2 │ I stand a hundred feet, but I fall when I'm around ya
♫
So you can drag me through hell
If it meant I could hold your hand
I will follow you 'cause I'm under your spell
And you can throw me to the flames
I will follow you, I will follow you
Bring Me the Horizon,
Follow You
♫
Una bella dormita un cavolo.
Mi sveglio con il fiatone e tutto sudato nel bel mezzo della notte e da allora non riesco più a dormire propriamente, mi limito a rigirarmi tra le coperte e pregare che l'alba arrivi in fretta.
Ormai il mio cervello si è scrollato di dosso il torpore del sonno ed è attivo più che mai, a ripercorrere gli eventi di ieri sera e cercare di mettere ordine alle immagini confuse che hanno animato i miei sogni.
Dopo la discussione con Bakugō in sala comune, mi sono concesso una bella doccia lunga e calda, poi ho augurato la buonanotte ai miei amici e sono filato a letto.
Di norma mi corico abbastanza tardi. Pur arrivando distrutto a fine giornata, sfrutto le ore della tarda sera per ricopiare appunti e svolgere esercizi ad oltranza, perché non sono quel tipo di persona che apprende nell'immediato ma ha bisogno di ripetere e studiare tanto. Così il più delle volte mi ritrovo a crollare sulla scrivania e a svegliarmi nel cuore della notte, con le dita sporche di inchiostro e i muscoli intorpiditi, e raggiungere a stento il letto.
Comunque, ieri non era il caso di mettermi sui libri, non avevo proprio la testa. Con i poster e le varie versioni di chibi All Might disposti all'incirca in ogni spazio libero della stanza, dai muri alla mensola accanto al letto, che sembravano restituirmi uno sguardo di disapprovazione da dietro il loro iconico sorriso, sono scivolato presto nel sonno.
E quindi c'è stato quel sogno.
Piove, in questa zona all'aperto non meglio identificata del campus dell'accademia. Le gocce del temporale che imperversa sopra le nostre teste ci bagnano da capo a piedi, ci entrano nei costumi da hero rendendoli appiccicosi e gelidi, si mischiano con le lacrime.
Ho tanto freddo, ma contemporaneamente caldo, e tremo, non solo per la temperatura ma anche e soprattutto per la sensazione del corpo avvinghiato al mio, i respiri che si mescolano e le bocche che si cercano con sempre più urgenza, le mie gambe strette attorno al suo bacino e le sue mani calde che mi sostengono per le cosce e stringono forte.
Poi all'improvviso mi ritrovo in ginocchio a terra, sull'asfalto freddo e bagnato, a guardarmi le mani tremanti e ricoperte di sangue.
«Perché? Perché, Deku?!»
Riconoscerei quella voce tra mille, ancora prima di alzare gli occhi appannati e incontrare quelli spaventati del ragazzo ora con i vestiti ugualmente imbrattati di sangue e il più puro terrore in viso. Gli sorrido, inspiegabilmente quasi... felice, prima di crollare svenuto tra le sue braccia.
E così eccomi ad adesso, che nella solitudine del mio letto rimugino su questo assurdo sogno tramutatosi in un incubo e mi chiedo per quale insensato motivo in tutto ciò c'entra Bakugō.
Non sono nuovo, a questa cosa dei sogni talvolta macabri. Di solito si tratta di visioni legate a One For All, la sua storia, le vestigia, i predecessori, che mi narrano qualcosa di un passato lontano in cui io non ero ancora al mondo, che non ho vissuto in prima persona.
Ma questo è un'eccezione. I protagonisti erano diversi dai soliti ed era tutto così reale, così vivido, come... un ricordo, se questa similitudine può avere qualche senso.
Che situazione assurda. Non posso neanche consultarmi con All Might come farei normalmente, frenato da questi dettagli. Stavolta me la devo cavare da solo.
Non riesco a spiegarmi l'intero significato del sogno.
La seconda parte, quella sì, potrebbe avere una motivazione razionale.
Sembra accaduto qualcosa di tanto brutto, forse proprio per mano mia e ai danni di Bakugō, a giudicare da quanto lui è ricoperto di sangue e a quanto io mi sento colpevole.
Ecco, potrebbe essere il mio inconscio che, più o meno metaforicamente, mi ricorda di avergli fatto davvero qualcosa di male, come ho ipotizzato durante la nostra discussione di ieri sera, e mi fa sentire in colpa perché non so di cosa si tratta e ho paura di averlo anche solo immaginato.
È la prima parte a non avere senso.
Non mi era mai capitato di fare sogni... spinti, ecco. O meglio, li avrò fatti ma per fortuna non li ricordo, perché... Andiamo, è abbastanza imbarazzante.
Ma razionalmente parlando, ciò è ancora comprensibile e lecito. Dopotutto, oltre ad essere il successore prescelto da All Might che ha tra le mani il futuro del Giappone e del mondo intero, sono anche un semplice adolescente, un quindicenne come tanti.
Tra l'altro ultimamente abbastanza confuso sulla sua sessualità ma piuttosto sicuro di non essere propriamente etero.
E con piuttosto sicuro intendo tipo al 99,9%.
Comunque.
Il punto è... Bakugō.
Insomma, Bakugō!
È così illogico e insensato e mille altri aggettivi che sarebbero sempre inadatti a descrivere la situazione.
Bakugō, il pezzo di stronzo che mi ha bullizzato per buona parte del mio percorso scolastico.
Bakugō, che però dopo la fine dell'era di All Might mi ha mostrato anche il suo insospettato lato più umano, si è rivelato a me senza filtri semplicemente per la persona fragile che è.
Ma anche Bakugō che torna a odiarmi, a schifarmi, a dirmi che sono il suo peggior problema.
«Dimmi, cosa ti ho fatto di male?»
«Esisti.»
Questo è stato il fulcro della nostra ultima conversazione, e in generale non è che vada troppo meglio anche se mi sforzo di far funzionare le cose.
Quindi, in conclusione, non c'è davvero un singolo motivo valido al mondo per cui dovrei desiderare...
«Bussa tu.»
«No, tu.»
Mi tiro a sedere, in allerta. A giudicare dalle voci, dalla loro intensità e direzione, qualcuno sta parlottando davanti alla porta della mia stanza.
«Amico, è già tanto che ho assecondato la tua malsana idea e accettato di accompagnarti. Se Bakubro ci scopre, ci ammazza!»
«Forza, non sei tu quello che ripete sempre di essere virili?! E amico lo dici a qualcun altro, o ti devo ricordare di quando...»
Tra uno sbadiglio e il rischio di inciampare in qualche vestito sparso sul pavimento, mi trascino alla porta e la apro. Non sono troppo sorpreso di vedere Kaminari-kun e Kirishima-kun, che a questo punto arrestano la loro lotta di schiaffetti e ammutoliscono.
«Buongiorno...?» saluto e butto un'occhiata alla sveglia digitale sul mio comodino, decorata con gli sticker di All Might ma è superfluo specificarlo. Non sono neanche le sei del mattino.
Per me non è un problema. Mi sarei alzato comunque tra poco. Sono solito svegliarmi presto, per andare a correre o ripassare qualche lezione e prepararmi con calma.
Lo stesso non si può dire di loro due: non devono essere abituati a questi orari, essendo i ritardatari cronici per eccellenza, e infatti hanno più l'aspetto di due zombie, con l'aria davvero stanca e gli occhi arrossati da far invidia al sensei Aizawa.
«Ragazzi, vi serve qualcosa?»
La mia legittima domanda li getta nel panico.
«No, sì, è che...»
«Sai, potrebbe essere successa una cosa che noi potremmo aver scoperto per sbaglio e se Bakubro lo venisse a sapere ci ucciderebbe, ma...»
«Un momento, che c'entra Bakugō?» provo a interromperli ma fallisco miseramente.
Continuano a parlare, imperterriti e agitati come poche volte li ho visti, addirittura più che per un test in classe di matematica.
«Eiji, ucciderebbe è riduttivo. Ci farebbe esplodere, ci torturerebbe facendoci passare tutte le pene dell'inferno e solo dopo averci visto soffrire con il suo ghigno sadico stampato in volto, allora sì, ci ucciderebbe.»
«Aiuto, hai ragione. Adesso ho i brividi. Guarda, mi hai fatto venire la pelle d'oca solo a pensarci... Merda, Denks, concentrazione!»
Kirishima-kun sembra ricordarsi della mia presenza e dello scopo principale di questa improbabile conversazione. Dopo aver dato una gomitata all'amico, che non tarda a lamentarsi con il suo fare da drama queen, ritorna a me: «Midoriya, non so come dirtelo senza scatenare un casino, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto».
«Non per noi», completa Kaminari-kun, ancora massaggiando teatralmente il fianco dove è stato colpito. «Oddio, anche noi ne avremmo bisogno dato come siamo messi, in realtà...»
«Denks!»
«Sì, concentrazione! Il punto è che ci serve aiuto non per noi ma per Kats. E già stiamo perdendo un sacco di tempo e se non dovesse esserci un lieto fine proprio a causa nostra non me lo perdonerei mai e-»
«Kaminari-kun, frena un attimo! Ti prego, respira, stai iperventilando!» esclamo e mi precipito a soccorrerlo. Ormai sono agitato anch'io, con l'ansia che trasudano questi due, e in tutto ciò non ho ancora afferrato il nocciolo della questione. «Perdonami, ma non ti seguo. Che ne dici di tranquillizzarti, prima, e ricominciare con più calma?»
«Non c'è tempo!» il biondino piagnucola per poi tornare a rivolgersi al suo accompagnatore, «Siamo fottuti, Eiji, fottuti...»
«Resisti, soldato! Non abbandonarmi proprio ora!»
Il ragazzo dal quirk Indurimento si sostituisce a me per afferrare il nostro compagno per le spalle. Lo scuote e lo schiaffeggia ripetutamente, fino a fargli venire le guance rosse e gli occhi lucidi. Metodo che deve aver appreso da Bakugō decisamente discutibile, eppure sortisce il suo effetto.
Kaminari-kun farfuglia un paio di volte «La lettera...», con lo sguardo perso nel vuoto che per un attimo mi fa temere che sia andato in cortocircuito come quando usa troppo la sua unicità.
Dopo però si riprende e guarda Kirishima-kun con una determinazione che è raro veder luccicare nei suoi occhi ambra.
«Dobbiamo dargliela, Eiji», asserisce fermamente. «Non c'è altro modo. È rischioso, non sappiamo quali possono essere le conseguenze, ma è anche l'unica possibilità che rimane prima che...»
L'altro ricambia lo sguardo con la stessa gravità e annuisce. «La lettera, sì».
È... insolito, parecchio insolito, vederli così seri, ma la cosa più strana è questa lettera di cui continuano a discutere. Mi balena in mente la scena di Todoroki-kun, ieri sera, che accennava a qualcosa di simile. Che le due faccende siano collegate?
«Midoriya, crediamo che dovresti leggere questa.»
Afferro il pezzo di carta che Kirishima-kun estrae dalla tasca anteriore della sua felpa rossa di Crimson Riot e mi porge con solennità, con la speranza che chiarisca finalmente tutti i miei dubbi.
In realtà è un semplice foglio piegato in quattro e tutto stropicciato, come se fosse stato gettato via e rinvenuto dalla spazzatura.
"Izuku".
Così è riportato su un lato.
O "Deku", a seconda di come vengono letti i kanji che compongono il mio nome.
Cosa che scoprii da piccolo ancora prima di imparare a leggere dai miei coetanei, i quali perciò mi prendevano in giro. Nello specifico, quello tra loro più intelligente quanto arrogante e spietato, ma si sa che i bambini sanno essere cattivi. Il fatto però è che spesso il soggetto in questione non sembra cambiato di una virgola da allora e non dovrei giustificarlo tanto facilmente.
Scuoto la testa. Non ho bisogno dei miei pensieri intrusivi proprio ora.
Apro il foglio.
Sono diverse righe. Il tratto, l'inclinazione, il modo in cui le parole sono arate a forza dalla penna calcata sulla carta: ironia della sorte, è la scrittura proprio di Bakugō. Uno di quei particolari di lui che so, che è scolpito nel mio cervello per quanto la mia memoria si rifiuti di collaborare.
In nemmeno un paio di minuti ho finito di leggere. Del resto è sempre stato un tipo di parole dirette, conciso quanto letale.
Un'improvvisa fitta alla testa e un capogiro mi costringono a sedermi sul bordo del letto, sostenuto prontamente dai miei due compagni.
«Midoriya! Tutto ok?»
«Dov'è?» chiedo in un sussurro.
Rileggo in fretta e furia, in cerca di qualche indizio. Il mal di testa si fa via via più lancinante, alimentato da frammenti confusi di immagini che riemergono e iniziano a vorticarmi con prepotenza nella mente.
«Lui dov'è?» scandisco di nuovo, più convinto, quasi trafiggendo con lo sguardo i poveri Kirishima-kun e Kaminari-kun.
Come ha detto il secondo, poco fa?
«Non c'è tempo!»
Ecco, ha tremendamente ragione. Non c'è tempo per essere gentili e garbati, non c'è tempo per ragionare con calma, non c'è tempo per restare qui fermi con le mani in mano. Perché se tutto ciò che c'è scritto qui è vero, e io sento che è così, allora...
«Non ne siamo certi», sta mormorando il biondino, «È uscito dalla sua stanza poco fa dicendo che andava a farsi un giro e che poi aveva... una visita medica, se non ho capito male».
Il rosso continua: «Abbiamo provato a seguirlo e fermarlo, ma non c'è stato verso...»
«... Quindi siamo andati nel panico, abbiamo preso questa e siamo venuti qui...»
«Non è passato troppo tempo, dovrebbe essere ancora nei dintorni e- Aspetta, Midoriya, dove vai?!»
Le loro voci cominciano a giungermi ovattate. Mi sembra di essere come dentro una bolla in cui tutto quello che sento e che importa sono l'adrenalina che prende a scorrermi in corpo, le gambe che si muovono da sole e il cuore che mi urla l'unico pensiero fisso di correre da lui.
Ed è ciò che faccio.
Ignoro i due ragazzi che mi implorano di prendermi un attimo perché a stento mi reggo in piedi, volo fuori dal dormitorio attivando il One For All, sebbene qui sia vietato l'utilizzo dei quirk potenzialmente dannosi per cose e persone ma una punizione dei professori è l'ultima delle mie preoccupazioni in questo momento, corro fino a sentire i muscoli in fiamme e il cuore che minaccia di uscirmi dal petto.
I ricordi sbiaditi.
I vuoti di memoria se ripenso alle ultime settimane.
Il sogno di stanotte.
Passo dopo passo, i pezzi del puzzle si definiscono, si muovono a combaciare l'uno con l'altro, il quadro generale inizia a chiarirsi.
È lui, la risposta. Lo è sempre stato e io sono uno stupido a non averlo capito prima.
Lo vedo.
Cammina tra gli edifici del Ground Beta, al limite di quest'area cittadina simulata, in prossimità del cancello su cui campeggia la sigla "U.A.".
Sentivo che l'avrei trovato qui. Ne sono successe di cose importanti e ho anche la vaga sensazione che fino a qualche tempo fa mi piaceva pensare a questo come un po'... il nostro posto.
Sembra un revival del nostro primo confronto che possa definirsi tale, a inizio anno scolastico qui alla Yuuei. Quello dopo la sobrissima simulazione di battaglia tra hero e villain con di mezzo un finto ordigno nucleare durante la prima lezione di Fondamenta dell'Eroismo con All Might. Lui che se ne va dandomi le spalle, io che lo rincorro e lo chiamo a squarciagola.
Eppure in pochi mesi è cambiato tutto così tanto, sono solo io che l'ho... dimenticato. Soltanto ora me ne rendo conto e inizio a spiegarmelo.
Sì, io... Io credo di...
«Bakugō-kun! Bakugō, aspetta!»
So che mi ha sentito. La sua camminata si fa incerta per un attimo, per poi però riprendere decisa nella direzione opposta alla mia.
Inciampo e atterro con le ginocchia e i palmi delle mani sull'asfalto accidentato che mi graffia la pelle, ma questo dolore è secondario.
Ironico come questo piccolo, banale avvenimento riassuma alla perfezione il nostro rapporto.
Non trovi anche tu, Bakugō? Io che ti inseguo da una vita a costo di farmi male, che capisco di non meritarmelo e dovermi amare un po', che riesco a liberarmi di te e sto molto meglio ma poi tu torni e io ci ricado di nuovo come un ingenuo, il più grande degli idioti, o forse quei sognatori fin troppo accecati dai sentimenti da non accettare la realtà nemmeno quando è già troppo tardi.
È sempre stato così, mi sono sempre sentito in questo modo nei tuoi confronti, vero? Un attimo prima sto bene e l'attimo dopo tu arrivi a stravolgere tutto, a stravolgere me.
Sto a cento piedi d'altezza, ma cado quando sono attorno a te, Bakugō.
No, non Bakugō, ma...
«Kacchan.»
La parola rotola fuori dalla mia bocca all'improvviso, senza che ne realizzi pienamente il motivo. Eppure più la ripeto nella mia testa e più diventa familiare.
E allora smetto di combattere questi pensieri e immagini intrusivi. Lascio che fluiscano.
Ogni cosa acquista un senso, quel senso che cercavo disperatamente, ed è come se la mia mente si sbloccasse del tutto.
Sì, io credo di ricordare.
Le informazioni schiaffatemi in faccia con la lettera malridotta che ancora stringo in una mano, la corsa a perdifiato, il viaggio tra i ricordi: tutto ciò mi sta sfinendo, ma devo farmi forza. Perché ho una ragione e questa ragione è a pochi passi da me e non permetterò ancora che mi scivoli via.
«Kacchan!» stavolta urlo a pieni polmoni, fino a sentirli bruciare.
Lui si ferma, finalmente. Mi dà ancora le spalle, ma si irrigidisce e volta di poco la testa di lato con lo sguardo puntato in basso. Ha deciso di smettere di ignorarmi, o meglio fingere di farlo.
Mi isso sulle gambe tremanti e scaccio le lacrime che copiose mi offuscano la vista.
Sono abbastanza ridicolo in questo momento, mi rendo conto. Nel mio pigiama di All Might, con le ginocchia sbucciate, che barcollo e piango senza tregua.
Non è una novità, ma sono giustificato, credo. Sfido chiunque a vivere contemporaneamente un dolore e una felicità così intensi.
«Mi ricordo, Kacchan.»
Mi ci vogliono diversi secondi per riprendermi un minimo dal singhiozzare, ma infine riesco a sorridere.
«Mi ricordo tutto.»
In realtà, non saprei di preciso come quantificare questo tutto, né dove e quando collocarne l'inizio.
Il fatto è che, in un certo senso è spaventoso realizzarlo di nuovo e ammetterlo, io e Kacchan siamo legati letteralmente da una vita.
Volenti o nolenti, nel bene e nel male.
Forse più le seconde opzioni.
Sì, decisamente le seconde opzioni.
Perciò per spiegare il nostro rapporto mi ci vorrebbero giorni e un libro intero. Nonché parecchie sedute di psicoterapia.
Ma se cerco un momento, un episodio specifico che più di tutti ha innescato la spirale di domande, incertezze e malessere di cui mi sono ritrovato in balia negli ultimi mesi, la mia memoria appena ritrovata mi riporta a questo autunno.
Ora sì, lo ricordo come se fosse ieri. Più passano i secondi, più rimembro ogni dettaglio, al punto che mi sembra di poter tornare indietro nel tempo e rivivere tutto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top