Capitolo 15 🧡
"Ho paura dei rimpianti
E i miei amici sono cambiati
Abbiamo sogni troppo lontani
Non riusciamo a raccontarli
Che fatica avere vent'anni"
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CAPITOLO 15
"La realtà"
Ottobre, 1983
Non era stato facile sostenere quella tensione.
Manfredi, il giorno dell'incontro con il signor Proietti, pensò più volte di battere in ritirata. Lo fece alzandosi dal letto, guardandosi allo specchio, mentre lavava i denti, uscendo di casa, salendo sull'autobus, scendendo in piazza a Palermo e trovandosi davanti i cancelli universitari.
Sarebbe inutile dilungarsi su un incontro, di base ben voluto, finito quindi bene. Il signor Proietti mostrò a Manfredi tutte le poesie che possedeva. Il ragazzo le riconobbe: erano quelle che aveva spedito a Rosa.
Gli venne chiesto il perché le avesse scritte, a cosa avesse pensato, quale emozione gliele avesse ispirate. Rimasero per un po' a parlare di ciò.
Poi, senza preavviso, presero argomento su Rosa.
«Si è sposata», aveva detto allora Manfredi.
Il signor Proietti aveva annuito a quello parole. Gli disse francamente che quel marito che si era scelta, non gli stesse molto simpatico. Non capiva cosa Rosa trovasse in Rodolfo. «Non la vedo da un po'.»
«Tornerà sicuro, in fondo è il suo sogno e lei realizza sempre i suoi sogni», asserì Manfredi.
«Mhh, non saprei, adesso è sposata», ribatté l'uomo.
«Certo, ma un matrimonio non le impedirà di lavorare.»
«Manfredi, dobbiamo essere realistici.»
Quella frase lo sconvolse. E adesso? Il sogno di Rosa?
Così chiusero il discorso e si ripromisero di incontrarsi molto presto. Il signor Proietti avrebbe chiamato Manfredi per avvisarlo sul da farsi. Quell'editore di sua conoscenza aveva apprezzato gli scritti del ragazzo.
∞
La luce del tardo pomeriggio filtrava attraverso le tende di pizzo della camera da letto, creando un'atmosfera ovattata e malinconica. Rosa era seduta sul bordo del letto, le mani strette nervosamente in grembo, mentre Agata, seduta di fronte a lei su una sedia imbottita, la osservava con preoccupazione.
«Non ti vedo dal matrimonio», disse Agata, rompendo il silenzio che sembrava soffocare la stanza.
«Sono stata occupata.»
«Occupata a fare cosa? Sei stata rinchiusa qui e basta.»
«Agata, ti prego. Non anche tu.»
«Cosa succede, Ro? Lo so che qualcosa non va.»
Rosa sospirò, abbassando lo sguardo sul pavimento. «Mi sto sempre più rendendo conto di non aver dato ascolto alle persone giuste. Ho sempre avuto troppa fretta di correre ed ecco dove sono finita. Rovinata con le mie stesse mani.» La sua voce era un sussurro carico di rimpianto.
Agata si sporse in avanti, cercando di cogliere ogni parola. «Rovinata? Di cosa parli?»
«Io non lo volevo sposare», interruppe Rosa, la voce incrinata dal pianto. «Non volevo questo matrimonio, Agata. Volevo solo continuare a portare avanti la mia carriera, i miei sogni. Ma i miei genitori, Rodolfo, la gente... Li odio, li odio tutti quanti.»
Agata si alzò e si avvicinò all'amica, prendendole le mani tra le sue. Le si inginocchiò di fronte. «Non sei rovinata, Rosa. Sei solo in una situazione difficile. Possiamo trovare una soluzione insieme.»
Rosa scosse la testa, i suoi occhi pieni di lacrime. «Ho cercato in tutti i modi di stare bene, di fregarmene, ma ho solo complicato tutto. Pensavo di fare la cosa giusta, di accontentare tutti, ma si è rivelato uno schifo. E ora non so come uscirne.»
Agata strinse le mani di Rosa con più forza, cercando di trasmetterle il suo sostegno. «Non sei sola. Qualunque cosa tu decida di fare, io sarò qui per aiutarti. Non devi affrontare tutto questo da sola.»
Rosa alzò lo sguardo, incontrando finalmente gli occhi dell'amica. In quel momento, un piccolo barlume di speranza sembrò accendersi nel suo cuore. Forse, con l'aiuto di Agata, avrebbe trovato il modo di rimettere insieme i pezzi della sua vita.
Ma non accadde. Rosa rimase intrappolata in quel matrimonio.
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