Capitolo 4.

Furtivamente si guardò intorno prima di uscire di casa.

Indossò le scarpe poste all'esterno della porta d'ingresso e attraversò il cortile oscurato dalla notte. Evitò saggiamente di passare accanto alle torce poste ai lati che fiocamente illuminavano l'area circostante, ma non abbastanza da impedirle di muoversi in tranquillità, infatti senza pensieri raggiunse l'ultimo ostacolo, il grande muro di pietra che attorniava l'abitazione. Convinta si avvicinò alla porta di uno spesso legno, si riguardò un'ultima volta intorno, sperando di non aver attirato sguardi indiscreti, spinse con tutta la sua forza ed uscì.

Aveva con sé una coperta ed una lanterna che accese non appena si allontanò abbastanza da casa propria.

Finalmente era libera.

La notte per lei era l'unico momento in cui poteva essere sé stessa.

Senza regole, senza rigide imposizioni, era solo lei. Iseul.


Camminò serenamente verso il suo prezioso bosco, situato ad alcuni metri di distanza dalla città.

Arrivata ad un bivio però prese un'altra strada, di cui nessuno era a conoscenza.

Andò a passo spedito verso il suo nascondiglio.

Superò il primo albero di pino, il solito grande cespuglio dai bei frutti rossi e la spessa radice che fuori usciva dal terreno di cui tante volte nel buio l'aveva fatta cadere.

Aveva trovato per caso quel posto considerato quasi magico a suo dire, era solo una bambina allora e scappando dai suoi soliti obblighi si era ritrovata davanti a quella meraviglia di cui custodiva gelosamente il segreto, non rivelandolo ad anima viva.

Nemmeno suo fratello o la sua sorellina infatti sapevano delle sue fughe notturne.

Appena sentì lo scroscio dell'acqua capì di essere arrivata.


Una piccola cascata si riversava nel lago dall'acqua limpida dove rifletteva la luce della luna e delle stelle splendenti del cielo, il tutto attorniato da un grande prato dai mille fiori chiusi in sé stessi aspettando con pazienza l'arrivo dei raggi del primo sole del mattino.

Tirò un sospiro di sollievo respirando quell'aria pura che si trovava solo verso quell'ora tarda della notte, si sentiva così bene lì.

All'improvviso un forte colpo di tosse la fece vacillare, per sostenere il suo peso si appoggiò al primo tronco d'albero accanto a lei e dopo essersi stabilizzata corse verso il lago.

Tolse velocemente i calzari e immerse i piedi nell'acqua cristallina, anche se al contatto era fredda non si ritrasse, quella sensazione le dava l'idea di essere ancora viva.

Cosa che effettivamente non sapeva per quanto lo sarebbe stata ancora.

Infatti sin dall'infanzia era sempre stata cagionevole di salute come la madre, morta diversi anni prima.

Come era solito dire suo padre lei sarebbe morta a breve, quindi le era stato vietato di uscire per non affaticarsi. Da anni era rinchiusa nella propria casa, a mala pena poteva girare nel proprio cortile per prendere un po' d'aria fresca. Poteva farlo solamente quando non era presente il genitore, ogni volta che la osservava lo vedeva quanto in realtà la disprezzasse, la vedeva debole e non utile alla famiglia, incapace di poter creare un buon matrimonio di convenienza e generare una prole.


Scosse la testa, ora era nel suo rifugio e tutti quei pensieri doveva tenerli lontani.

Chiuse gli occhi inspirando più aria possibile aprendo le braccia, solo il rumore dello scroscio della cascata e il frinire delle cicale le facevano compagnia, era tutto perfetto.

- E' davvero una bella serata questa, il cielo è pieno di stelle...- una voce bassa la fece saltare sul posto.

- Co... cosa...? -

Girandosi Iseul notò una persona, poco distante da lei, sdraiato sul prato. Indossava un hanbok grigio chiaro con un grande cappello di tela nero posto sul viso.


- E' davvero rilassante questo posto vero? Ideale per schiacciare un pisolino...- continuò incurante di quanto fosse paonazza la giovane a due passi da lui.

Senza dir nulla uscì dall'acqua cercando di recuperare le sue cose il più velocemente possibile.

- Vai già via? - si sentì dire nuovamente bloccando ogni suo movimento.

Iseul in quel momento si sentiva davvero sconvolta. Non solo qualcuno aveva trovato il suo unico nascondiglio scoprendo le sue fughe clandestine, ma palesemente le stava dando una confidenza che nessuno gli aveva concesso.

Abbracciò la coperta intimidita guardando altrove, non era abituata a parlare con qualcuno che non fosse la servitù o i suoi familiari.


- E'... è meglio se vada...- camminò verso la lanterna per potersene andare, ma poco prima di afferrarla tossì nuovamente, costringendosi ad accucciarsi per il grande sforzo che le richiedeva rimanere in piedi.

Il giovane sentendola tossire sollevò la visiera del cappello e vedendo la scena si alzò andandole incontro - Signorina, tutto bene?-

Iseul sempre più in imbarazzo annuì, tese il braccio verso di lui e con la mano gli fece il gesto di rimanere dove fosse. Era sconveniente che una ragazza nubile si trovasse sola con uno sconosciuto, doveva andarsene il prima possibile.

Quando incrociò il suo sguardo però ne rimase rapita.

Non aveva mai visto un ragazzo più bello di lui. Viso immacolato e perlaceo, occhi insolitamente grandi color antracite, capelli neri come carbone ed un sorriso così puro da far invidia alla luna stessa.


- S... sto bene... - riuscì appena a pronunciare quelle parole essendo ancora frastornata dalla visione che aveva davanti.

- Per fortuna! Hai davvero una brutta tosse! Ti sei fatta vedere da un dottore?- sinceramente preoccupato si sedette accanto a lei, senza mai smettere di guardarla.

- Ah... si ma... non si può fare molto, sono cagionevole e sono incline ad ammalarmi spesso... ma ora devo davvero andare via... - si alzò in fretta, ma vedendo nuovamente il giovane sdraiarsi tranquillo sull'erba esitò.

- A me non dai fastidio se vuoi rimanere! Ho scoperto questo posto per caso, sono arrivato da pochi giorni in città e stavo curiosando... ah ma se ti sto disturbando io, me ne va...-

- No!! - la risposta secca lo zittì attirando la sua attenzione - ... cioè... davvero, è meglio che io torni a casa ora... signor... -

Un sorriso spontaneo comparve sul suo viso quasi fanciullesco, facendo inevitabilmente imporporare le sue gote.

- Nessun signor ti prego! Mi chiamo Jeon Jung-kook, lieto di fare la tua conoscenza e tu sei... ?-

La ragazza sorrise di rimando - Lee Iseul... piacere mio... -


D'un tratto due occhi rossi presero posto su quel viso genuino.

Rossi quanto il sangue.

-

Eunji si svegliò all'improvviso, mettendosi seduta sul letto.

Si voltò sconvolta per capire dove fosse, era in una camera che non riconosceva.

Una scrivania, dei libri, un computer e un comodino accanto a lei, questo era quello che riusciva a vedere nel buio della stanza.

Si asciugò il sudore dalla fronte cercando di regolarizzare il respiro. Sentiva il cuore a mille e chiuse gli occhi cercando di trovare un senso a quello che le stava capitando.

Aveva fatto solamente un sogno eppure era stato talmente vivido da sembrarle averlo vissuto in prima persona.

Voltò lo sguardo verso il comodino ritrovando il libro che aveva preso da quella casa maledetta, anche se sfinita era riuscita a leggere delle pagine prima di coricarsi.

Lo prese e lo risfogliò, le pagine erano diventate più fragili ed ingiallite nel tempo, ma fortunatamente le scritte erano ben leggibili.

Quello che aveva tra le mani non era un semplice libro, era il diario di Iseul e sicuramente si era immedesimata a tal punto da sognare nel dettaglio il primo incontro tra lei ed il famoso Jung-kook.

Ancora tutta quella storia non aveva senso, aveva vissuto un esperienza surreale.

Da quello che aveva capito leggendo, Iseul non era una ragazza felice, ma era succube degli eventi intorno a lei e l'unico avvenimento diverso dal solito era stato incontrare quel ragazzo pochi anni prima dell'incendio.


- Buongiorno scricciolo!!- sbarrando la porta entrò Tae-hyung spaventandola, senza dire nient'altro aprì la finestra facendo rinfrescare l'aria della stanza.

- M... ma... - nel vederlo tutta la confusione del sonno svanì in un istante.


Dopo essere usciti vivi da quella strana avventura, Tae-hyung le aveva chiesto di seguirlo portandola a casa sua, le aveva ceduto la sua stanza dicendole di riposare e che avrebbero parlato solo al suo risveglio.

Riguardò il libro affranta, non aveva voglia di parlarne a nessuno della sua storia, era stanca di avere occhi spaventati o curiosi addosso, si era decisa che avrebbe agito da sola, ma pur essendo cocciuta come un mulo, le era chiaro che era superiore alle sue capacità.

Quel ragazzo aveva contrastato quella creatura dagli occhi rossi, doveva fidarsi di lui, non aveva molta altra scelta.


- Avanti! Di là c'è il bagno, così potrai farti una bella doccia e potrai rinfrescarti! Ah ti ho lasciato dei vestiti per cambiarti ok? Poi scendi pure al piano di sotto, vado a preparare qualcosa da mangiare e... - sentendo il suo sguardo su di sé la guardò curioso - Cosa? -

- Tu... cosa sei?- chiese all'improvviso un po' incerta. Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che aveva assistito, eppure era sicura di aver visto, nascere dal nulla, una luce intensa dalla sua mano capace di salvar loro la vita.

- Te lo spiegherò... ma prima abbiamo un patto ti ricordo!- sorrise saccente - Forza alzati ora! -

- Si...g...grazie... - si alzò a testa china e sparì oltre la porta.


Si chiuse in bagno ed aprì il getto caldo della doccia, sospirò sempre più avvilita, non era più abituata alla gentilezza, non dopo tutto quello che era successo a lei ed ai suoi fratelli, sinceramente aveva perso la fiducia nelle persone. Ma forse al mondo esisteva ancora qualcuno che non era davvero una causa persa infondo.

Guardò di sbieco i vestiti che avrebbe dovuto mettere, aprì la felpa blu e fece una smorfia - Solo con questa mi arriverà alle ginocchia...- commentò dubbiosa. Poi si tolse cosa aveva addosso ed entrò rassegnata all'interno della doccia.


Scese le scale con calma e vide con sorpresa che al muro vi erano affisse diverse foto di famiglia. Sembravano tutti molto felici.

Si fermò ad una fotografia in particolare, nei tratti innocenti del bambino raffigurato riconobbe il ragazzo che l'aveva salvata, aveva un gran sorriso così caldo da scioglierle il cuore, involontariamente venne anche a lei da sorridere di rimando.

- Avevo 8 anni lì, è stato il periodo più bello di tutta la mia vita penso... - sorrise Tae-hyung con nostalgia soffermandosi per un attimo sull'immagine, per poi tornare su di lei guardandola da cima a fondo - Non ti avevo dato anche i pantaloni? -


Dalla cucina l'aveva intravista scendere dalla scala, ma vedendo che ci stava mettendo più del necessario, le era andato incontro.

Si avvicinò curioso, senza smettere un attimo di girare l'impasto per i pancake alle verdure che stava preparando e la fissò inconsciamente.

Vederla con ancora i capelli umidi con solo la sua felpa a coprirla fino a metà coscia, gli provocò qualche pensiero poco casto. Sin da quando l'aveva vista la prima volta lo aveva nettamente notato quanto fosse una bella ragazza, sicuramente strana e misteriosa, ma era piuttosto evidente la sua bellezza. Rinforzò la presa del suo fidato cucchiaio di legno e si obbligò a concentrarsi su ciò che stava mescolando, non poteva permettersi di distrarsi e poi di solito erano gli altri ad intontirsi sulla sua persona, non di certo lui.


- Secondo te abbiamo la stessa misura di pantaloni? La tua felpa mi fa già da vestito! - rispose stizzita per nascondere l'imbarazzo provocato dal suo sguardo languido e si pentì presto della decisione di non aver messo anche il resto, ma essendo piccola di statura non avrebbe avuto molto senso metterli. Ed inoltre si sentiva anche a disagio perché era stata colta in flagrante ammirando la sua foto completamente imbambolata. Non poteva iniziare meglio la mattinata.

Lo superò entrando in cucina sedendosi in modo scomposto sulla sedia davanti al tavolo.


Il riccio la raggiunse presto, mostrando il suo solito sorrisino stampato in faccia, esattamente lo stesso di quando lo aveva conosciuto - Ah! Mi stavo preoccupando, il tuo caratteraccio è tornato! Mi sembrava strano che prima mi stessi ringraziando per qualcosa scricciolo... -

- Ho un nome io! E non è scricciolo! - commentò acida incrociando le braccia al petto.


- Allora potresti iniziare nel dire come ti chiami intanto... - la voce adulta le arrivò alle spalle spaventandola.

Si girò e vide una signora sulla 60ina con capelli corti grigi, occhi severi e vestita con un grande scialle a ricoprirla quasi interamente, era anziana ma giovanile per la sua età.

Senza distogliere gli occhi dalla sua figura, la donna prese posto difronte a lei.


- M...mi chiamo Eunji... Park Eunji... - non si aspettava di aver a che fare con un'altra persona quella mattina, ma era evidente che le cose erano ben diverse da quello che si sarebbe aspettata.

Il ragazzo si avvicinò di poco a lei parlandole piano all'orecchio - E' tutta scena tranquilla, questa signora scorbutica è mia non... ahi! - si allontanò dolorante massaggiandosi il collo.

- Ragazzino indisponente!! Ti ho sentito sai? Non mi chiamare poi in quel modo! Comunque ritornando a noi... io sono la signora Kim, puoi chiamarmi così. Ora vorrei sapere cosa tu ci faccia qui... - si spostò lo scialle e si accomodò meglio alla seduta.

- ...Sei proprio ospitale non... cioè signora Kim... Eunji è qui perché mi stava accennando qualcosa, quando siamo usciti dal maniero dei Lee, giusto? - Tae-hyung posò diverse cibarie sulla tavola per poi dedicarle uno sguardo pieno di domande.


- Coosa?! Il maniero dei Lee?? Quante volte ti ho detto che non ti ci dovevi avvicinare? E' un posto pericoloso quello!! Ma perché ho avuto la sfortuna di avere un nipote simile?! Non ascolta mai niente e nessuno e... - la donna prese a camminare avanti ed indietro completamente fuori di sé. Eunji intuì che quello era sicuramente un atteggiamento tipico di quella strana famiglia, avendo visto giusto il giorno prima farlo dallo stesso ragazzo, ora seduto accanto a lei sospirare frustrato.

- Tra poco smette... è solo un po' emotiva... ma è una persona fidata e non lo dico solo perché è mia nonna. Quindi spiega pure senza alcuna remora! - spiegò a voce bassa appoggiando il mento sulla mano a palmo aperto, facendole l'occhiolino.


Dopo poco infatti vide la signora fare un lungo respiro e sedersi nuovamente.

- Perché diamine eri dentro quella casa? - cercò di mantenere un tono tranquillo, ma era evidente quanto fosse ancora irritata.

-... Dovevo cercare delle risposte perché... - prese un respiro guardandosi le mani insicura - ... facendo delle ricerche ho scoperto che io ed i miei fratelli siamo i discendenti diretti di quella famiglia e so per certo che qualcosa di strano è successo a quel tempo ed io devo sapere la verità!- con uno sguardo estremamente deciso riguardò entrambi. Aveva detto tutto di getto, non era mai stata tanto convinta come in quel momento.


Tae-hyung parlò per primo incredulo - Non capisco... non dovrebbero esserci parenti ancora vivi. Sono tutti morti durante l'incendio, non è così? - si rivolse direttamente alla donna che pensierosa annuì dandogli ragione.

- Un secondo avevi accennato tua sorella giusto? Devi salvarla... in che senso? - il riccio le porse l'unica domanda che le risultava difficile rispondere.


Con un altro grande respiro si decise, avrebbe raccontato quel che sapeva, ormai era in ballo e sarebbe stata stupida fermarsi proprio adesso - Ho scoperto dall'albero genealogico che ogni donna nata nella mia famiglia è morta in circostanze misteriose. Nessuna è mai arrivata alla vecchiaia, si ammalavano e si indebolivano sempre più fino ad arrivare alla pazzia, per poi morire nelle più atroci sofferenze. Le mie ricerche sono arrivate sino al periodo Joseon, la famiglia Lee sicuramente c'entra qualcosa con tutto ciò ed io scoprirò cosa c'è sotto. Ne sono sempre più convinta dopo aver visto quell'essere dagli occhi rossi e... -

- Cosa?! - chiese improvvisamente la donna guardandola in modo truce.

- La famiglia Lee... -

- Un essere dagli occhi rossi hai detto?- si alzò sbattendo la mano sul tavolo facendola sobbalzare sulla sedia.

- Si... hai capito benissimo! C'era un vampiro là dentro... ci avresti mai pensato?! - rispose privo di emozioni Tae-hyung facendo agitare ai massimi livelli la donna.

- Da non crederci! Io... basta! Te smetti di cercare! Tu stanne fuori! Quei maledetti succhia sangue... Lo sapevo che quella dimora portava guai! Ma qualcuno ascolta la signora Kim?! Figuriamoci!! - riprese a camminare sempre più sconvolta.


Eunji si alzò a sua volta in piedi - Signora Kim... non posso smettere di cercare! Mia sorella... è prossima alla pazzia! Dice di sentire delle voci, vede delle cose che non sono reali... non ho intenzione di vederla morire!-

Il suo tono di voce era un misto di rabbia e di esasperazione, non aveva alcun dubbio su quanto stesse soffrendo, conosceva bene quella sensazione Tae-hyung.


- Nonna posso parlarti un attimo in privato? - si allontanò dalla cucina appoggiandosi pensieroso alla parete del corridoio.

- Non ci pensare proprio... - la donna si strinse nelle spalle non appena uscì fuori dalla cucina, chiudendosi la porta alle spalle.

- Tu sei l'unica che può fare qualcosa per poterla aiutare... lo sai meglio di me!- la rimproverò il ragazzo vedendola sempre più testarda.

- Se non hai capito, quella famiglia è stata colpita da un potente maleficio, dato che persiste negli anni, c'è ben poco che possa fare in realtà! Devi stare lontano da lei, te lo avevo già detto se non ricordo male!- rispose cercando di non alzare troppo la voce per non farsi sentire.

- Lei c'entra qualcosa con il mio futuro e vedendo anche quell'essere in quella casa non fa che avvalorare sempre di più la mia tesi!- ringhiò guardandola in cagnesco.

La donna si zittì per un attimo, la paura provata pochi giorni prima si stava facendo risentire prepotentemente - Smettila... non sai quel che dici! - sussurrò distrutta.

- E' inutile che cerchi di tenermi all'oscuro! L'ho capito che i miei genitori e mio fratello sono morti a causa dei vampiri! Ed ora il suo arrivo e l'improvvisa ricomparsa di uno di loro dopo anni, mi fa capire che finalmente è giunta l'ora della mia vendetta! Perciò io l'aiuterò!- senza aspettare risposta aprì la porta e raggiunse la ragazza rimasta pensierosa davanti al suo piatto vuoto.


- Eunji...-

- ... Domani andremo da tua sorella... forse posso almeno alleviare un po' del suo dolore - parlò la donna ancora sullo stipite della porta stremata dal discorso appena avvenuto, facendo sorridere sollevato Tae-hyung.

Non aveva mai avuto dubbi su sua nonna, aveva un cuore grande e non avrebbe mai lasciato qualcuno soffrire sapendo di poter fare qualcosa.




Ciao a tutti!!

In questo capitolo sono accadute due cose importanti. Abbiamo assistito all'incontro di Iseul e Jung-kook ed ora sappiamo perché Eunji era dentro la casa maledetta.

Cosa ne pensate? Aspetto con ansia i vostri commenti >.<

Ps: Spero tanto vi stia piacendo!!

Un grosso bacio Ekylove ;*

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