« 𝗖𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 6



(ATTENTION)

Presenza di scene di tortura.
Si raccomanda una lettura consapevole <3



Il fugace e arrugginito suono della porta che si spalancava, riuscì a risvegliare quel che ne restava di quel corpo ridotto a lividi e tagli freschi.
Il giovane dai ramati capelli si tirò su, in una lentezza straziante, non appena vide Hajime posare accanto a lui un vassoio con del pane e una bottiglia d'acqua, per poi uscire e lasciarlo nuovamente solo.

Satori strisciò e lo portò a se, - ora che aveva i polsi legati davanti - fissandolo con aria al quanto sospetta.
Beh, non sarebbe stata una mossa furba avvelenarlo, o non avrebbero ottenuto le informazioni desiderate, perciò, cedette ai brontolii dello stomaco e alla gola che bruciava e pregava per un goccio d'acqua.
A fatica, svitò il tappo della bottiglia, rinfrescandosi le labbra, e consumò metà della pagnotta, appoggiandosi nuovamente al muro con la schiena dolorante.

Pensava sempre e solo ad una cosa, o per meglio dire, persona.

Mi dispiace Wakatoshi . . . mi dispiace così tanto

Si sentiva incredibilmente in colpa, non solo per essersi fatto catturare come un novellino, ma anche perchè il castano si era fidato ciecamente, e credeva fortemente di averlo deluso.

Non sarebbe venuto a cercarlo, non quando avrebbe potuto mettere in pericolo l'intera squadra.
Era difficile rintracciare la base di Oikawa, e sarebbe stato stupido sacrificare uomini per una sola persona.
Sarebbe morto lì.
Da solo.
Sapeva però che fosse solo tempo preso in prestito da quella fatidica notte in cui stava per saltare.
Come se avesse ritardato la sua data di morte, e si fosse accaparrato del tempo prezioso da vivere.

Se Wakatoshi fosse stato lì ora, gli avrebbe dato del patetico, sicuramente.

Non si era reso conto, di star per sprofondare in un altro oscuro tunnel di tenebre, e di star perdendo i sensi, ma quando un getto d'acqua ghiacciata gli colpì il viso, non potè fare altro che svegliarsi completamente.
Ma qualcosa non andava.
La pelle incominciò a bruciare come fosse avvolta dalle fiamme.
In quella dannata acqua c'era mischiato del sale, che si insidiò nelle ferite, come tizzoni ardenti.
Strinse i denti, dimenandosi e pentendosene immediatamente, dato che il dolore divampò ben presto in tutto il corpo, per via delle gocce che grondavano dai capelli inumiditi.

Ripresosi, si rese ben presto conto che in quella stanza c'erano ben due persone.
Hajime davanti a se, che teneva saldamente il secchio precedentemente pieno di quella miscela infiammante, e dietro di lui, appoggiato alla parete, notò finalmente il viso di colui che aveva sognato di tagliuzzare in più parti in quegli ultimi mesi.

Oikawa Tooru

L'istinto, prese possesso dei suoi muscoli, e scattò in avanti verso il ragazzo.
Dovette però fermarsi, quando le catene si irrigidirono di colpo, ricordandosi amaramente quanto fosse bloccato e vulnerabile lì, davanti a loro.

La reazione del castano fu immediata.
Il labbro tirato in un piccolo sorrisetto, e gli occhi fissi sulla sua figura.
Un'espressione divertita, che irritava incredibilmente il rosso.

‹‹ Iwa-chan, mi sembra in forma, sicuro di aver fatto qualcosa in questi giorni? ››

In risposta, il maggiore esalò uno scontroso sbuffo, lanciando al lato della stanza il secchio ed abbandonandolo lì.
Guardò male il compagno, per poi alzare gli occhi al cielo e scostarsi.

Tooru si accovacciò davanti al suo prigioniero, poggiando il gomito al ginocchio e il mento al palmo, osservandolo con quasi noia.

‹‹ Allora è questo il famoso Guess Monster di cui tutti parlano eh? Non mi sembri così tanto spaventoso ››

Inclinò di poco il capo mentre lo squadrava da cima a fondo.

‹‹ Avvicinati, così vedi quanto posso essere spaventoso ››

Disse Satori, passando la lingua sui denti.
Il gesto, fece sparire completamente il sorriso dal viso del castano che, alzandosi, fece per andarsene.
Non appena gli diede le spalle, però, colpì con forza il volto del rosso con un calcio, facendolo voltare di scatto.
Ora, tossiva e fissava il pavimento, sicuro che gli avesse spaccato il labbro.
Sentiva il caldo e metallico sapore del sangue al palato, ma almeno non gli aveva preso i denti.

‹‹ Ascoltami bene, mostro ››

Continuò, o meglio, iniziò Tooru, allontanandosi da lui e appoggiandosi di nuovo alla parete, affondando le mani nelle tasche.

‹‹ Abbiamo qui qualcosa di tuo e se ci dirai quello che vogliamo sapere, forse non lo uccideremo ››

Quel "forse", non lo rassicurava per nulla.
E poi, che diavolo stava dicendo?
Qualcosa di suo? 
Voleva dire un suo uomo?
Chi sarebbe mai stato così sciocco da partire da solo per cercarlo?
Insomma, a chi importava una perdita così nulla?

Avrebbe preferito non saperlo, purtroppo.
Appena vide Hajime uscire dalla porta, e tornare con qualcuno legato ed imbavagliato, lo stomaco iniziò ad attorcigliarsi, ed il cuore si sgretolò.
No no, non lui.
Non il ragazzino.
Il suo ragazzino.

Il maggiore, lasciò cadere a terra il giovane, e Tooru afferrò saldamente una manciata di capelli corvini, tirandogli su il viso.
Alcuni singhiozzi potevano sentirsi anche con la bocca coperta dalla stoffa, e a Satori, erano bastati solamente quei ciuffi per riconoscere che fosse Tsutomu, anche prima che venisse liberato dalle bende che gli impedivano di parlare e vedere ciò che lo circondava.

‹‹ Tsu-chan . . . ››

Disse quindi tristemente, con quella sensazione disgustosa al ventre ed al petto.
Il tondo viso del minore, era disseminato di lievi e piccoli lividi, segno che avevano probabilmente colpito anche lui, prima di portarlo lì.
Già per questo, immaginava la strage che avrebbe potuto compiere se avesse avuto le mani libere.

‹‹ Tendou-san! Lo sapevo che fossi vivo! Ti-ti stanno cercando tutti! Ushijima-san sta- ››

Le sollevate parole, vennero ben presto bloccate da un altro calcio, che questa volta finì dritto sullo stomaco del più giovane, facendolo piegare in due dal dolore.
I grandi occhi castani, sempre sicuri e accesi di quella vitalità che Satori considerava quasi adorabile, erano ora riempiti di lacrime, che viaggiavano numerose lungo le guance macchiate da graffi e segni violacei.

Alla scena, egli strinse le mani in due pugni, furibondo, e guardò Tooru con uno sguardo che sembrava potesse uccidere.
Sarebbe scappato, e lo avrebbe ridotto in poltiglia.
I suoi uomini non l'avrebbero nemmeno riconosciuto.
Lo avrebbe smontato, completamente distrutto.

‹‹ Che carino, è stato coraggioso a cercarti tutto da solo sai? Ammiro l'audacia ››

Disse poi il castano, appoggiando la mano sul capo di Tsutomu, lisciando con delicatezza la sua chioma scura.

‹‹ Non toccarlo! ››

Gridò quindi, senza scostare l'attenzione dal suo volto.
Iridi iniettate di sangue, come quelle di un predatore davanti ad una succulenta preda.
Ironico, dato che l'essere indifeso in quel momento era lui.

Perché?
Perché aveva dovuto fare una cosa così avventata, per lo più completamente solo?
Sapeva perfettamente quanto fosse pericoloso, gliene avrebbe sicuramente dette di ogni, se fossero sopravvissuti.

Cosa volevi dimostrare agendo così?
Stupido, stupido ragazzino impulsivo!

‹‹ Mi-mi dispiace Tendou-san . . . ››

No, non era tempo di arrabbiarsi, o scusarsi.

‹‹ Si si, è davvero molto commovente, ma facciamo così ››

Tooru interruppe ancora quella serie di scambi di occhiate dispiaciute e preoccupate, tirando nuovamente il viso del minore verso l'alto.
Questa volta, però, Hajime estrasse un pugnale dalla tasca, avvicinandosi al volto impallidito di Tsutomu, che ricominciò a respirare veloce.

‹‹ Tu, mi dici tutto quello che voglio sapere, e noi lo lasciamo libero. Facile no? ››

Girò lo sguardo verso il corvino, che annuendo, puntò la lama sulla guancia del ragazzo, che aveva iniziato a tremare come fosse in un congelatore.

Eppure, ci fu silenzio.
No, non avrebbe aperto bocca.
Purtroppo, nemmeno per Tsutomu.

‹‹ Ok, va bene. Vediamo, com'è che avevi fatto con i miei uomini? Così se non mi sbaglio ››

Chiese, con voce talmente tranquilla da fargli ribollire il sangue.
Quando poi, la lama squarciò lentamente la morbida pelle del minore, dovette sforzarsi per non muoversi ulteriormente e bruciarsi i polsi con la corda.
Le grida del giovane riempirono ben presto la stanza, riecheggiando in quelle quattro mura, in un suono che Satori sapeva non avrebbe mai dimenticato.

Tsutomu si dimenava, cercando inutilmente di liberarsi, tanto che il taglio divenne sempre più lungo, fino a raggiungere la mandibola, mentre numerose gocce vermiglie dipinsero il pavimento di un acceso rosso.

‹‹ Fermo! Lui non centra niente Oikawa, cazzo! ››

Non si sentì in colpa per tutti quegli uomini che aveva ridotto in tal modo pochi mesi prima, al contrario, si sentiva in colpa per aver messo in pericolo Tsutomu.
Se fosse morto, non se lo sarebbe mai potuto perdonare.

‹‹ Lo so benissimo, ma i patti sono questi, tu mi racconti, e noi non lo uccidiamo. Ma vedo che non vuoi collaborare ››

Il castano alzò le spalle, facendo segno ad Hajime di fermarsi.
Magari avrebbe parlato, dopo aver assistito a quello spettacolo raccapricciante.

Guardò Tsutomu, che tra i singhiozzi, scosse velocemente il capo.

‹‹ No . . . Tendou-san! . . . Non dire niente! ››

‹‹ Zitto! O ti taglio la lingua senza aspettare ››

Hajime tirò i suoi capelli con forza, puntandogli la punta dell'arma sulle labbra tremanti.
Satori poteva vederlo.
Aveva una paura tremenda.
Tremava come una foglia, non voleva morire, era visibile, era ovvio.

Ma non poteva parlare.
Nemmeno per lui.

‹‹ Seconda possibilità, come hai fatto a trovare le coordinate? ››

Inclinò ancora una volta il capo, lasciando la custodia del minore nelle mani del corvino, per avvicinarsi a lui.

Silenzio, di nuovo, non ci fu risposta a quella domanda, perciò, con un sospiro, Tooru accennò un movimento con il capo, che fece tornare il compagno al lavoro.
Questa volta, il pugnale andò a segnare numerose volte il petto, lasciando diversi tagli più o meno profondi, sparsi a casaccio.

Abbassò il viso, non volendo guardare.
Era tutta colpa sua, stavano facendo del male a Tsutomu unicamente per colpa della sua distrazione.
Ci sarebbe dovuto essere lui in quella situazione, non quel povero ragazzo.

Voleva tapparsi le orecchie, non voleva sentire il suo struggente pianto, ne tanto meno i gridi di puro dolore.
Eppure, Tooru gli afferrò rudemente i capelli, girando il suo viso proprio verso i due.

‹‹ Guarda, non tieni nemmeno un po' ai tuoi compagni? Sei davvero un mostro allora . . . ››

Lui ci teneva.
Ci teneva davvero, davvero molto.
Era un amico, di famiglia, come un fratello minore, quel ragazzo.
Eppure non poteva tradire Wakatoshi.
Gli aveva giurato lealtà.

Sarebbe addirittura morto per lui.

‹‹ La posizione? ››

Chiese ancora, ma egli si limitò a stringere le labbra e chiudere gli occhi.

‹‹ Ten-dou-senpai, non dire niente! I-Io st-o bene! ››

Non stava bene, per niente.
Piangeva, il dolore pareva come una pungente serie di aghi che gli trapassavano la pelle, da una parte all'altra.
Cercava di mostrare un'espressione coraggiosa, ma si vedeva che avesse paura, quegli occhi grandi e lucenti, riuscivano a tradirlo.

Non era mai stato in situazioni simili.
Wakatoshi lo inviava sempre a svolgere compiti leggermente più tranquilli, così da tenerlo fuori dai guai il più possibile.
Satori invece, conosceva il suo valore e sapeva quanta voglia di crescere avesse, per questo motivo lo aveva preso sotto la sua ala.
Gli ricordava lui alla sua età, così pieno di aspettative e con il pensiero di essere invincibile e poter governare il mondo.

Eppure, il silenzio fece sbuffare nuovamente Tooru, che mandato l'ordine, permise ad Hajime di piantare il coltello nella spalla del minore, completamente, senza avvertimento.

Un terzo grido squarciò silenzio, durato una manciata di secondi, mentre la voce di Tsutomu rilasciava singhiozzanti "no" e "per favore".
Satori si sentiva morire davanti a quella scena, si sentiva senza cuore, sebbene dovesse tenere duro.
Sapeva che la voce del giovane lo avrebbe perseguitato per tutta la vita, quei gridi sofferenti e dolenti, che pregavano, tra le lacrime, che tutto ciò finisse.

‹‹ Andiamo, Tendou-senpai, dicci tutto ››

Rialzò il suo viso, obbligandolo a guardarlo in volto.
Di sicuro, era meglio che guardare il povero Tsutomu.

‹‹ Tsk, ci metti troppo ››

Finita la frase, sentì l'ennesimo grido, procurato da un secondo coltello che andò a conficcarsi nell'altra spalla, ed in quel momento, non ci riuscì, e cedette.
Lo guardò.
Guardò Tsutomu, che con il volto sanguinante e gli zigomi rigati dalle lacrime, piangeva e supplicava a bassa voce che la smettessero.
I vestiti, erano ora tinti di rosso, le gocce di sangue avevano imbrattato completamente la camicia sgualcita ed i pantaloni rovinati.
I ciuffi corvini ricadevano sulla fronte in una frangia del tutto scomposta, appiccicati alla pelle per colpa del sudore.

‹‹ Ascoltami! ››

Il castano, visibilmente irritato, smosse violentemente il suo capo, tenendolo ancora per i capelli.

‹‹ Se non mi dici subito come hai fatto a trovare la nostra spedizione, io giuro che ordino di piantargli una pallottola in quella cazzo di fronte, chiaro? ››

Satori però, strinse ancora una volta le labbra, abbassando l'attenzione al pavimento.
Non doveva cedere, per nessun motivo.

Mi dispiace Tsu, cazzo.

‹‹ Va bene, se è questo quello che vuoi ››

Con un ultimo cenno del capo, comunicò ad Hajime il compito finale.

‹‹ Tendou-san! ››

Il corvino, sollevò quindi il minore di peso e lo trascinò fuori dalla porta, consegnandolo successivamente nelle mani di un ragazzo dai biondi e rasati capelli.

‹‹ No no! Fermo! Tsutomu! ››

Non centrava niente.
Doveva esserci lui al suo posto, dannazione.
Lui doveva morire, lui doveva pagare per il proprio errore, non gli altri.

‹‹ Avevo promesso che poteva divertirsi un po' prima di sparargli, come te con i miei uomini, no? Ti piace torturare prima di uccidere ››

Un altro sorrisetto comparve sul viso di Tooru, mentre piegava il capo per osservare il rosso.
Al solo pensiero, Satori non potè più trattenersi, e miriadi di calde lacrime iniziarono a bagnargli il viso.
Tsutomu sarebbe morto, e questo a causa della sua deconcentrazione.
Avrebbe perso quella persona importante, quel giovane promettente, che aveva tutta la vita davanti a se.
Avrebbe perso un membro della sua famiglia, e non avrebbe potuto fare nulla.
Certo, poteva farlo, ma questo significava tradire il suo boss.

‹‹ Sentimi bene, per l'ultima volta. Morirai domani se non mi dirai quello che sai, e poi ti spedirò a pezzi al tuo capo. È meglio se ti schiarisci bene le idee ››

Ma Satori non lo guardò nemmeno, il capo era piegato completamente verso il pavimento, mentre cercava di trattenere ansimi di pura ed umana tristezza.

Lo lasciò, e si aspettava un altro calcio al viso, l'ennesimo, ma quando notò che entrambi i ragazzi uscirono dalla stanza, potè finalmente piegarsi in avanti e lasciarsi andare a dei più rumorosi singhiozzi.

‹‹ Scusami Tsu . . . scusami scusami scusami . . . ››

Pianse per tutta la notte, fino a che, alle prime luci dell'alba, non si sentì uno sparo.


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