16. «La bestia sacrificale.»
Lo avevano trovato. Hoseok era a casa. Nella loro vecchia casa. In Sud Corea, a Seoul. Non era stato difficile capirlo. Le energie erano chiare, limpide, risplendenti. Tutti si erano guardati. Sorridevano. Per una volta, la fortuna era stata dalla loro parte.
E non solo, vi era anche una piccola grande novità.
Il cerchio magico era stato caricato molto. Le energie di tutti si erano sommate e l'immagine di Hoseok era apparsa molto nitida. Così tanto da capire non solo la città in cui si trovava, ma anche l'abitazione.
Taehyung la conosceva così bene, quel posto lo aveva vissuto sulla sua pelle. Era lo studio di Edmondo. Un po' rimesso a nuovo, certo, ma pur sempre lui.
Nel suo petto si fece strada una calda sensazione, rivide tanti momenti, belli e brutti.
Jungkook lo prese per mano e gli sorrise.
Dovevano partire.
°
Atterrati a Seoul, Taehyung fremeva di impazienza. Non vedeva l'ora di liberarsi dal peso che gravava sui loro destini e, soprattutto, di rivedere Hoseok. Aveva accanto a sé l'amore della sua vita: Jungkook, ma Hoseok, lui aveva parte del suo cuore. Ogni passo che faceva sembrava accelerare il battito cardiaco, alimentato dalla frenesia dell'incontro imminente. Accanto a lui, Jungkook sembrava invece preda di sentimenti turbolenti. Camminare per le strade di Seoul riportava alla luce ricordi dolorosi, come ferite mai completamente guarite.
«Tutto okay?» gli chiese Taehyung, accorgendosi di qualcosa che non andava nell'altro. Di fatti gli occhi di Jungkook si muovevano nervosamente da un lato all'altro, catturando frammenti di passato che sembravano prender vita.
«Sincero? Non lo so. Rivivere tutto questo è...» non sapeva come spiegarlo. L'unica cosa di cui era consapevole era quella fitta di dolore che gli stringeva il petto.
«Sembra successo ieri», ammise Taehyung.
«Mi fa paura», continuò Jungkook.
«Anche a me», ribatté l'altro, ma si protese per prendergli la mano e infondergli coraggi. «Ma siamo qui insieme.» Un lieve sorriso nacque sui loro volti.
Mentre avanzavano, Taehyung e Namjoon si fermarono improvvisamente davanti un vecchio palazzo che ben conoscevano. Il loro sguardo era fisso su quella struttura ormai decrepita. Ne era passato di tempo. Taehyung non disse nulla, distolse piuttosto lo sguardo. Namjoon sentì le ginocchia tremare, sarebbe caduto lì in ginocchio a piangere. «La mia bambina», sussurrò con voce rotta dalla nostalgia. Quella figlia che aveva amato immensamente. Si chiese che fine avesse fatto, se anche lei si fosse rincarnata. Se anche lei avesse qualche ricordo di lui.
Gli amici lo circondarono in silenzio, rispettando quel momento di raccoglimento. Jimin posò una mano sulla spalla di Namjoon, offrendo conforto senza parole. Dopo qualche istante, Namjoon scosse la testa e riprese il cammino, determinato a portare a termine la loro missione.
«I fili della vita sono sempre collegati. Vi rivedrete», affermò Yoongi. Namjoon sorrise malinconico.
Arrivarono infine davanti alla casa di Hoseok. Il cancelletto del giardino era aperto, come se li stesse aspettando. Hoseok, infatti, lo sapeva. Era sicuro sarebbero arrivati di lì a poco. Erano giorni che li attendeva. Li accolse con un sorriso caldo e accogliente sulla soglia. «Ce ne avete messo di tempo.»
Taehyung rimase immobile. La mano a finir di aprire completamente il cancelletto si bloccò. Gli occhi gli si inumidirono. «Aspetta, tu...?»
«Sì, ricordo tutto.»
«Hoseok...»Taehyung fu il primo a scattare in avanti. Si gettò tra le braccia di Hoseok, stringendolo forte. La felicità risuonava nella sua voce. Gli altri lo seguirono, salutandolo con affetto e gratitudine. «È bello rivederti.»
«Anche per me, tantissimo.»
Al collo portava la collana, il prezioso talismano che sarebbe stato la chiave per spezzare la maledizione.
«Ce l'hai tu», disse Taehyung. Non poteva crederci, stava andando tutto così bene. Così tanto che si guardava attorno sospettoso, dov'era nascosta la fregatura?
«Sempre avuta. L'ho conservata con cura.»
«Grazie», sussurrò Taehyung, accogliendo quell'oggetto tra le mani.
«E quindi fai il tatuatore.» Seokjin si intromise nel discorso. Guardandosi attorno e osservando la casa-studio. «Ma come ci sei finito qui?» Ricordando che lo studio appartenesse ad altri.
«Sicuramente questione di eredità. Edmondo ha lasciato lo studio a Tae, non a Jimin. Alla fine è finita nelle mie mani. Non chiedetemi i particolari, non ne ho idea.»
«Perché non ci hai cercato?» La domanda venne posta da Jungkook. Rimasto in silenzio fino a quel momento. Venne posta con un pizzico di gelosia. Non avrebbe dovuto. Sapeva che il cuore di Taehyung appartenesse a lui, eppure vedere gli occhi umidi del suo ragazzo a causa di un altro, gli fece ugualmente male.
«Perché avrei dovuto?»
«Eri sveglio.»
«Ma non Taehyung», rispose Hoseok. «Fidatevi, toccava a lui trovarmi, io stavo solo aspettando, sicuro che ci sarebbe riuscito. Quindi adesso vi faccio una domanda io: perché siete qui?»
«Forse sappiamo come spezzare la maledizione», disse Yoongi. Hoseok mutò espressione. Si sedette più vicino al bordo della sedia, si mise in ascolto e si fece raccontare la profezia.
"Una stella caduta dal cielo, una volta impressa in un calice d'oro, riempito con il buio dell'abisso, aprirà le porte della fase primordiale, dove tutto è nulla e dove il nulla è tutto."
Poi ragionò, cercò di capire meglio. «Avete recuperato due dei tre oggetti, quindi.»
«Manca decodificare l'ultima parte», asserì Taehyung.
Hoseok annuì, strofinò le mani tra di loro. «Io un'idea l'avrei, ma non so se i ragazzi siano pronti a tornare lì.»
Guardò Taehyung e Jungkook. Avrebbe fatto del male ad entrambi. Non era certo potessero sostenere quell'impatto.
«Cosa intendi...»
«Quel buio dell'abisso, potrebbe essere l'acqua del laghetto a Mora.»
°
Il sole iniziò inesorabilmente ad abbassarsi. Le strade di Seoul si snodavano in un labirinto di luci e ombre mentre il gruppo di amici si preparava a lasciare la città. Due macchine li avrebbero portati a Mora. Yoongi prese il volante della prima macchina, con Jimin al suo fianco. Jungkook, Taehyung e Namjoon si accomodarono nei sedili posteriori. L'atmosfera era carica di tensione e speranza, mentre i ricordi del passato sembravano risvegliarsi con ogni chilometro percorso.
Nell'altra macchina, Seokjin e Hoseok viaggiavano da soli. Il silenzio tra loro era denso di emozioni non dette, e il rumore del motore sembrava riempire lo spazio con un sottofondo costante, quasi ipnotico. Dopo qualche minuto, Hoseok ruppe il silenzio.
«Tu e Jungkook quindi...»
Seokjin sospirò. «È strano?»
«Un po'. Ma non sono quello che può giudicare.»
Seokjin guardò fuori dal finestrino, osservando i paesaggi che scorrevano rapidi. «Che effetto ti fa vederli insieme?» chiese, la voce velata di una tristezza che cercava di nascondere.
Hoseok rifletté per un momento, poi rispose con onestà. «Ti mentirei se dicessi che vada tutto liscio. Ho provato dei forti sentimenti per Taehyung,» ammise, il suo sguardo perso nel passato.
«E i decenni non sono serviti a cancellarli,» aggiunse Seokjin con un sorriso triste.
«No, proprio no.» Scosse la testa Hoseok e per quanto fosse difficile ammetterlo, disse: «Ma è scritto da sempre, sono loro quelli che devono stare insieme. Altrimenti soffriranno loro e faranno soffrire anche noi. Aiutiamoli una volta per tutte.»
Le parole di Hoseok risuonarono nell'abitacolo come un impegno solenne. I due uomini si scambiarono uno sguardo di complicità e comprensione, consapevoli che il loro amore non poteva competere con il destino che legava Jungkook e Taehyung. Tuttavia, sapevano che il loro ruolo fosse cruciale per permettere a quei due cuori di trovare la pace.
Nel frattempo, nella prima macchina, Jungkook fissava fuori dal finestrino, perso nei suoi pensieri. Taehyung gli prese la mano, stringendola forte. «Andrà tutto bene,» disse con un sorriso rassicurante.
Jungkook annuì, anche se l'ansia non lo abbandonava. «Spero solo di essere abbastanza forte per affrontare tutto questo.»
Namjoon, seduto accanto a loro, si sporse leggermente in avanti. «Non sei solo, Jungkook. Siamo tutti con te, fino alla fine.»
Yoongi e Jimin, ascoltando la conversazione, si scambiarono un'occhiata. La determinazione nei loro occhi era innegabile. Quel viaggio non era solo una missione; era un atto d'amore e di solidarietà.
Le macchine proseguirono lungo la strada verso Mora.
Quando finalmente arrivarono, si trovarono di fronte a uno spettacolo spettrale: Mora era abbandonata da anni, e la natura aveva preso il sopravvento. Le case crollate e ricoperte di edera, le strade deserte e silenziose, tutto conferiva alla città un aspetto raccapricciante.
Gli amici scesero dalle auto in silenzio, osservando con stupore e tristezza ciò che rimaneva del paesino. Camminarono lentamente attraverso le strade deserte, passando davanti alla locanda che un tempo apparteneva a Seokjin. Le finestre erano rotte e le porte pendenti dai cardini.
Seokjin si fermò un momento, osservando quella che era stata la sua casa, il luogo di tanti ricordi ormai sbiaditi.
Proseguirono fino al centro del paese. Ed eccola lì la chiesa. Jungkook strinse la mano si Taehyung quasi fino a stritolarla. Il respiro si accelerò infinitamente. Chiuse gli occhi per cercare di restare calmo. Tanti flashback attraversarono la sua mente. Le botte, i soprusi, suo padre. Si sfiorò il collo con le dita, riprovò quella sensazione terrificante della pelle che si lacerava. E poi il freddo del dormire da solo sulla panchina. Il dolore, la disperazione, la voglia di non voler vivere più.
«Non ci pensare nemmeno.» La voce di Taehyung lo riportò con i piedi a terra. «Ci sono qui io.»
La facciata della chiesa era coperta di rampicanti, e le porte di legno erano spalancate, come un'invito a entrare. Taehyung e Jungkook si avvicinarono lentamente, mentre gli altri restavano indietro per lasciar loro un po' di spazio.
Entrarono nella chiesa, e un silenzio reverente cadde su di loro. La luce filtrava attraverso le finestre rotte, creando giochi di ombre e luci sulle pareti. La natura stava facendo largo anche lì dentro, con piante che crescevano tra le crepe del pavimento e muschio che ricopriva le panche.
Si fermarono davanti all'altare, dove un dipinto antico dominava la scena. Taehyung lo osservò con occhi nostalgici. «Sarebbe da restaurare ancora una volta,» disse con un sorriso malinconico. «Ironica la sorte.»
Jungkook, accanto a lui, fissava il dipinto con attenzione. «Guarda,» disse improvvisamente, indicando un dettaglio nel dipinto. «Il Santo Graal.»
«Oh Dio, hai ragione. Non me lo ricordavo.»
«C'è un inserto a forma di stella su di esso o sbaglio?»
Taehyung e Jungkook si guardarono immediatamente. Sgranarono gli occhi e di corsa uscirono fuori.
«Passami la coppa, per favore», disse a Yoongi. Jungkook se la rigirò tra le mani, fino a quando la vide. «Che stupidi,» mormorò Jungkook, mentre i suoi occhi si illuminavano di comprensione. «La collana... dobbiamo inserirla qui.»
Tutti vennero avvolti dalla sorpresa. «Cavolo, è vero.»
«Assurdo», mormorò Jimin. «Entra perfettamente.»
Taehyung annuì, sentendo una speranza rinnovata crescere dentro di sé. «Allora questo è il nostro prossimo passo,» disse con determinazione. «Dobbiamo usare la collana insieme al Santo Graal.»
Namjoon, sempre il più razionale del gruppo, prese la parola. «Bene, sappiamo cosa fare. Ma dobbiamo essere preparati. Ci manca ancora un tappa.» E tutti seppero a cosa si stesse riferendo.
Con il Santo Graal e la collana al sicuro, il gruppo si avviò. Jungkook fece strada, li condusse a quel sentiero che aveva percorso infinite volte un tempo. Sorprendentemente, il sentiero era perfettamente percorribile, come se fosse stato mantenuto apposta per loro, nonostante il resto della città fosse stato invaso dalla natura.
«È strano,» osservò Yoongi, scrutando la vegetazione intatta ai lati del sentiero. «Pensavo che la natura avesse chiuso ogni passaggio.»
«Forse è un segno,» rispose Jimin, con un sorriso speranzoso. «Forse siamo sulla strada giusta.»
Camminarono per qualche chilometro, finché non arrivarono al laghetto. Il paesaggio sembrava immutato dal tempo. Le sponde alte del lago scendevano dolcemente fino a toccare l'acqua qualche centinaio di metri più avanti. Si fermarono dove il precipizio era più alto, lo stesso luogo dove Jungkook si era tolto la vita.
Taehyung e Jungkook si scambiarono uno sguardo significativo, poi si avviarono verso la sponda più bassa del lago, portando con sé il Santo Graal. Quando arrivarono, Taehyung si inginocchiò e riempì la coppa con l'acqua del lago. L'acqua scintillava alla luce del tramonto, quasi magica nella sua purezza.
«Guarda,» disse Taehyung, indicando le piante che crescevano lungo il burrone. «La vegetazione si è ramificata lungo il precipizio, sembra quasi una rete di sicurezza.»
Jungkook annuì, osservando la scena. «Forse è un segno che siamo protetti. Che siamo destinati a spezzare questa maledizione insieme.»
Con la coppa piena d'acqua, risalirono verso gli amici che li attendevano dall'altra parte del lago. Namjoon prese il Santo Graal e, con cura, posizionò la collana nell'incavo a forma di stella. Aspettarono in silenzio, sperando che la maledizione si sciogliesse finalmente. Ma nulla accadde. La tensione aumentava con ogni secondo che passava.
«Non sta funzionando,» mormorò Yoongi, frustrato. «C'è qualcosa che ancora ci sfugge.»
«Forse dobbiamo solo aspettare», ipotizzò Jimin.
Gli amici si guardarono, cercando disperatamente di capire cosa mancasse. Hoseok fissava il Santo Graal con intensità, cercando di trovare una soluzione. «Forse... forse manca ancora un elemento.»
«Cosa intendi?» chiese Seokjin, con un tono di speranza nella voce.
«La leggenda parla di un calice d'oro riempito con il buio dell'abisso,» disse Jungkook lentamente. «Abbiamo il calice e abbiamo l'acqua del laghetto, ma il 'buio dell'abisso' potrebbe significare qualcosa di più.»
«Forse non è solo l'acqua del lago,» suggerì Namjoon. «Forse c'è un elemento simbolico che ci sfugge.»
Taehyung rifletté per un momento, poi i suoi occhi si illuminarono. «Il buio dell'abisso... potrebbe essere il dolore e la sofferenza che abbiamo attraversato. È un simbolo, non solo un elemento fisico.»
Namjoon annuì. «Dobbiamo canalizzare le nostre esperienze, le nostre emozioni in questo rituale. Solo così possiamo spezzare la maledizione.»
Gli amici si unirono intorno al Santo Graal, chiudendo gli occhi e concentrandosi sulle loro esperienze passate, sul dolore e la sofferenza che avevano condiviso. Ogni pensiero, ogni emozione veniva incanalata nel calice, riempiendolo simbolicamente con il vero 'buio dell'abisso'.
Un vento leggero cominciò a soffiare intorno a loro, portando con sé una sensazione di cambiamento. La collana nel Santo Graal cominciò a brillare, emettendo una luce intensa e calda. Poi però, tutto si rispense all'improvviso.
«Perché non succede niente?» Jungkook sentiva di poter piangere da un momento all'altro.
In quel momento una risata, decisamente di cattivo gusto, arrivò alle loro orecchie. I ragazzi si guardarono attorno, cercandone l'origine e così dal mezzo del bosco, si rivelò lei. «Non capite? Che ingenui.» Un sorriso malefico ad adornarle il volto. I capelli biondi risplendevano e contrastavano la cattiveria negli occhi.
«Lalabel!»
Tutti fecero un passo indietro.
«Sono qui in pace», disse lei. Nessuno le credette.
«Il problema è proprio il tuo essere qui», le rispose Taehyung.
«Passavo di qui per caso.»
«E noi dovremmo pure crederci?»
«Credete quello che volete, ma sta di fatto che voglio aiutarvi.»
«No, tu non ci aiuteresti mai», disse Jungkook. Ricevette un'occhiata tagliente in risposta.
«La portata magica che volete governare ha bisogno di molto di più che la vostra voglia di fare, del desiderio.» Lalabel sbuffò una risata. Si attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita. «Che roba da ragazzini canalizzare le proprie emozioni. È un maleficio, magia nera. Pensate che quello basti?»
«E questo che vuol dire?» chiese Jimin. Yoongi mormorò in risposta un: «Brutte notizie.»
Lalabel sorrise, sentendosi vittoriosa. «Mi chiedo chi di voi voglia essere la bestia sacrificale.»
Angolo della parlantina:
Ma buon salve! Da quanto non ci sentiamo su questa storia? Penso svariati mesi 😭
Innanzitutto scusate per il ritardo, per chi ha letto il messaggio che ho lasciato in bacheca sapete già quel che ho passato e sto affrontando in questo periodo e vi ringrazio tanto per le parole di supporto 💜.
In più, ho una voglia matta di riscrivere questa trilogia da capo, ho delle idee in testa che mi piacciono molto e allora sono stata combattuta molto tra il voler concludere, almeno per voi questa prima stesura e darvi un finale, e tra il sentimento del "forse sto sprecando tempo nel finire questa storia dato che voglio riscriverla". Però ecco qua, alla fine ho deciso di portarla a termine!
Meno due capitoli alla fine. Giuro che mi prendo l'impegno di concludere la storia entro fine luglio. Così per il momento mettiamo un punto a questa trilogia.
Spero che in ogni caso vi stia piacendo e grazie per chi è ancora qui a leggere💜
Ci sentiamo presto, baci!
Ely💜
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