« 𝗖𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 8 / 𝕥𝕙𝕖 𝕖𝕟𝕕
❪ ⚠️ ❫ WARNING
In questo capitolo è presente una scena smut abbastanza esplicita 🔞
Siete stati avvertiti piccoli nugget <3
Passò un altro mese, anche se per Satori quello fu letteralmente il periodo più noioso della sua intera esistenza.
Tutti si preoccupavano per la sua salute, vietandogli di fare qualsiasi cosa sarebbe risultata estrema o avventata.
Certo, era sollevato dal fatto che qualcuno tenesse a lui così tanto da sgridarlo se andava in giro per la magione, ma...si annoiava.
A morte.
Era stressante non fare nulla tutto il giorno, pomeriggio e sera, starsene sdraiati o seduti ad osservare le pareti della stanza, a fissare il soffitto o a fare stupidi incubi di notte.
La compagnia l'aveva, i suoi amici e sottoposti non lo lasciavano quasi mai solo, eppure non riusciva a non pensare di essere inutile.
Come poteva aiutare nei piani d'espansione degli affari, se rimaneva confinato in quella noiosa e grigia camera?
Come poteva soddisfare la sua frivola voglia di infilzare le persone?
Non poteva.
E questa gli pareva una tortura peggiore dei calci di Hajime.
Rimanere a non fare nulla e sospirare, sbuffare e aspettare che qualcuno lo tenga aggiornato sul lavoro.
La monotonia lo stava uccidendo, anche se era da un po' di giorni che si sentiva meglio.
Non provava più dolore da nessuna parte e solo il fianco, per via di qualche colpo di troppo, dava fastidio, e non gli sembrava nulla di esagerato.
Ma non per gli altri.
"Qualche giorno ancora", dicevano.
E quanto?
Un'altra settimana, forse due?
Giammai.
Dovevano solo provarci a tenerlo lì per un periodo di tempo così abissalmente lungo.
Era Kenjiro l'esperto di incidenti e ferite, e sebbene credesse sul suo stato della guarigione, confessò che sarebbe stato meglio non sforzarsi per una manciata di giorni, giusto per essere tranquilli.
E Satori si fidava dei suoi consigli, ma niente, credeva di essere in gran forma, e che in realtà potesse riprendere a fare tutto ciò che desiderava.
Ma forse, quel tardo pomeriggio sarebbe stato diverso.
La noia se ne sarebbe andata ben più presto di quel che immaginava.
Seduto sul letto, guardava ora la finestra che dava al grande giardino della struttura, tenendo tra le labbra un mozzicone di sigaretta.
Il vizio era nato solo qualche mese prima, ed anche se non si riteneva del tutto un fumatore accanito, il sapore della nicotina non gli dispiaceva affatto.
Per lui, quel fumo grigio rilassava i nervi e lo distraeva dalla piatta permanenza in camera.
Come fosse un compagno di quella noiosa disavventura, con la quale condividere minuti di pieno ristoro senza sbuffare e lamentarsi inutilmente.
La sua attenzione verso quella finestra fintamente interessante, non venne scomposta nemmeno dal bussare della porta.
Quando infatti Wakatoshi entrò in stanza, lo salutò solamente con un'alzata di mano, rimanendo con gli occhi incollati al vetro per qualche secondo, per poi abbandonare il sole e le nuvole e guardare il ragazzo accennando un piccolo sorriso.
‹‹ Hey ragazzone ››
Le parole scomposte dalla sigaretta che teneva tra le labbra e gli occhi che seguivano i movimenti del minore.
Sapeva che non fosse contento di vederlo fumare, che rovinasse dall'interno il proprio corpo, ma trovava dolce il fatto che non lo avesse mai costretto a smettere.
"Sono affari tuoi", detto con tutta la gentilezza che solo Wakatoshi possedeva, era per lui la sola cosa che bastava per regolarsi.
‹‹ Siediti, raccontami un po', dai ››
Pattò la parte di materasso davanti a se, così da far sedere anche il ragazzo sul letto con sé.
Voleva sapere come andassero gli avanzamenti, se qualcuno avesse riscontrato problemi o se qualcosa fosse andato storto.
Insomma, voleva tenersi aggiornato.
‹‹ Va tutto bene, abbiamo concluso l'accordo che stabiliva un'alleanza con il Clan di Futakuchi...e Tsutomu sembra abbastanza contento di ciò ››
Nelle sue ultime parole, notò quella vena di sottile confusione, e Satori non poté che sorridergli divertito.
Era esilarante vederlo riflettere su quel piccolo dettaglio che non capiva, così colse la sigaretta con le dita, portandola lontana dalle labbra.
‹‹ Toshi, è innamorato di uno dei loro uomini, è ovvio che lo sia ››
‹‹ Oh...capisco ››
Il rosso ridacchiò, tornando ad assaporare l'amaro e pungente sapore del fumo, quando Wakatoshi assottigliò leggermente le palpebre tornando a parlare.
‹‹ Anche io lo sono, sono innamorato ››
Maledetto.
Un colpo basso, che tinse subito le guance del maggiore di un vivo rosa.
Il cuore che correva veloce e un sorriso tremolante nacque ben presto sul suo viso, mentre posava una mano sulla propria fronte, massaggiandosi poi gli occhi scuotendo il capo.
‹‹ Sei incredibile... ››
Satori non considerava il verde-oliva un emerito stolto, era solamente sincero, forse anche troppo.
Ma gli andava bene così.
Perché era questo che gli piaceva di Wakatoshi: la sua sincerità, ed il fatto che non sapesse mentire, o per lo meno a lui.
Infatti, dopo essersi stropicciato le palpebre, lo vide nascondere un piccolo sorrisetto, segno palese che lo avesse detto apposta per farlo arrossire.
Ed era vero, in parte.
Il minore, segretamente amava osservare il volto di Satori immerso nell'imbarazzo.
Ai suoi occhi sembrava l'essere più bello, tenero ed adorabile di tutti.
Gli piaceva come le sue labbra perdessero il controllo e si alzassero lentamente, o come le iridi scarlatte brillassero come piccoli diamanti.
Amava il modo che aveva di nascondersi, prendendo un cuscino e schiacciandoci sopra il volto, anche se secondo lui, non c'era bisogno di farlo, perché era di una bellezza divina soprattutto in quei momenti.
Ed amava anche quelle parole dette in un sussurro a causa dell'agitazione.
Avere questo effetto su di lui, era una cosa che non avrebbe mai smesso di voler vedere con i propri occhi.
Ed anche in quel momento, con la sigaretta in mano, Satori era più bello di tutto ciò che avesse mai potuto osservare.
Era un capolavoro.
Guardarlo fumare, era come ammirare un quadro.
In quei mesi, era sempre stato affascinato dal modo in cui il fumo si arricciava dalle sue labbra.
Il modo in cui inclinava la testa all'indietro così da non soffiare fumo direttamente a lui, e inseguire con gli occhi il calore che sembrava dovesse depositarsi nei suoi polmoni.
I muscoli del collo che flettevano quando alzava il viso, con la gola sporgente che si intravedeva sotto la pallida e calda pelle.
Quel collo che amava baciare, provocandogli tremori e sussulti.
Non trovava quell'attività sana, ma non era nessuno per poter dire cosa potesse o non potesse fare della propria vita, per questo motivo non aveva mai cercato di farlo smettere.
Suo padre era un fumatore e così anche sua madre.
La scelta di non farlo, era strettamente sua.
Ma poter contemplare il ragazzo mentre fumava, valeva davvero tutto il divertimento.
E Satori?
Satori si sentiva sempre come una musa.
Lo sapeva, Wakatoshi lo considerava la meraviglia più preziosa che potesse mai avere davanti, e ciò non faceva altro che commuoverlo, oltre che procurargli fierezza.
Era appagante avere quello sguardo attento su di sè, come se fosse in grado di trattenere incollati i suoi occhi come un magnete.
Ed in quel momento, un piano stava avanzando abbastanza innocentemente nella propria testa.
Era una situazione vantaggiosa per tutti.
Inizialmente, non aveva pensato ad un pomeriggio diverso, ma quando l'opportunità era proprio lì di fronte a lui chi poteva biasimarlo?
Come poteva trattenersi quando Wakatoshi lo guardava come se fosse una preda?
Amava troppo sentirsi indifeso ma importante quando lo fissava.
Così iniziò.
‹‹ Vuoi provare? ››
Notò che la domanda lo distrasse, e lo trovò quasi divertente, come poco prima.
‹‹ Cosa? ››
In realtà, Satori voleva vedere la sua reazione, se si sarebbe tirato indietro o meno.
E non lo fece, perchè lo sguardo di Wakatoshi non era disgustato, ma curioso e per questo motivo, il maggiore sorrise e decise di avvicinarsi, inspirando altro fumo.
Posò una gamba sulla sua coscia, in modo tale che fossero l'uno sopra l'altro.
Non si sarebbe mai stancato del modo gentile con cui Wakatoshi gli teneva i fianchi mentre gli sedeva in grembo.
Non lo trattava come un qualcosa di fragile, ma come un qualcosa di prezioso, tenendo forte la presa proprio come fosse terrorizzato all'idea che gli sarebbe stato tolto se non lo avesse trattenuto, e ciò fece sorridere ancor più teneramente il rosso.
Premette poi i fianchi insieme, avvolgendo le braccia attorno alla sua nuca sotto gli occhi attenti del minore, che sembrava volerlo guardare ammaliato e non più confuso.
E Satori impazziva in quei momenti.
Si sentiva così potente.
Era lui ad avere il controllo, e solo lui era capace di fargli perdere la pazienza, creandogli quel desiderio di averlo e possederlo.
Fu lui a far sussultare Wakatoshi con un primissimo e rapido bacio a stampo, dolce e soffice, che cambiò del tutto forma quando gli afferrò la mascella premendo le loro labbra insieme ed espirando il fumo nei suoi polmoni mentre lo guardava respirare obbediente.
Wakatoshi si allontanò per tossire, completamente impreparato, ma non attese un solo secondo prima di tornare disperatamente sulle labbra del maggiore.
Satori non si era mai sentito più desiderato di quell'esatto momento.
Sapeva che il ragazzo fosse molto rigido su ciò che faceva bene al corpo e ciò che lo distruggeva, come cibo spazzatura e, appunto, il fumo, ma vederlo così, che inseguiva affamato il vapore dalle sue labbra, era come un sogno.
Wakatoshi aveva gli occhi spalancati mentre lo fissava, così si staccò, facendo un altro tiro e si chinò sulle sue labbra per tornare a baciarlo ed espirare una seconda volta.
Il minore pareva già essersi abituato, ed inspirò il fumo con molta più semplicità, stringendo ancor di più le dita ai suoi fianchi.
‹‹ Satori... ››
Il lamento fu la cosa più dolce che il rosso avesse mai gustato.
Egli giocava con l'idea di prendere il controllo ogni tanto, ma lo faceva soprattutto per far capire all'altro che non serviva essere poi così tanto gentili anche in quei momenti.
La mano libera riportò la sigaretta alla sua bocca dopo aver fatto ricadere della cenere nell'apposito contenitore sul comodino.
Wakatoshi sembrava così carino in quel momento.
Avrebbe potuto fargli una foto con il cellulare.
Wakatoshi afferrò i fianchi con maggiore forza, tirandolo a sé, in modo tale da averlo ancor più vicino, e fu esattamente ciò che Satori stava aspettando.
Lasciò quindi cadere la sigaretta nel posacenere, afferrando il suo viso con entrambe le mani baciandolo avidamente.
Poi, mosse una mano verso il basso per infilarsi nei pantaloni della tuta, avvolgendo le lunghe dita attorno alla sua intimità, mentre un sussurro d'ansimo scappò dalle labbra di Wakatoshi, inghiottito da quelle di Satori.
Voleva farlo scattare.
Voleva vedere fino a che punto poteva spingerlo prima di perdere completamente la ragione.
‹‹ Satori...per favore ››
‹‹ Fammi fare ››
Wakatoshi sapeva dove egli volesse andare a parare, era così palese che anche un idiota ci sarebbe arrivato, eppure non era sicuro che tutto ciò che ne sarebbe derivato, gli avrebbe fatto bene.
Solo un mese prima, aveva rischiato letteralmente di morire.
Lo aveva visto, con i propri occhi.
Colui che aveva capito di amare così tanto...
Ricordava ancora il suo corpo svenuto tra le braccia, e la sensazione di angoscia e paura di non rivederlo più.
Perché non avrebbe sopportato una cosa del genere.
Vivere senza di lui, senza quel sorriso, quegli occhi e quella voce che coloravano la sua grigia vita.
Per questo, voleva assicurarsi stesse bene, ed aveva paura di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa di doloroso, magari in una parte del corpo non ancora guarita del tutto.
L'ultima cosa che voleva, era fargli male, in ogni senso e in ogni contesto.
Non lo avrebbe sopportato.
Eppure...sapeva anche di essere debole a quei gesti, a quelle lusinghe e a quelle suppliche.
Erano solo baci, tocchi, nemmeno una parola, ma già tutto questo alimentava sempre più la sua impazienza.
Sentiva le sue morbide labbra sfiorare il mento e scendere fino al collo, punto debole per lui, fino ad arrivare a leccargli la pelle, facendolo arrossire vistosamente.
Una cosa che gli creava quell'imbarazzo strano, buono, e che Satori conosceva perfettamente, di conseguenza gli piaceva farlo.
Le dita del ragazzo torturavano la sua erezione con malizia, e fu quando l'ennesimo sospiro lasciò le sue labbra, che gli occhi si fecero nitidi.
Staccò finalmente una mano dai fianchi, per afferrargli il polso della mano che lavorava sotto ai suoi boxer, tirandola fuori.
Ciò, colse l'attenzione del rosso, che posò gli occhi sui suoi, in attesa di qualcosa.
Occhi che brillavano, come la prima volta.
‹‹ Vado...? ››
Chiese allora, mentre la mano saliva e accarezzava la guancia di Satori e sfiorava il labbro inferiore con il pollice.
La voce calma, come la domanda posta semplicemente per essere sicuro di avere il permesso di iniziare.
La risposta non si fece attendere, quando il rosso schiuse le labbra sfiorando con la punta della lingua il suo dito, rilasciando una lieve risata.
‹‹ Vorresti per caso che te lo sussurrassi all'orecchio? ››
Fece allora ironico, avvicinandosi lentamente e piegando il volto per arrivare vicino e abbassare seducente il tono di voce.
‹‹ Sai, mi piace il sesso romantico, dolce e gentile amore mio...anche se ultimamente non siamo mai andati troppo oltre...ma preferirei di gran lunga che tu mi spinga giù e mi faccia gridare...sai, come ne avevamo parlato... ››
Quelle parole provocarono un così frizzante brivido lungo il collo di Wakatoshi, tanto da esalare un rumoroso sospiro.
‹‹ L'hai chiesto... ››
Non sapeva se fosse a causa della frase in sè, o per quell'inaspettato "amore mio", eppure, come se si fosse acceso un interruttore, il suo atteggiamento cambiò completamente, spingendolo senza alcuno sforzo sul letto, ribaltandolo con un movimento fluido.
Un sussurro sorpreso si sentì contro il materasso, mentre Satori percepiva la mano sul proprio capo, che accarezzava dolcemente i suoi capelli.
Sapeva che lo stesse fissando, che stesse ammirando e contemplando il suo corpo senza maglia e pieno di bende con quegli occhi adoranti in ogni suo piccolo dettaglio.
‹‹ Non guardare quei segni Toshi...non sono- ››
Dovette silenziarsi quando percepì la mano spostarsi proprio sulla sua schiena, che andava lentamente a sfiorare ogni centimetro della sua pelle.
Arrossì appena a quel tocco così soffice, tanto da farsi scappare un piccolo sospiro, prima di girare appena il volto per guardarlo.
‹‹ Non capisco...eppure sei bellissimo ovunque... ››
Un altro colpo basso, che fece scaldare le guance di Satori immediatamente e che lo fece ridere.
Wakatoshi lo sentì mormorare un qualcosa che non comprese in pieno, ma che sapeva fosse il solito complimento sarcastico che in quei casi riusciva a farlo sentire importante, perciò riprese a muovere le dita sulla sua schiena.
Tracciava ogni segno, individuando e facendo risaltare ogni cicatrice che vedeva, abbassandosi poi e socchiudendo gli occhi, lasciando dei soffici baci su ogni imperfezione che considerava perfetta, beandosi dei suoni che le labbra di Satori non riuscivano a nascondere.
Tirò giù i suoi pantaloni e l'intimo con un movimento rapido, del quale il rosso ebbe subito le vertigini, tornando a lasciargli baci lungo la spina dorsale, e stringere un gluteo con la mano.
E Satori non riuscì a smorzare un lamento disperato che gli sfuggì senza preavviso, proprio come ogni azione del minore.
Wakatoshi salì con le labbra fino al suo collo, per poi parlare.
‹‹ Nessuno ti può vedere così oltre me... ››
In fondo, aveva fatto come Satori poco prima.
Doveva stuzzicarlo un po' anche lui no?
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo sentire bene, e sembrava stesse funzionando eccome, dato il bollore sul suo volto.
E Satori, beh, non avrebbe mai potuto immaginare di poter vivere abbastanza per vedere una situazione del genere.
Wakatoshi era dolce, lo faceva sentire al sicuro e stava attento.
Quel tono profondo invece, e quell'atteggiamento possessivo gli facevano girare completamente la testa.
Non gli dispiaceva affatto quella sua versione dura e dominante.
E poté confermarlo soprattutto quando lo ribaltò per l'ennesima volta, facendolo mettere a pancia in su.
E si sentì così indifeso, quando gli alzò una gamba per baciargli l'interno coscia con delicatezza e mordere piano la pelle, lasciando così piccoli ma ben visibili marchi.
Gli unici segni di cui si sarebbe mai potuto vantare.
‹‹ Dì che sei mio... ››
Ovvio che lo era.
Dio se lo era.
Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, se lo ripeteva sempre.
Per una volta, "essere di qualcuno" era tutto ciò che desiderava.
Come lo era Wakatoshi per lui.
‹‹ Sono tuo...e di nessun'altro... ››
‹‹ Esatto... ››
Era quello che voleva sentire, Wakatoshi.
Ora la ragione era bella che andata.
Quella vista, del corpo nudo sotto di lui, aveva annebbiato ogni ricordo e pensiero casto che gli era rimasto del ragazzo.
Si sporse verso il comodino, aprendo il cassetto per prendere il lubrificante e spremerlo sulle proprie dita per scaldarlo con i polpastrelli.
E proprio quando lasciò l'ennesimo bacio sulla sua gamba, iniziò a premere un dito dentro di lui, dandogli immediatamente piacere.
Forse un piccolo avvertimento sarebbe stato apprezzato, eppure Satori non aveva sperato altro che in quel momento.
Si accorse subito di essere diventato abbastanza rumoroso nel percepire il movimento del suo dito, morbido e lento, per farlo abituare.
‹‹ Toshi... ››
Pregò con lo sguardo il ragazzo, stringendo le lenzuola con forza.
‹‹ Così carino... ››
E arrossì ancora, con le parole che lo colsero nuovamente di sorpresa.
I suoi complimenti erano sempre studiati, eppure non sapeva mai come comportarsi quando lo lodava senza alcun motivo.
In contesti casuali, riusciva ad uscirsene con questi apprezzamenti, e finiva sempre per sprofondare nel solito rossore senza sapere come uscirne.
Maledetto.
Poi, un forte lamento si trasformò ben presto in un gemito, quando all'imbarazzo andò a sostituirsi una sensazione di due dita che premevano nuovamente in lui, così da farlo ritornare in sé.
E quando ne sentì un terzo, dovette attutire con il polso sulle labbra un grido a quei movimenti ora più precisi e profondi.
Il braccio che Wakatoshi sosteneva la gamba però, si spostò sul suo, strappandolo dal viso.
‹‹ Voglio sentirti... ››
‹‹ Toshi cazzo! Ti prego...entra dentro di me...posso...per favore... ››
‹‹ Sei adorabile quando implori... ››
No, non era adorabile, era fottutamente meraviglioso.
E Wakatoshi lo desiderava così tanto.
Così, Satori emise un altro gemito quando si sentì tirare verso il bacino del ragazzo, che disfatosi degli indumenti ingombranti, colse la sua gamba un'altra volta, alzandola e posandola veloce sulla propria spalla.
Il maggiore si sentì stordito da quel movimento, così come alla vista da quella posizione.
Wakatoshi sembrava già distrutto, gli occhi dilatati e il suo respiro divenuto leggermente pesante.
Gli pareva di essere davanti ad un eroe greco.
Tutte le sue fantasie che diventavano realtà in un colpo solo.
Poi, il castano si chinò nuovamente verso di lui, tirandolo in un bacio caldo ed avvolgendo la sua gola con una mano.
Satori percepì il respiro difficoltoso, quando le dita iniziarono a premere piano sul suo collo e gridò sulle labbra del giovane una volta che lo sentì scivolare in lui.
Non potè fermare il rossore delle proprie guance, e nemmeno le piccole lacrime che andavano ad accumularsi al lato dei suoi occhi mentre sentiva spingere.
‹‹ So che ti piace... ››
Le parole sembravano quasi lontane, eppure così vicine.
Eccome se gli piaceva, ancora non credeva che Wakatoshi fosse capace di...parlare in quel modo.
Che cosa diavolo aveva creato???
‹‹ Dio...dio Toshi! Di più... ››
‹‹ Impaziente ››
Un sacco.
Troppo.
Wakatoshi quindi si spinse più a fondo, regolandosi ad un ritmo più lento.
In tal modo, Satori potè ben sentire ogni centimetro del minore e allungò le mani per afferrare i fianchi del castano per farsi tirare su.
Voleva averlo lì, sentirlo il più vicino possibile.
Piegò il capo all'indietro quando percepì una spinta che colpì il suo punto più sensibile, lasciandosi abbandonare completamente alla forza dell'altro, che lo portò a sè.
E si sentiva così vulnerabile quando egli riusciva a muoverlo senza alcuna difficoltà come fosse un manichino.
La sua pelle si sentì finalmente viva mentre Wakatoshi gli accarezzava il petto, stringendogli piano la mascella.
‹‹ Per favore... ››
‹‹ D'accordo... ››
E così, dopo l'ennesimo lamento, Satori si trovava ora seduto su di lui, con le ginocchia che posavano sul materasso.
Sentiva tutto il corpo tremare e muoversi senza il proprio volere con brividi e piccoli spasmi, mentre fissava il volto del più alto con espressione completamente persa dal piacere.
‹‹ Così...così sei ancora più figo ragazzone... ››
Riuscì a dire, prendendosi quel brevissimo momento di controllo, mentre lo vedeva arrossire e distogliere appena lo sguardo.
Ed era davvero così.
Wakatoshi, con i capelli in disordine, le goccioline di sudore che solcavano le tempie e gli occhi nitidi, era sul serio uno spettacolo.
Gli avrebbe fatto ben volentieri una foto.
‹‹ Colpito...eheh...~ ››
Aveva continuato il rosso, lasciando andare una risatina.
Poi, strinse le sue spalle, mordendosi il labbro e muovendosi da sè, facendo ben presto combaciare i bacini l'un l'altro, con le lacrime che finalmente scesero dalle palpebre socchiuse.
Con quei movimenti, Wakatoshi non potè che seguirlo, ansimando contro il suo petto, mordendogli la spalla, e riacchiappando le sue labbra in un altro passionale bacio.
‹‹ Toshi, Toshi cazzo...ti amo... ››
‹‹ Anche io Satori...non osare più lasciarmi... ››
Preghiere che suonavano disperate, in quel momento come in qualsiasi altra situazione.
Wakatoshi non avrebbe mai potuto vivere senza di lui, voleva sentirglielo dire, voleva sentirgli dire che non lo avrebbe mai abbandonato.
‹‹ Mai...mai...mai più... ››
Ormai, entrambi avevano raggiunto il limite e il minore uscì prima di lasciarsi travolgere dall'orgasmo, così come Satori, che si sentì mancare il fiato mentre tutto ciò accadeva.
La presa sui fianchi del rosso si allentò, mentre ancora respiravano ad affanni, troppo stanchi per parlare.
Poi, Wakatoshi fu il primo a scendere dal letto e prendere qualcosa per pulirsi e portare a Satori un bicchiere d'acqua e un asciugamano umido.
Dopo ciò, strisciò nuovamente sul letto accanto al più basso, che andò a sdraiarsi sul petto di quest'ultimo leggermente assonnato per muoversi troppo.
‹‹ Wow...dove diavolo hai imparato a parlare così? ››
‹‹ Beh, dato che me ne avevi parlato, ho chiesto in giro ››
‹‹ Ok...Non voglio sapere a chi tu abbia chiesto...ma mi è piaciuto ~ ››
Disse il maggiore, prima di dargli un bacio a stampo e ridacchiare, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Wakatoshi invece lo tirò piano a sè, stringendolo con entrambe le braccia e posando le labbra sulla sua fronte.
‹‹ Hey, cosa c'è? Non ti è- ››
‹‹ Davvero...non lasciarmi più... ››
Aveva un tono molto più serio di poco prima, nonostante fosse la stessa frase.
Ma il rosso aveva ben capito la sua preoccupazione, per questo motivo si appiccicò di più a lui, sorridendo.
‹‹ Te lo prometto... ››
‹‹ Bene...si comunque anche a me è piaciuto ››
‹‹ Eh...ho visto... ››
Il rosso non potè scuotere la testa e ridacchiare ancora, lasciandogli questa volta un piccolo bacio sulla punta del naso.
Poi, si sporse per guardare l'orario, tornando sdraiato subito dopo.
‹‹ É tardi? ››
Domandò Wakatoshi, che aveva iniziato ad accarezzargli la guancia delicatamente.
‹‹ Si...dobbiamo davvero farla questa "festa"? ››
‹‹ Non è una festa, è solo una serata per accogliere i nostri alleati ››
‹‹ Non possiamo rimandare? Non voglio alzarmi...o forse non riesco- ››
Mise un piccolo broncio, sospirando poi.
‹‹ Mi dispiace, lo sai che è importante ››
‹‹ Va beeene...ancora due minuti però ››
//
La serata era iniziata con il piede giusto.
Gli ospiti, ovvero i membri del Clan Futakuchi, erano stati invitati per una cena di "benvenuto", così da conoscersi meglio, stabilire accordi più ferrei e escludere ogni tipo di sospetto riguardante la lealtà dell'alleanza precedentemente stabilita.
A Satori, in realtà, non è che potesse importargli poi così tanto, ma dato che Wakatoshi ci teneva, aveva deciso di non lasciarlo solo in un momento così importante, così da poter valutare lui stesso ogni nuovo arrivato.
Insomma, doveva comunque assicurarsi che al piano di sotto non ci fossero delle talpe, e questo era un compito abbastanza eccitante, se doveva proprio ammetterlo.
Quindi uscì dal bagno, armato di pazienza e finta cordialità, sistemandosi l'abito che ormai poche volte aveva indossato, così da tenerlo bene, e fece per scendere le scale.
‹‹ Dove vai conciato così scemo? Guarda le pieghe dell'abito ››
‹‹ Semi-Semi, sei messo peggio di me con quel fiocchettino storto ››
Entrambi guardarono i propri indumenti e dopo essere scoppiati a ridere, si diressero al piano di sotto insieme.
Eleganti si, finti perfetti mai.
‹‹ Belli quei segni sul collo comunque ››
‹‹ Visto? Nuova moda ››
‹‹ Mh...magari vado da Kenjiro ››
‹‹ Scommetto che ha già fatto incazzare qualcuno ››
‹‹ Assolutamente probabile, meglio non lasciarlo solo ››
Annuirono all'unisono e non appena il rosso vide Wakatoshi, lo raggiunse.
Stava parlando con un alto ragazzo dai capelli bianchi, molto simile al castano in altezza e corporatura.
O beh, "parlare" non era davvero corretto, per lo più stavano in silenzio qualche secondo e annuivano a delle brevi frasi.
Ma era pur sempre una conversazione.
‹‹ Perdonate il ritardo ››
Si inserì così nella pacata discussione, salutando con un sorriso i due.
‹‹ Oh bene, ci siamo tutti. Volevo presentarvi il mio braccio destro non che compagno Tendou Satori ››
Ed il maggiore sorrise appena nel sentirlo.
"Compagno"...wow.
Non credeva che quella parola potesse suonare così perfetta e dolce nella sua mente.
‹‹ Aone Takanobu, è un piacere fare la vostra conoscenza... ››
Disse in seguito l'albino, rivolgendo al rosso un piccolo inchino con il capo.
E si stupì di quel gesto, tanto da farsi scappare una lieve risata.
‹‹ Mi piace, è simpatico, non trovi anche tu? ››
Chiese rivolgendosi poi a Wakatoshi, che sembrava stesse fissando l'ospite con un velo di acciglio.
Infatti, cinse delicatamente la vita di Satori subito, annuendo in seguito.
‹‹ Geloso ~ ››
‹‹ Forse... ››
Il rosso sorrise divertito.
Beh, era un onore ed un privilegio vedere un boss della mafia geloso, soprattutto se si è il soggetto per il quale lo è diventato.
Vi sfido a dire il contrario.
Tralasciando quei pensieri, tornò a guardare l'albino, muovendo la mano pacatamente.
‹‹ Ma abbandoniamo le formalità per l'amor di dio, siamo alleati ora no? ››
‹‹ Esatto, diamoci pure del tu ››
Ad interrompere, fu questa volta un ragazzo leggermente più basso di Satori, che si mise al fianco dell'albino, osservando i due con occhi taglienti e un sorriso all'apparenza calmo.
‹‹ Tu devi essere Futakuchi Kenji, sarà eccitante lavorare con tutti voi ››
Satori era sempre stato bravo a mentire, a farsi degli amici e mettere in buona luce una prima impressione di se stesso, eppure era davvero impaziente di vederli all'opera, di conseguenza porse cordialmente la mano al castano, che la strinse con forza.
‹‹ Il famoso "Guess Monster", ho sentito tanto parlare di te, sei un tipo interessante, devo ammetterlo ››
‹‹ Così mi farai arrossire ~ ››
Gli fece un veloce occhiolino, prima di potersi godere un'altra piccola stretta della presa sul suo fianco.
E si, era decisamente divertente vederlo così.
‹‹ Comunque, dove sono i due uccellini innamorati? In fondo sono loro che inconsapevolmente hanno unito le due famiglie ››
Chiese Kenji, che iniziò a guardarsi in torno con aria annoiata.
Una volta trovati, fece una faccia da finto disgustato nel vederli vicini tenendosi per mano, ma non potè di certo nascondere un piccolo sorriso arreso.
‹‹ Andiamo a spaventarli un pochino? ››
Satori rivolse uno sguardo complice a Kenji, che annuì al quanto divertito.
‹‹ Tu si che mi capisci Tendou ››
‹‹ Bene, voi due continuate a fare amicizia, torniamo subito~ ››
Si rivolse ai due più alti, prima di posare una mano sulla spalla di Kenji per invitarlo a seguirlo e raggiungere i giovani che parlavano animatamente, mentre Wakatoshi prendeva un sorso di vino.
‹‹ Li terrorizzeranno... ››
‹‹ Penso di si... ››
Anche l'albino confermò, ma entrambi alzarono le spalle, guardandoli allontanarsi.
‹‹ Allora, chi abbiamo qui Tsu-chan? ››
Aveva così inziato Satori, cogliendo del tutto impreparati i due ragazzi che saltarono letteralmente sul posto, allontanandosi appena.
‹‹ T-Tendou-Senpai! Emh...si! Lui è Koganegawa Kanji, i-il...mio mh... ››
Al solo rendersi conto dell'aver anche solo pensato di usare quella parola davanti a tutti, il minore arrossi vistosamente, così come il biondo canarino al suo fianco, che porse velocemente la mano con un sorriso imbarazzato.
‹‹ É un piacere singore! ››
E Satori aveva già voglia di ridersela, ma si trattenne e strinse la mano del giovane.
‹‹ Il suo ragazzo no? Che dolci...senti, ti posso chiedere una cosa vero? ››
Ma prima che potesse anche solo rispondere, tirò il suo braccio con forza, facendolo avvicinare ed arrivare accanto a sè.
‹‹ Trattamelo bene, altrimenti ti ucciderò facendoti in mille pezzettini, lentamente e senza fretta, ed accoltellerò così tanto la tua faccia che non sarai più riconoscibile. Chiaro? ››
La voce pareva allegra come poco prima, eppure era evidente quella tagliente presenza di pura intimidazione, tanto da far gelare il sangue al povero ragazzo, che sbiancò e annuì rapido.
‹‹ S-si...chiarissimo...super chiaro! ››
‹‹ Ottimo! Benvenuto allora...aw sai, siete davvero carini insieme ~ ››
Gli pattò la spalla amichevolmente, come se non fosse successo nulla, e guardò Kenji concludere la sua "tranquilla" minaccia rivolta a Tsutomu, che lo fissava spaventato e a malapena riusciva a rispondere.
Beh, il loro compito era concluso, ed una volta salutati i due ragazzi, che pareva sarebbero potuti svenire da un momento all'altro, Wakatoshi richiamò l'attenzione del rosso, invitandolo a seguirlo.
Di conseguenza, salutato il castano, Satori lo raggiunse su uno dei balconi presenti nella magione, affiancandolo mentre guardava il cielo notturno.
‹‹ Ricarichi la batteria sociale? ››
‹‹ Una cosa del genere ››
Wakatoshi si voltò verso di lui, abbandonando la vista degli astri per concentrarsi unicamente sulla sua figura.
Così bello.
Aveva pensato, nell'osservare i morbidi lineamenti del suo viso e le colorate iridi che brillavano alla luce della luna.
‹‹ Volevo solo dirti alcune cose ››
‹‹ Come il fatto che sei improvvisamente geloso di qualsiasi essere vivente mi guardi? ››
La domanda non sembrava averlo colpito minimamente, e senza dire nulla, Wakatoshi gli si avvicinò, posandogli le mani sui fianchi per avvicinarlo.
‹‹ Mh, devo interpretarlo come un si? ››
‹‹ Credo derivi da quel giorno...pensavo che mi saresti stato portato via per sempre e- ››
Le sue parole vennero bloccate subito, quando il maggiore posò un morbido bacio sulle sue labbra per zittirlo.
Vedere Wakatoshi preoccuparsi così tanto, faceva...quasi male.
E si sentiva in colpa per averlo fatto spaventare e preoccupare, solo per via della sua disattenzione.
‹‹ Mi dispiace, davvero... ››
E lo era davvero; anche se solitamente, gli piaceva rischiare la vita, vivere emozioni al limite e veder scorrere davanti a se la propria vita.
‹‹ Mi assicurerai che non metterai più in pericolo la tua vita per me? ››
A quella richiesta, Satori si avvicinò lento al suo volto, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
‹‹ Mh mh...è un ordine...boss? ››
‹‹ Si...te lo ordino... ››
Quell'atmosfera...e quell'invisibile tensione nascente, tenevano vicini i loro corpi, mentre Satori si mordeva piano il labbro ed alzava le spalle.
‹‹ Allora sarà il primo ordine che infrangerò...per te io darei vita...farò di tutto, anche sacrificarmi per te... ››
Sussurrò, e sentì un braccio posarsi sulla sua schiena per sostenerlo mentre lo faceva lentamente abbassare all'indietro.
Ora, i volti erano a pochissimi centimetri e Satori dovette lottare contro l'irrefrenabile voglia di buttarsi sulle sue labbra.
‹‹ Beh, ma io ho promesso che ti proteggerò sempre... ››
Wakatoshi colse la sua mano nella propria, incrociando le loro dita mentre fissava i suoi occhi.
Il verde che si mescolava al rosso come in una tavolozza di variopinti colori ed i respiri che divenivano un tutt'uno.
‹‹ Vorrà dire che vedremo chi morirà prima per l'altro... ››
Sussurrò ironico Satori, senza staccare l'attenzione dalle sue labbra.
E moriva...moriva dalla voglia di ricordarne il sapore...la consistenza.
Maledetto.
Maledetto quel bellissimo ragazzo che gli salvò la vita donandogli uno scopo, e che ricambiò il suo amore con tutta la dolcezza di questo intero mondo.
Poi, Wakatoshi accennò un piccolo sorriso, abbassandosi in modo tale da poter sentire perfettamente il suo respiro sulla pelle.
‹‹ Sfida accettata... ››
E finalmente, sotto ad un meraviglioso cielo stellato, i loro volti cancellarono completamente la distanza, che sfumò in un lungo e dolce bacio.
Un bacio che per entrambi sapeva di amore...passione, ma anche paura...
La paura di potersi perdere da un momento all'altro e di venire separati per sempre, con la consapevolezza però che quello sarebbe stato, sicuramente, un giorno assai lontano.
𝘛𝘩𝘦 𝘌𝘯𝘥
Writer's note:
Heyo!
Aiuto, dopo anni ed anni siamo arrivati alla conclusione.
Allora, allora-
Non so che dire.
Ok no.
Ringrazio davvero di cuore tutti coloro che hanno letto/leggeranno questa storia, perchè anche se è la prima - ed avrà sicuramente bisogno di una revisione - credo sia quella che mi rimarrà nel cuore per molto, moooolto tempo...
Mi sono cimentato nello smut per la prima volta fuori dalle role e, wow, è stato illuminante AHAHA.
Tralasciando, spero con tutto me stesso che vi sia piaciuta e sia risultata abbastanza scorrevole, così come spero che vi potranno piacere altri miei scritti e ff.
Perchè si, ne ho in mente un sacco, non mi stancherò mai e voi non vi libererete mai di me, MWAHAH.
Si exactly, anche se il fandom sta lentamente scomparendo, e non è più il 2021, ovvero l'anno d'oro, sigh, non la smetterò mai ehehe.
Ci vediamo alla prossima storia!
Forse un'altra Ushiten, o magari farò prima uscire una Kurotsukki o continuerò la Kogagoshi.
Vedrò ehehe.
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