciate sul viso in progressiva realizzazione. Si poteva quasi vedere una lampadina che si accendeva sopra la sua testolina un po' bacata. Senza un po'. «Sono un idiota».
«Un po' scemotto, sì».
«Un cretino».
«Un totale deficiente, cazzo» arrivò anche il giudizio non richiesto di Katsuki, per cui ogni occasione era buona per dimostrare solidarietà agli amici e affetto nella sua personalissima maniera, con gli insulti.
Eijiro propose di andare a parlarle, Hanta invece, incontrando l'approvazione di Mina, di essere più subdolo, attendere che la piccoletta sbollisse e sfruttare più tardi il gioco della bottiglia per fare pace. Parevano le versioni angelo e diavolo di Kronk sulle sue spalle, direttamente da "Le follie dell'imperatore". Dopotutto, il livello di acume dei personaggi in questione era quello.
Alla fine Denki seguì il secondo consiglio, ma anche questa è un'altra storia. Tenya ottenne di fare una pausa dal gioco, Mina approfittò per mettere su la sua musica più o meno opinabile, essendo che la dj onoraria Kyoka era temporaneamente scomparsa, e si continuò così tra discussioni musicali, scherzi e risa, parlare di stupidaggini.
Ad Eijiro mancava tutto questo, passare momenti così spensierati con i suoi amici. E anche il resto della classe, quella sera quasi al completo. Fumikage e qualche d'un altro non si erano tirati fuori di principio, stavolta, ma se n'erano andati prima; Mineta proprio non era potuto venire, con sua disperazione e somma gioia delle ragazze.
Fu inevitabile, poi, doversi recare in bagno. Non esattamente l'ideale tutto quell'alcol in corpo per il fisico da praticante di judo a cui stava molto attento e di cui andava più orgoglioso, però un'eccezione aveva voluto farla quella sera.
Quando tornò, si ritrovò di fronte all'ennesimo episodio alla Katsuki. Di quelle sue incazzature immotivate e battibecchi di cui, poco sorprendentemente, la vittima era Izuku. Stavano litigando, di nuovo.
Il biondo se ne stava lì, in piedi al centro del cerchio creato dai compagni, a tenere il malcapitato per la maglietta e ringhiargli contro qualcosa come: «Ma tu, esattamente, chi cazzo ti credi di essere, hah?»
Eppure l'ex amico di infanzia appariva altrettanto, forse anche più, sicuro di sé. Gli afferrò il polso e ricambiò lo sguardo tremendamente serio, con una calma da far rabbrividire. «Mi hai già fatto questa domanda, io ti ho già dato una risposta. Abbiamo avuto più volte questa discussione, no? E sappiamo entrambi com'è andata a finire, Katsuki».
Eijiro senza rendersene conto si era avvicinato. Doveva fare qualcosa. Fu fermato da Mina che si alzò e gli mise una mano sul petto. «Sta' a guardare».
Il sesto senso dell'amica non sbagliava mai, così si fidò. Dovette correggersi nella sua mente, tornando ad osservare in apprensione la scena il cui tempo sembrava essersi sospeso. Anni prima, avrebbe paragonato quei due a un lupo e un agnellino, a una vittima e il suo carnefice. Adesso... Non era più così, affatto. Erano tipo più due lupi pronti ad azzannarsi.
E la cosa assurda era lo sguardo cedevole di Katsuki. Lui che mai si ritirava da una sfida o perdeva, lo distolse per primo. Imprecò un semplice «Tch» mentre scostava Izuku con una leggera spinta e prima che potessero realizzare era già uscito in giardino senza dare spiegazioni.
Da parte sua, il compagno dagli occhi verdi, fissi sulla porta che sbatteva, si prese la maglietta dove era stata stropicciata, stringendo il pugno proprio al centro del petto. Poi riprese coscienza della situazione. In fretta, si scusò con tutti e anche lui si dileguò, nel suo caso andando ancora a chiudersi nel bagno, a quanto pareva eletto a una sorta di rifugio personale per quella serata.
Il ragazzo dai capelli rossi si grattò la nuca, perplesso. La sua voce si levò tra il mutismo degli altri, rimasti ugualmente sorpresi dall'accaduto: «Ehm, ragazzi, perché hanno iniziato a litigare stavolta? Che mi sono perso?»
«A Bakugo non piaceva la canzone che ha scelto Mina».
Una seconda hola di facepalm riverberò nel silenzio del salotto alle parole di Shoto.
«Ma che...» Eijiro non ci stava capendo niente. L'unica cosa certa era che non fosse quella la reale spiegazione, trattandosi di Shoto. Era davvero ingenuo, fatto di cui aveva avuto prova lui stesso quella mattina quando gli aveva consigliato su come essere un buon amico, anche se non lo faceva apposta ed era sempre in buona fede, nascosta nella sua corazza di ghiaccio nel tempo via via sempre più sottile.
Comunque, rifletté che la priorità era Katsuki. Quando se ne andava così all'improvviso, o era veramente arrabbiato o non voleva mostrarsi in un momento di debolezza, o entrambe.
«Ci pensiamo noi». Denki era stupido sotto parecchi aspetti, ma non l'amicizia. Lo anticipò e promise che se ne sarebbero occupati lui e Hanta, dopo aver lasciato a Katsuki il suo tempo per stare un po' da solo. Il rosso ci era già stato insieme tutto quel tempo prima, quando dopo il video incriminato di Izuku aveva voluto uscire a fumare, e in generale faceva sempre così tanto. Per lui, per loro, per tutti quanti. Era un grandissimo amico, questo ci tenevano a dirglielo sempre.
Eijiro ricambiò in uno dei suoi sorrisi che gli erano valsi, anni prima, il soprannome di Kirisunshine. Si disse che era giusto così.
Inoltre le feste servivano per svagarsi, come gli ricordarono Hanta che annunciava di prepararsi perché era arrivato l'atteso momento del gioco della bottiglia e Mina che, mentre preparavano l'occorrente, lo trascinava a ballare "Adore You" quale la bimba di Harry che era. Amava dedicargliela in ogni occasione: diceva che quella canzone, per lei, era un simbolo del loro legame da anime gemelle platoniche.
Fu allora che venne colto da una consapevolezza. Qualcosa che aveva maturato dentro negli ultimi mesi e adesso era lì, così chiara, limpida, come la risata sincera che la accompagnò perché lo stava vivendo, lo stava essendo per davvero.
Era il fottuto sole.
Eijiro Kirishima stava riuscendo ad essere il sole, una roccia, un'ancora di salvezza, la forza che tanto ambiva essere per tutti.
Non si faceva più eclissare dalla luna, dalle sue insicurezze, brillava di continuo per gli altri e soprattutto, ora, anche per sé stesso. Dopo tutto quel che aveva passato, aveva capito che avere dubbi sulla propria identità o le proprie capacità era ok, solo non doveva trascurarsi e pensare di non essere abbastanza.
Sentiva di essere cresciuto un po' in questo senso. Di essere più forte, migliore. E lo doveva ai suoi amici ma anche al lavoro che aveva imparato a fare su di sé.
Il ragazzino dai capelli neri e il sorriso che mascherava quanto si sentiva in difetto, scarsa autostima e troppe incertezze, il vecchio Eijiro, adesso davvero faceva parte del passato. C'era ancora, lì da qualche parte dentro di lui. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo o fingere che non fosse esistito, questo no. Anzi, avrebbe voluto tornare indietro a quel tempo per abbracciare il piccolo sé stesso e rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene. Sarebbe stato sempre un pezzo di lui, sempre vivo, a ricordargli ogni giorno cosa non voleva più provare e come voleva invece essere.
Voleva essere una persona premurosa e in pace con il prossimo, con gli altri esseri umani incluso quello che vedeva ogni mattina prima di tutti ossia il proprio riflesso nello specchio; accettare e accettarsi per com'era anche se proprio su tutto ancora non era sicuro.
Voleva essere una persona che voleva bene agli altri, che sapeva ascoltarli e aiutarli, e sapeva anche stare a sentire i propri di sentimenti quando qualcosa non andava, non mascherarli dietro a un sorriso ritenendo che non fossero degni di attenzione.
Voleva essere un Eijiro altruista ed egoista insieme, che si prendeva cura di chi amava tra cui, finalmente, anche sé stesso.
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