5. «Le persone potrebbero innamorarsi»

Occhi chiusi.
Respiro profondo ma leggermente instabile.
Concentrazione, ricercava proprio ciò. Forse l'avrebbe aiutato a tenere a bada quei bisbigli dentro la sua testa.
Ronzii dannatamente fastidiosi, che si erano solamente rafforzati nell'ultimo periodo.

Jungkook sapeva che Yoongi avesse ragione...cercare di respingere la magia del caos non gli avrebbe fruttato un bel niente, anzi gli avrebbe portato solo guai maggiori. Il bruciore al polso, segno che il tatuaggio della ruota del caos volesse apparire, quelle voci nella testa che non lo aiutavano minimamente a restare lucido.

Ma cavolo, liberare quel potere era pericoloso, non solo per lui ma per tutte le persone che lo circondavano. Attirava esseri di tutti i generi che avrebbero fatto di tutto pur di possederlo, prima fra tutti Lalabel. Risvegliare la sua magia le avrebbe fatto capire fin troppe cose ed avrebbe aperto un molto probabile scontro e -non erano certi- ma avevano il sospetto che la potenza della ragazza fosse cresciuta nel tempo. Sarebbe stato un suicidio affrontarla.

Eppure Jungkook non sapeva che fare. Se ne stava seduto lì, in una fredda sedia nella sala d'aspetto dell'ospedale e stringeva fin troppo forte i braccioli della stessa per cercare di ritrovare contatto con la realtà. Diventavano ogni giorno più forti da quando Taehyung era arrivato, la situazione si era avviata verso una veloce e tragica discesa. Tutte le energie che vorticavano in lui erano semplicemente impazzite.

«Vieni, Kook»

La voce di Seokjin gli fece spalancare gli occhi di colpo, per un momento il silenzio invase la sua testa e venne presto sostituito dal vociare delle persone. Il suo capo scattò verso il suo fidanzato, trovandolo già con un cipiglio in volto e prima che l'altro potesse fargli domande su quel suo stato precedente di stasi catatonica, decise di balzare in piedi, reprimendo il giramento improvviso e gli sorrise «Oh, il mio medico preferito»

Scherzò Jungkook e l'altro gli rivolse un sorriso incerto.

Seokjin lo accompagnò preoccupato fino alla porta del suo studio e la spalancò per lui, fino a farlo entrare. Jungkook, come se ormai quel posto lo conoscesse fin troppo bene, si andò a posizionare vicino la finestra. Scansò le tende, diede un'occhiata al di fuori e poi regalò un'alzata di spalle a Seokjin come per chiedergli se avesse qualcosa da dirgli.

«Abbiamo i risultati della tac» asserì infatti Seokjin, nonché suo fidanzato, nonché suo medico specialista in oncologia. Stavano tenendo sotto controllo il tumore di Jungkook da ormai un anno...o meglio, lo guardavano progredire senza poter fare niente. Non perché non potessero ma Jungkook, lui non voleva curarsi «E a guardare la tua espressione non hai niente di buono da dirmi»

Seokjin sbatté le carte dell'analisi, lanciandole sulla scrivania, inutile dirgli che il tumore lo stesse divorando e fosse cresciuto in maniera esponenziale «Dovresti incominciare la chemio il prima possibile o sarà troppo tardi» lo ammonì passandosi stancamente una mano sul volto.

Jungkook sospirò, volse nuovamente lo sguardo fuori e tentò di sorridere «Te l'ho già detto, non voglio farla»

«E arrenderti così?» Seokjin era incredulo, quella stupida storia stava andando avanti fin troppo ormai. Eppure faceva male il fatto che lui non avesse nessun potere in quel caso. Jungkook era perfettamente in grado di intendere e di volere, aveva deciso di lasciare la malattia lì con lui e tutti lo avrebbero dovuto rispettare...lui e la sua stupida decisione.

«Non servirebbe a niente» però Jungkook conosceva una verità che gli altri non avrebbero potuto sapere. Quel che aveva non era stato causato da una malformazione genetica, da cellule impazzite che non sapevano più come riprodursi nel giusto modo. No, quello era uno dannato tumore causato dalla magia, dalla maledizione lanciata da Lalabel. Era quello il bello, ogni volta gli si rivoltava contro in un modo diverso ed inaspettato. Una morte improvvisa, un suicidio, problemi mentali, un tumore...eccola la novità di quella vita. In ogni caso neanche il medico più bravo del mondo avrebbe potuto far qualcosa per lui, solo spezzare il sortilegio avrebbe funzionato.

«Okay, non lottare per te, ma fallo per me» Seokjin si batté una mano sul petto, quasi disperato, nel provare a convincerlo «Come pensi che potrò andare avanti una volta che ti avrò perso?»

Jungkook andò da lui, gli accarezzò il volto, lo strinse tra le mani «Jin, sei sempre stato forte»

Ma l'altro scosse la testa in disappunto, forte non avrebbe voluto dire in grado di riuscirci «Questo non giustifica il fatto di dover affrontare una perdita del genere»

«Quanto mi resta?» tagliò a corto Jungkook, aveva capito che Seokjin fosse così agitato perché aveva ottenuto una data molto più certa. I ticchettii dell'orologio si facevano sentire. La sua fine stava sopraggiungendo.

«No, Jungkook, non te lo dirò. Piuttosto prima decidi di curarti» si oppose Seokjin ma Jungkook lo guardò negli occhi lucidi, si sporse in avanti, fece incontrare appena le loro labbra. Per un attimo successe qualcosa di strano, al volto di Seokjin si sovrappose quello di Taehyung. Jungkook sgranò gli occhi, il suo cuore fece un male tremendo e poi tornò il viso del suo ragazzo. Sospirò per cercare di scrollarsi quell'ansia di dosso e ritrovare la sua sicurezza. Gli stava giocando proprio dei brutti scherzi quella sua mente «Quanto mi resta?» chiese nuovamente, fronte contro fronte ed occhi chiusi.

Seokjin ancorò le mani ai suoi fianchi e li massaggiò delicatamente prima di affermare «Tre mesi»

Non erano molti, Jungkook ne era perfettamente consapevole, ma avrebbe dovuto accettare quel destino senza troppi struggimenti. Star male per una cosa del genere era ormai banale. Succedeva sempre, doveva essere abituato, no? Così annuì per quanto represse quel magone che percepì in gola «Okay, va bene»

«No, no, non va affatto bene» scosse la testa Seokjin, facendolo rimettere dritto per poterlo guardare «Non accetterò di vedere morire la persona che amo, non quando abbiamo ogni mezzo a disposizione per provare a salvarti»

Jungkook gli era grato, stava facendo tanto per lui, si stava impegnando come non mai e continuava a portare pazienza nei suoi confronti e a volergli bene nonostante tutto «Vieni a casa da me quando hai finito?»

Evitò l'argomento, cambiando direttamente discorso e Seokjin non poté far altro che rispondergli tristemente un «Sì, certo che vengo»

Jungkook avrebbe dovuto aspettare Seokjin in casa, al caldo, al sicuro, protetto. Ed invece si sentiva soffocare. Prendere con filosofia la notizia che si hanno tre mesi di vita rimanenti -se tutto va bene- era una grande stronzata. Jungkook ci aveva provato a scrollarsi di dosso quel pensiero, a vivere serenamente quelle ultime settimane, ma non era facile. Niente sembrava esserlo, non quando ogni cosa passa dalla mente ai fatti. Jungkook sapeva di dover morire, ma vedere la morte avvicinarsi...come avrebbe potuto restare indifferente? Okay, non ne aveva paura. Non aveva paura del lasciare il suo corpo fisico per tramutarsi in anima. Ma tutto quello che avviene prima, il dolore. Provare dolore, quello sì che lo agitava e non lo faceva stare tranquillo.

Così era uscito da quelle quattro mura. Aveva camminato all'interno del villaggio, fino ad arrivare in una delle piscine più vicine. Era tardi, dormivano quasi tutti ed allora lui superò le transenne, quella corda di sicurezza a delimitare l'area e si andò a sedere a bordo piscina, con le gambe a mollo.

Gli era voluto un bel po' di tempo per riprendere confidenza con l'acqua. Non era stato semplice, non dopo Mora, non dopo che quella stessa acqua gli aveva tolto la vita. Ma pian piano si era riabituato ad entrare in contatto con essa, a star bene, a ritrovarsi bene in quell'elemento. Forse perché il suo colore gli ricordava gli occhi di Taehyung. Celeste. Li amava. Lo amava.

Ma se ne stava andando di nuovo. Novanta giorni, cavolo. Ottantanove con precisione. La mezzanotte era scattata già da un po' e lui era lì a perdere tempo, nel pensare e poi a cosa? A stupide scelte della sua vita, l'allontanare Taehyung per tenerlo al sicuro, il non dare confidenza a Taehyung ma poi cascare e fare proprio ciò, il non parlargli ma alla fine si rincontravano ovunque ed in ogni luogo.

Tirò un calcio sulla superficie dell'acqua, frustrato, asfissiato. La sua gamba affondò e nell'aria si liberarono gli schizzi. Schizzi che si confusero con le lacrime che scorrevano sul suo volto.

Jungkook aveva imparato a piangere in silenzio.

Aveva sempre fatto preoccupare tutti, si era sentito in colpa e quella era semplicemente una conseguenza, la sua soluzione al problema. Sapeva di essere un imbecille e lo era sotto molti punti. Soprattutto perché in quel momento avrebbe solamente voluto Taehyung lì con lui.

«Anche tu non riesci a dormire?»

Il respiro di Jungkook si mozzò all'istante.
I suoi occhi si sgranarono, non poteva essere. Il suo pensiero lo aveva chiamato ed eccolo lì alle sue spalle. Oh, sì, non aveva più dubbi, la sua vita si prendeva costantemente gioco di lui.

«Sai che non si appare così alle spalle delle persone?» gli chiese, passandosi frettolosamente una mano sul volto e girandosi poco dopo per incontrare il suo sguardo.

Era lì, in piedi. A pochi passi da lui, ma dietro la corda di sicurezza. Le mani sprofondate nelle tasche ed un paio di ridicoli pantaloncini in stile hawaiano che per poco non fecero scoppiare Jungkook a ridere «E tu sai che dopo l'orario di chiusura non puoi stare a bordo piscina?»

«Sono il proprietario, io posso» ribattè Jungkook, mentre l'altro l'osservava divertito e con un sorrisetto in volto, pronto a correggerlo per quell'affermazione e di fatti non si trattenne e lo fece «Tuo padre è il proprietario. Tu sei solo un suo sottoposto»

Jungkook boccheggiò per un attimo in cerca di parole. Cosa? Era andato lì per insultarlo? Lo stava usando come sacco da boxe da picchiare con le parole? Ma sapeva che Taehyung fosse ironico, lo capiva dai suoi occhi e lo conosceva infinitamente bene «Non ti facevo così sfrontato» ammise divertito.

Taehyung scrollò le spalle, come se non fosse niente di ché e gli fece un cenno della testa per poter andare a sedersi lì vicino a lui «Posso?»

«Ormai sei qui» e Jungkook picchiettò il posto accanto a sé. Ed ancora una volta si rese conto della propria immensa stupidità. Allontanarlo...sì, certo, nei suoi sogni forse. Non ci riusciva. Era impossibile. Non quando si trovava in un momento così delicato. Ne aveva bisogno, anche solo parlargli per cinque minuti lo avrebbe fatto star meglio.

Dopo che Taehyung gli si posizionò accanto, Jungkook mosse le gambe in acqua, capendo come instaurare una qualsiasi conversazione. Si leccò le labbra, divenute secche e prese coraggio «Perché non riesci a dormire?»

Taehyung allungò le braccia dietro di sé, buttò il peso su di esse e distese appena il busto, portando lo sguardo su Jungkook. Lo osservò, come se stesse cercando di studiarlo, come se dovesse capire qualcosa e Jungkook, lui si sentì bruciare la pelle «Forse ho solo tanti pensieri per la testa»

«Da come non mi stacchi gli occhi di dosso, potrei incominciare a pensare che faccio parte anche io di quei tuoi pensieri» lo beccò Jungkook, girandosi verso di lui. Aveva pensato che lo avrebbe visto sussultare, colto in flagrante ed invece Taehyung non si preoccupò minimamente di nasconderlo, anzi divenne ancora più insistente, come se ne sentisse la necessità.

Poi annuì, riempì i polmoni d'aria e finalmente gli rispose «È vero, ci sei tu»

Anche dopo anni di amore si è capaci di sentire il proprio cuore battere come se fosse la prima volta? Ecco, Jungkook sapeva cosa volesse dire, perché era precisamente quello l'effetto che Taehyung gli induceva e non ne avrebbe potuto far a meno. Così per sdrammatizzare gli rispose, mostrando un ironico sé che potesse mascherare quello imbarazzato ed innamorato «Dovresti star attento a quello che dici, le persone potrebbero innamorarsi di te»

E Taehyung ridacchiò, mordendosi il labbro inferiore, giocandoci e Jungkook non poté più distogliergli lo sguardo di dosso, piuttosto fu Taehyung a farlo, rivolgendosi alle stelle e meravigliandosi di trovarne così tante «È solo che...sei così tanto familiare» poi si piegò inavvertitamente verso sinistra, gli diede una spallata giocosa, scuotendolo «Sicuro che non ci siamo mai incontrati prima?»

Volendo esser sinceri, sì, ma Jungkook se lo sarebbe tenuto per sé quel particolare. Piuttosto, mise su un sorriso furbetto, sporgendosi a sua volta «Forse ci siamo incontrati nei tuoi sogni. Forse siamo anime gemelle o ancor più fiamme gemelle» gli disse e Taehyung restò fermo, serio, attratto dal suo volto. Jungkook se ne accorse ed allora cercò di sdrammatizzare «Che cos'è quella faccia? Sto scherzando, dai»

«Sul serio, potrebbe accadere una cosa del genere?» ma dato che anche quell'ennesima parola -fiamme gemelle- aveva fatto smuovere i suoi ricordi, decise di insistere, chiedere, ottenere delle risposte. Ma vide Jungkook ridiventare improvvisamente serio, non guardarlo più e giocarellare piuttosto con l'acqua «Non ci siamo mai incontrati»

«Non hai risposto alla mia domanda» sottolineò Taehyung e Jungkook girò gli occhi al cielo, sospirando, dargli tutte quelle informazioni non andava affatto bene «C'è una...piccola eventualità. Però adesso cambiamo argomento»

Taehyung aveva capito che dal tono di voce di Jungkook qualcosa non andasse. Non lo aveva mai visto fino a quel momento così remissivo di fronte una sua richiesta e collegò un po' il tutto con magari una giornata andata storta o qualcosa di brutto che fosse accaduto «Allora spiegami perché prima stavi piangendo»

Jungkook si voltò repentinamente verso di lui, a guardarlo sorpreso quando percepì i polpastrelli della mano di Taehyung sfiorargli il volto «Non stavo piangendo» asserì frettolosamente, senza più riuscire a trovare la giusta quantità di voce quando Taehyung gli afferrò il volto, accarezzando piano quei solchi sulla sua pelle «Hai delle lacrime secche sul viso, non sono cieco»

Non lo si poteva ingannare Taehyung. Jungkook non ci era mai riuscito e forse dentro di sé aspettava solo quel momento per potersi sfogare con lui. Con lui che lo rassicurava toccandolo delicatamente. Gli era mancato così tanto «È complicato» sussurrò.

«Prova a spiegarmi» continuò allora Taehyung, tentando di sorridergli caloroso, così da far capire a Jungkook che si potesse fidare, che non dovesse avere paura di lui e Jungkook forse si lasciò andare fin troppo, con il cuore a battergli nel petto, gli rivelò una grande verità mascherata «La persona che ho sempre amato è finalmente qui con me, ma anche questa volta non potremo restare insieme» restò lì, ad affondare le iridi nel celeste dell'altro e non si scansò neanche quando notò un lento avvicinamento tra di loro.

Lo sguardo di Taehyung si alternò velocemente e freneticamente tra gli occhi del ragazzo di fronte a sé «Jungkook» esalò il suo nome, sentendosi attratto, volendosi avvicinare ancor più. Il suo sguardo cadde sulle labbra di Jungkook e non provò nemmeno ad eliminare quel pensiero peccaminoso.

«Sì?» gli chiese l'altro, sporgendosi appena ma bloccandosi subito quando percepì sulla schiena una strana sensazione, l'atmosfera era improvvisamente cambiata.
Stravolta, nel momento in cui gli occhi di Taehyung intercettarono la figura di un uomo andar loro in contro «P-penso che ci sia qualcuno che ti cerca» disse e Jungkook si voltò, guardando dietro di sé, interrompendo purtroppo il contatto con Taehyung ed accogliendo il suo ragazzo «Seokjin»

«Hey, Kook, non ti ho trovato a casa e mi sono preoccupato» gli disse e Jungkook scattò in piedi, aspettando che finisse di avvicinarsi ed anche Taehyung pian piano si rimise in piedi, guardando sospettoso i due.

«Ah cavolo, scusami. Ero venuto un po' qui e poi ho incominciato a chiacchierare ed il tempo è volato» Jungkook sapeva che avrebbe dovuto avvisarlo, eppure tra i pensieri che aveva nella testa e poi quel momento di pace assoluta con Taehyung, si era totalmente scordato.

Seokjin però gli rivolse un sorriso per tranquillizzarlo e gli prese una mano, intrecciandola con la sua. Poi guardò quel terzo in comodo e «Oh, tu sei...»

«Piacere, Kim Taehyung, sono qui in vacanza» allungò una mano verso di lui e Seokjin la strinse con veemenza e forza. Volle ribadire il suo ruolo, perché non era stupido, aveva capito quel che stava accadendo tra qui due «Kim Seokjin, il suo ragazzo»

E quella conferma fu strana da sentire. Non è che Taehyung ci rimase male, ma provò come una sensazione di profonda delusione in lui «Capisco» così si rivolse all'altro e sperò di poter andarsene di lì il prima possibile «Jungkook, grazie per stasera, ci vediamo in giro. Buonanotte» e Jungkook non ebbe neanche il tempo di metabolizzare e ricambiare il saluto che la figura di Taehyung già si stava allontanando per il villaggio.

Si sentì all'improvviso tirare indietro da Seokjin che lo fece voltare, osservandolo, cercando di capire se fosse tutto apposto. Soprattutto dopo la notizia di quella giornata «Tutto bene?»

No, assolutamente no. Come avrebbe potuto?
Jungkook sarebbe morto tra tre mesi.
Jungkook aveva quasi baciato Taehyung.
Jungkook era stato a tanto così dal tradire Seokjin.

«Certo che sì, andiamo»


Angolo della parlantina:

Come sempre -e per quanto si cerchi di nasconderlo- l'attrazione tra Taehyung e Jungkook esce fuori senza timori. Si guardano e non capiscono più niente.

Jungkook come avete visto è malato. Ed ho anche spiegato il perché. Ogni volta la maledizione lo colpisce in modo diverso. Se ne LA BELLEZZA DELL'INVISIBILE, il problema era psicologico, questa volta è più fisico.

Certo, da non tralasciare le voci nella testa che lo rincoglioniscono e non poco.

Per quanto riguarda la relazione tra Jungkook e Seokjin, sì, vi ho visto un po' sconcertati, soprattutto dal fatto che in passato i due fossero stati fratelli.
Quindi permettetemi una piccola spiegazione.
Avete presente che più crescete più i ricordi di quando eravate bambini iniziano a diventare confusi?
Ecco, Jungkook ha nella mente un bel po' di vite e quella nel 1500 è stata la sua primissima. In più da quel momento sono passati praticamente 1000 anni. Tenete conto che La bellezza dell'invisibile è ambientata nei primi anni dei 2000. Ci sono questi salti temporali di circa 500 anni da un libro e un altro. Tante vite e tantissimi ricordi.

Da non tralasciare è anche il fatto che Jungkook ha incontrato Seokjin in un forte momento di bisogno. Come avete visto lui è anche il medico che lo cura, colui che gli sta accanto e gli dà la forza. In un certo senso Jin rappresenta tutto ciò che Jungkook non può avere da Taehyung. È brutto dirlo, ma Jungkook è così stufo di cercare di ottenere la massima felicità con Tae che vedendo l'impossibilità della cosa, ha incominciato ad accontentarsi.

Bene, appurato che in ottantamila persone vogliamo fare fuori Lalabel, vediamo di decidere e spartirci i ruoli per una buona organizzazione, così da non lasciare la minima traccia.

Banda, ci sentiamo settimana prossima!

ILY_Ely ♥

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